Come vi dicevo qualche giorno fa, Domenica sera ho terminato la storyline principale e mi sono riuscito a ritagliare solo adesso un pochino di tempo per raccontarvi cosa penso di questo TR.
Cominciamo dalla trama. Leggendo alcune recensioni online (fortunatamente erano davvero poche, tipo una o due; ora non ricordo quali testate le avessero pubblicate, purtroppo), la storia veniva descritta come un rapido decollo seguito da una noiosa fase di stallo che si concludeva con un finale prevedibile. Ovviamente, Rise non è tutto questo: Rhianna Pratchett si è superata, scrivendo per TR una delle migliori storie, a mio parere, mai scritte per l'intera saga. Coerente, dal ritmo sostenuto e decisamente appassionante, questa è la storia che in TR (insieme a quella di The Last Revelation) mi ha più tenuto "incollato al pad". Dall'inizio alla fine, si ha sempre quel senso di "spinta a proseguire", a cercare di più, a desiderare di capire di più di quello che sta succedendo - fino a giungere al finale (tutt'altro che prevedibile) e al consueto senso di nostalgia con cui si guarda un TR una volta che lo si è concluso.
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Alcune scene sono davvero strepitose.
All'inizio, avevo sospettato che Ana non fosse dalla nostra parte. Non chiedetemi perché, è stata una cosa istintiva

- appena l'ho vista, ho detto: "Questa ha qualcosa che non va"

Però devo dire che mai mi sarei aspettato che fosse davvero così tanto vicina alla Trinità. La scena in cui Lara lo scopre è fra le migliori di sempre. Benedetta Ponticelli ha compiuto un lavoro di doppiaggio eccellente in quasi tutte le scene drammatiche (questa per prima).
Bella l'idea di questo Jacob/Profeta. Mi piace come diventa quasi l'angelo custode di Lara, proteggendola. Lara, dal canto suo, ha un carattere davvero ben disegnato: dolce, ingenua qualche volta nel voler essere d'aiuto al prossimo, ma determinata ad andare fino in fondo con quello che desidera. Chiunque, insomma, sostenga che la Pratchett ha fatto un cattivo lavoro, dal mio punto di vista, ha proprio giocato ad un altro gioco

Il gameplay si configura come un ritorno non troppo differente di quello che avevamo visto nel 2013. Se, però, all'epoca, il gioco era una specie di enorme bagno di sangue intervallato da qualche scena simil-archeologica, qui gli equilibri sono ben differenti: le parti di combattimento io le ho trovate assai più ridotte e più "periferiche" rispetto al peso che avevano prima. Il che, per altro, non mi è affatto dispiaciuto. Inoltre, largo spazio è lasciato all'esplorazione, che in Rise regna davvero sovrana. Ho percorso senza correre buona parte delle aree del gioco, la prima volta che le ho attraversate, tanta è la loro bellezza e, spesso, anche la ricchezza di cose da fare e da raccogliere. Belle e ben congegnate le missioni secondarie - che, per carità, non sono una rivoluzione di gameplay, ma certo aiutano non solo ad allungare i tempi del gioco, ma anche a capire di più della storia. Lara ha nuovi strumenti (avete notato il perfetto tempismo, anche di gioco, con cui essi vengono forniti?) e, stavolta, se si è esplorato tutto, si ricorda perfettamente quella porta che non si poteva aprire, o quel passaggio impossibile e, appena si ha lo strumento adatto, lo spirito di esploratore si fa sentire e fa tornare indietro al primo dei più di 40 campi base sparsi nello scenario.
Una menzione particolare va alle tombe. Stavolta ci sono e, sebbene sarebbero potute pure essere qualcuna di più (e qualcuna anche più difficile di quanto effettivamente sia), fa piacere entrarci non solo per la bellezza delle ambientazioni, ma anche perché rappresentano davvero dei piccoli, piacevoli rompicapi con cui passare il tempo. Sono 9 in tutto, nessuna mette davvero in difficoltà (forse solo quella dei bagni di Kitez mi ha preso un po' più di tempo), ma sono assolutamente godibili.
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Avete visto che bello il modello gigante del sistema solare su cui salire? Alla fine ogni singola parte gira da sola, in direzioni differenti, e trovare la strada per salire fino in cima non è poi così difficile, ma è davvero emozionante

Per quanto riguarda la fabbricazione e l'incremento delle abilità di Lara, questa volta Crystal ha fatto sul serio: le abilità di Lara sono più di 40, ripartite in 3 alberi differenti. Per svilupparle tutte è senz'altro necessario tornare indietro a recuperare tutto e a combattere ancora (cosa che non può che fare piacere). Il crafting delle armi e degli strumenti è decisamente piacevole - specie perché stavolta è strettamente legato alla natura dei materiali che si recuperano. Ed è praticamente infinito: sono tantissime le migliorie da apportare agli archi, alle pistole, ai fucili e a tutto l'armamentario di Lara.
In linea generale, quindi, l'esperienza di Rise è una di quelle imperdibili - e non solo per i fan della serie, a mio parere. Dopo tanti anni di critiche, Crystal sembra aver cominciato ad ascoltare i fan della serie e sta cercando di accontentare sia quelli di vecchia data sia quelli nuovi, forse più abituati a titoli sandbox come Assassin's Creed o GTA. Rise non è certo Assassin's Creed in termini di grandezza (né credo abbia l'interesse ad esserlo), ma certo è che, in alcune parti, gli sviluppatori si sono ispirati alle avventure made in Ubisoft, senza però snaturare il carattere più adventure e meno pretenzioso di Tomb Raider.
Se proprio devo trovare qualcosa da dire su Rise, dirò che la parte finale, davvero avvincente, assomiglia un po' a quella vista nel 2013 (per più dettagli, aprite lo spoiler qui sotto) e che l'uso delle parolacce non giova troppo, a mio parere, a Lara. Sentirla scegliere le parole che usa con alcuni degli altri protagonisti, in alcuni punti, fa pensare che un tale uso dello sproloquio si poteva in fondo anche evitare - ma sono davvero dettagli non importanti.
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La parte finale, in particolare, mi ha ricordato tanto l'ascesa su Yamatai (anche nello scontro finale: l'arrivo su una torre altissima su cui si combatte l'ultima, decisiva battaglia). Non è stata, per altro, solo una questione di meccaniche di gioco, ma anche di colori e di modalità. Peccato, poi, che il cuore di Kitez, la città tanto cercata, sia fondamentalmente ghiacciato e che tutto ciò che si deve fare in città sia lanciare palle di fuoco da una parte all'altra per aprire i portali. Ma, ripeto, sono dettagli

In generale, quindi, promuovo a pieni voti questo Rise con un bel 9,5.
Aggiungo ciò che sostengo da un bel po', e cioè che, se non ci fosse stata l'esclusiva Microsoft (una storia che, sinceramente, ancora non capisco), Rise sarebbe già primo fra i primi, vista l'enorme qualità del prodotto e il grande, evidente impegno profuso nella sua realizzazione.
Questo sta determinando, da quanto leggo in giro, anche un po' di fatica (prevedibile) nel decollo delle vendite. Male di poco, sono sicuro che durante l'anno a venire si rifarà come è giusto che sia.

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