TR e la realtà

.. qual è la realtà che si cela dietro la serie? (indice aggiornato 02.2021)

Discussioni generali sul mondo di Tomb Raider, info, media e aiuti sui giochi ufficiali di TR / General discussion of the Tomb Raider's World, help, media and tips on official TR games
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LoreRaider
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Re: TR e la realtà

Messaggio da LoreRaider »

E vero, :o certo che quelli della CORE l'hanno riprodotta benissimo XD :approved:




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robym72
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Re: TR e la realtà

Messaggio da robym72 »

che bello questo "documentario topic "... è interessantissimo!
l'archeologia è sempre stata la mia passione insieme alla paleontologia...peccato non aver continuato gli studi...mannaggia a me!
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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

UP!

Duat

Lara Croft and the Temple of Osiris

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Nella antica religione egizia il termine Duat, l'aldilà, indicava l'oltretomba mentre i Campi Iaru erano i luoghi dove i defunti dimoravano. La rappresentazione pittorica della duat, una stella spesso inscritta in un cerchio, porta ad ipotizzare che in un primo tempo l'oltretomba fosse considerato posizionato nel cielo e solo con la codificazione del mito di Osiride, detto Signore della duat, l'oltretomba diventa una località posta sulla terra.

Della personificazione della duat, ossia della sua rappresentazione attraverso una divinità, possediamo pochissime immagini.


FB page Tomb Raider e la Realtà e Wikipedia

Tibet

Lara Croft: Relic Run e Tomb Raider II

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Il Tibet (in tibetano: བོད་ (Wylie: bod'), pronuncia pö nel dialetto di Lhasa; in cinese: 西藏; pinyin: Xīzàng; antica grafia Thibet) è una regione dell'Asia centrale, attualmente rientrante nei confini geo-politici della Cina, sebbene rivendichi una sua autonomia e indipendenza politica. A causa dell'altitudine media di 4.900 m, è chiamato anche Tetto del Mondo o Paese delle Nevi. La città più importante è Lhasa.

La storia propriamente conosciuta e documentabile del Tibet inizia nel 617 d.C.; dopo secoli di autonomia arrivò ad espandersi comprendendo parti della Cina. Dal XIII secolo divenne Stato vassallo dell'Impero Mongolo (che conquistò anche la Cina), poi (dal 1368 al 1644) della dinastia cinese Ming; per ultima, la dinastia cinese Qing (1644-1911).

Dal 1911 il Tibet divenne uno Stato indipendente. Nello stesso anno ebbe fine l'Impero Cinese, che si trasformò in "Repubblica di Cina"; nel 1949, al termine di una guerra civile in seguito alla quale il governo della "Repubblica di Cina" dovette ritirarsi nell'isola di Taiwan insieme a milioni di profughi, venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese. L'annessione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese fu compiuta nel 1949-1950 e la quasi totalità del territorio tibetano è ora parte della Repubblica Popolare Cinese stessa, mentre una piccola parte sud-occidentale, Ladakh, è una regione Indiana.

Il Tibet rappresenta il centro tradizionale del Buddhismo tibetano, una forma distintiva del Buddhismo Vajrayana. Il buddhismo tibetano è praticato anche in Mongolia è largamente praticato dai Buriati nella Siberia meridionale. Presso le popolazioni tibetane, in specie delle regioni nord-orientali, è, nonostante le persecuzioni che ha subito fino al XIX Secolo, ancora largamente praticato l'ancestrale sciamanesimo pagano pre-buddhista, conosciuto come religione Bön. Il contatto con Buddhismo e Induismo vi ha provocato profonde trasformazioni in senso sincretistico, come ad esempio la nascita di congregazioni e conventi di Lama.

Nelle città è presente anche una piccola comunità di musulmani, conosciuti come Kachee (o Kache), la cui origine deriva da tre regioni: Kashmir (Kachee Yul nell'antico Tibet), Ladakh e paesi centro asiatici turchi. L'influenza islamica in Tibet proviene anche dall'antica Persia. C'è anche una consolidata comunità di musulmani cinesi (Gya Kachee) di etnia Hui cinese. Sembra che le popolazioni provenienti da Kashmir e Laddakh emigrarono verso il Tibet a partire dal XII secolo. I matrimoni e le interazioni graduali hanno portato ad un ampliamento della comunità islamica tibetana nei pressi di Lhasa.

Piccole comunità cristiane, sia nestoriane che cattoliche, vi svolgono un'esistenza al limite della semi-clandestinità. Fino ad un recente passato, fra gli abitanti del Tibet, il cui fondo culturale remoto è essenzialmente matriarcale, era diffusa la "diandria". Era costume corrente che le donne sposassero due uomini, di solito fratelli o comunque parenti.

Il Governo cinese, a partire dalla Grande rivoluzione culturale, ha cercato di distruggere i simboli tradizionali della cultura originale tibetana demolendo monasteri, incarcerando monaci e limitando o, addirittura, proibendo (per i funzionari pubblici, le guide turistiche ed altri mestieri) di professare la loro religione e operando vandalismi in alcuni luoghi sacri ai tibetani. Tuttavia sono stati preservati e parzialmente ristrutturati alcuni palazzi per incrementare il turismo, soprattutto interno.

Esistono poche testimonianze sulle origini del Tibet, si sa però che inizialmente era popolato da pastori nomadi provenienti dall'Asia centrale. La storia del paese prima del VII secolo si affida alla tradizione orale del suo popolo, visto che non era ancora stata introdotta la scrittura, e si fonde spesso con elementi mitologici.

Una delle leggende più popolari narra che Avalokiteśvara, il Bodhisattva della Compassione, incarnatosi in una scimmia, fecondò un demone che aveva assunto le sembianze di un'orchessa, e dalla loro unione nacquero i sei capostipiti delle principali tribù tibetane.

Secondo un'altra di tali tradizioni mitologiche, l'immortale sovrano Nyatri Tsenpo fondò nel 173 a.C. la dinastia Yarlung, nella valle dell'omonimo fiume Yarlung situata nel Tibet meridionale, e tornò in cielo usando la stessa corda magica da cui si era calato, lasciando il regno al suo successore. La data dell'insediamento al trono di Nyatri Tsenpo viene celebrata come l'inizio del calendario tibetano. In quel periodo la religione praticata era il Bön, allora nella sua prima fase legata allo sciamanesimo. Di quel periodo si può ancora ammirare il castello-monastero di Yumbulakhang, nei pressi di Tsedang.
Colui che viene considerato il vero fondatore della nazione tibetana è Songtsen Gampo, il XXXIII sovrano della dinastia di Yarlung che unificò tutti i territori dell'altopiano e fondò l'impero tibetano. Malgrado i riferimenti storici che lo riguardano siano confusi e contraddittori, sono i primi che hanno basi scritte e godono di una discreta attendibilità. Nato nel 608 d.C., trasferì la capitale a Lhasa, introdusse per primo la religione buddhista e la scrittura tibetana, fece inoltre costruire il Jokhang, primo tempio buddhista in Tibet.

Sotto il regno di Trisong Detsen, con l'arrivo del monaco indiano Padmasambhava, il buddhismo in Tibet, con l'introduzione delle tecniche tantra, si distinse da quelli praticati negli altri paesi e diventò religione di Stato. Venne fondata la prima scuola del buddhismo tibetano, quella Nyingma, che significa antico, e nel 770 venne costruito il primo monastero lamaista del Tibet, quello di Samye. L'impero continuò il suo periodo aureo fino alla morte nell'836 del sovrano Ralpacan, considerato il terzo dei cosiddetti re del Dharma per il suo contributo alla diffusione del buddhismo, e firmatario di un trattato di pace con la Cina nell'822 che segnava i confini storici fra i due stati.

Ralpacan fu ucciso dal fratello Langdarma, che ne prese il trono sobillato dalla nobiltà Bön ancora molto influente e compì persecuzioni contro il buddhismo, allontanando tutti i monaci da Lhasa. Dopo il suo assassinio, avvenuto nell'842 ad opera di un lama travestito, l'impero si sgretolò in tanti piccoli regni perennemente in lotta tra loro e cominciò un periodo buio per il Tibet.
Nel periodo successivo Lhasa perse il suo ruolo di capitale politica e spirituale ed il lamaismo sopravvisse nel regno tibetano occidentale di Ngari, creato dagli esiliati successori degli Yarlung, e nei monasteri delle regioni orientali del Kham e dell'Amdo.

Verso la metà dell'XI secolo, grazie al sovrano di Ngari, assieme al grande maestro indiano Atisha arrivarono nel Tibet occidentale una serie di guru e saggi che diffusero di nuovo il buddhismo nel paese; alla rinascita spirituale che si diffuse anche nelle altre aree dell'altopiano, fece eco un nuovo fermento nel campo delle arti, specialmente nella letteratura con la traduzione e lo sviluppo dei concetti espressi nei testi sacri del buddhismo indiano.

A cavallo tra l'XI ed il XII secolo nacquero due delle quattro più importanti scuole del lamaismo: nel 1072, grazie all'opera del monaco Sachen Kunga Nyingpo, venne fondata la scuola dei Sakya, e qualche decennio dopo il lama Gampopa istituì quella dei Kagyu, i cui insegnamenti si ramificheranno in diverse "sotto-scuole", tra le quali quella dei Karmapa e degli Shamarpa. Tutti questi lignaggi, chiamati sarma, termine che significa nuova trasmissione, erano destinati a giocare un ruolo importante nella vita politica dei secoli successivi, è in questo periodo che il legame tra il potere religioso e quello politico in Tibet diventa indissolubile.
Nel XIII secolo, dopo la calata delle orde mongole di Gengis Khan, il paese diventò protettorato dell'Impero mongolo e venne riunificato. Quando il nuovo sovrano dei mongoli Kublai Khan diventò imperatore della Cina nel 1271, fondando la dinastia Yuan, nacque la secolare rivendicazione cinese della sovranità sul Tibet. I Sakyapa convertirono l'imperatore al lamaismo, che diventò religione di Stato dell'impero, ed ottennero il titolo di precettori imperiali e governanti del Tibet.

Con il declino dei mongoli il Tibet si emancipò dalla loro influenza nel 1358, pur restando sotto il protettorato della nuova dinastia Ming cinese, quando il controllo del paese passò dai Sakyapa ai Kagyupa del ramo Phagdru, insediati nella valle meridionale dello Yarlung.

Nel 1391, nacque Gedun Khapa, che venne definito la reincarnazione di Avalokitesvara, il Bodhisattva della Compassione buddhista, e sarebbe stato insignito con il titolo postumo di primo Dalai Lama.

I conflitti interni fra i vari regni e le scuole buddhiste ad essi associate fecero ritornare il Tibet nella sfera d'influenza dei mongoli. La fondazione dell'ultima grande scuola del buddhismo tibetano, quella dei Gelugpa, avvenne agli inizi del XV secolo, e l'impersonificazione politico-religiosa più alta che tale scuola tuttora esprime è quella del Dalai Lama, che assieme ai Gelugpa acquisì un'importanza sempre maggiore nel panorama politico tibetano.

Le lotte intestine dei Kagyu, ora insediatisi a Shigatse nello Tsang, la parte occidentale della valle dello Yarlung, portarono ad un nuovo frazionamento del Tibet, permettendo ai Gelug di prendere il controllo di Lhasa. Agli inizi del XVI secolo i Gelug ed i Kagyu cominciarono una lotta che avrebbe visto la fine solo nel 1640, quando il Dalai Lama invocò l'intervento del protettore mongolo che distrusse l'esercito dello Tsang, consegnando al patriarca il paese nuovamente unificato.

La crescente influenza dei mongoli spinse il quinto Dalai Lama Ngawang Lobsang Gyatso (1617-1682), a chiedere l'intervento della Dinastia Qing, originaria della Manciuria, che all'epoca dominava il territorio della Cina, e nel 1720 le truppe imperiali occuparono Lhasa sconfiggendo i nord-asiatici ed instaurando al potere il lignaggio dei Dalai Lama, che da questo momento sarebbero rimasti fino ai giorni nostri gli incontrastati dominatori della scena politica tibetana. Anche questa data segna una tappa delle rivendicazioni cinesi sull'altopiano. I Qing si videro riconosciuti ampi territori in cambio del loro intervento, ed imposero l'insediamento di un loro rappresentante, chiamato amban, a Lhasa.Il primo europeo a entrare in territorio tibetano fu forse Marco Polo che vi arrivò dal Ladak prima di arrivare in Cina dopo il 1270 (ved. Il Milione). Sicuramente documentato è Odorico da Pordenone (1314-1330?), che vi passò durante il suo viaggio di ritorno da Kambaluk e visitò anche Lhasa. Nel 1716, con l'arrivo del gesuita Ippolito Desideri a Lhasa, iniziarono i primi contatti con l'occidente. Nel 1774 la prima missione britannica entrò in Tibet, seguita dall'invasione dei gurka nepalesi, che venne respinta grazie all'intervento delle truppe cinesi chiamate in soccorso dai tibetani.

Nel 1904 l'India britannica, approfittando dei disordini interni all'impero cinese, invase temporaneamente il Tibet arrivando fino alla capitale costringendo il Dalai Lama a fuggire in Mongolia ed i suoi rappresentanti a firmare un accordo che instaurò nel paese l'influenza degli europei. Paghi del risultato i britannici si ritirarono l'anno dopo. Solamente nel 1912, con la fine dell'impero cinese, fu proclamata l'indipendenza del Xinjiang, della Mongolia e del Tibet, in cui il Dalai Lama cacciò gli amban e riprese il pieno potere senza alcuna influenza estera.

Approfittando della situazione in Cina, dilaniata da una guerra civile, nonché del rapporto tra i britannici ed i russi, impegnati nel grande gioco per il controllo dell'Asia che fece del Tibet uno stato cuscinetto, il Dalai Lama governò senza attacchi esterni fino al 1950.Dopo la morte del XIII Dalai Lama, avvenuta nel 1933, Tenzin Gyatso venne riconosciuto come la sua reincarnazione nel 1937, all'età di due anni. In una visione profetica attribuita a Padmasambhava (VIII sec.) si racconta che "quando l'uccello di ferro volerà e i cavalli correranno sulle ruote, il Dharma arriverà nella terra dell'uomo rosso e i tibetani saranno dispersi per tutta la terra".

Il 1º ottobre del 1949 Mao Zedong proclamò a Pechino la fondazione della Repubblica Popolare della Cina. L'anno seguente l'esercito cinese invase il Kham occidentale, territorio tibetano, ed i reggenti di Lhasa si affrettarono a proclamare ufficialmente XIV Dalai Lama il quindicenne Tenzin Gyatso, facendolo provvisoriamente soggiornare nel sud del paese nel timore di un'invasione integrale. A seguito delle rassicurazioni in merito da parte dei cinesi il Dalai Lama rientrò a Lhasa, sforzandosi negli anni successivi di ottenere condizioni di occupazione meno dure e di gestire gli affari interni del Tibet senza influenze esterne.

Nel 1951 fu stipulato tra i rappresentanti di Pechino e quelli di Lhasa l'accordo dei 17 punti, che sarebbe in seguito stato disconosciuto da entrambe le parti, in base al quale i tibetani riconoscevano la sovranità cinese e permettevano l'ingresso a Lhasa di un contingente dell'esercito per programmare il graduale inserimento delle riforme per l'integrazione del Tibet nella Cina (tra le quali l'abolizione della servitù della gleba, istituto giuridico pienamente in vigore all'epoca, e del quale gli stessi monasteri buddisti facevano uso). Le autorità cinesi si impegnarono in cambio a non occupare il resto del paese e a non interferire nella politica interna, la cui gestione veniva lasciata al governo tibetano, ma prendendosi carico di tutte le relazioni tibetane con l'estero.

La grande rivolta del 1959 del popolo di Lhasa contro le violenze e le intolleranze dell'esercito fu duramente repressa nel sangue dalle truppe di Pechino, che provocarono circa 65.000 vittime e deportarono altre 70.000 persone, mentre il Dalai Lama fuggì in India insieme al suo governo, a una parte dell'élite feudale e ad alcuni monaci, giudicando rischiosa la permanenza e ritenendo vani ulteriori sforzi di mediazione con i governanti cinesi. La risposta cinese fu l'occupazione integrale del Tibet e la dichiarazione di illegalità del governo tibetano.

Il Tibet fu frazionato, buona parte dei suoi territori fu assegnata alle province cinesi del Qinghai, del Gansu, del Sichuan e dello Yunnan. La parte rimasta divenne nel 1964 la Regione Autonoma del Tibet, una provincia della Cina a statuto speciale.

La rivoluzione culturale che ebbe luogo dal 1966 al 1976 portò studenti ed estremisti cinesi, agitati dal regime comunista, a condannare come anti-rivoluzionaria ogni forma d'opinione diversa dalla loro e gran parte dei monasteri, dei templi e di ogni altra forma d'arte vennero distrutti.

Il Dalai Lama non è più ritornato nell'altopiano ed i vari appelli, le conferenze e gli incontri segreti organizzati dalla comunità in esilio non hanno apportato sostanziali cambiamenti né hanno smosso la comunità internazionale, i cui governi riconoscono la sovranità della Cina sul paese. Nel gennaio del 2000 fuggì dal Tibet anche uno dei due candidati alla carica di Karmapa Lama (la terza più alta personalità del lamaismo dopo il Dalai Lama e il Panchen Lama), che attraversò a piedi l'Himalaya per incontrare il Dalai Lama a Dharamsala in India, sede del governo tibetano in esilio.


Fonte: FB page Tomb Raider e la Realtà e Wikipedia




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Blu
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Blu »

Grande :D , hai ripreso la rubrica :) .. interessanti questi due approfondimenti, e bella l'idea della pagina facebook dedicata :approved:
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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Blu ha scritto:Grande :D , hai ripreso la rubrica :) .. interessanti questi due approfondimenti, e bella l'idea della pagina facebook dedicata :approved:
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Si :D Rise è pieno di citazioni, ma anche Temple of Osiris :D Per ora qui parlerò solo di Temple e Relic Run, per evitare spoilers :lol:

Grazie, Blu :oops:




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Re: TR e la realtà

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Jean Yves

Tomb Raider the Last Revelation

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Jean-Yves Empereur è un archeologo francese. Ha studiato letteratura classica all' Università Paris IV Sorbonne (DEA, mantelle, Agrégation de lettres nel 1975, dottorato in archeologia nel 1977).

Egli è un ex membro (dal 1978) e Segretario generale (1982-2000) del École française d'Athènes. Ha condotto alcuni scavi in Grecia, Cipro e Turchia, sui siti Thasos e Amathus.

Lui è un ricercatore del CNRS, direttore del centro d'études alessandrini che ha fondato nel 1990, e da allora dirige la ricerca archeologica ad Alessandria, sulla terra e sott'acqua.

Nel 2001 Empereur querela la Eidos Interactive per aver usato la sua immagine nel quarto gioco della serie Tomb Raider - la protagonista del gioco, Lara Croft, incontra un suo amico francese ad Alessandria, che sembra essere un'esatta interpretazione di Jean-Yves Empereur. Eidos si è scusata e ha deciso di smettere di usare la sua immagine nei giochi


Traduzione tratta da Wikipedia

Himiko

TR 2013

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Himiko (卑弥呼; ricostruito in *Pimiku (cinese: Beimihu); 175 circa – 248) è stata una regnante donna del regno Yamato, un antico stato situato nell'attuale prefettura di Nara.

Tracce sull'esistenza di questa regina si trovano nel Wei Chih (Storia di Wei), una storia cinese dove facendo riferimento al più forte dei cento regni della Terra di Wa (l'attuale Giappone) si parla di questa regina sciamana nubile. La sua figura è attorniata dal mistero e nel Wei Chih si afferma che si occupava di magia e stregoneria e che dopo anni di guerre era riuscita ad ottenere il potere. Era sorvegliata da cento uomini e servita da mille donne e da un solo servitore, grazie al quale comunicava con il mondo esterno.

Himiko nel 238 mandò un tributo all'imperatore cinese e così ottenne il riconoscimento ufficiale dell'Impero cinese. Il Regno Yamatai (Yamataikoku) era uno dei regni in cui era suddiviso il Giappone tra il 550 a.C. ed il 750, durante il tardo periodo Jomon ed il periodo Yayoi. Erano tutti regni tribali (uji) tributari direttamente od indirettamente dell'impero cinese. Il Regno Yamatai era sito nella parte settentrionale dell'attuale isola di Kyushu e si era ingrandito soggiogando i regni vicini ed alleandosi con i regni più potenti. Oltre che con la Cina, il regno era in contatto diplomatico con la Corea.

Una cronaca cinese del II secolo (redatta, secondo alcuni studiosi nel 297), "Nella terra dei Wa", dipinge la situazione del Giappone in quel periodo e lo dice suddiviso in un centinaio di stati in perenne lotta per la supremazia. Una successiva cronaca cinese (del 445 circa), la "Cronaca dei Wei" (in cinese, "Wei Zhi"), c'informa che molti di questi staterelli feudali giapponesi erano tributari della Cina, e tra essi spiccava il Regno Yamatai perché era riuscito a soggiogare una trentina di regni limitrofi, assurgendo al ruolo di potenza locale. A capo di questo regno era la regina - sacerdotessa Himiko, in italiano "La figlia del sole", e la società aveva i connotati di una società di stampo matriarcale. Il regno era tributario ed alleato dell'impero cinese nel periodo denominato "Era dei Tre Regni", dal 220 al 280. Nel 238 la regina ricevette un'ambasceria cinese ed alla morte di lei venne innalzato un tumulo funerario dal diametro maggiore di cento passi. Venne sepolta con un ricco corredo funerario e cento servitori maschi e cento ancelle femmine furono sepolti assieme a lei. A quel tempo la scrittura cinese non era ancora stata importata in Giappone, per cui mancano testimonianze storiche scritte indigene. Gli ideogrammi cinesi (kanji) vennero adottati in Giappone solo nel tardo periodo Yamato (大和) o "Kofun", che va dal 300 al 532.

La cronaca cinese del 445 afferma testualmente che "Himiko, non essendo sposata, si occupò di magia e di stregoneria ed incantò il popolo. Per questo motivo fu messa sul trono ed ebbe mille ancelle, ma pochi ebbero il privilegio di poterla vedere. Un solo uomo s'incaricava del suo guardaroba ed agiva in suo nome come intermediario. Essa risiedeva in un palazzo circondato da torri e da uno steccato, ed era protetta da guardie armate. Le leggi ed i costumi erano rigidi ed austeri". Himiko era probabilmente una sacerdotessa del culto del Sole ed il suo regno era - quasi sicuramente - già potente al momento della sua ascesa al trono. I regni in cui era suddiviso il Giappone di allora non dovevano esser molto potenti, visto che i Cinesi chiamavano il Giappone "Wa", in italiano "Il piccolo popolo". Solo attorno al 690 il nome del paese venne mutato in "Ni-Hon" (in italiano "Paese del sole che sorge"), da cui il giapponese "Nippon".

In veste di sacerdotessa, Himiko teneva, assai probabilmente, il popolo soggiogato, in ciò aiutata da una guardia pretoriana che la proteggeva e faceva rispettare le leggi in modo perentorio. Lo stesso Regno Yamatai non è certo possa identificarsi con la regione di Yamato, sita nella parte settentrionale dell'isola di Kyushu. Un'ipotesi alternativa colloca il regno d'Himiko nelle attuali prefetture di Osaka, Kyōto e Nara. Un antico libro di cronache giapponesi, il Nihonshoki, compilato tra il 720 ed il 751, identifica Himiko con l'imperatrice Jingū Kogo (circa 215 - 270), madre dell'imperatore Ōjin (circa 235 - 310), sebbene molti studiosi siano tiepidi di fronte a questa interpretazione. Il Nihonshoki (in italiano "Annali del Giappone"), però, è un'opera che fonde mito e storia, non sempre, quindi attendibile. Al pari dell'altro testo canonico, il Kojiki ("Descrizione degli antichi eventi", 712 d.C.), anche il Nihonshoki risulta non sempre attendibile. Il nome "Hi - miko", in italiano "Figlia (inteso come "sacerdotessa") del sole" è un soprannome molto utilizzato fin dal III secolo a.C. Esso, derivando dal cinese, "Himemiko", non identifica, pertanto, una persona certa, bensì la casta sacerdotale. La società matriarcale era comune nel tardo periodo Jomon, tra il 400 a.C. ed il 320 a.C. È probabile - quindi - che diverse siano le "Himiko" storicamente accertate. Ad esempio, una cronaca coreana, il Samguk Sagi, in italiano "La Storia dei Tre Regni", redatta attorno al 1145 cita una principessa nipponica di nome Himiko che quasi mille anni prima, nel maggio del 172, spedì una delegazione per intrattenere rapporti commerciali con re Adalla del regno coreano di Silla (che le fonti cinesi, solitamente ben attendibili, però, dicono sorto nel 356, due secoli dopo, quindi, rispetto alla presunta ambasceria di Himiko). Nelle cronache cinesi, invece, si cita un'Himiko che assunse al trono nel 188 e morì nel 248. Un'Himiko, quindi, che visse in un'epoca differente da quella di cui parlano le fonti cinesi, salvo che tutte queste cronache, essendo più tardive dei fatti storici realmente accaduti, non confondano le date reali. Così come non certa appare la spedizione militare dell'imperatore Shujin (9 - 97) contro Himiko od il di lei successore, o - quanto meno - quell'Himiko di cui parlano le fonti cinesi.


Fonte: Wikipedia




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Re: TR e la realtà

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Re: TR e la realtà

Messaggio da Blu »

Una delle cose che sto amando molto, in ROTTR, è proprio lo studio e la cura dei dettagli che hanno messo sia nel caratterizzare la storia che nel raccontarla, a partire da quanto raccontato nei documenti, alle ambientazioni con i loro affreschi e oggetti, all'abbigliamento di Lara, ai personaggi messi in gioco e anche quelli solo lasciati intuire :) ..
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Blu ha scritto:Una delle cose che sto amando molto, in ROTTR, è proprio lo studio e la cura dei dettagli che hanno messo sia nel caratterizzare la storia che nel raccontarla, a partire da quanto raccontato nei documenti, alle ambientazioni con i loro affreschi e oggetti, all'abbigliamento di Lara, ai personaggi messi in gioco e anche quelli solo lasciati intuire :) ..
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Quoto in pieno: ho letto che è stato apprezzato moltissimo dai vertici della Koei, e loro in quanto a giochi a sfondo storico sono i maestri indiscussi :love: questa volta hanno fatto un lavoro straordinario




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Sempre a proposito di Rise... Quando la linea di demarcazione tra la realtà e la finzione si fa sempre più sottile. E' inquietante.
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Nillc »

Rigiocando a Chronicles, in questi giorni, mi sono reso conto che mancano i riferimenti a due elementi del gioco, uno piuttosto importante e l'altro un po' più "di nicchia"... ve li scrivo io, sperando di fare cosa gradita :)

LA LANCIA DEL DESTINO

La Lancia appare nella seconda avventura del gioco, ambientata in un sottomarino russo.
La Lancia del Destino, detta anche Lancia di Longino o Lancia Sacra, sarebbe quella di un centurione romano (Longino, appunto), che avrebbe trafitto il costato di Gesù Cristo dopo la sua morte.
Nei tre Vangeli sinottici (Luca, Marco e Matteo) non si fa menzione alcuna di questo episodio; in quello di Giovanni si racconta che, poco dopo la Crocefissione, alcuni soldati erano venuti a spezzare le gambe dei condannati, pratica che serviva ad accelerare la morte per il sopraggiungere dell'asfissia. Trovando Gesù già morto, "un soldato" di cui viene però taciuto il nome cerca conferma definitiva della sua dipartita e lo trafigge con la sua lancia al fianco.
Il nome e la carica del soldato (centurione Longino) vengono forniti nel Vangelo apocrifo detto "di Nicodemo".

La reliquia della Lancia di Longino, che successivamente verrà ricordato come santo, è attestabile già dal VI secolo; attualmente si conservano tre presunte "Lance del Destino", più una originariamente conservata a Parigi andata perduta durante la Rivoluzione Francesi. Se ne conta infatti una in Armenia e una a Roma; la più famosa resta però la Lancia Sacra di Ottone I, la cui tradizione si è andata pian piano sovrapponendo a quella della Lancia di Longino.

La Lancia Sacra di Ottone I è infatti una reliquia a se stante, con una storia del tutto differente: si tratta infatti di una lancia di ferro con un inserto, detto "Sacra Spina", ottenuto dalla fusione di uno dei chiodi usato per crocifiggere Gesù; essa era uno dei simboli del potere degli imperatori del Sacro Romano Impero, che la portavano in battaglia o la utilizzavano a mo' di scettro, per vidimare l'origine divina del loro regno. Si diceva che fosse invincibile e garantisse al suo possessore forza sovrumana e invulnerabilità.
Inizialmente solo la Sacra Spina della Lancia era identificata come reliquia cristologica, mentre il corpo ferreo dell'arma fu dapprima attribuito a San Maurizio e in seguito all'Imperatore Costantino; nel XIV secolo, l'imperatore Enrico IV volle ribadire la sacralità della famiglia imperiale affermando che la Lancia Sacra fosse effettivamente quella di Longino: a partire da questo punto le due tradizioni si sovrapporranno, tanto che la Lancia Ottoniana verrà identificata come l'unica e sola originale.

La Lancia conobbe una nuova fama nel XX secolo: Hitler infatti la prese con sé come simbolo del suo potere e della continuità del III Reich con il Sacro Romano Impero, ma anche, si pensa, a protezione del Nazismo data la sua invincibilità.
Si dice che dopo la fine della II Guerra Mondiale la Lancia sia stata portata in America, dove viene tuttora conservata sotto segreto militare, mentre quella conservata in Germania sia solo una copia.

LA BOCCA DELLA VERITA'

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Il famoso mascherone fa una fugace comparsata nei livelli romani di Chronicles, dove serve come "interruttore" per aprire porte e attivare blocchi.

In realtà la Bocca della Verità, uno dei simboli di Roma, si trova nel pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, a pochi passi dal Foro Boario e dal Circo Massimo. Questa è la collocazione che ha all'incirca dalla metà del 1600, ma fonti molto più antiche ci tramandano il fatto che in realtà essa sia presente a Roma da molti secoli; la collocazione originaria è però ignota.

La Bocca della Verità, secondo la tradizione, rappresenterebbe un oracolo o addirittura il dio Giove. La prima testimonianza circa i suoi "poteri" si trova in un testo del XI secolo, che riprende però delle credenze già molto antiche a quei tempi: si narra infatti che all'epoca al mascherone era attribuito il potere di promulgare oracoli; l'imperatore Giuliano si recò a interrogarlo e il diavolo ne approfittò per ingannarlo. Si nascose quindi dietro il mascherone e ghermì la sua mano, rifiutando di lasciarla andare se prima non avesse restaurato il paganesimo.

Più avanti, nel medioevo, alla Bocca della Verità fu conferito il potere di trattenere la mano delle donne che avessero tradito il proprio marito: si narra di intere file di donne portate davanti a essa per verificare la loro fedeltà!
Col tempo si estese questa possibile punizione ai rei di qualsiasi tipo di menzogna o bugia... che perdura fino a oggi: celebre è la scena del film Vacanze Romane dove Gregory Peck fa uno scherzo alla malcapitata Audrey Hepburn rifacendosi proprio a quel mito!

In realtà la Bocca della Verità altro non era che... un chiusino fognario, del tutto equiparabile ai moderni tombini. Il volto ritratto su di esso presenta tutti i tratti tipici dell'iconografia delle divinità fluviali: nell'antica Roma era d'uso raffigurarle sui tombini per dare l'effetto di una bocca che ingoia l'acqua.




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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Per chi ha terminato Rise, consiglio la lettura di questo articolo SPOILER
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Greywolf
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Greywolf »

Il traduttore di Google colpisce ancora...




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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Greywolf ha scritto:Il traduttore di Google colpisce ancora...

Eh lo so, ho cercato di tradurre al meglio. L'importante è il senso del testo, comunque




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Kira1988
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Kira1988 »

Molto interessanti *-* tra l'altro non ricordo dove stava quell'interruttore del chronicles forse pure in una bottiglia d'acqua XD




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