TR e la realtà

.. qual è la realtà che si cela dietro la serie? (indice aggiornato 02.2021)

Discussioni generali sul mondo di Tomb Raider, info, media e aiuti sui giochi ufficiali di TR / General discussion of the Tomb Raider's World, help, media and tips on official TR games
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Nillc
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Nillc »

Bellissima rubrica Talos :) i tuoi approfondimenti sono molto interessanti.
Non sono però molto d'accordo con la tua spiegazione circa il nome di Saint Francis' Folly... nel Quaderno di Traduzioni avevamo già intrapreso una bella discussione sul suo nome ed eravamo arrivati ad una conclusione molto molto interessante :D




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Blu
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Blu »

Vero :) .. Talos potresti integrare la tua scheda con quanto scritto/scoperto lì :D




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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Gablovecroft ha scritto:come al solito tutte informazioni interessantissime.. grazie Talos
► Mostra testo
eeheheh
Nillc ha scritto:Bellissima rubrica Talos :) i tuoi approfondimenti sono molto interessanti.
Non sono però molto d'accordo con la tua spiegazione circa il nome di Saint Francis' Folly... nel Quaderno di Traduzioni avevamo già intrapreso una bella discussione sul suo nome ed eravamo arrivati ad una conclusione molto molto interessante :D
E' problematico Saint Francis.. anche se penso che potrebbe essere plausibile. Il nome no, ma ho cercato di analizzare la "location".




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Il Relitto della Maria Doria

Tomb Raider II

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La Maria Doria era una nave di linea affondata nell'Oceano Atlantico negli anni 60. Il transatlantico trasportava il mistico Serafo, oggetto che permette l'accesso al pugnale di Xian.

Costruita dall'armatore Gianni Bartoli, in realtà capo di un clan della malavita, la nave era l'ultima gloriosa espressione dell'Art Decò. Quando Lara visita il relitto vede sontuose sale da ballo, piscine e un teatro che all'epoca era certamente pieno di passeggeri, entusiasti di cosa la splendida nave poteva offrire. Segreti corridoi di servizio collegavano varie parti della nave, destinati ai membri dell'equipaggio per non distrurbare con le loro azioni il viaggio dei passeggeri.

I ponti superiori del transatlantico offrivano molto confort con alcune piscine, promenade che permettevano di passeggiare sui ponti per una visione dell'Oceano estasiante.
Nei ponti inferiori potenti motori producevano l'energia necessaria per la navigazione - alcuni di questi sono visibili nel relitto.

Nulla si sa sui passeggeri. Se erano amici o perfetti ignari della setta della Fiamma Nera è sconosciuto. Fortunatamente per Lara, non ha trovato cadaveri durante l'esplorazione del relitto, a parte barracuda, squali e esseri marini che hanno trasformato la Maria Doria nel loro habitat; tra cui una murena. Si suppone che Gianni Bartoli perì nell'affondamento.

Probabilmente in quanto vi erano collegamenti tra la malavita e l'affondamento, la polizia non indagò sulle cause dell'incidente. Successivamente, il figlio di Gianni, Marco, decise di trovare il relitto per recuperare il Serafo e far luce sulle cause dell'incidente.

Il transatlantico venne fatto affondare dai monaci del monastero di Barkhang, che posizionarono delle bombe a centro nave: lo scoppiò spezzò la nave in tre tronconi, i ponti superiori si staccarono, così come la zona poppiera e la prua. Il relitto tutt'ora è rovesciato sulla chiglia. I monaci probabilmente sacrificarono le vite dei passeggeri per fermare la setta della Fiamma Nera.


Spaccato semilongitudinale della nave
► Mostra testo

C'è un errore nella sezione: si è preso come esempio una nave container, ma la Maria Doria era un transatlantico in stile anni 40/50 (è un chiaro riferimento all'Andrea Doria) quindi non è esattamente giusto

Questa è la Leonardo da Vinci, gemella dell'Andrea Doria


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e qui una mia foto d'archivio a Genova: da notare il transatlantico, l'Andrea Doria

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Fonte: Rosso Pompeiano forum


EDIT: Ho trovato sul web questo render creato con XNA... io sarò Miss Pignoleria ma devo specificare che il relitto che si vede NON può essere la M.Doria, perché è chiaramente un transatlantico dei primissimi anni del 1900 (diciamo che Il Titanic non era ancora stato costruito). Potrebbe rassomigliare al Mauretania XD
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Ultima modifica di Talos il 24 dicembre 2011, 14:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Le Rovine del Tempio (Mandir)

Tomb Raider III

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Nell'induismo il tempio, o Mandir (sanscrito मन्दिर, "casa") è un luogo d'incontro tra il fedele e il Dio cui esso è dedicato, il luogo in cui sperimentare una visione (Darshan) che è epifania, manifestazione e esperienza diretta del divino. Caratteristico di un tempio è la presenza di una murti (immagine) del deva (dio) cui l'edificio è consacrato. Il tempio può essere dedicato a un unico deva, o a più dei tra loro collegati.

I primi esempi significativi si hanno nel sud India tra il VII e il IX secolo, all'epoca della dinastia Pallava con i templi rupestri sotto Mahendravarman e di Marasimhavarman. La struttura di un tempio riproduce il macrocosmo, visto come corpo di Dio, in correlazione con il microcosmo, il corpo del fedele. Il fedele prega nel punto del tempio che rappresenta il cuore, mentre la murti principale è collocata in corrispondenza della testa, ed è lì che il pujari, il responsabile dell'adorazione della divinità, celebra la puja, offrendo incenso, fuoco, fiori, cibo.

La progettazione, l'edificazione di un tempio e la sua consacrazione sono affidati a sacerdoti con competenze specifiche, e rispetta i principi del vastu. La torre costituisce un elemento essenziale, in quanto simboleggia il monte Meru.

Per gli induisti non vi è obbligo di recarsi al tempio, ma è consuetudine farlo per le feste principali.



Città di Tinnos

Tomb Raider III

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La città perduta di Tinnos è uno dei livelli finali, il luogo dove cadde il meteorite.

Questo rimanda ad una lunga tradizione di letteratura fantastica sull'Artide e sull'Antartide. Quando l'uomo ha smesso di immaginare il fantastico nei 5 continenti, perché erano quasi del tutto esplorati, ha incominciato a trasferire il suo orizzonte immaginario nelle immense placche ghiacciate ai poli. Tutta una folla di sciapodi, blemmi e sirene che affollavano i bestiari medievali è improvvisamente scomparsa per fare posto ad una nuova immaginazione che aveva per protagonisti esploratori di terre ghiacciate abitate da sinistre e oscure presenze che rimandavano ad una remota giovinezza del pianeta. Forse il primo è stato Edgar Allan Poe con "Le avventure di Gordon Pym". Segue l'inquietante "La nube purpurea" di Edward Shiel. Ma il più complesso racconto sui misteri dell'Antartide è quello contenuto ne "Le montagne della follia" di P. H. Lovecraft, che immagina appunto una razza mostruosa preumana che avrebbe costruito ciclopiche città in tempi remotissimi.
I progettisti di Tomb Raider evidentemente non si sono sottratti al fascino di un tormentone antico (il racconto di Lovecraft è uscito una settantina di anni fa su Astounding Stories).

Ci sono dei riferimenti a vari film o opere famose, ma in particolare a nulla si Storico.
Bisogna fare una precisazione: sono state trovate alcune mappe, che rappresentano l'Antartide verde, mappe copiate da altre mappe più antiche, e la cosa è molto curiosa.
Inoltre poco tempo fa è stata trovata una Catena Montuosa, simile a quella Alpina. Il problema sta nel fatto che se fossero Montagne coperte da tanto tempo dai ghiacciai dovrebbero risultare più erose e invece somigliano molto alle Alpi, e qualcosa che non va c'è anche perché l'Antartide fa Zolla Tettonica a se, e non ci dovrebbero essere montagne così alte.

Sta di fatto che per ora resta un grande mistero: di sicuro potrà dirci molto altro l'Antartide, qualcosa di molto interessante.


Tiwanaku

Tomb Raider Legend

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La civiltà Tiahuanaco fu contemporanea di quella Huari, che si trovava a nord di quella Tiahauanaco, condividendone molti attributi, in particolare dal punto di vista artistico. Tuttavia i contatti tra le due culture sembrano essere stati limitati ad un periodo di 50 anni, durante i quali vi furono sporadiche scaramucce riguardanti una miniera occupata per prima dai Tiahuanaco. La miniera delimitava il confine tra le sfere di influenza delle due culture e gli Huari tentarano, senza successo, di assicurarsela tutta per loro.

Il declino di questa civiltà sembra sia causato dall'invasione di popolazioni dal sud o nella perdita di fede nella religione predominante. Il collasso dei Tiahuanaco influenzò la crescita dei sette regni Aymara, gli stati più potenti dell'area. Tutto il territorio fu conquistato, attorno al XV secolo, dagli Inca e annessi all'impero noto come Tahuantinsuyo. La regione occupata dai Tiahuanaco venne annessa alla provincia nota come Qulla Suyo, la provincia dell'est.

Il territorio fu fondato approssimativamente attorno al 200 a.C., come una piccola città e crebbe tra il IV e il VI secolo, conseguendo un importante potere regionale nel sud delle Ande.

Nella sua massima estensione la città copriva 6 Km2 e ospitava circa 40.000 abitanti. Una caratteristica sono gli enormi monoliti di circa 10 tonnellate che si possono ancora ammirare nelle rovine dell'antica città.

Il declino iniziò attorno al 950 fino al collasso completo attorno al 1100, quando il centro cerimoniale venne abbandonato. L'area circostante non fu però abbandonata completamente, ma lo stile artistico caratteristico cadde assieme agli altri aspetti della cultura.


Nel videogioco Tomb Raider - Legend la protagonista del gioco, l'archeologa Lara Croft, rinviene un altare in pietra decorato nei pressi di un antico tempio appartenente proprio alla civiltà pre-inca dei Tiwanaku. Questo altare in pietra, secondo Lara, è la chiave per accedere ad Avalon, grazie alla leggendaria spada di Re Artù, Excalibur.


Vilcabamba

Tomb Raider 1 e Anniversary

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Vilcabamba fu una città fondata da Manco Inca nel 1539 e fu l'ultimo rifugio dell'Impero Inca fino alla sua caduta per mano degli spagnoli nel 1572. La città venne data alle fiamme, la zona divenne un luogo arretrato del Perù e la sua posizione venne dimenticata.

Le rovine della città furono riscoperte da Hiram Bingham nel 1911 in una remota foresta chiamata Espíritu Pampa a circa 130 km a ovest di Cuzco, ma non ne riconobbe l'importanza, credendo che Machu Picchu, anch'essa da lui riscoperta, fosse la leggendaria Città Perduta degli Incas. Fu riconosciuta solo con l'esplorazione e le scoperte di Antonio Santander e di Gene Savoy negli anni sessanta. Comunque questi non poterono dimostrare la loro teoria.

Nel 1976 il professore Edmundo Guillen e gli esploratori polacchi Tony Halik e Elżbieta Dzikowska ritrovarono le rovine. Comunque prima della spedizione Guillen aveva ritrovato in un museo di Seviglia delle lettere degli spagnoli, nei quali descrivevano il progredire dell'invasione e quanto avevano trovato a Vilcabamba. Il confronto delle lettere con le rovine fu la prima prova della posizione di Vilcabamba.

Ulteriori scavi archeologici di Vincent Lee e ricerche di John Hemming diedero ulteriori conferme che Espíritu Pampa fosse in realtà la storica Vilcabamba.

Il 16 giugno 2006 in un museo a Cusco è stata posta una placca che commemora il trentesimo anniversario della scoperta di Vilcabamba. Tra le altre ci sono i nomi degli esploratori della "prima spedizione provata": Guillen, Halik e Dzikowska.

La città perduta di Vilcabamba compare nella serie di videogiochi educativi Amazon Trail, nel videogioco Tomb Raider e anche nel libro Evil Star di Anthony Horowitz. Vilcabamba è anche un livello di gioco del videogioco di ruolo per Playstation 2 Shadow Hearts: From the New World.



Fonte: Rosso Pompeiano forum




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Re: TR e la realtà

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Isola di Jan Mayen

Tomb Raider Underworld

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L'isola di Jan Mayen è un territorio appartenente alla Norvegia, costituito da un'isola situata al limite tra l'Oceano Atlantico e il Mar Glaciale Artico e sotto l'amministrazione della Contea di Nordland- Dopo la scoperta avvenuta nel XVII secolo da parte di alcuni cacciatori di balene, l'isola è stata contesa da varie nazioni per costruirvi una base per la caccia alle balene o per la caccia alle volpi artiche. Nonostante tutto, l'isola diventò un centro per gli studi scientifici dopo la vincita del premio dell'Anno Polare Internazionale durante l'inverno tra il 1882 e il 1883. Nel 1929 la Norvegia conquistò l'isola e ne fece una stazione meteorologica fino al 1959, quando cadde in disuso; le principali attività sull'isola si svolgevano in una stazione utile per la radionavigazione.

Essendo caratterizzata da un clima artico, l'isola ospita vari uccelli di mare e ha un territorio composto perlopiù da tundra. La principale sommità di Jan Mayen è costituita da un vulcano, denominato Beerenberg, la cui altezza è di 2277 metri. Jan Mayen è una piccola isola dalla forma allungata; l'unico villaggio presente sul territorio è Olonkinbyen, e conta solo 18 abitanti. Esso è abitato dalle persone che lavorano nella stazione meteorologica ed in quella per la radionavigazione.

La scoperta di Jan Mayen è incerta. Si dice che nel VI secolo d.C., durante uno dei suoi viaggi, il monaco irlandese Brendano di Clonfert approdò sulle coste dell'isola dopo una tempesta. Nonostante l'isola, secondo la leggenda, ospitasse le porte dell'inferno, non fece passare nell'aldilà il monaco.

L'isola è stata anche probabilmente passaggio e tappa nella rotta dei Vichinghi. Questo perché, in alcune carte geografiche da loro disegnate, oltre che la Groenlandia, la Norvegia, l'Islanda e le isole Fær Øer, è comparsa anche Jan Mayen.

L'isola di Jan Mayen è stata con certezza scoperta nel XVII secolo da alcuni cacciatori di balene olandesi e inglesi alla ricerca di nuove zone di pesca. Il navigatore comandante inglese di alcune spedizioni a nord, Henry Hudson, approdò sull'isola nel 1607 e la battezzò Hudson's Tutches o Touches. Il merito della prima esplorazione dell'isola approfondita e dettagliata, comunque, va all'esploratore olandese Jan Jacobs May van Schellinkhout, che la visitò nel 1614. Fu egli a battezzarla con l'attuale nome, Jan Mayen, e a inserirla in modo corretto nelle carte geografiche, costituendo una certa prova della scoperta dell'isola.

Jan Mayen non era allora rivendicata da nessun popolo: ha cominciato a popolarsi molto quando divenne una base scientifica per gli studi meteorologici durante l'Anno Polare Internazionale.

Durante la prima metà del XVII secolo, alcuni cacciatori di balene si stabilirono sull'isola per produrre olio a partire dal grasso di balena. Dopo la scoperta della grande popolazione di balene a Jan Mayen, molti di essi si sono trasferiti sull'isola durante la stagione estiva. L'olio di balena era a quei tempi molto pregiato, e per questo sono state costruite molte strutture sull'isola per ospitare i cacciatori e i lavoratori. Una prima permanenza invernale su Jan Mayen fu svolta nel 1633: alcuni dei sette uomini rimasti sono tornati alla loro terra e sono tornati l'estate successiva. L'isola fu lasciata tra il 1640 e il 1650 e fu progressivamente riabitata nei 230 anni seguenti.

L'inverno tra il 1882 e il 1883 fu dichiarato primo Anno Polare Internazionale, un gruppo di scienziati austro-ungarici che scelsero Jan Mayen come luogo di studio, una base chiamata Maria Muschbukta (letteralmente Baia Maria Musch); inaugurata l'organizzazione scientifica, Jan Mayen ritornò piena d'attività come secoli prima. Dal 13 luglio 1882 al 6 agosto 1883, gli scienziati si occuparono di importanti ricerche (test sull'equipaggiamento per le spedizioni polari, salinità e temperatura del mare, magnetismo, ma anche su elementi dell'ecosistema, come piante, animali e rocce).

Nei primi anni del XX secolo, i commercianti norvegesi cominciarono a venire a Jan Mayen, trascorrendovi anche l' inverno al fine di praticare la caccia. Le prede più cacciate erano le renne, pregiate per il loro pelo, e gli orsi bianchi. Con la caccia intensiva vennero sterminati molti animali, che, con la loro scomparsa, resero Jan Mayen priva di attrattive economiche, a tal punto che venne abbandonata nel 1920.


Il colosseo (l'arena)

Tomb Raider 1 e Anniversary

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A prescindere dalla funzione, la differenza esteriore tra un anfiteatro e un teatro romano è che l'anfiteatro è di forma ellittica mentre il teatro è semicircolare e dotato di una scena sul lato rettilineo. Il nome "anfiteatro" significa "doppio teatro", ma anche e soprattutto "spazio destinato agli spettatori che corre attorno all'arena" derivando dal prefisso greco ἀμφί = "doppio" oppure "attorno";. Etimologicamente il termine discende quindi dal greco ἀμφιθέατρον, ovvero "teatro tutt'intorno". L'anfiteatro è diverso anche dal circo romano che ha una forma molto più allungata (di solito supera i 555 m) con il lato breve, corrispondente ai 'carceres', rettilineo, e che era usato per corse di cavalli aggiogati a carri. Tuttavia i circhi sono forse meno comuni e certamente meno noti, mentre l'anfiteatro (assieme al teatro e alle terme) rappresenta un monumento tipico di ogni città romana grande o piccola.

Il primo anfiteatro permanente fu quello di Pompeii, costruito nel 70 a.C., come testimoniato dalla iscrizione dedicatoria in duplice copia, dai duoviri della colonia. Il primo anfiteatro permanente in Roma fu' l'anfiteatro di Statilio Tauro, eretto nel 29 a.C.

L'anfiteatro più famoso al mondo è l'anfiteatro Flavio, detto Colosseo, costruito dalla dinastia dei Flavi. In particolare fu iniziato dall'imperatore Vespasiano e fu terminato (e sontuosamente inaugurato) dal figlio Tito. Le dimensioni raggiunte da queste fabbriche erano impressionanti: il Colosseo arriva a misurare nei due diametri esterni 188 x 156 m, con una arena di 86 x 54 m. Prima della sua erezione il più imponente era probabilmente l'anfiteatro di Capua (I-II secolo) con i diametri 170 x 140 m. L'Anfiteatro di Verona è tra i meglio conservati, tant'è ancora utilizzato per spettacoli lirici e altre attività di spettacolo, e misura tutt'oggi 152 x 123 m. L'anfiteatro di El Jem, tardo e mai ultimato ma in ottimo stato di conservazione, misura 148 x 122 m, mentre l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli arriva a misurare 147 x 117 m. Purtroppo, in molti casi, di detti edifici non rimane molto e le loro notevoli dimensioni le si possono solo immaginare, sulla base di restituzioni matematiche che su basi teoriche permettono di ipotizzare le misure di questi edifici ludici. Di seguito riportiamo un elenco degli anfiteatri di notevoli dimensioni, con i loro rispettivi - ipotetici - diametri maggiori:

Anfiteatro romano di Milano (II-III secolo, 155 x 125), di cui rimangono pochi resti.
Anfiteatro romano di Siracusa (140 x 119 m). Ne rimane l'arena e la sola prima galleria con relativa gradinata, interamente intagliate nella roccia.
Anfiteatro romano di Catania (II secolo d.C.?), oggi quasi del tutto interrato. Tale edificio, secondo le prime ricostruzioni, superava i 160 m di diametro maggiore, mentre secondo altre ricostruzioni misurerebbe 125 x 105 m.

Infine altri grandi costruzioni del genere sono quelle di Arles (136 x 107 m), Nîmes (133 x 101), Pola (132 x105), Tarragona (109,50 x 86,50 m), Lecce (102 x m 83). Tra i più famosi ricordiamo invece l'anfiteatro di Pompei, chiuso agli spettacoli per ben 10 anni, a seguito della celebre zuffa fra Pompeiani e Nocerini.

Vi erano ovviamente altre arene in quasi tutte le città dell'Impero: in Grecia, Turchia, Francia, Spagna, Italia e Nord Africa



Totec

Lara Croft and the Guardian of Light

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Xipe Totec ("Nostro Signore lo Scorticato"), era una divinità mixteca, in origine chiamata semplicemente Xipe, assimilata poi alla mitologia azteca. Era una divinità che presiedeva alla rinascita, al passaggio dalla morte alla vita e viceversa, dio dell'agricoltura, dell'occidente, delle malattie, della primavera, dei fabbri e delle stagioni. Si tolse la pelle per dare nutrimento all'umanità, simboleggiando il seme del mais, che perde la scorza esterna per poter germogliare. Veniva raffigurato senza pelle, come un dio dorato, oppure con una seconda pelle umana.

Il culto di questo dio fu adottato dagli Aztechi durante il regno di Axayacatl (1469–1481). Ogni anno, durante il Tlacaxipehualiztli, secondo mese rituale dell'anno atzeco che cadeva all'equinozio di primavera, venivano fatti festeggiamenti in onore di Xipe Totec con sacrifici umani. Si costringevano schiavi e prigionieri a combattere in tornei chiamati Tlahuahuanaliztli. A quelli che perdevano il combattimento veniva tolto il cuore e rimossa la pelle, che, tinta di giallo (chiamata teocuitlaquemitl ovvero "abito d'oro") era poi indossata dai vincitori.

Gli orafi aztechi costruirono svariati templi dedicati a Xipe Totec, in particolare quello principale di Yopico. La prima iconografia del dio, invece, ci viene dal tempio a Xolalpan.

Sembra che la Cattedrale di Città del Messico sorga sul tempio demolito di Xipe a Tenochtitlan



Il Bazaar

Tomb Raider IV

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Un bazar (persiano بازار) è un'area permanentemente vocata al commercio ed è costituita da un insieme abbastanza vario di vie e larghi in cui s'affacciano negozi di beni commerciali di varia natura e di servizi ad essi per lo più dedicate. La parola persiana bāzār, ha un'etimologia che risale al periodo persiano sasanide medio-persiano e la parola originaria era baha-char (بهاچار), che significava "il posto dei prezzi". Malgrado si pensi che la parola originaria sia persiana, il suo uso si è diffuso ovunque e oggi è accettato nelle varie lingue del mondo

Di fatto è esattamente equivalente al termine arabo "suq".

Bazar famosi:

Khan el-Khalili del Cairo
Grande bazar di Tehranr
Bazar di Tabriz
Bazar di Isfahan
Grande Bazar d'Istanbul
Chandni Chowk Bazar di Delhi
Anarkali Bazar di Lahore
Bazar della città murata di Lahore
Hampi Bazaar, il diroccato bazar (XV secolo) di Vijayanagara



Fonte: Rosso Pompeiano forum




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yoghi
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Re: TR e la realtà

Messaggio da yoghi »

Interessante! :approved: alcune cose le sapevo, non tutte però! Grazie :hello: :hello:




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Nickotte
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Nickotte »

Grandissima guida! Interessantissime chicche che davvero alletta sapere! :D
E lo spaccato della Maria Doria ci sta molto bene! :D :D :approved:
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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Grazie ragazzi =)




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Complesso Templare di Karnak

Tomb Raider IV

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Il complesso templare di Karnak - di cui il Grande tempio di Amon e il Tempio di Luxor costituiscono solo una parte - si trova sulla riva destra (rispetto alla sorgente) del Nilo e la sua costruzione procede di pari passo con la storia egiziana antica; esso è, infatti, un sovrapporsi di strutture successive tanto che è oggi quasi impossibile individuare il nucleo originale (vedi fig. b.), risalente al Re Sesostris I della XII Dinastia, che era costituito da tre piccoli locali orientati Est-Ovest, oggi inesistenti, e di cui si conservano solo le soglie ubicate nell'area posteriore al santuario della "barca sacra" di Filippo Arrideo, e nei pressi del "Chiosco di Sesostri I" ricostruito con componenti rinvenuti quale materiale di riempimento del III Pilone (Seti I, XIX Dinastia).

Dalla XII alla XXX Dinastia, in un arco di oltre 1600 anni, ogni Re o Faraone ha lasciato la propria traccia apportando modifiche, talvolta sfruttando le preesistenti costruzioni come cave di materiale o "usurpandole" a proprio nome.

Secondo la convenzione egiziana, la perfezione divina era costituita da una triade, o trinità; anche nel caso del complesso templare di Karnak, si assiste alla medesima immagine talché la triade è costituita dal citato Amon, dalla sua sposa Mut e dal figlio Khonsu che, pur non godendo di un complesso proprio, viene celebrato, come nella Festa di Opet, in entrambi i recinti dei genitori con un tempio a lui dedicato in ciascuno. Il recinto templare della Dea Mut (di circa m 250 x 400) è collegato a quello del marito Amon da un "dromos", un viale di sfingi criocefale (ovvero con corpo di leone e testa di ariete), mentre in ognuno dei recinti maggiori si trova un lago per i lavacri sacri dei sacerdoti.
Una delle sfingi a testa d'ariete poste all'ingresso del Tempio di Karnak

Per quanto attiene al complesso di Amon vero e proprio, di difficile "lettura" alla luce dei molteplici interventi succedutisi in oltre 1600 anni, tre sono i momenti fondamentali individuabili:

costruzione del tempio originale del Medio Regno (XII Dinastia, sotto Sesostri I);
costruzione del tempio di Amon propriamente detto (XVIII Dinastia, sotto Thutmose I) con un recinto in pietra calcarea di circa 125 m di lunghezza; elevazione dei I e II Pilone (oggi corrispondenti, rispettivamente, al IV ed al V) e realizzazione di una Sala Ipostila (oggi scomparsa);
la costruzione del III pilone come base di partenza per la realizzazione della Grande Sala Ipostila, sotto Amenofi III (XVIII Dinastia)
aggiunta, durante la XVIII Dinastia, a cura di Thutmose III in occasione della sua festa giubilare, del cosiddetto "Akh-Menu", o "Sala delle Feste", ad ovest, di una corte che, sotto Sethy I e, poi, sotto Ramses II, si trasformerà nella Grande Sala Ipostila.

Per avere idea delle enormi dimensioni del complesso templare di Amon oggi, si consideri che esso misura m. 400 x 600 circa, per un'area complessiva di circa 300.000 m2.

Legenda:
1 – Primo pilone (ingresso monumentale; XXX Dinastia);
2 – Tempio di Sethy II (XVIII Dinastia);
3 – Grande cortile porticato;
4 – Tempio di Ramses III (XX Dinastia);
5 – Sala ipostila (iniziata da Sethy I, terminata da Ramses II -XIX-);
6 – Tempio di Amon (propriamente detto)(vedi fig. b);
7 – “Akh-Menu”, o “Sala delle feste” di Thutmosi III (XVIII Dinastia);
8 – Lago sacro di Amon;
9 – Propilei del sud;
10 – Tempio giubilare di Amenhotep II (XVIII Dinastia)
11 – Tempio di Khonsu;
12 – Tempio di Opet;
13 – Viale delle sfingi “criocefale”;
14 – Tempio di Mut;
15 – Lago sacro di Mut;
16 – Tempio di Amenhotep III (XVIII Dinastia);
17 – Tempio di Ramses III (XX Dinastia);
18 – Tempio di Monthu.

L'orientamento geografico del complesso è duplice ed è oggi individuabile dal posizionamento dei Piloni la cui numerazione corrente, però, non segue lo sviluppo storico costruttivo del complesso, bensì una progressione "di comodo" stabilita dagli archeologi: da est ad ovest, dall'esterno verso l'interno, per la parte più antica (piloni da I a VI) e da sud a nord, ma dall'interno verso l'esterno, per la parte più recente (piloni da VII a X). A riprova della difficoltà di lettura del complesso (tenendo presente la numerazione attuale dei Piloni), si consideri che:

I Pilone, sull'asse est-ovest (il cosiddetto "Ingresso Monumentale"): è in realtà uno degli ultimi costruiti; si apre, infatti, nella cinta muraria della XXX Dinastia;
X Pilone (lettera "A" in fig. a), sull'asse nord-sud, si apre anch'esso sul recinto della XXX Dinastia, ma mentre il I è contestuale alla costruzione del recinto stesso, questo risale al Faraone Horemhab della XVIII Dinastia ed è stato, perciò, inglobato nella successiva costruzione.

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Pure alla XVIII Dinastia risalgono le tracce di un muraglione "a rientranze e sporgenze" (lettera "B" in fig. a), che riprende motivi architettonici tipici delle fortezze mesopotamiche, che delimitava l'area del complesso intorno al 1500-1400 a.C. Nell'area nord (contrassegnata dalla lettera "C" in fig. a) si trovano varie cappelle e santuari dedicati, in Epoca Tarda, al culto di Osiride. Nell'area invece compresa tra il I ed il II Pilone (n.ro 3 in fig. a), si apre il "Grande Cortile Porticato" che ospita (n.ro 4) il tempio-deposito di Ramses III (XX Dinastia) adibito a ricovero delle barche sacre al Dio Amon. Analogo impiego avevano tre sale del tempio di Sethy II (n.ro 2) che ospitavano le barche della triade tebana: Amon, Mut e Khonsu.

Oltre il II Pilone (n.ro 5) si apriva un grande portico scoperto voluto da Amenhotep III (XVIII Dinastia) e trasformato, da Sethy I e successivamente dal di lui figlio Ramses II, nella "Grande Sala Ipostila" con le sue 134 colonne. La facciata del tempio di Thutmosi I (XVIII Dinastia, area n.ro 6 in fig. a) dà accesso al "Luogo Prescelto", il tempio di Amon propriamente detto (fig. b) e costituisce, oggi, il V Pilone. Ai lati del suo accesso, Thutmosi III erigerà due pilastri rappresentanti le piante araldiche dell'Alto e Basso Egitto, rispettivamente il fior di loto e il papiro. Accanto ai due pilastri, all'epoca di Tutankamon, saranno edificate le statue di Amon ed Amonet.

Nell'area contrassegnata in fig. "a" dal n.ro 7, si apre l'Akh-Menu, la "Sala delle Feste" voluta da Thutmosi III, che ospitava il cosiddetto "orto botanico" ovvero la rappresentazione parietale della flora e della fauna incontrata dal grande Re guerriero nel corso delle sue 17 campagne di guerra e le cui conquiste,in tal modo, venivano offerte simbolicamente al Dio Amon. Oltre il santuario del Medio Regno (fig. b e lettera "H" di fig. a) si trovava l'obelisco di Thutmosi IV che oggi svetta in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma. Qui erano ubicate, inoltre, le abitazioni del sacerdoti.

Nei pressi del lago sacro ad Amon (n.ro 8) si trova ancora oggi la statua gigante di Khepri, lo scarabeo sacro rappresentazione del Sole al suo sorgere.

L'area contrassegnata dalla lettera "I" (in fig. a) è comunemente nota come "Cortile del Nascondiglio"; è qui, infatti, che in epoca tolemaica vennero sepolti ex voto ed offerte che si erano accumulate nel corso dei secoli e che, evidentemente, "ingombravano". Il VII e l'VIII pilone delimitano le aree contrassegnate dalle lettera "L" ed "M". Entrambi i Piloni vengono "assegnati" a Thutmosi III, ma mentre l'VIII è sicuramente di tale sovrano della XVIII Dinastia, quasi certamente il VII venne eretto sotto Hatshepsut e successivamente "usurpato" dal figliastro.

L'area contrassegnata dalla lettera "N" è, infine, delimitata dal IX e X Pilone di Horemhab; qui si manifesta l'usanza (in questo caso positiva) di riutilizzare antichi monumenti come "cave di materiale" edile. All'interno di tali piloni, infatti, sono state rinvenute migliaia e migliaia di "talatat" provenienti dal distrutto tempio dedicato ad Aton da Amnhotep IV/Akhenaton e che si trovava, molto verosimilmente, proprio in questa zona. Altre migliaia di tali mattoni (provenienti anche dalla demolita Akhetaton) sono stati inoltre rinvenuti quale riempimento del II Pilone (pure di Horemhab) e nelle fondamenta della "Grande Sala Ipostila" di Sethy I e Ramses II.



Fonte: Rosso Pompeiano forum




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Ranpyon
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Ranpyon »

Che belle ed interessantissime ricerche, complimenti!! :D

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Talos
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Re: TR e la realtà

Messaggio da Talos »

Ranpyon ha scritto:Che belle ed interessantissime ricerche, complimenti!! :D

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Grazie Ran!!

:shock: questa cosa del Legend me la sono persa! Ora vado a guardare :D




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Re: TR e la realtà

Messaggio da [Reinvent Yourself] »

Non era Firenze quella? :shock:




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Re: TR e la realtà

Messaggio da androme321 »

Molto belle le informazioni Talos ^^ ,le leggerò tutte con calma e bene! :D ,Ma di quale dialogo stiamo parlando ?? :shock:
EDIT:ah si ora ricordo : quando lara si sta arrampicando e zip dice che è tornato alister e lara dice : " Ma non eri a firenze ?" e poi alister attacca a parlare , e tutte le volte che lo riguardo non faccio mai caso alle cose che dice alister :asd:
[Reinvent Yourself ha scritto:Non era Firenze quella? :shock:
si si proprio quella :asd:




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Re: TR e la realtà

Messaggio da Ranpyon »

Lara chiede ad Alister: "Così presto? Ma non eri a Firenze?" e lui risponde: "Alla fine ho dirottato su Genova, andando avanti di questo passo la mia tesi non vedrà mai la luce, ma questa è un'altra storia. E tu che ci fai in Bolivia?" :D
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