TR e la realtà

.. qual è la realtà che si cela dietro la serie? (indice aggiornato 02.2021)

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androme321
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Re: TR e la realtà

Messaggio da androme321 »

Lara:mi arrampico (dopo un volo di 10 metri :asd: a tuffo ad angelo)
ecco cosa diceva alister non l'ho mai capito fino a questo momento ,ma meglio non prolungarsi con l'OT ;)




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[Reinvent Yourself]
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Re: TR e la realtà

Messaggio da [Reinvent Yourself] »

Stupendo, non lo ricordavo! :)

Comunque Talos, mi piacciono molto i dettagli sul complesso di Karnark. TR IV mi è sempre sembrato il capitolo più legato alla storia e i tuoi report sono interessanti conferme :approved:




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Gab
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Gab »

a me è piaciuto particolarmente il report sulla Maria Doria... il mio livello preferito di TR2! :love:




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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Ranpyon ha scritto:Lara chiede ad Alister: "Così presto? Ma non eri a Firenze?" e lui risponde: "Alla fine ho dirottato su Genova, andando avanti di questo passo la mia tesi non vedrà mai la luce, ma questa è un'altra storia. E tu che ci fai in Bolivia?" :D
L'ho sentito ieri! Non mi ricordavo questa cosa!! :D
Gablovecroft ha scritto:a me è piaciuto particolarmente il report sulla Maria Doria... il mio livello preferito di TR2! :love:
Anche il mio... difatti è il più vasto 8)
[Reinvent Yourself] ha scritto:Stupendo, non lo ricordavo! :)

Comunque Talos, mi piacciono molto i dettagli sul complesso di Karnark. TR IV mi è sempre sembrato il capitolo più legato alla storia e i tuoi report sono interessanti conferme :approved:

Grazie RY! Una cosa che volevo chiedere però a tutti: potreste mandarmi un PM con TUTTI i nomi dei livelli? Sono talmente tanti che non me li ricordo XD

Grazie! E a breve... altre curiosità :D




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Gab
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Gab »

dipende da quali livelli... vuoi livelli di tutti i TR o di uno specifico? :D




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Gablovecroft ha scritto:dipende da quali livelli... vuoi livelli di tutti i TR o di uno specifico? :D
Tutti! Escluso TRII, I e Anniversary :D




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Nillc
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Nillc »

Colgo l'occasione dell'ultimo report per ricordare l'obbrobrioso errore di traduzione della "Grande Sala Ipostila" presente in TR4, nel quale diventava "La Sala della Grande Ipostele" :D

... Sempre meglio di com'è andata al povero Cheope, che diventò la Regina Khefri :D




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Nillc ha scritto:Colgo l'occasione dell'ultimo report per ricordare l'obbrobrioso errore di traduzione della "Grande Sala Ipostila" presente in TR4, nel quale diventava "La Sala della Grande Ipostele" :D

... Sempre meglio di com'è andata al povero Cheope, che diventò la Regina Khefri :D
Già...un pò assurdo direi.. XD

Cancello di Lud- British Museum

Tomb Raider III

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Il British Museum è uno dei più grandi ed importanti musei di storia del mondo. È stato fondato nel 1753 da sir Hans Sloane, un medico e scienziato che ha collezionato un patrimonio letterario ed artistico nel suo nucleo originario: la biblioteca di Montague House a Londra. Questa è stata acquistata dal governo britannico per ventimila sterline ed aperta al pubblico il 15 gennaio 1759. L'attuale presidente è sir John Boyd.

Il museo ospita sei milioni di oggetti che testimoniano la storia e la cultura materiale dell'umanità dalle origini ad oggi, ma molti di questi sono ammassati negli scantinati per mancanza di spazio. Si trova in Great Russell Street, a Londra.

Anche se oggi il museo è principalmente incentrato sull'antichità e la storia delle culture, alla nascita il British Museum venne pensato come "museo universale". La sua nascita è dovuta al volere del medico e naturalista Sir Hans Sloane (1660-1753). Durante la sua vita Sloane riunì una invidiabile collezione di curiosità ed oggetti e, non volendo che venisse smembrata alla sua morte, ne fece dono a Re Giorgio II per la cifra di 20.000 sterline.

La collezione di Sloane consisteva a quel tempo di circa 71.000 oggetti di ogni tipo, inclusi circa 40.000 libri stampati, 7.000 manoscritti, un'ampia collezione di esempi di storia naturale inclusi 337 volumi di piante essiccate, stampe e disegni tra cui quelli di Albrecht Dürer e antichità dall'Egitto, Grecia, Roma, dal Vicino Oriente antico, dall'estremo oriente e dalle Americhe.

Il 7 giugno 1753 Giorgio II diede il suo assenso formale alla legge che creava il British Museum. L'atto di fondazione univa due biblioteche alla iniziale collezione di Sloane: la Cottonian Library, riunita da Sir Robert Bruce Cotton e risalente all'età elisabettiana, e la biblioteca di Harleiana, riunita dai conti di Oxford. A queste venne aggiunta nel 1757 la Royal Library, composta dai libri acquisiti da diversi monarchi britannici. Queste quattro "collezioni fondative" includevano molti dei prezisi libri ora trasferiti presso la British Library, incluso l'evangeliario di Lindisfarne e l'unica copia sopravvissuta di Beowulf.

Il British Museum fu il primo museo di nuovo tipo; nazionale, non di proprietà ecclesiastica o del Re, aperto al pubblico gratuitamente e teso a conservare tutte le produzioni umane. Le variegate collezioni riunite da Sloane, rispecchiavano i suoi peculiari interessi. L'aggiunta delle biblioteche Cottoniana e Harleiana introdussero elementi letterari e antiquari, facendo del museo anche la biblioteca della nazione.

Venne deciso di stabilire la sede nel museo in un palazzo del XVII secolo convertito per l'uso, Montagu House, che venne comprato dalla omonima famiglia per 20.000 sterline. Venne invece rifiutata Buckingham House, nel sito ora occupato da Buckingham Palace, a causa del costo eccessivo e della località poco conveniente.

Con l'acquisizione di Montagu House le prime gallerie e la stanza di lettura per gli studenti vennero aperte il 15 gennaio 1759. Nel 1757 Giorgio II aveva ceduto la Old Royal Library e con essa il diritto a ricevere una copia di ogni libro pubblicato nel regno, assicurando così la crescita perpetua della biblioteca. Il predominio di oggetti correlati alla storia naturale, libri e manoscritti iniziò a diminuire quando nel 1772 il museo acquisì i primi pezzi antichi degni di nota, ovvero la collezione di ceramica greca di William Hamilton. Durante i primi anni di attività il museo ricevette altre donazioni, tra cui la Collezione Thomason di opuscoli risalenti alla guerra civile inglese e la biblioteca di David Garrick, formata da circa 1.000 opere teatrali a stampa, ma iniziando anche a contenere oggetti antichi tuttora visibili ai visitatori del museo.

Dal 1778 vennero esposti una serie di oggetti provenienti dai "Mari del Sud", portati in Inghilterra dai viaggi intorno al mondo di vari esploratori britannici tra cui James Cook. La vista di questi oggetti affascinó i visitatori mostrando le culture di terre prima sconosciute. L'acquisizione di una collezione di libri, gemme intagliate, monete, stampe e disegni da Clayton Mordaunt Cracherode aumentó ulteriormente l'importanza del museo e inizió a rendere evidente la necessità di una sede nuova e più ampia per contenere le collezioni di recente acquisizione e il crescente numero di visitatori.

William Hamilton, ambasciatore britannico presso il Regno di Napoli, vendette altri reperti al museo nel 1784, tra cui un colossale piede di Apollo in marmo. Era uno dei due pezzi riprodotti per Hamilton da Francesco Progenie, allievo di Pietro Fabris, che offrí anche una serie di disegni del Vesuvio inviati alla Royal Society.

All'inizio del XIX secolo iniziò ad aumentare l'interesse per le collezioni greche, romane ed egizie, che iniziaronono a dominare gli spazi espositivi. Dopo la fine della Campagna d'Egitto guidata da Napoleone e la sconfitta francese nella battaglia del Nilo del 1801 il museo iniziò ad acquisire numerosi pezzi di scultura egiziana e nel 1802 re Giorgio III presentò la stele di Rosetta, chiave per la comprensione della scrittura geroglifica. Doni e acquisti da Henry Salt, console generale in Egitto, portarono al museo opere come la statua colossale di Ramesse II, acquisita nel 1818, segnarono la nascita della collezione di scultura egiziana. Nel 1805 era stata acquisita la collezione di Charles Townley, composta prevalentemente di sculture romane. Nel 1806 Thomas Bruce, ambasciatore presso l'Impero ottomano tra il 1799 ed il 1803, rimosse le sopravvissute sculture marmoree del Partenone, sull'Acropoli di Atene, trasferendole quindi in patria. Nel 1816 questi pezzi vennero acquisiti dal British Museum in seguito ad una apposita legge ed esposti nel museo. A questi si aggiunsero i fregi del Tempio di Apollo Epicurio, parte della antica città greca di Phigalia. La raccolta di una collezione riguardante il medio oriente antico iniziò nel 1825, con l'acquisto di antichità Assire e Babilonesi dalla vedova di Claudius James Rich.

Nel 1802 si iniziò a studiare una possibile espansione del museo, resa in seguito più urgente dalla donazione della King's Library, la biblioteca personale del Re Giorgio III, ricca di 65.000 volumi, 19.000 Pamphlet, mappe, carte e disegni topografici. All'architetto neoclassico Robert Smirke venne richiesto un progetto per ampliare il museo nella zona ad est "... per accogliere la Royal Library e una galleria di pittura sopra di essa...", oltre ad ulteriori disegni per l'edificio quadrangolare attualmente ancora visibile. La vecchia Montagu House venne demolita e i lavori per la King's Library iniziarono nel 1823. L'ala est venne completata nel 1831 anche se, con la fondazione della National Gallery avvenuta nel 1824, l'idea di utilizzare un piano per esporre opere pittoriche venne abbandonata, e lo spazio utilizzato per esporre le collezioni di storia naturale.

La zona divenne quindi un grande cantiere, dal quale emerse lentamente il grande edificio neoclassico progettato da Smirke. La King's Library venne dislocata al piano terra dell'ala orientale dal 1827, anche se non venne aperta liberamente al pubblico fino al 1857, fatta eccezione per la Esposizione Universale del 1851, durante la quale vennero effettuate delle aperture straordinarie. Durante questo periodo, le collezioni del museo continuarono comunque a crescere.

Nel 1840 infatti il museo partecipò per la prima volta ad una spedizione di scavi all'estero, la missione di Charles Fellows a Xanthos, in Asia minore, da dove vennero riportati in patria i resti delle tombe dei governanti dell'antica Licia, tra il Monumento delle Nereidi e la tomba di Payava. Nel 1857 Charles Thomas Newton scopr il mausoleo di Alicarnasso, una delle Sette meraviglie del mondo antico. Tra gli anni 40 e gli anni 50 del secolo il museo sovvenzionò ulteriori scavi in Assiria eseguiti da Austen Henry Layard e in antichi siti come Nimrud e Ninive. Di particolare interesse fu la scoperta della grande biblioteca di tavolette cuneiformi di Sardanapalo, che rese il museo un centro mondiale di studi sull'antica Assiria.

Sir Thomas Grenville, membro del consiglio di amministrazione del museo dal 1830, riunì durante la sua vita una biblioteca di 20.240 volumi, che in seguito passò al museo secondo le sue volontà testamentarie. I libri, giunti nel gennaio 1847, vennero quindi disposti in un'unica stanza rimasta libera e inizialmente pensata come deposito per i manoscritti, dove sono rimasti fino alla nascita della British Library a St Pancras nel 1998.

L'apertura dell'ingresso principale nel 1852 segnò la fine dei lavori di costruzione del nuovo edificio in base al progetto di Smirke elaborato nel 1823. Nonostante ciò furono necessari nuovi lavori per alloggiare le collezioni in costante crescita. Le Infill galleries vennero costruite per contenere le sculture assire e la sala di lettura circolare di Sydney Smirke, pensata per contenere un milione di volumi, venne aperta nel 1857. A causa della eccessiva fame di spazio delle collezioni, venne deciso di spostare i reperti di storia naturale in un nuovo edificio a South Kensington, che sarebbe poi diventato il Natural History Museum.

Durante gli anni in cui venne costruito il nuovo edificio iniziò la carriera di Antonio Panizzi, l'italiano spesso ricordato come il "secondo fondatore" del British Museum. Sotto la sua guida, la biblioteca quintuplicò la sua grandezza, diventando un'istituzione ben organizzata e utilizzabile dagli studiosi, oltre ad essere la seconda biblioteca del mondo dopo la Bibliothèque nationale de France di Parigi. Lo spazio quadrato al centro del nuovo edificio venne ampiamente utilizzato per le collezioni, con la creazione della già citata sala di lettura circolare con la volta in ferro.

Fino alla metà del XIX secolo le collezioni possedute rimasero relativamente circoscritte ma dal 1851, con l'ingresso al museo di Augustus Wollaston Franks come curatore, il museo iniziò per la prima volta a raccogliere reperti ed oggetti medievali britannici ed europei, ritrovamenti preistorici e antichità provenienti dall'Asia. Venne anche ampliata e diversificata la collezione etnografica. Nel frattempo continuarono le spedizioni archeologiche all'estero, in una delle quali John Turtle Wood scoprì il Tempio di Artemide ad Efeso, risalente al IV secolo e anch'esso una delle meraviglie del mondo antico.

Le collezioni di storia naturale rimasero parte integrante del museo fino al loro trasferimento, avvenuto nel 1887, nel nuovo British Museum of Natural History, oggi il Natural History Museum. Con questa divisione ed il completamento della nuova ala affacciata su Montague Street nel 1884, lo spazio disponibile per le antichità, le collezioni etnografiche e la biblioteca si espanse. In questo periodo vennero introdotte innovazioni come l'illuminazione elettrica nella Reading Room e nelle gallerie.

Nel 1882 il museo partecipò alla creazione dell'indipendente Egypt Exploration Fund, la prima istituzione britannica deputata allo studio dell'egittologia. Un lascito da parte di Emma Turner nel 1892 premise di finanziare una campagna di scavi a Cipro. Nel 1897 la morte del grande collezionista e curatore A.W. Franks, venne seguita dalla donazione della sua immensa collezione, comprendente 3.300 anelli, 153 boccali, 512 pezzi di porcellana, 1.500 netsuke, 850 Inrō, 30.000 ex libris e oggetti vari di gioielleria, tra cui il tesoro di Oxus.

Nel 1898 il barone Ferdinand James von Rothschild Ferdinand de Rothschild donò il contenuto della sua nuova sala da fumo di Waddesdon Manor, consistente in circa 300 objets d'art et de vertu tra cui importanti esempi di gioielleria, piatti, smalti, sculture, vetri e maioliche, nella tradizione delle antiche "stanze delle meraviglie" rinascimentali. Nel testamento, il barone fissò con molta precisione le condizioni della donazione, specificando che gli oggetti:
« vengano posti in una stanza speciale da chiamarsi "Waddeston Bequest Room", separata e distinta dagli altri contenuti del museo e mantenuti in questa condizione in futuro, nella stessa stanza o in un'altra in sostituzione. »

Negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, con il continuo incremento delle collezioni, si iniziò a sentire il bisogno di una nuova espansione del museo. Nel 1895 vennero acquistate 69 case confinanti con l'intento di demolirle e di costruire nuove ali dell'edificio ad est, nord e ovest. Il primo passo fu la costruzione dell'ala nord, iniziata nel 1906.

Nel frattempo l'attività archeologica e le acquisizioni non si fermarono. Emily Torday incrementò le collezioni centrafricane, Aurel Stein operò nell'Asia centrale, David George Hogarth, Leonard Woolley e Thomas Edward Lawrence eseguirono scavi a Karkemiš.

Nel 1918, vista la minaccia di bombardamenti sulla città, alcuni oggetti della collezione vennero evacuati in una stazione della ferrovia postale sotterranea a Holborn, presso la National Library of Wales e in una casa di campagna vicino a Malvern. Al loro ritorno, venne notato che alcuni pezzi si erano deteriorati. Per il restauro venne allestito un laboratorio temporaneo nel maggio 1920, divenuto poi un dipartimento permanente nel 1931. Ad oggi è il più antico laboratorio di conservazione esistente al mondo. Nel 1923 il British Museum ospitò più di un milione di visitatori.

Furono costruiti nuovi piani a mezzanino, e gli archivi furono ricostruiti per gestire meglio l'enorme mole di libri. Nel 1931 il commerciante d'arte Sir Joseph Duveen offrì dei finanziamenti per costruire una galleria per le Sculture del Partenone. Progettata dall'architetto americano John Russell Pope, fu completata nel 1938. L'aspetto delle gallerie espositive iniziò a cambiare quando le cupe tonalità di rosso dell'epoca vittoriana lasciarono il posto a delle tinte pastello più moderne. Comunque, nell'Agosto 1939, a causa dell'imminenza della guerra e della probabilità di attacchi aerei, le sculture del Partenone, insieme alle collezioni più preziose del museo, furono riposte in rifugi sicuri in case di campagna, nella stazione della metropolitana di Aldwych e nella National Library of Wales. L'evacuazione fu opportuna, poiché nel 1940 la galleria Duveen fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti. Il museo continuò a raccogliere opere da ogni secolo e nazione: tra le acquisizioni più spettacolari ci fu il tesoro di Ur, del 2600 a.C., scoperto durante gli scavi che Leonard Woolley condusse dal 1922 al 1934. Corredi funebri in oro, argento e granato dalla nave funeraria anglosassone di Sutton Hoo e oggetti d'arredamento Romani in argento da Mildenhall. Nel dopoguerra le collezioni ritornarono al museo, il quale fu ristrutturato dopo i bombardamenti su Londra. Iniziò inoltre l'opera di ristrutturazione della galleria Duveen.

Nel 1953 il museo celebrò il bicentenario a cui seguirono molti cambiamenti: nel '68 venne fondata l'associazione "Amici del British Museum", nel '70 venne attivato un Servizio a scopo educativo (Education Service) ed una casa editrice nel 1973. Nel 1963, una nuova legge parlamentare, introdusse nuove riforme amministrative. Divenne molto più semplice donare oggetti e la Costituzione della "Camera dei Filantropi" venne cambiata, cosicché il Museo di storia naturale divenne completamente indipendente. Nel 1959 venne ricostruita e riaperta la Sala delle monete e delle medaglie che era stata completamente distrutta durante la Prima Guerra Mondiale prestando attenzione all'impatto che la moderna struttura non contrastasse con le gallerie classiche dell'architetto Robert Smirke.By 1959 the Coins and Medals office suite, completely destroyed during the war, was rebuilt and re-opened, attention turned towards the gallery work with new tastes in design leading to the remodelling of Robert Smirke's Classical and Near Eastern galleries. Nel 1962 la Galleria Duveen venne completamente restaurata e i fregi del Partenone vennero spostati nuovemente al suo interno, ancora una volta nel cuore del museo.

Il museo subì ulteriori espansioni durante gli anni '70. Vennero introdotti nuovi servizi per il pubblico, ed il numero dei visitatori crebbe, grazie soprattutto alla mostra temporarnea dei "Tesori di Tutankhamun" del 1972, che contò 1,694,117 presenze e fu l'esposizione di maggior successo nella storia dell'inghilterra. Lo stesso anno, inoltre, un Atto Parlamentare approvò la costruzione della British Library, che avrebbe contenuto i manoscritti e libri stampati presenti nel museo. Quindi nel British Museum rimasero i reperti storici, le monete e banconote antiche, le medaglie, i vari dipinti e le etnografie. Ciò comportò anche la ricerca di uno spazio extra su cui costruire tale biblioteca, che richiede ogni anno fino a 2 km di nuovi scaffali in cui collocare i libri. Il governo propose di ubicarla a St. Pancras, ma i libri non lasciarono il museo fino al 1997.

Lo spostamento della British Library a St. Pancras si concluse solo nel 1998 e finalmente si ebbe lo spazio necessario in cui archiviare i libri. Ciò permise di sfruttare lo spazio lasciato libero nel museo nella più grande piazza coperta d'Europa, la Queen Elizabeth Great court, che venne inaugurata nel 2000.

Le collezioni etnografiche, che erano state alloggiate nel Museo di Mankind nel 1970, tornarono quindi nel British Museum nelle nuove gallerie.

Il museo venne riadattato nuovamente per accogliere nuovi oggetti: dipinti, disegni, medaglie, ... La sezione etnografica venne arricchita di lavori che provengono da Nuova Guinea, Madagascar, Romania, Guatemala e Indonesia e c'erano reperti provenienti dal Vicino Oriente, Egitto, Sudan e Gran Bretagna. La Weston Gallery of Roman Britain, aperta nel 1997, mostrava una certa quantità di reperti da poco ritrovati che mostravano la ricchezza di quella che fino a poco tempo prima era considerata una zona poco importante dell'impero romano. Il museo godette di fondi privati per gli edifici, le acquisizioni e altro

Oggi non vi sono più collezioni di storia naturale, e i libri e i manoscritti sono parte della British Library. Il museo mantiene comunque il suo carattere universalistico grazie alla collezione di artefatti rappresentanti le culture del mondo, antiche e moderne. La collezione originale del 1753 è cresciuta fino a raggiungere più di 30 milioni di oggetti solo al British Museum, altri 70 al Natural History Museum e 150 alla British Library.

La British Museum Reading Room, progettata dall'architetto Sydney Smirke, venne aperta nel 1857. Per quasi 150 anni i ricercatori giunsero qui a consultare la sterminata biblioteca del museo. La Reading Room venne chiusa nel 1997, quando la biblioteca nazionale (la British Library) si trasferì al Leonore Annenberg Centre. Qui si trova anche la biblioteca di Paul Hamlyn riguardante le collezioni del museo, attualmente visitabile.

Essendosi così liberato il cortile centrale del museo, il processo di demolizione finalizzato alla costruzione della Great Court pensata da Lord Foster poté iniziare. La Great Court, aperta nel 2000, mentre certamente fece aumentare il flusso dei visitatori, venne però criticata in quanto lasciava libero uno spazio in un periodo in cui il museo versava in gravi problemi finanziari e molte gallerie venivano chiuse al pubblico. Nello stesso periodo, le collezioni africane e dell'Oceania, temporaneamente situate nei sei Burlington Gardens, ricevettero nuova collocazione nel North Wing, fondato dalla famiglia David Sainsbury, grazie ad una donazione di 25 milioni di sterline.

Opere principali

La stele di Rosetta
Il cilindro di Ciro
I fregi del Partenone
I resti del Mausoleo di Alicarnasso
Il vaso di Portland (I secolo a.C.)
il tesoro di Hoxne
La collezione Stein sull'Asia centrale
Lavori di Albrecht Dürer (Rinoceronte)
Leonardo da Vinci, Profilo di capitano antico (1475 circa)
Michelangelo Buonarroti, Caduta di Fetonte (1533 circa)
Feretro interno dorato di Henutmehyt
Mummie egiziane
Pezzo di scacchi in avorio (XII secolo)
Targa in ottone da Benin, Nigeria
La Stanza dell'Orologio
Manufatti del sepolcro di Sutton Hoo
Bracciale in oro dal tesoro di Oxus
Impronte del Buddha
Testa colossale di Amenofi III
Statua megalitica Hoa Hakananai'a dell'Isola di Pasqua





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Re: TR e la realtà

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Cancello di Lud

Tomb Raider III

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Ludgate era la porta più occidentale del London Wall. Il suo nome è stato dato alla Ludgate Hill, una continuazione di Fleet Street e Ludgate Circus.

I romani costruirono una strada, verso ovest, lungo la riva nord del Tamigi in uscita dalla porta successivamente chiamata Lud Gate. Essa proteggeva la strada che portava al principale luogo di sepoltura dei romani in quella che oggi è Fleet Street. La porta si trovava vicino ad un piccolo fiume, il Fleet River, che ora scorre sottoterra. Essa era situata di fronte all'attuale St Martin's Church sulla collina oggi nominata Ludgate Hill. Il sito in cui era ubicata la porta è oggi segnalato da una targa sul lato nord di Ludgate Hill, a metà strada tra Ludgate Circus e la Cattedrale di Saint Paul.

La tradizione dice che la porta venne costruita da re Lud, nel 66 a.C. - ma è più facile che essa sia stata edificata dai romani e abbia soltanto preso il nome da Lud.

Ricostruita nel 1215, su di essa vennero realizzate delle celle di una prigione per autori di reati minori. La porta fu uno dei tre siti che venivano chiamati Ludgate Prison. Nel 1378 venne deciso che Newgate Prison venisse usata per i criminali più pericolosi e Ludgate per i cittadini e gli ecclesiastici che venivano imprigionati per reati minori, quasi sempre per debiti non onorati. Nel 1419 ci si rese conto che i prigionieri stavano troppo bene in questa prigione e preferivano non pagare i debiti piuttosto che pagarli ed uscire di prigione. Pertanto le autorità decisero di trasferirli alla prigione di Newgate anche se quest'ultima era sovraffollata e molto malsana.

Ricostruita nel 1586, ai suoi lati venne posta una statua di re Lud sul lato est ed una statua della regina Elisabetta I sul lato ovest. Queste statue sono ora all'esterno della St Dunstan's Church, a Fleet Street. La porta venne nuovamente ricostruita dopo il grande incendio. Così come tutte le altre porte della città, venne demolita nel 1760.



Fonte: Rosso Pompeiano forum
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Re: TR e la realtà

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Cafè Metrò

Tomb Raider: Angel of Darkness

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Una caffetteria, o più semplicemente caffè (francese/portoghese: café, spagnolo: cafetería, inglese: café o coffee house, tedesco: café o kaffeehaus, turco: kahvehane), è un locale che serve essenzialmente caffè ed altre bevande calde. Esso ha alcune caratteristiche comuni sia ad un bar che ad un ristorante. Come suggerito dal nome la sua funzione essenziale è quella di servire caffè, tè e altre bevande come tisane, oltre che dolci da accompagnare alle bevande come biscotti, paste secche e piccole paste salate. In molte caffetterie nel mondo islamico, e nei quartieri arabi di alcune capitali occidentali, viene offerta la shisha, polvere di tabacco fumata tramite il narghilè. Nei paesi in cui è consentito, Olanda e specialmente Amsterdam, può essere fumata anche la cannabis.

Dal punto di vista culturale, i caffè sono dei centri di intrattenimento sociale in cui persone o piccoli gruppi possono, conversare, leggere, ascoltare musica passando il tempo piacevolmente.

Sin dal XV secolo, le caffetterie (al-maqhah in arabo, qahveh-khaneh in persiano e Kahvehane o kıraathane in turco) hanno assolto la funzione di luogo di intrattenimento socializzante nelle regioni del medio oriente dove gli uomini si riunivano per consumare caffè o tè, ascoltare musica, leggere, giocare a scacchi o a backgammon e per ascoltare narrazioni dal Mu'allaqat o dallo Shahnameh. Nel 1457 venne aperto il primo locale del genere, il Kiva Han, ad Istanbul quattro anni dopo la conquista ottomana. Alla Mecca, questi locali (il primo vi fu aperto nel 1500) divennero sede di dibattiti politici e fonte di preoccupazione per gli imam che li vietarono dal 1512 al 1524. Nel 1530 venne aperto il primo locale a Damasco e poco dopo vennero aperti numerosi locali anche a Il Cairo.

Nel XVII secolo il caffè apparve per la prima volta in Europa al di fuori dell'Impero Ottomano, e vennero presto aperte diversi caffè che divennero subito molto popolari. Il primo locale di questo genere venne aperto a Venezia, in funzione dei traffici commerciali esistenti fra la Serenissima ed il mondo Ottomano. Il primo locale di cui si ha notizia fu aperto nel 1645. In Inghilterra vi arrivò circa cinque anni dopo e la prima coffee house venne aperta a Oxford da un ebreo di nome Jacob nell'edicicio ora conosciuto come "The Grand Cafe". Una targa posta sulla parete commemora ancora oggi questo evento. Il locale Queen's Lane Coffee House, aperto nel 1654, esiste ancora ai giorni nostri. A Londra, la prima coffee house venne aperta nel 1652 in St Michael's Alley a Cornhill. Il proprietario era Pasqua Rosée, un servo armeno di un commerciante turco di nome Daniel Edwards, che importava il caffè e che collaborò all'apertura del locale. Boston ebbe la sua prima coffee house nel 1670 e Pasqua Rosée aprì anche il primo locale a Parigi nel 1672 e tenne l'esclusiva fino a quando Francesco Procopio dei Coltelli aprì il Café Procope nel 1686. Questo locale esiste ancora oggi e fu il più famoso luogo di incontro dell'Illuminismo; Voltaire, Rousseau e Diderot lo frequentarono e qui avvenne, molto probabilmente, la nascita della Encyclopédie, la prima enciclopedia dell'era moderna.

Sebbene Carlo II tentò di sopprimere le coffee house a Londra in quanto diventate "luoghi dove gli scontenti si incontrano e tengono scandalosi discorsi sull'operato di Sua Maestà e dei suoi Ministri", la gente continuò a frequentarli sempre in maggior numero. Essi ebbero la funzione di grande livellatore sociale, in quanto venivano frequentati da gente appartenente a tutte le classi, e consentirono la diffusione di idee di egualitarismo e repubblicanesimo. In particolare esse divennero luoghi d'incontro per discutere di affari, scambio di notizie e per la lettura della London Gazette, giornale contenente gli annunci governativi. I Lloyd's di Londra ebbero la loro origine in una coffee house gestita da Edward Lloyd, dove i sottoscrittori di assicurazioni sulle spedizioni navali, si incontravano per discutere i loro affari. Nel 1739 si contavano ben 551 coffee house nella sola città di Londra. Ognuna di esse richiamava una determinata categoria di frequentatori come ad esempio i simpatizzanti dei Tory e quelli del Whig, operatori di borsa, mercanti, avvocati, librai, scrittori, e abitanti della City of London. Secondo quanto scrisse il francese Abbé Prévost, i caffè erano luoghi "dove ognuno aveva il diritto di leggere tutti i giornali, filo e anti governativi, e dove era di casa la libertà inglese".

Il divieto di frequentazione alle donne non fu uguale dappertutto ma sembra che fosse abbastanza comune in tutta Europa. In Germania era loro consentita la frequentazione ma in Francia ed in Gran Bretagna era loro vietato frequentare questi locali. Émilie du Châtelet sostenne che le prostitute lottarono per ottenere l'ingresso nelle coffe house di Parigi. In una famosa incisione di un caffè parigino del 1700 circa, i gentiluomini appendono i loro cappelli e siedono in un tavolo comune depositandovi sopra carta e penna. Le tazze per il caffè erano disposte sul camino dove era appeso un grosso paiolo di acqua bollente. L'unica presenza femminile nel locale era data da una ragazza sita in una cabina, munita di baldacchino, che serviva il caffè in capienti tazze.

Una storia tradizionale sull'origine delle coffe house a Vienna inizia con un misterioso sacco di fagioli verdi lasciato sul campo di battaglia dai turchi quando vennero sconfitti nella Battaglia di Vienna nel 1683. Tutti i sacchi di caffè trovati vennero dati al vittorioso re di Polonia Giovanni III, che, uno alla volta, diede ad un suo ufficiale di nome Jerzy Franciszek Kulczycki. Kulczycki aprì la prima caffetteria a Vienna con quella scorta avuta dal suo sovrano. Comunque è oggi appurato che il primo locale venne aperto da un mercante armeno di nome Johannes Diodato.

A Londra, le coffee house precedettero i club per gentiluomini creati dalla metà del XVIII secolo e che tanto spazio hanno avuto nella letteratura dei secoli seguenti. Essi finirono con l'entrare in concorrenza con le coffee house sottraendo loro i frequentatori appartenenti alle classi superiori ed alla nobiltà. La Jonathan's Coffee-House nel 1698 presentò una lista delle merci che evolse poi nel London Stock Exchange. Vendite all'asta realizzate in sale annesse alle coffee house diedero vita alle case d'aste Sotheby's e Christie's. Nell'Inghilterra Vittoriana, il temperance movement realizzò delle coffee house per la classe operaia allo scopo di dare a queste persone una valida alternativa di relax rispetto alle bevande alcooliche servite nei pub.

Negli Stati Uniti, sorsero dei negozi per la vendita del caffè espresso e delle paste, impiantati dalla comunità italo-americana immigrata nelle maggiori metropoli statunitensi quali New York City (Little Italy e Greenwich Village), Boston (North End) e San Francisco (North Beach). Sia Greenwich Village che North Beach sono stati i maggiori centri della Beat generation, che si identificò con questi locali. A seguito dell'evoluzione della cultura giovanile negli anni sessanta, anche imprenditori non italiani copiarono questo tipo di attività. Prima della nascita della catena Starbucks a Seattle, altri operatori della costa del Pacifico avevano sviluppato questo tipo di controcultura del caffè che Starbucks standardizzò e diffuse in tutto il mondo.

Dalla fine degli anni cinquanta in poi, negli Stati Uniti, le coffee house divennero delle vere e proprie sale da concerto popolari dove un cantante, accompagnandosi col la sua chitarra, cantava musica folk. Questo fu possibile per la facilità di sistemare un singolo esecutore anche in una piccola sala; la natura politica delle canzoni degli anni sessanta fece poi sì che questi momenti ricreativi si associassero ad un vero e proprio movimento politico. Importanti artisti come Joan Baez e Bob Dylan iniziarono la loro carriera esibendosi in questi locali. Il cantante blues, Lightnin' Hopkins deplorò la scarsa applicazione della moglie alle attività domestiche attribuendola alla eccessiva frequentazione delle coffee house, nella sua canzone del 1969 dal titolo emblematico di Coffeehouse Blues.

Dagli anni sessanta alla metà degli anni ottanta, molte chiese degli Stati Uniti aprirono delle coffee house per incrementare il numero dei loro fedeli. Esse venivano realizzate di fronte a grandi magazzini ed avevano nomi emblematici come The Gathering Place, The Lost Coin (New York City) e Jesus For You (Buffalo). Al loro interno venivano eseguiti canti a tema cristiano accompagnati dalla chitarra, veniva servito caffè con dolci ed erano realizzate letture della Bibbia ad un livello accessibile a persone di cultura e credo diverso, capitate li per caso. Questi locali avevano comunque in genere vita breve, circa tre o cinque anni al massimo di media. Un libro mai pubblicato, intitolato A Coffeehouse Manual, serviva come guida per le coffee house cristiane e comprendeva una lista di possibili nomi da dare ai locali di nuova apertura.



Fonte: Rosso Pompeiano forum




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Piattaforma Offshore

Tomb Raider II

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La Piattaforma Offshore in realtà un idroscalo, con annessa un'area (diving) per le immersioni. Vi è un grave errore nella traduzione dall'inglese all'italiano, in quanto la traduzione giusta sarebbe ’Idroscalo al largo della costa (Offshore in italiano si usa nel linguaggio velistico c per indicare le imbarcazioni fuoribordo)
Un idroscalo è l'aeroporto per idrovolanti, ovvero uno specchio d'acqua dotato a riva di infrastrutture per gli idrovolanti. Tipicamente per mettere in acqua i velivoli erano disponibili gru e scivoli, dalla riva fino in acqua. In questo periodo raggiunsero una certa diffusione, infatti, gli aeroporti, anche quelli ereditati dalla prima guerra mondiale erano poco più che prati ben curati, spesso non ben collegati con i centri cittadini (questo per i velivoli destinati all'utilizzo commerciale).

Un idrovolante, rispetto ad un velivolo terrestre, non era vincolato alla dimensione delle piste disponibili, ma poteva contare, per le operazioni di decollo ed ammaraggio, su superfici virtualmente illimitate. Quindi poteva avere dimensioni e velocità di decollo/ammaraggio maggiori dei suoi contemporanei terrestri. Inoltre i velivoli commerciali e postali potevano contare sulle infrastrutture portuali già esistenti. Per questi motivi gli idrovolanti, in questa fase, risultarono vincenti sui velivoli terrestri. Nel periodo tra le due guerre gli idroscali furono utilizzati dalla Regia Aeronautica: tra i più importanti l'idroscalo di Orbetello con le famose trasvolate di Italo Balbo e l'idroscalo di Marsala in Sicilia.

Con lo sviluppo tecnologico portato dalla seconda guerra mondiale e non meno importanti le piste preparate per i grandi bombardieri strategici, gli aerei terrestri si presero in poco tempo la rivincita sui loro contemporanei.

Gli unici due idroscali tuttora operativi in Italia sono l'idroscalo di Enna e l'idroscalo Internazionale di Como. L'Aero Club Como dispone di una flotta con le versioni idrovolanti di aerei, famosi soprattutto per le loro versioni terrestri, come il Cessna 172 ed il Piper PA-18, ma possiede anche un Lake LA4-200 Buccaneer ed un Cessna 172XP entrambi anfibi. Sempre a Como, ha sede anche l'unica scuola di volo per idrovolanti in Italia ed in Europa. L'idroscalo di Enna è stato attivato presso il lago Nicoletti, tra Enna e Leonforte



Grazie a Nillc per la traduzione del nome. :D




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Re: TR e la realtà

Messaggio da angea »

grazie mille baci




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Walrus
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Walrus »

Mmm, ma quindi Piattaforma offshore non si riferisce ad una piattaforma di estrazione petrolifera? :mumble: Eppure, nonostante sia un po' abbozzata, nel video fmv m'é sempre parsa una classica piattaforma offshore, più che uno scalo per idrovolanti. Il nome originale del livello credo fosse Offshore Rig, e che io sappia l'Offhsore Rig è la piattaforma petrolifera offshore :mumble: Sbaglio io? [:^]




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Walrus ha scritto:Mmm, ma quindi Piattaforma offshore non si riferisce ad una piattaforma di estrazione petrolifera? :mumble: Eppure, nonostante sia un po' abbozzata, nel video fmv m'é sempre parsa una classica piattaforma offshore, più che uno scalo per idrovolanti. Il nome originale del livello credo fosse Offshore Rig, e che io sappia l'Offhsore Rig è la piattaforma petrolifera offshore :mumble: Sbaglio io? [:^]
Sinceramente anche io credevo fosse una piattaforma petrolifera... solo che sono andata a rivedere il topic di Nillc che parlava della traduzione del nome, e ripensandoci nel livello c'è l'idrovolante... insomma, penso sia la spiegazione più logica, anche se io stessa covo alcuni dubbi al riguardo. Che sia una piattaforma petrolifera adibita a piattaforma per il recupero dei relitti? Non ho trovato nulla al riguardo per ora...

@Angea: Bisou!!




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Re: TR e la realtà

Messaggio da androme321 »

wao ma dal cafè metro è uscita 1 pagina intera :shock: ,molto interssante :asd: ,grazie talos




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