“Chissà dov'è quella stronza?”
Claudio si girò ad osservare Cinzia con uno sguardo comicamente severo, e la rimbrottò imitando la voce nasale del terribile professor Agenore Persano, titolare della cattedra di spaccamento di balle e diritto agrario al Poli: “Ba, signorida! Bi ztupisco del suo lessigo! La pregherei in fuduro di astedersi da queste banifestazioni così zcurrili!”
Cinzia alzò il dito medio per indicare all'amico cosa poteva farsene delle sue preghiere,e Claudio rispose ridendo: “ecco, così è molto meglio! Silenzioso ed efficace!”
Cinzia Toso, carina e bruna, non alta ma dimostrazione evidente che nelle botti piccole c'è il vino buono, tornò a guardare fuori dalla finestra il vorticoso fluire delle auto nella rotonda sotto casa.
“No, sul serio” proseguì. “Secondo voi come mai non l'hanno ancora rilasciata? Ho sentito all'Università che il riscatto è stato pagato, nonostante il blocco dei beni. C'è il papà di Umberto che è incazzato come un furetto!”
Umberto era il figlio del dottor Correnti, il magistrato che aveva cercato di bloccare i conti della famiglia Peano, che però era riuscita comunque ad aggirare il blocco sfruttando le amicizie intoccabili delle quali godeva.
“Quel tapiro!” sbotto Claudio.
“Umberto o il padre?” chiese Cinzia.
“Ah, no scusa, hai ragione: quei tapiri!”
Claudio Moglia, 20 anni e un fisico da atleta si alzò dalla sedia sulla quale si era seduto al contrario e si avvicinò alla finestra, ponendosi di fianco alla ragazza.
“Comunque è veramente strano. E' quasi un mese che è sparita e pare che non ci siano indizi. 'La polizia brancola nel buio'” terminò imitando le voci impostate dei giornalisti.
“Poveri rapitori! Se non l'hanno fatta fuori per quanto è rompiballe, è perché vale un sacco di soldi” disse Cinzia senza alcuna pietà. “Ma ve lo immaginate? Un mese con una cretina che parla esclusivamente di informatica, poesia, animali e di quanto sono antichi i suoi!”
Claudio fece una smorfia: “be' in effetti, messo in questi termini, penso che la strozzerei anche io una così. Però esageri adesso: non è mai stata così stronza. Si, qualche volta si metteva a parlare per ore di argomenti di cui non fregava niente a nessuno, tranne che a lei, ma tante volte era divertente, no?”
Claudio cercò l'appoggio del terzo presente nella stanza, che non fece una mossa, restando con lo sguardo perso nel vuoto.
“Franco?” disse Claudio all'amico.
“Franco?!” ripeté alzando la voce. Non ricevendo risposta continuò mettendo le mani di fianco alla bocca per imitare il suono di un megafono “Plin-Plon! Lo studente Franco Perotto è pregato di abbandonare momentaneamente il suo stato catatonico e di tornare sulla terra per essere sottoposto alla periodica zincatura dei testicoli. Si prega chi dovesse incontrarlo, di immobilizzarlo e di dargli un fracco di mazzate sul coppino...”
Il ragazzo non si mosse, lo sguardo restò a fuoco in un punto molto oltre la parete che sembrava stesse osservando. La voce con la quale rispose risultò però decisa, in contrapposizione con il suo aspetto: “coglione, ti ho detto mille volte di chiamarmi Francesco!”
Claudio non si fece sfuggire l'occasione: “Miracolo! Dopo anni di coma si è svegliato! Presto! Accendete ceri a tutti i Santi conosciuti! Pullulo di gioia per questo evento!”
Poi abbassò la voce: “scusa: coglione a chi?”
Cinzia si era stufata, si girò verso Claudio: “mannaggia, ma sei sempre a fare il cretino?! E regolati un poco, no?”
Francesco intervenne in difesa dell'amico: “e cavoli! Ma possibile che oggi ce l'hai con tutti?! E prima con Anna, adesso con Claudio. Se c'hai il ciclo forse e meglio se metti un pannolino in più!” Il ragazzo rincarò la dose: “cazzo! Potrebbe essere morta, magari l'hanno violentata per giorni e tutto quello che sai dire è che è una stronza noiosa? Ma che razza di amica sei?”
“Eccolo qui, un altro stronzo; vaffanculo anche a te...” disse Cinzia girandosi di nuovo verso la finestra. “Che palle!” concluse.
Claudio aveva osservato i due punzecchiarsi. “Accidenti, ragazzi, ma che tensione c'è?”
Francesco era imbufalito: “Un cazzo! Parli tanto di essere stronza e poi, quando un'amica ha bisogno di te, ti comporti esattamente come la testa di cazzo che sei!”
Cinzia non aveva più voglia di lasciar perdere: “Sei un povero cretino! Guarda che lo sanno tutti che ogni volta che vedi Anna perdi un litro di saliva. Sei talmente accecato dalla sua luce che non vedi neanche quanto ti sta usando! Ogni volta che lei ha bisogno tu arrivi scodinzolando e con la lingua fuori! Lei ti usa e poi ti ributta nel solito cesso! E questo lo fa con tutti quelli di cui ha bisogno”
“E se anche fosse? A te cosa te ne fotte?!” replicò gridando Francesco
“Me ne fotte perché sono tua amica, coglione!”
Francesco non si aspettava questa risposta e tacque immediatamente, cercando di valutare se la parte importante era quella prima o quella dopo la virgola. Nel dubbio girò la sua sedia in modo da dare la schiena all'amica.
Claudio intervenne: “Oh, avete finito?!” disse guardando alternativamente i due.
Cinzia e Francesco erano girati di schiena, lui verso la libreria sulla parete di fondo e lei sempre davanti alla finestra.
“Porca vacca! A volte sembrate proprio due bambini! E si che l'immaturo dovrei essere io! Sei innamorato di Anna: e allora? Va bene, no? E' carina anche se probabilmente non te la darà mai”. Francesco fece un gesto come per scacciare una mosca fastidiosa.
“E anche tu, Cinzia, mollala lì! Se Franco è contento di essere trattato come uno zerbino, lascia che si diverta! Il masochismo non è un reato, sai?”
Anche Cinzia non rispose. Si limitò ad alzare lo stesso dito di prima, senza girarsi.
Claudio si spostò verso l'amico. Si chinò davanti alla sedia sulla quale Francesco si trovava e gli pose le mani sulle ginocchia, un gesto molto intimo tra i due, amici da sempre.
“Fra', dai, non te la prendere” disse parlando piano, non tanto per non fare ascoltare le parole a Cinzia, ma per rendere la cosa più personale tra loro. “Lo sai com'è fatta. Alle volte parla senza riflettere...”
Francesco lo interruppe parlando ancora più piano: “no Cla', stavolta mi sa che hai torto. Da quando Anna è sparita, Cinzia mi fa paura. Non hai notato com'è diventata nervosa, intrattabile. Di solito la lascio perdere, ma oggi ha proprio esagerato...”
“Si, si, ho notato, ti ha toccato il 'tuo tessssoro'” disse sibilando come Gollum. “Stronzo!” disse Francesco ridendo. Ma tornò immediatamente serio: “guarda che non sto scherzando. Cinzia ha qualcosa che non va. Tu lo sai che è una ragazza estremamente determinata, e sono certo che se qualcuno avesse la malaugurata idea di mettersi sulla sua strada, ne verrebbe immancabilmente travolto.”
Prese fiato. “E questo mi spaventa da morire. Penso che non esiterebbe ad uccidere se qualcuno le mettesse i bastoni tra le ruote.” Claudio alzò un sopracciglio, per indicare la sorpresa di questa affermazione. Ma Francesco non abbassò lo sguardo e restò serio.
Entrambi guardarono Cinzia, che nel frattempo era rimasta a guardare fuori dalla finestra, strappandosi la pellicina intorno all'unghia del dito che aveva mostrato prima a Claudio.