Max Fleischer- L' "altro" Disney

Storia di un grande animatore e... dell'animazione!

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bashira
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da bashira »

greywolf ha scritto:39_50 Ecco dove avevo già sentito il nome di Max Fleischer!!!

E ci hai fatto scoprire anche una cosa in più: Betty Boop appare anche in "Chi ha incastrato Roger Rabbit", ma fa la cameriera ai tavoli del night club dove si esibisce Jessica Rabbit, perché è solo un vecchio cartoon in bianco e nero, ormai declinato rispetto a quelli a colori. Ma anche Betty Boop è stata a colori! Quindi quella è una colossale inesattezza del film. :D
Giusto grey!! La mettono proprio in contrapposizione alla colorata e formosissima Jessica.

PS: probabilmente non esiste nessuna relazione di parentela, ma anche chi presta la voce a Roger Rabbit si chiama Fleischer !!




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Grey della comparsata di Betty in Roger Rabbit parleremo nella puntata a lei dedicata ;) in ogni caso Poor Cinderella è l'unico cartone di Betty a colori, e lei stessa non è proprio "lei"... ha i capelli rossi e gli occhi verdi per accentuare la colorazione... quindi l'affermazione del film non è del tutto inesatta ;)

@Bash... di quale collaborazione parli? :O non vorrei aver saltato qualcosa...




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bashira
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da bashira »

Nillc ha scritto:
@Bash... di quale collaborazione parli? :O non vorrei aver saltato qualcosa...
Intedevo la collaborazione ( non se collaborazione è un termine giusto) con alcuni musicisti jazz, tra cui Cab Calloway .. ma lascio continuare te :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Bashuzza sei un mito :)
Per forza di cose ho dovuto tralasciare alcuni aspetti della Fleischer story, e i jazztoons sono purtroppo tra questi, non perché siano meno belli o importanti ma perchè appartengono comunque ai Sound Cartunes, e dunque dedicare uno spazio solo a loro avrebbe significato doverlo fare per tutti gli altri e ingigantire a dismisura le puntate :D
Però, visto che abbiamo parlato di Betty Boop, vi posto Minnie the Moocher, un suo cartoon del 1932 che vede la partecipazione di Cab Calloway, rotoscopiato per l'occasione :D

[youtube][/youtube]

E poi... potevo lasciarvi senza la puntata del lunedì? (In effetti ho rischiato di doverlo fare, ma eccomi qua :D)

PUNTATA 5
Il Rotografo


Il decennio del 1930 vide quindi il mondo dell'animazione suddividersi in due estremi: da un lato Walt Disney, con le sue Silly Symphonies, Topolino e i tanti personaggi che pian piano si affacciarono nel suo “pantheon”; dall'altro Max Fleischer, con Betty Boop e i Talkartoons, che da Poor Cinderella in poi assunsero il nome di Color Classics.

[youtube][/youtube]
Kids in the shoe, uno dei Color Classics.

Color Classics rappresentò effettivamente non solo la risposta di Fleischer alle Silly Symphonies, ma anche la naturale evoluzione delle tematiche e delle atmosfere iniziate con Out of the Inkwell e proseguite con Talkartoons: si trattava di cartoni animati adatti con atmosfere surreali, a tratti dark e adulte, talvolta con risvolti satirici e quasi sempre con una morale sarcastica e dolceamara.
Se uniamo questi aspetti della produzione Fleischeriana alla sensualità riscontrabile in Betty Boop, capiamo facilmente che Fleischer intendesse i cartoni come arte pura, non solo dedicata ai bambini ma anche (e soprattutto) agli adulti. Ricorderete che anche per Walt Disney era più o meno la stessa cosa, ma quest'ultimo aveva scelto di declinare questo aspetto in un mondo di fantasia, fiabesco, mentre Fleischer aveva preferito dare una visione “alternativa” della realtà.
Inoltre i Color Classics diventarono il suo banco di prova per nuove tecniche ed esperimenti; in tal senso, la sua invenzione forse più grandiosa dopo il Rotoscopio fu il “Rotografo”.

Immagine
Schema di funzionamento del Rotografo

Nell'animazione tradizionale, gli sfondi per ogni scena del cartoon andavano disegnati uno alla volta; a ogni eventuale cambio di inquadratura lo sfondo doveva necessariamente essere ridisegnato in base alla prospettiva utilizzata, altrimenti la scena sarebbe risultata distorta. L'alternativa era creare scene lunghissime ambientate in un solo sfondo, ma ciò comprometteva la complessità della storia. In definitiva, per un cortometraggio di pochi minuti potevano occorrere centinaia di sfondi diversi, con grande spreco di tempo e materiale.
Fleischer, tuttavia, capì che in qualche modo il principio fondante del suo Rotoscopio poteva essere applicato non solo ai personaggi, ma anche agli sfondi: mise così a punto una macchina rivoluzionaria.
Nel Rotografo la macchina da presa era posizionata di fronte a un tavolo girevole sul quale veniva collocato lo sfondo. Esso non era però semplicemente disegnato, ma realizzato in “diorama”: i vari elementi che lo componevano erano realizzati in scala e posizionati uno di fronte all'altro dal più vicino al più lontano.
Tra la cinepresa e il tavolo girevole era infine posto uno schermo trasparente su cui venivano applicati i fotogrammi dei personaggi animati. A ogni ciak, oltre a cambiare fotogramma sullo schermo trasparente, il tavolo veniva fatto girare quasi impercettibilmente, in modo che, riproducendo la pellicola, si creasse l'illusione del cambio graduale di prospettiva, nonché un notevole effetto tridimensionale.

[youtube][/youtube]
Nel delizioso "Somewhere in Dreamland" gli effetti del rotografo sono particolarmente evidenti negli sfondi.

Negli anni successivi Fleischer si dedicò al perfezionamento del suo Rotografo, aggiungendo via via nuovi effetti e sperimentando nuovi metodi d'utilizzo; questo sarà effettivamente un vero e proprio “marchio di fabbrica” per le sue produzioni, e costituirà anche la base sulla quale, anni dopo, Walt Disney inventerà il suo celebre “multipane background”.


______________________
Con tutte queste premesse, Fleischer è ormai indirizzato verso l'apice del suo successo... Scopriamolo insieme nella PROSSIMA PUNTATA!





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Blu »

Ero rimasta indietro con le puntate :) .. più leggo e più penso che quest'uomo fosse un vero genio :D , mi spiace che per i più resti uno sconosciuto :(




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Uhm, a causa del mio web-esilio avevo lasciato in sospeso questa serie... che ne dite se la riprendiamo da dove la avevamo lasciata? :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Ciaooo Greyuzza :oops: Tutto bene, grazie!

Allora riprendiamo con la serie!!! Ho pronto quasi tutto, dovevo ancora ultimare la puntata finale...




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Bene, e a distanza di un anno e passa riprendiamo da dove avevamo lasciato, con la SESTA PUNTATA della nostra Fleischer Story :D :)

Puntata 6
L'apice del successo


Con l'avvicinarsi degli anni '40 Fleischer decise di allargare ulteriormente la galleria dei suoi personaggi, e anche in questo caso fece una scelta in controtendenza: piuttosto che inventarne uno nuovo, decise di acquisire i diritti di un personaggio già famoso.
Fu così che nel 1933 firmò un contratto col King Feature Syndicate, il sindacato che si occupava di distribuire i diritti delle strips a fumetti sui quotidiani, per produrre una serie animata con protagonista Popeye, il nostro Braccio di Ferro.
Anche di questo personaggio parleremo in una puntata speciale; per ora limitiamoci a dire che il connubio tra le avventure dello scorbutico e forzuto marinaio con gli studios di Fleischer fu incredibilmente fortunato e proficuo, e diede vita a una serie leggendaria che, come vedremo, sopravvisse perfino alla chiusura degli studios venendo prodotta ininterrottamente per quasi trent'anni.
[youtube][/youtube]
Prima apparizione "animata" di Braccio di Ferro/Popeye, avvenuta in un cartoon di Betty Boop.

Con la serie di Braccio di Ferro Fleischer toccò probabilmente l'apice del suo successo, arrivando perfino a surclassare la fama di Mickey Mouse.
Tuttavia, a metà degli anni '30, il mondo cinematografico sopperì a una serie di trasformazioni radicali che ebbero un forte impatto anche sulla produzione animata.
Per prima cosa, nel 1934 il cinema fu investito da un'ondata moralizzatrice che trovò la sua massima espressione nel famigerato Codice Hays.
Prima di questo provvedimento non era raro, nel primo trentennio di vita della cinematografia, trovare nei film scene di violenza (naturalmente ricostruita con effetti speciali, ma bisogna anche considerare la diversa impressionabilità del pubblico di allora), turpiloquio e scene di nudo, anche in film di tutt'altro genere (ricordiamo per esempio il nudo di Claudette Colbert ne “Il Segno della Croce” del 1930). Inoltre, la vita sregolata di alcuni registi e attori di quegli anni aveva contribuito a creare una sorta di leggenda nera del cinema, il cui mondo veniva visto come l'impero del vizio e della perversione.
Fino agli anni '30 la censura si era abbattuta sui film tagliando scene e alle volte proibendo addirittura la proiezione; con l'avvento del cinema sonoro le misure si inasprirono gradualmente fino a portare a un vero e proprio regolamento che proibiva finanche i minimi accenni a comportamenti non consoni. Bastava una spalla nuda, una parolaccia o una goccia di sangue perché un film potesse essere completamente bandito dalle sale.
Il Codice toccò anche il mondo dell'animazione, e costituì un grosso problema per Max Fleischer: Betty Boop aveva tra i suoi punti di forza la sensualità, trattata certo con rigore e ironia, ma comunque ai limiti di quanto richiesto dal Codice Hays.
Fleischer corse ai ripari “reinventando” il personaggio (vedremo come prossimamente), ma questa misura gli fu fatale.
[youtube][/youtube]
Uno dei primi cartoon di Betty Boop "Postcode", ossia dell'era successiva al Codice Hays: da notare i cambiamenti estetici e la filosofia alla base del personaggio.

L'altro grande cambiamento della metà degli anni '30 fu rappresentato dalla “Grande Follia Disney”, ossia la produzione, nel 1937, del primo lungometraggio a cartoni animati Biancaneve e i Sette Nani. Ricorderete che il film entrò in produzione nei primi anni '30, e già ai primi stadi di lavorazione se ne sentiva parlare con curiosità e a volte scetticismo.
Anche senza l'apporto di Walt, in ogni caso, Fleischer ci vedeva lungo e capì che i tempi erano maturi per una produzione di tale portata: esistono documenti datati tra il 1933 e il 1936 nei quali l'animatore fa continuamente richiesta agli studi Paramount del finanziamento necessario alla produzione di un film a cartoni animati. Le entrate dei Fleischer studios coprivano appena le spese di produzione delle loro serie, e un aiuto dalla major di cui era costola era assolutamente imprescindibile.
Gli studios Paramount, però, si portavano dietro il retaggio della crisi economica del 1929, dalla quale si ripresero con incredibile lentezza; di conseguenza le richieste di Fleischer furono continuamente respinte.
Max, in ogni caso, decise di non abbandonare del tutto l'idea e di produrre, tra 1936 e 1938, ben tre mediometraggi con protagonista Braccio di Ferro e ispirati alle Mille e una Notte: Popeye meets Sindbad the sailor, Popeye meets Ali Baba's forty thieves e Popeye and Aladdin's magical lamp.
[youtube][/youtube]
Una versione "ridotta" di Popeye the Sailor meets Sinbad.

In essi Max inserì tutte le sue tecniche più avanzate per dar vita a delle avventure di ampio respiro; i tre film ebbero un tiepido successo, ma gli eventi che seguirono costituirono una crisi per i suoi studios.

_____________________________
Cosa comportò la crisi dei Fleischer Studios? Scopriamolo insieme LUNEDI' prossimo con la nuova puntata della Fleischer Story!





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

I'm Popeye the sailor man..... 13_25 13_26 13_29 13_30




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Uh, stavo per dimenticare che oggi è lunedì e quindi è un FLEISCHER DAY :D scusate, le feste in mezzo... :) Rimediamo subito con la NUOVA PUNTATA :)

Puntata 7
La crisi


Abbiamo visto come la prima metà del decennio del 1930 abbia costituito per gli studios Fleischer una parabola ascendente, che toccò il suo culmine tra 1934 e 1935; tuttavia il lustro successivo coincise con una lenta ma progressiva crisi dovuta ai meccanismi che abbiamo analizzato nella precedente puntata. Non bisogna, tuttavia, pensare a questi episodi come a un fallimento, poiché la carriera di Fleischer non si interruppe praticamente mai: dobbiamo più che altro comprendere quali ragioni hanno portato al declino di questo animatore che, come abbiamo visto, ha in molti modi segnato la storia dell'animazione e continuerà a farlo fino alla fine.

Il 1937 segna un importantissimo giro di boa per il mondo dell'animazione: in quest'anno esce Biancaneve e i Sette Nani, la “follia Disney” che cambiò per sempre il modo di concepire i cartoni animati.
Fino ad allora il cartone animato era visto esclusivamente come cortometraggio, e nessuno si sarebbe mai sognato di concepire un intero film realizzato con quella tecnica; da Biancaneve in poi la tendenza si invertì, poiché era stato segnato un nuovo standard di eccellenza. Agli occhi del pubblico, quindi, i cortometraggi, che prima competevano tranquillamente con i film in live action, diventavano un divertissement, mentre l'attenzione era completamente riservata ai lungometraggi animati.
Di fronte al calo d'ascolto, la Paramount si rese finalmente conto dell'urgenza di produrre un lungometraggio e nel 1938, pochi mesi dopo la release di Biancaneve, concesse il finanziamento a Fleischer. Non solo: per l'occasione fu deciso di trasferire gli studios da New York, dove convivevano con i set cinematografici della Paramount, a Miami.
La scelta non fu casuale: l'anno prima, mentre Walt Disney lanciava la campagna promozionale per Biancaneve, quasi tutti gli animatori che lavoravano negli studios Fleischer avevano aderito allo sciopero che interessava i dipendenti della Paramount (che, ricorderete, non navigava in buone acque a livello economico). A Miami Fleischer avrebbe potuto riorganizzare completamente lo staff di lavorazione e godere di notevoli sgravi fiscali.
La Paramount diede inoltre a Fleischer una scadenza perentoria per la release del film: Natale 1939, poco più di un anno dopo.
Nonostante le grandi difficoltà che il progetto presentava Fleischer concentrò tutti i suoi sforzi su di esso e riuscì a realizzare il film nei tempi richiesti: a Natale del 1939 fu quindi rilasciato “I Viaggi di Gulliver”, tratto dal primo episodio dell'immortale capolavoro di Jonathan Swift.
[youtube][/youtube]
L'intero film (!) "I viaggi di Gulliver" in lingua originale!

Il film, a ben vedere, era molto simile a Biancaneve: come in quest'ultimo, i personaggi si dividevano in caricature (i nani/gli abitanti di Lilliput) e umani (Gulliver/Biancaneve), e il character design era molto simile; si alternavano scene drammatiche a siparietti comici e azioni dinamiche a momenti musicali e, naturalmente, nel lieto fine trionfavano i buoni sentimenti. Insomma, Gulliver era decisamente più Disneyano che Fleischeriano, se comparato alla produzione di Max.
La critica e il pubblico, in ogni caso, premiarono il film, che ebbe un discreto successo al botteghino; tuttavia le spese di lavorazione erano andate in eccesso di ben cinquecentomila dollari rispetto al preventivo, una cifra enorme per l'epoca; l'incasso del film coprì a malapena queste spese, e non portò nessun guadagno.
Quello che doveva essere il momento d'oro per gli studios Fleischer si rivelò invece l'inizio del declino, dovuto a scelte gestionali sbagliate e decisioni prese troppo tardi per avere successo.

__________________________
Quali conseguenze avrà il declino dei Fleischer Studios? Scopriamolo insieme LUNEDI' PROSSIMO con la nuova puntata della Fleischer Story!





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Mi ci è voluto un po' per guardare tutto, ma mi sono accorta che la versione che hai postato manca della parte finale.
Ne ho trovato un'altra completa (non ci sono i titoli di coda, ma mi sembra che la storia sia alla fine quando Gulliver lascia Lilliput).

[youtube][/youtube]

Che dire è una versione molto hollywoodiana dell'opera di Swift, con molto spazio per la comicità dei buffi lillipuziani, che diventano i veri protagonisti di una storia in cui Gulliver fa il deus ex machina, una love story tra i due giovani principi, qualche villain piuttosto cialtrone e molto musical. E, naturalmente, un happy ending come Holliwood comanda, con la pace e l'amore che trionfano.
Credo che Hollywood non sia mai riuscita a fare di meglio con il roamnzo di Swift (che, se non ricordo male, era un romanzo satirico e certo era molto più profondo di tutte le sue versioni cinematografiche).
Questo non toglie che il lavoro di Fleischer non sia un'opera pregevole, anzi tutt'altro! La caratterizzazione di tutti i buffi lillipuziani, soprattutto nel lungo intervallo dedicato alla costruzione del carro per trasportare Gulliver in città, è meravigliosa (non a caso le è dedicato tantissimo tempo nel film) e certo tutto questo ha ispirato qualcun altro poco più di dieci anni dopo... :roll:
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

In realtà Grey, quella che hai postato tu è proprio la versione completa :) I titoli di coda non ci sono per nulla... e in realtà non si tratta di una svista o di una precisa scelta stilistica: i titoli di coda sono un'invenzione piuttosto "recente", che risale agli inizi degli anni '70.
Inizialmente, infatti, l'attenzione maggiore era data ai titoli di testa, durante i quali venivano presentate praticamente tutte le persone che avevano lavorato alla realizzazione del film; in genere dopo l'ultimo fotogramma, contenete il più delle volte la parola "fine", veniva proiettato un cinegiornale o un cortometraggio.
Pian piano però le cose cambiarono: ai titoli di testa si aggiunsero quelli di coda, col preciso scopo di differenziare il cast artistico (attori, registi, produttori ecc.), presentato a inizio film, da quello tecnico (luci, suono, effetti speciali e soprattutto eventuali sponsor) presentato a fine film.
Perché questa situazione? Innanzitutto perché l'industria cinematografica è cambiata notevolmente: prima un film di qualità medio-alta poteva essere realizzato da poche decine di persone.... attualmente la produzione di un film è il risultato di un immenso processo al quale lavorano anche migliaia di persone... che vanno nominate tutte!
Inoltre è cambiata anche la concezione del cinema: non dobbiamo immaginare le sale di qualche decennio fa come i luoghi silenziosi e governati da ferme regole di orario e comportamento che sono ora (o che almeno dovrebbero essere :D). Non era inusuale che la gente entrasse a qualsiasi orario, anche a film già iniziato da un pezzo.... e molto spesso si intratteneva anche dopo la fine del film per chiacchierare con gli amici, fumarsi una sigaretta (mica era vietato :D) o attendere la proiezione successiva, a cui si poteva assistere col pagamento di un solo biglietto.
I titoli di testa avevano dunque anche lo scopo di posticipare l'inizio del film, in modo che i "ritardatari" potessero arrivare e accomodarsi, mentre chi era già in sala entrava nell'atmosfera del film ingoiandosi quasi subliminalmente anche i nomi di chi lo aveva fatto.
Insomma, fate un confronto tra un film quale... che so, Alice nel Paese delle Meraviglie, e il Re Leone: nel primo i titoli di testa hanno una canzone e dei disegni tutti loro... nel secondo nemmeno ci sono :shock:

Vabbè, scusate la mia divagazione :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Non è una divagazione, anzi tutt'altro!
Nillc ha scritto:Inoltre è cambiata anche la concezione del cinema: non dobbiamo immaginare le sale di qualche decennio fa come i luoghi silenziosi e governati da ferme regole di orario e comportamento che sono ora (o che almeno dovrebbero essere :D). Non era inusuale che la gente entrasse a qualsiasi orario, anche a film già iniziato da un pezzo.... e molto spesso si intratteneva anche dopo la fine del film per chiacchierare con gli amici, fumarsi una sigaretta (mica era vietato :D) o attendere la proiezione successiva, a cui si poteva assistere col pagamento di un solo biglietto.
Me lo ricordo anche io! 47_107
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Grey leggevo il tuo post con occhi lucidi, hai la capacità di rievocare le atmosfere dei bei tempi andati... che poi tanto andati non sono, perché in realtà molte cose me le ricordo benissimo anche io :D

Nel mio paese non c'erano cinema: ricordo vagamente uno stabile, dove adesso c'è uno dei tanti grattacieli condominiali, che recava l'insegna "Cinema Lombardi" sopra una cortina di spranghe. Quando chiedevo a mia madre perché fosse chiuso, lei sorrideva imbarazzata e non rispondeva. Da grande sono venuto a sapere che il cinema, un tempo glorioso, aveva dovuto chiudere dopo essersi convertito in cinema porno. Sembra una barzelletta ma in realtà è un destino condiviso da molti cinema (e teatri!) della Puglia degli anni '80.

Quindi per andare al cinema bisognava andare a Bari, che all'epoca ne possedeva veramente tanti. Ambasciatori, Galleria, Nuovo Palazzo, Orfeo, Ariston, Carella... oggi sono rimasti davvero in pochi, e quelli che sono rimasti sono diventati multisala o al massimo d'essai.
Il preferito dei bimbi era sicuramente l'Orfeo, che proiettava quasi sempre i film Disney o comunque i cartoni animati (anche se quando ero piccolo io c'era praticamente un monopolio Topolinesco :D): lì ho visto il mio primo film al cinema, guarda caso "La Bella e la Bestia", e tanti tanti altri fino, se non ricordo male, a Hercules.
Ricordo benissimo che al Re Leone entrammo a proiezione già iniziata perché trovare parcheggio in una domenica pomeriggio sotto Natale era qualcosa di praticamente improponibile... eppure ci riuscimmo, così come riuscimmo a recuperare quella decina di minuti che ci eravamo persi (e come ci si poteva perdere la presentazione di Simba???) alla fine della prima proiezione.

La cortina di smog me la sono persa, era già in vigore il divieto di fumo... ma ricordo benissimo le sedie striminzite la cui seduta si alzava a molla quando non ci si posavano sopra le chiappe (chissà a che serviva poi?), l'odore di pop corn, i cortometraggi Disney proiettati prima del film e la sensazione che tutto questo fosse magico, e che ora nessun cinema lo sia più.
Ma magari sono nostalgie da quasitrentenne :)




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