Inviato: 27 settembre 2007, 08:11
Dove si nasconderà il terzo ottagono? Mah... vediamo di scoprirlo!
Capitolo 12- La Cupola della Roccia (2/3)
Lara non sapeva che fare.
Nonostante avesse sfoggiato un atteggiamento determinato, non aveva davvero il minimo indizio, a parte l'affermazione, peraltro totalmente impossibile da verificare, che le aveva dato Zalahir. Percorse tre volte l'intero perimetro della Moschea, scrutò ciò che rimaneva degli antichi affreschi, le piastrelle, i cassettoni del soffitto, perfino la Sacra Roccia, alla ricerca della più flebile traccia che le mostrasse l'ingresso del luogo in cui il terzo ottagono doveva essere nascosto, ma non ne trovò alcuna. Addirittura, si arrampicò, lottando contro il dolore, ad una delle colonne che attorniavano la Roccia, per scrutare il pavimento dall'alto e capire se ci fosse o meno un disegno sotto, come la croce templare di Castel del Monte... ma nemmeno questa trovata fu efficace.
Spostò lo scranno sull'altare, lo capovolse, ma poi si rese conto che se Gregory e Vanessa Lorraines avevano fallito, tutte le prove che aveva fatto erano fin troppo elementari e quindi assolutamente inutili... l'ottagono doveva essere nascosto davvero bene...
Un capogiro la colse, e una fitta allo sterno le annebbiò la vista. Arrancando andò a sedersi poco lontano dall'altare, presso il centro della Moschea, su una panca, dove si abbandonò esausta e ansimante. Guardò l'orologio: era passata un'ora e un quarto da quando Zalahir se ne era andato, e lei era esattamente allo stesso punto di quando l'aveva lasciata.
Ma come poteva cercare una cosa nascosta così bene nello spazio di tre ore, si chiese aprendo gli occhi e scrutando la cupola sopra di lei. Sarebbe stato come pretendere la quadratura del cerchio...
Cerchio. Ottagono. Quadratura.
Un brivido le percorse il corpo mentre questi pensieri le si accavallavano nella mente, tanto forte che la costrinse ad alzarsi. Gli occhi le rimasero puntati sulla cupola.
E il sorriso le si accese sul volto.
Ecco dov'eri, disse all'Ottagono.
La Cupola, che dal basso sembrava perfettamente rotonda, in realtà non lo era: era ottagonale. Il suo vertice, infatti, minuscolo ma ben visibile, era un ottagono dorato della stessa materia di cui era fatta la cupola, talmente lontano dalla base che la cupola sembrava rotonda... guardando bene, tuttavia, il vertice non era proprio uguale a essa, perché delle righe di scrittura arcaica lo tagliavano da parte a parte, appena percettibili da quella distanza.
Zalahir, assieme a Gregory e Vanessa Lorraines, aveva cercato per anni la via d'accesso ad un luogo nascosto e sotterraneo come gli altri due... non avevano mai pensato che l'ottagono potesse essere lì, sotto l'occhio di tutti. Le venne per un attimo in mente Edgar Allan Poe.
Adesso bisognava solo raggiungerlo, e poi...
Già. Come poteva raggiungerlo?
Dall'interno, Lara lo sapeva, non c'erano via d'accesso ai piani superiori. L'unica soluzione sarebbe stata quella di uscire all'esterno e di utilizzare il sistema di scale e pensiline... ma quelle l'avrebbero portata solo alle terrazze sottostanti alla cupola... e comunque, le porte le aveva chiuse Zalahir...
C'era una sola soluzione: Lara prese una panca e la sollevò, con enorme sforzo. Utilizzando lo scranno come base, la issò in verticale contro al muro in prossimità della grande finestra che si apriva sulla zona dell'altare.
Estrasse la pistola e sparò alla vetrata, che andò in frantumi; quindi, con un balzo felino, si arrampicò sulla panca, precariamente in equilibrio, e raggiunse il buco irto di frammenti di vetro che poco prima aveva contenuto la finestra.
Da qui spiccò un salto sul posto e afferrò lo stipite di legno, abbastanza sporgente, che dava sull'esterno. Sopra di lei, a tre metri circa, c'era il cornicione della rotonda della Cupola. Lara trasse un profondo respiro e, con un balzo, si issò a esso.
I suoi piedi avevano un appoggio di circa dieci centimetri: sotto di lei, molti metri di vuoto prima della terrazza della Moschea. Con uno sforzo immenso, si costrinse a guardare su: la Cupola terminava con un pinnacolo arabeggiante, ed era formata da tante tegole dorate che costituivano una serie di scanalature troppo inclinate per camminarci ma troppo lisce per afferrarle. Eppure andava scalata...
C'era una sola soluzione, e richiedeva tutta la concentrazione di cui la ragazza fosse capace. Chiuse gli occhi, inspirò dal naso e trattenne il respiro. Portò una mano allo zainetto, tenendo l'altra pronta ad afferrare la minima sporgenza in caso di caduta.
La mano si mosse trepidante nel caos contenuto all'interno dello zainetto, finché non trovò quello che cercava: allora le dita si strinsero intorno a quell'oggetto e lo trascinarono fuori.
Lara riaprì gli occhi e si ritrovò di fronte il rampino. Adesso sorgeva un nuovo problema: come lanciarlo fino al pinnacolo? La traiettoria era troppo curva per lanciarlo con una pistola, e il rampino era troppo leggero per volare fino al pinnacolo se fosse stato lanciato a mano...
Un crack riscosse improvvisamente Lara dai suoi pensieri: coi movimenti impercettibili che faceva per restare in quell'equilibrio precario, aveva urtato una pietra che si era staccata dal cornicione e l'aveva fatta cadere, mandandola a schiantarsi contro il pavimento della terrazza sottostante.
L'archeologa ebbe un colpo di genio. Cercò con lo sguardo il più vicino punto in cui il cornicione era sgretolato, e con piccoli e attenti balzi lo raggiunse. Si chinò circospetta verso la spaccatura e vi portò la mano. Strinse le dita attorno alla pietra più grossa che si era staccata e la raccolse, quindi si alzò con attenzione. Adesso aveva bisogno di entrambe le mani: cercò di allargare le gambe per darsi il più equilibrio possibile, quindi incastrò la pietra tra le braccia del rampino, in modo che non scivolasse fuori. Quando lo ebbe fatto, premette con le dita sulla pietra, che non si mosse: era riuscita a incastrarla alla perfezione. Fissò il gancio del rampino al moschettone della sua cintura.
Ora veniva la parte più difficile. La più potenzialmente letale.
Con lentezza quasi esasperante, si girò di centottanta gradi. Adesso le punte dei piedi poggiavano sul cornicione, mentre i talloni erano pericolosamente all'infuori.
Aveva una sola possibilità: doveva lanciare il rampino il più in alto e il più lontano possibile. Se il tiro non fosse andato a buon fine, sarebbe precipitata giù a causa del contraccolpo.
Inspirò una, due, tre volte. Poi riaprì gli occhi e guardò verso il pinnacolo. Con un ringhio, fece roteare il rampino e lo lanciò.
Sentì il suo corpo venire proiettato all'indietro, i piedi perdere terreno, il vuoto che si formava attorno a lei...
... e poi uno strattone alla vita, e la sensazione di venire portata improvvisamente verso l'alto, e il lieve impatto del volto contro il muro.
Ci era riuscita.
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Riuscirà Lara a portare a termine la sua scalata verso l'ottagono? E quali altri pericoli si metteranno tra lei e il prezioso artefatto? Scopritelo con noi DOMANI nella prossima puntata di Octagons, online in esclusiva su ASP.com!
Platinum Reviewer (301 ) :: Best Reviewer Apr 2021 :: | Bronze Award 19 | | Golden Award 20 |
Capitolo 12- La Cupola della Roccia (2/3)
Lara non sapeva che fare.
Nonostante avesse sfoggiato un atteggiamento determinato, non aveva davvero il minimo indizio, a parte l'affermazione, peraltro totalmente impossibile da verificare, che le aveva dato Zalahir. Percorse tre volte l'intero perimetro della Moschea, scrutò ciò che rimaneva degli antichi affreschi, le piastrelle, i cassettoni del soffitto, perfino la Sacra Roccia, alla ricerca della più flebile traccia che le mostrasse l'ingresso del luogo in cui il terzo ottagono doveva essere nascosto, ma non ne trovò alcuna. Addirittura, si arrampicò, lottando contro il dolore, ad una delle colonne che attorniavano la Roccia, per scrutare il pavimento dall'alto e capire se ci fosse o meno un disegno sotto, come la croce templare di Castel del Monte... ma nemmeno questa trovata fu efficace.
Spostò lo scranno sull'altare, lo capovolse, ma poi si rese conto che se Gregory e Vanessa Lorraines avevano fallito, tutte le prove che aveva fatto erano fin troppo elementari e quindi assolutamente inutili... l'ottagono doveva essere nascosto davvero bene...
Un capogiro la colse, e una fitta allo sterno le annebbiò la vista. Arrancando andò a sedersi poco lontano dall'altare, presso il centro della Moschea, su una panca, dove si abbandonò esausta e ansimante. Guardò l'orologio: era passata un'ora e un quarto da quando Zalahir se ne era andato, e lei era esattamente allo stesso punto di quando l'aveva lasciata.
Ma come poteva cercare una cosa nascosta così bene nello spazio di tre ore, si chiese aprendo gli occhi e scrutando la cupola sopra di lei. Sarebbe stato come pretendere la quadratura del cerchio...
Cerchio. Ottagono. Quadratura.
Un brivido le percorse il corpo mentre questi pensieri le si accavallavano nella mente, tanto forte che la costrinse ad alzarsi. Gli occhi le rimasero puntati sulla cupola.
E il sorriso le si accese sul volto.
Ecco dov'eri, disse all'Ottagono.
La Cupola, che dal basso sembrava perfettamente rotonda, in realtà non lo era: era ottagonale. Il suo vertice, infatti, minuscolo ma ben visibile, era un ottagono dorato della stessa materia di cui era fatta la cupola, talmente lontano dalla base che la cupola sembrava rotonda... guardando bene, tuttavia, il vertice non era proprio uguale a essa, perché delle righe di scrittura arcaica lo tagliavano da parte a parte, appena percettibili da quella distanza.
Zalahir, assieme a Gregory e Vanessa Lorraines, aveva cercato per anni la via d'accesso ad un luogo nascosto e sotterraneo come gli altri due... non avevano mai pensato che l'ottagono potesse essere lì, sotto l'occhio di tutti. Le venne per un attimo in mente Edgar Allan Poe.
Adesso bisognava solo raggiungerlo, e poi...
Già. Come poteva raggiungerlo?
Dall'interno, Lara lo sapeva, non c'erano via d'accesso ai piani superiori. L'unica soluzione sarebbe stata quella di uscire all'esterno e di utilizzare il sistema di scale e pensiline... ma quelle l'avrebbero portata solo alle terrazze sottostanti alla cupola... e comunque, le porte le aveva chiuse Zalahir...
C'era una sola soluzione: Lara prese una panca e la sollevò, con enorme sforzo. Utilizzando lo scranno come base, la issò in verticale contro al muro in prossimità della grande finestra che si apriva sulla zona dell'altare.
Estrasse la pistola e sparò alla vetrata, che andò in frantumi; quindi, con un balzo felino, si arrampicò sulla panca, precariamente in equilibrio, e raggiunse il buco irto di frammenti di vetro che poco prima aveva contenuto la finestra.
Da qui spiccò un salto sul posto e afferrò lo stipite di legno, abbastanza sporgente, che dava sull'esterno. Sopra di lei, a tre metri circa, c'era il cornicione della rotonda della Cupola. Lara trasse un profondo respiro e, con un balzo, si issò a esso.
I suoi piedi avevano un appoggio di circa dieci centimetri: sotto di lei, molti metri di vuoto prima della terrazza della Moschea. Con uno sforzo immenso, si costrinse a guardare su: la Cupola terminava con un pinnacolo arabeggiante, ed era formata da tante tegole dorate che costituivano una serie di scanalature troppo inclinate per camminarci ma troppo lisce per afferrarle. Eppure andava scalata...
C'era una sola soluzione, e richiedeva tutta la concentrazione di cui la ragazza fosse capace. Chiuse gli occhi, inspirò dal naso e trattenne il respiro. Portò una mano allo zainetto, tenendo l'altra pronta ad afferrare la minima sporgenza in caso di caduta.
La mano si mosse trepidante nel caos contenuto all'interno dello zainetto, finché non trovò quello che cercava: allora le dita si strinsero intorno a quell'oggetto e lo trascinarono fuori.
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Ora veniva la parte più difficile. La più potenzialmente letale.
Con lentezza quasi esasperante, si girò di centottanta gradi. Adesso le punte dei piedi poggiavano sul cornicione, mentre i talloni erano pericolosamente all'infuori.
Aveva una sola possibilità: doveva lanciare il rampino il più in alto e il più lontano possibile. Se il tiro non fosse andato a buon fine, sarebbe precipitata giù a causa del contraccolpo.
Inspirò una, due, tre volte. Poi riaprì gli occhi e guardò verso il pinnacolo. Con un ringhio, fece roteare il rampino e lo lanciò.
Sentì il suo corpo venire proiettato all'indietro, i piedi perdere terreno, il vuoto che si formava attorno a lei...
... e poi uno strattone alla vita, e la sensazione di venire portata improvvisamente verso l'alto, e il lieve impatto del volto contro il muro.
Ci era riuscita.
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Riuscirà Lara a portare a termine la sua scalata verso l'ottagono? E quali altri pericoli si metteranno tra lei e il prezioso artefatto? Scopritelo con noi DOMANI nella prossima puntata di Octagons, online in esclusiva su ASP.com!
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