Max Fleischer- L' "altro" Disney

Storia di un grande animatore e... dell'animazione!

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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

:D

Comunque, per quanto riguarda la Paramount, in realtà dopo la parentesi dei Famous Studios (che produssero Popeye e successivamente i primi cartoons dei Supereroi Marvel), la Paramount ha avuto più che altro un ruolo importante nella distribizione di cartoni animati: molte pellicole DreamWorks degli ultimi tempi sono state distribuite dalla Paramount e hanno avuto notevole successo (Kung Fu Panda, Rango), tanto che da esattamente un anno sono tornati a produrne di propri.




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Greywolf
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

E hai citato un paio di capolavori dei film d'animazione (anche se in CG)! Quindi anche la Paramount ha recuperato il distacco sui film d'animazione! :D




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Nillc
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

E intanto andiami avanti con la PRIMA PUNTATA SPECIALE della Fleischer Story!!!

SPECIALE 1
Betty Boop


Immagine

Basta nominare Betty Boop perché venga in mente la sua figura: una donnina dalle curve perfette col tubino nero a spalla nuda, la giarrettiera e i tacchi vertiginosi, con un volto tondo, i capelli alla maschietta e gli occhioni dolci; Betty appare tuttora su una quantità impressionante di prodotti come borse, trucchi, diari e gioielli, un marchio che è sinonimo di classe e sensualità al pari del viso e del nome di attrici come Audrey Hepburn o Marilyn Monroe... non male, per un cartone animato!
Come abbiamo visto, Betty è anche stato uno dei personaggi di maggior successo di Max Fleischer, sicuramente quello più atipico; la sua storia, del resto, è molto affascinante, e qui la ripercorreremo insieme.
Betty compare per la prima volta nel cortometraggio del 1930 dal titolo Dizzy Dishes; in questo episodio della serie Talkartoons Betty è un personaggio secondario, e soprattutto... non umano! È infatti una specie di barboncino antropomorfo che si esibisce in un numero di canto parecchio allusivo, con la gonna che le si solleva spesso a mostrare le mutandine di pizzo.

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Inizialmente Betty doveva essere una parodia della cantante- soubrette Helen Kane, dalla quale ereditava il modo di vestirsi, il taglio di capelli, il trucco pesante e la vocetta infantile. Tuttavia quel personaggio “provvisorio” (anche nel disegno, che in effetti era molto grossolano) piacque moltissimo al pubblico; Max comprese che la ragione di questo inaspettato successo doveva di certo stare nella sensualità della quale, casualmente ma coraggiosamente, era stato rivestito: del resto, mai prima d'allora un personaggio a cartoni animati femminile aveva incarnato, seppur con le dovute esagerazioni, gli stereotipi della bellezza e dell'erotismo.
Fleischer decise dunque di puntare molto su Betty Boop, che da allora in poi si guadagnò progressivamente il suo posto di rilievo nelle sue produzioni. Subito dopo l'uscita di Dizzy Dishes, Betty comparve in una manciata di altri cortometraggi, sempre in forma canina; dapprima fu designata come la fidanzata di Bimbo (nome con cui fu ribattezzato Fitz il cane), che compariva anche in Dizzy Dishes: tra i due non mancavano siparietti colmi di un erotismo caricaturale alle volte piuttosto esplicito.
Gradualmente, però, Betty si affrancò da Bimbo e divenne presto protagonista a tutto tondo dei suoi cortometraggi; intanto la sua evoluzione proseguiva, tanto nella grafica quanto nella caratterizzazione: si cominciò a disegnarla con un tratto più preciso e sinuoso, atto a metterne in risalto le curve; i suoi movimenti divennero meno caricaturali e più definiti, studiati per essere realmente sensuali e di classe.
E, soprattutto, Betty divenne... umana: il musetto da barboncino fu ridotto fino a diventare uno splendido nasino alla francese, e le orecchie lunghe furono trasformati in orecchini. Il primo cartone con la “nuova” Betty fu “Any Rags?” del 1932; lungo questo percorso le fu anche dato il nome con cui è tuttora famosa: dapprima fu chiamata semplicemente “Betty”, al quale poi fu aggiunto il “Boop” che rifletteva il suo famoso riff “Boop-opp-be-doop” da lei cantato sin dalla sua prima apparizione.
Betty ormai si era allontanata completamente dal suo modello iniziale, la Kane, e in lei si riflettevano le caratteristiche della “flapper girl”, la ragazza tipica degli Anni Ruggenti.

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Come abbiamo visto analizzando la storia di Max Fleischer, il successo di Betty Boop fu tale che solo due anni dopo la sua nascita divenne titolare della serie Talkartoons, ribattezzata col suo stesso nome; pian piano i personaggi di Koko e Bimbo, che comunque erano rimasti come protagonisti, divennero comprimari e poi sparirono per lasciare il campo libero alla bella Boop.
I suoi cartoni animati mantenevano la vena surreale tipica di Fleischer, ma avevano anche una fortissima (per l'epoca) carica erotica: non mancavano allusioni piuttosto esplicite al sesso e momenti in cui i vestiti di Betty si restringevano o volavano via, lasciandola in mutandine. Leggenda vuole che in alcuni fotogrammi Betty fosse completamente nuda e che dette scene quasi subliminali siano state tagliate e distrutte nei successivi rimaneggiamenti della pellicola, ma si tratta di voci impossibili da verificare.
Betty fu, insomma, il primissimo cartoon “per adulti”, e non solo per questi aspetti: ben presto la ragazza infranse molti tabù sociali, primo tra tutti l'indipendenza della donna rispetto all'uomo. Fu il primo personaggio pubblico femminile a non aver bisogno di un fidanzato pubblico e adire “posso fare qualsiasi cosa che può fare un uomo”, e a questo punto che si trattasse o meno di un umano non contava nemmeno più.


Dal cinema il passo agli altri media fu breve: nel 1934 furono varate ben due serie a fumetti con Betty protagonista, pubblicate su diversi giornali americani; nel frattempo la sua immagine cominciò a comparire su molti prodotti, lanciando un merchandising ante litteram.
Purtroppo, però, Betty era forse troppo avanti per l'epoca, e si attirò ben presto critiche e censure: la sua giarrettiera, per esempio, fu giudicata sconveniente e nel 1932 la si dovette rimuovere, salvo poi rimettergliela a furor di popolo qualche mese dopo.
Nel 1934, però, entrò in vigore il Codice Hays, e gli effetti per la povera Betty furono disastrosi. Ai Fleischer fu imposto di modificare il suo disegno in modo da renderla meno voluttuosa nelle curve e nei tratti somatici, e il celebre tubino corto dovette essere sostituito da abiti molto più castigati. Anche le trame furono private del loro carattere sensuale, e Betty si trovò ben presto alle prese con la cura dei bambini e degli animali o con svariati lavori che si adattavano alla donna di casa che non era mai stata.
Il pubblico non amò la Betty “post-codice”, che perse via via ammiratori e sostenitori; non bastò il suo primo (e unico) cartone a colori, Poor Cinderella del 1936, a salvare la sua serie che venne chiusa alla vigilia degli anni '40.
Il mito di Betty Boop, però, non è mai tramontato: a tal proposito, vorrei concludere con la commovente apparizione della flapper girl in “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, che in pochi secondi riassume la nostalgia per questo favoloso personaggio.


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_______________________

Non perdetevi, VENERDI PROSSIMO, l'appuntamento con il secondo speciale della Fleischer Story, dedicato a POPEYE/BRACCIO DI FERRO!!!




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Bellissima Betty Boop! Il cameo che le era dedicato in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" era poi di presentazione all'arrivo di un altro personaggio molto sensuale, Jessica Rabbit, quasi a voler sottolineare la linea sottile che univa questo nuovo personaggio (nata per il film prodotto da Spielberg) alla sua controparte degli anni '20, senza la quale certo neppure Jessica Rabbit sarebbe potuta esistere.

NOn vedo l'ora della puntata dedicata a Braccio di Ferro.
► Mostra testo





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Grey, ti rispondo alla questione che hai messo in spoiler :)

In realtà il doppiaggio dei cartoni animati in italiano è un fenomeno che da solo dovrebbe aprire ampissime opportunità di approfondimento e dibattito.
In termini moooolto spiccioli si può ridurre a questo: a parte i film Disney che, come abbiamo visto, nascevano sin dalla genesi per essere localizzati in italiano, e i cortometraggi che furono doppiati grazie all'impegno della Disney Company Italia, tutti gli altri cartoon non godettero di doppiaggio.
Le ragioni alla base di questo possono essere una e un milione: secondo me, fondamentalmente i cartoni animati o erano della Disney (o al massimo WB) oppure erano (e in parte sono tuttora) considerati prodotti di serie B, che non necessitavano di un trattamento adeguato di localizzazione... e, a dire il vero, nemmeno esistevano studi di doppiaggio che si occupassero di questo "lavoro sporco"; pertanto quelli di Fleischer, e non solo, considerati meno d'appeal, non venivano localizzati.
Al massimo poteva capitare una tantum che un episodio "a caso" di BdF, o Superman o altri personaggi venisse doppiato da qualche studio che si occupava di film, in modo che potesse essere distribuito in testa o in coda al film (e nel terzo Speciale della Fleischer Story vi proporrò un esempio eccellente dei danni causati da questa pratica :D))
Le cose cambiarono quando la SAS (Società Attori e Sincronizzatori), nata nel 1966, si affrancò dal suo lavoro di localizzazione di film e sceneggiati di serie B e iniziò a lavorare su produzioni più particolareggiate come, appunto, i cartoni animati.
Così dapprima lavorò sui Looney Tunes (fine '60- inizi '70); poi a ruota seguirono i personaggi più amati e conosciuti, tra i quali Braccio di Ferro. Questo coincise anche con l'avvento delle VHS, che rese necessario anche doppiare episodi lasciati da parte o ridoppiarne altri che avevano in passato.

E' comunque opportuno notare che praticamente nessun episodio di Betty Boop sia stato mai doppiato in italiano :( infatti anche la voce che ha nel doppiaggio italiano di Roger Rabbit è a mio parere del tutto arbitraria e fuori personaggio.

Quanto a Popeye, di sicuro tua madre aveva ragionissima sul fatto che parlasse un inglese volutamente grossolano, sgrammaticato e dialettale :D ma di questo parleremo... di qua a poche ore ;)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

E manco a farlo apposta, ecco a voi lo SPECIALE dedicato a questo bel personaggio!!!

SPECIALE 2
Popeye/Braccio di Ferro


Non c'è persona al mondo che non abbia mai sentito parlare di Braccio di Ferro, il celebre marinaio dalla forza smisurata: le sue avventure continuano a essere prodotte e amate a tutt'oggi, a distanza di ottantacinque anni dalla sua creazione; una larga fetta della sua popolarità, tuttavia, è senz'altro da attribuire alla meravigliosa serie animata che Max Fleischer produsse a partire dal 1933. Prima di prenderla in analisi è opportuno fare un rapido riassunto delle origini “fumettistiche” di Braccio di Ferro.

Immagine
La primissima vignetta in cui appare Popeye.

Braccio di Ferro nasce nel 1929 come personaggio secondario di The Thimble Theatre, una serie a strisce quotidiane del disegnatore dell'Illinois Elzie Chrisler Segar. La serie era stata creata circa un decennio prima e raccontava le avventure di un nutrito gruppo di personaggi borghesi; tra questi spiccavano i due fratelli Castor e Olive (Olivia) Oyl e Ham Gravy, uno spilungone truffaldino innamorato della ragazza.
Alla vigilia dell'arrivo di Popeye la serie era in lieve crisi, pubblicata da poche testate più che altro a carattere locale. Segar era già corso ai ripari qualche mese prima alternando le gags da salotto ad avventure di più ampio respiro, ambientate fuori città e in ambienti esotici; tuttavia si rese ben presto conto di aver bisogno di un nuovo personaggio, lontano dai canoni “borghesi” che avevano caratterizzato la serie e che non risultavano credibili con le nuove strade intraprese dalla serie.
La scelta si rivelò azzeccata: Braccio di Ferro, personaggio di grande originalità e versatilità, ottenne un grandissimo successo; divenne ben presto il protagonista della serie, e nemmeno un anno dopo si guadagnò il titolo di protagonista della serie; quasi tutti i personaggi del Thimble Theatre furono “mandati in pensione”, a parte quelli strettamente funzionali alla nuova piega presa dalla serie, che risalì la china e fu richiesta da un altissimo numero di giornali statunitensi. Intorno a Popeye si creò un vero e proprio universo di nuovi personaggi affascinanti, capaci di vivere tanto avventure cittadine a suon di gag comiche quanto di muoversi in contesti rocamboleschi e originali.

Immagine
Il cast delle strip di Braccio di Ferro.

Cinque anni dopo la nascita di Braccio di Ferro, Max Fleischer, ammiratore della serie a fumetti sin dalle sue origini, pensò che il personaggio avrebbe potuto funzionare molto bene anche sullo schermo, e si rivolse al King Features Syndicate per acquisirne i diritti. Segar, venutolo a sapere, si dichiarò da subito molto favorevole all'affare, che fu concluso positivamente molto presto.
Il “banco di prova” per la transizione dal giornale al cinema fu il cortometraggio “Popeye the sailor” del 1933, inserito nella serie di Betty Boop (anche se la procace flapper girl fa soltanto una rapida apparizione); pochi mesi dopo fu lanciata la serie regolare intitolata a Popeye.

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La serie di Fleischer, tuttavia, non fu una pedissequa trasposizione del fumetto: Max preferì infatti realizzare un “suo” Braccio di Ferro, con diversi punti in comune con l'epigono ma indirizzato su strade profondamente differenti.
Fleischer ridusse il variopinto e affollato universo di Popeye a tre soli personaggi ricorrenti: Braccio di Ferro, Olivia e Bluto, un marinaio nerboruto e dalla scarsa intelligenza che nei fumetti aveva fatto solo una breve comparsata come nemico occasionale del protagonista. Anche le trame e la psicologia dei personaggi furono ridotte all'osso e si incanalarono in uno schema fisso basato sul triangolo amoroso tra i tre: Popeye e Bluto si contendono Olivia, Bluto la rapisce o la mette in pericolo, Popeye sconfigge il cattivone e la salva.
Questo schema subiva di volta in volta minime variazioni, più che altro giocate sull'ambientazione e sui ruoli dei vari personaggi; era decisamente lontano dalle complesse avventure del Braccio di Ferro a fumetti, ma l'intuizione di Fleischer si rivelò decisiva, poiché il pubblico cinematografico si innamorò del cartone animato.
In breve i due universi, quello a fumetti e quello a cartoni, finirono per compenetrarsi: Bluto divenne un personaggio ricorrente anche nelle strisce quotidiane, mentre gli amici del Braccio di Ferro “di carta” furono impiegati, seppure con ruoli marginali, anche sullo schermo.
Tuttavia l'elemento più clamoroso dell'interscambio tra cartone animato e fumetto fu di certo la caratteristica oggi maggiormente distintiva di Braccio di Ferro, quella che a lui viene associata automaticamente ogni volta che ci si pensa: gli spinaci!

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Nel fumetto, in origine Braccio di Ferro era forzuto di suo, e le scazzottate con i suoi nemici erano semplicemente un plus delle sue storie, focalizzate maggiormente sull'avventura; la sua forza era innata e non c'era mai stato alcun accenno alla sua origine... o quasi: nella sua primissima apparizione, e solo in quella, essa era attribuita al fatto che Popeye accarezzasse una... gallina magica!
Quanto agli spinaci, essi erano stati nominati una sola volta nel fumetto, in una striscia del 1932 nella quale Popeye ne mangiava una coppa, dicendo che gli piacevano molto e che contenevano Vitamina A e ferro. Nulla di più.
Nell'elaborare il “suo” Braccio di Ferro, Fleischer decise di ampliare questo concetto in chiave ironicamente soprannaturale: Braccio di Ferro era una persona normale, ma gli spinaci gli conferivano la sua forza sovrumana; diventavano, insomma, un vero e proprio “deus ex machina” grazie al quale il marinaio riusciva a salvare anche la situazione più complicata (generando al contempo gustosissime gags visive).
Il pubblico non aspettava altro che il momento in cui Popeye avrebbe mangiato i suoi spinaci: Segar decise dunque di inserire questo elemento nelle sue storie, integrandolo alla perfezione nell'universo fumettistico.

Immagine
Splash Panel del Popeye AAP, che prese in consegna la serie dopo la chiusura dei Fleischer Studios.

La serie di Braccio di Ferro sopravvisse alla crisi dei Fleischer studios: dopo la loro chiusura continuò a essere prodotta dalla Paramount fino al 1958; altre case produttrici se ne presero cura in seguito fino a pochi decenni fa. I cartoni di Fleischer, però, gettarono davvero le basi per il mito di Popeye, che dura ancora oggi. Basti pensare alla celebre canzoncina “I'm Popeye the Sailor Man”!

[youtube][/youtube]
La canzoncina di Popeye fu scritta da Sammy Lemmer nel 1933, proprio in occasione del debutto di BdF sullo schermo; inizialmente strumentale, successivamente le furono aggiunte le parole.

_____________________
Appuntamento a LUNEDI per il terzo (e ultimo :( ) speciale della FLEISCHER STORY, dedicato a... SUPERMAN!!!!




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

"Quel rissoso, irascibile, carissimo Braccio di Ferro"!
Così veniva presentato quando veniva trasmesso dalla RAI negli anni '70.
► Mostra testo
Avevo letto che la trovata degli spinaci di Popeye era stata favorita da uno sponsor che produceva spinaci in scatola e quindi era rimasta perché come trovata era perfetta e funzionale ai cartoon (e poi anche ai fumetti): in effetti tutti, da bambini, ci siamo sforzati di mangiare gli spinaci (che proprio non ci piacevano!) per essere come Braccio di Ferro! E poi cantavamo la celebre canzoncina così come l'avevamo capita: "Yappappa la silomé, yappappa la silomé..."
I "danni" della tv! :(
Pensa che ancora oggi, se qualcuno mangia panini in abbondanza viene paragonato a Poldo/Wimpy!
Un'altra cosa che avevo letto riguardava il buffo animaletto Eugene the jeep. Il termine "jeep" che indicò da allora i fuoristrada (specie quelli dell'esercito americano) era stato ripreso proprio da questa creaturina (anche perché era un nome breve e di facile pronuncia).




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

... E non solo quello, Grey: anche il termine "Goon", che in americano significa "sciocco", "babbeo" è stato ripreso da Alice the Goon, personaggio tipico delle strip di Popeye... anche se poi fu riutilizzato per i cartoni degli anni '80 arrivati in Italia col titolo "Collericamente vostro, Braccio di Ferro!", dove la ritroviamo in un episodio col nome di Teresa la Racchia... ed eccola a voi :D

[youtube][/youtube]

Ma la fama di Braccio di Ferro non si è mica esaurita tutta qui :D a Crystal City, città del Texas famosa per la produzione su scala industriale di spinaci, gli hanno dedicato una... ehm... statua:

Immagine

Quanto alla canzoncina, il suo testo recita:

"I'm Popeye the sailor man (toot! x2)
I'm strong to the finnich
coz I eat me spinnich,
I'm Popeye the sailor man!"

In italiano in realtà è stata tradotta nel corso di un doppiaggio degli anni '80 e faceva così:

"Son Braccio di Ferro il marinar (toot! x2)
Sconfiggo i nemici
mangiando spinaci,
Son Braccio di Ferro il Marinar!"

... E come dimenticare il... ehm... film in azione vivente, con il compianto Robin Williams alla sua prima prova da attore (!!!) e Shelley Duvall (Sì, proprio la Wendy di Shining!!!!) negli indovinatissimi (almeno quelli!) panni di Olivia? Purtroppo i risultati furono decisamente assurdi, a partire dal fatto che si tratti di un musical (!!!!!). Però devo dire che a rivederlo oggi, pur nella sua trashaggine, non è poi malavagissimo.
Volete rivederlo? Eccolo :D

[youtube][/youtube]




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Negli anni '80 alcuni fumetti di Braccio di Ferro vennero tradotti in italiano e pubblicati, se non ricordo male, su "Il Giornalino". Lì Alice the Goon era tradotta come Alice la Selenita e aveva dei polpacci piuttosto villosi (pareva indossasse quei dopo-sci pelosi che si chiamavano "mammut").
► Mostra testo
Quanto al film di Braccio di Ferro non è stato certo uno dei migliori nella carriera di Robin Williams, ma di certo, ora che lui non è più qui a farci sorridere, ridere e commuovere con le sue straordinarie interpretazioni, lo si ricorda con piacere. 33_98




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Grey, non è un caso che tu abbia notato un aspetto diverso per Alice: effettivamente all'inizio il suo aspetto era molto più inquietante.

Immagine
Immagine

Leggenda vuole che Segar decise di mutarlo (e contestualmente di rendere il personaggio meno feroce) sentendo una madre minacciare il suo bambino di farlo venire a prendere da Alice se non avesse smesso di fare i capricci; in realtà è più probabile che a fare scalpore fosse la sua nudità.
Addirittura alla fine divenne la baby sitter preferita di Pisellino, il figlio adottivo di Popeye!!

(... perché sapevi che Pisellino non è figlio di Popeye, vero? :D)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Nillc ha scritto:(... perché sapevi che Pisellino non è figlio di Popeye, vero? :D)
Non me lo ricordavo! E' vero, ma non mi ricordo neppure come è entrato nelle storie di Popeye...




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Pisellino (Swee'Pea) è stato trovato da Braccio di Ferro sull'uscio di casa sua, in un pacco regalo (la stessa cosa successe anni dopo con Eugene the Jeep); era stato abbandonato da una donna che non lo voleva perché troppo povera, ed era bene a conoscenza della bontà del marinaio.
Successivamente la stessa donna tornò a reclamarlo, dicendo che prima non poteva tenerlo, ma poi si era arricchita; la donna se lo riportò a casa, ma Pisellino scappò e riuscì con mille avventure a tornare a casa da Popeye, l'unico vero padre che avesse mai conosciuto. Del resto, quando lo aveva trovato, era un vero e proprio neonato incapace anche di formulare pensieri complessi, con Braccio ci era praticamente cresciuto!
La madre tornò anche a reclamarlo una seconda volta, portando con sé tanti giocattoli per sedurlo... ma il bambino scelse Popeye (anche grazie a... un chiodo :D leggere la storia per rendersene conto!!!)

Comunque un aspetto che ho taciuto (volontariamente) parlando di BdF è stata l'esperienza dell'Editoriale Metro.... di certo quelli della mia età o giù di lì ricorderanno questi giornalini stampati su una carta ruvidissima e rigida, che proponevano quasi esclusivamente personaggi italici come Geppo, Nonna Abelarda, Provolino... che purtroppo ai più non diranno nulla.
Tra loro la Metro aveva acquisito i diritto di alcuni (pochissimi) personaggi USA, tra cui Felix the Cat e, appunto, Popeye.
In realtà la Metro non pubblicava le storie americane, ma, un po' come accaduto per Topolino, ne creava di nuove, del tutto pertinenti ai gusti nostrani, che molto mutuavano dal cartone animato: storie semplici, autoconclusive e quasi sempre incentrate sulla mangiata risolutrice di spinaci.

Le storie erano quasi tutte disegnate da Pier Luigi Sangalli (praticamente un tuttofare che disegnava tutti i personaggi e tutte le storie!!!), e inizialmente ebbero anche il pregio di dare a BdF una nuova dimensione, del tutto a sé stante. Ad esempio, alcuni personaggi storici cambiarono nome e status: Bluto divenne Timoteo e divenne figlio della Strega del Mare, che a sua volta si chiamò Bacheca; Braccio di Legno, padre di Popeye, divenne Trinchetto e la Nonnina, ribattezzata Celesta, divenne sua madre (e quindi nonna di Popeye), mentre prima era sua nonna (e quindi bisnonna di Popeye... considerate che il padre di Popeye ha 99 anni!!!).
A essi furono poi aggiunti altri personaggi inventati di sana pianta, come il Gigante Grissino, mentre a volte potevano capitare cross-over con Geppo, Soldino e company!

L'avventura dell'Editoriale Metro ebbe un discreto successo, poiché si trattava di albi poco costosi (erano quasi tutti in bianco e nero, al massimo con alcune pagine a sei colori) e di facile lettura (le storie difficilmente superavano le dieci tavole, e le trame erano veramente semplici); tuttavia le storie persero man mano tutto il loro smalto, e col passare degli anni il pubblico si disinteressò a molti personaggi storici.
Braccio di Ferro, anche sotto la spinta degli intramontabili cartoon di Max Fleischer, fu l'unico a resistere fino alla fine degli anni '90; poi si commise l'imperdonabile leggerezza di volerlo "rimordenare" e renderlo più appetibile ai gusti dei ragazzi dell'epoca.
Via i personaggi superflui, via molta della tradizione Popeyeana, il personaggio fu completamente (e maldestramente) revisionato: gli fu tolta la casacca da marinaio in favore di jeans e polo, via i tatuaggi dell'ancora sugli avambracci e la professione di marinaio; allo stesso modo gli altri personaggi furono ridisegnati e resi più moderni.
Per farla breve, Popeye divenne un semplice borghesuccio alle (forzate) prese con avventure ben al di sotto di ciò che il pubblico si aspettava da lui; le trame vertevano su problemi come l'informatica, le infatuazioni di Olivia per attori vari e la chirurgia plastica (vorrei tanto, ma non sto scherzando).... troppo per una casa editrice di stampo "artigianale".
E insomma, non funzionò, e l'Editoriale Metro andò a farsi benedire.

In fondo però mi spiace molto che sia finita così: a parte le sporadiche apparizione sui vari Linus e qualche omnibus (io ne ho uno, bellissimo, della BUR, dal quale ho preso tantissime informazioni :D), i fumetti di BdF non hanno mai avuto terreno fertile in Italia; quelle della Editoriale Metro erano le uniche sue storie che era possibile leggere qui, e anche se non erano del tutto fedeli al personaggio originale, comunque gli rendevano abbastanza merito.
E comunque le mie estati da bambino sono state quasi tutte allietate da quei giornaletti... sigh....




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

OT:
Ho una raccolta di storie di Geppo e Nonna Abelarda, diesegnate da Giovan Battista Carpi, che era anche un disegnatore di Topolino.
Infatti nella presentazione dell'autore sono riportati alcuni disegni meravigliosi (dai personaggi Disney a un Sandokan con tigre allegata) opera delle sue mani.
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

E dopo Braccio di Ferro, del quale abbiamo ampiamente disquisito, è il momento dell'ultimo (sigh) SPECIALE della FLEISCHER STORY!!!

SPECIALE 3
Superman


Immagine

“È un uccello!” “È un aereo!” “No… è Superman!”
E chi non lo conosce, Superman? È il primo personaggio a cui si pensa quando si menziona la parola “supereroe”, l’unico a poter vantare una vera e propria mitologia, una serie infinita di declinazioni della sua leggenda e innumerevoli tentativi di imitazione.
Abbiamo visto come la sua storia si sia intrecciata con quella di Max Fleischer, in un periodo critico per i suoi studios... ebbene, diciamo sin da ora che, esattamente come fu per Popeye, la serie animata contribuì in modo determinante ad alimentare il mito di Superman, a creare molti dei suoi capisaldi e a segnare la strada per gli sviluppi successivi: la frase con cui questo speciale si apre, ormai divenuta proverbiale, ne è uno degli esempi più chiari!

Immagine
Prima apparizione a fumetti di Superman

L'avventura di Superman comincia intorno alla metà degli anni '30, periodo di transizione per il fumetto: è infatti questo il momento in cui le vignette abbandonano gradualmente la pubblicazione giornaliera sui quotidiani per andare a formare una nuova fetta di mercato editoriale, quella degli albi contenenti storie di ampio respiro e quasi sempre autoconclusive.
È anche un periodo di forti cambiamenti culturali, durante il quale i generi “classici” della letteratura e della cinematografia vengono pian piano messi in ombra da un nuovo filone: la fantascienza.
Sulla base di questi principi, nel 1933 Jerry Siegel e Joe Shuster danno vita a Superman, misterioso individuo dalle capacità sovrumane celate dietro gli occhialoni del timido giornalista Clark Kent, che all'occorrenza indossa una tutina aderente blu e rossa per correre a salvare Metropolis.
Nel corso degli anni la sua epopea è stata pian piano dipanata, costruendo una vera e propria mitologia incentrata sul personaggio: Superman è in realtà Kal-El, alieno umanoide proveniente dal pianeta Krypton; i suoi poteri sono in realtà dovuti allo “scompenso” tra la sua patria e la Terra, infatti esposto alle rocce verdi di quel pianeta (la temibile Kryptonite) li perde completamente. Un nutrito cast di comprimari (l'amore adolescenziale Lana Lang e quello adulto Lois Lane) e di nemici indimenticabili (Lex Luthor su tutti) hanno fatto il resto: il mito di Superman non si è mai spento, invadendo praticamente tutti gli altri mass-media e gettando le basi per un mondo a se stante, quello dei supereroi.

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Un'immagine che riassume tutti i cambiamenti di look di Superman

A questo punto, per comprendere l'importanza della serie di Max Fleischer nella storia di Superman, possiamo fare un semplice gioco: provate a elencare mentalmente i poteri classici di Superman.
Di sicuro i primi che vi saranno venuti in mente sono super-forza, super-udito, vista a raggi x, capacità di volare...
Ebbene, sappiate che uno di questi NON è un potere classico di Superman!
Nelle storie a fumetti iniziali, sorprendentemente, Superman non era in grado di volare: si spostava infatti compiendo balzi enormi, in grado di “superare un grattacielo”.
Quando Max Fleischer progettò la serie animata si rese conto che l'espediente dei balzi poteva funzionare solo nella cristallizzazione spaziotemporale dei fumetti, mentre nell'animazione gli spostamenti di Superman a saltelloni lo facevano sembrare “stupido”. Così, di comune accordo con i creatori del personaggio, Fleischer dotò Superman della capacità di volare.

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Una vignetta in cui è evidente come inizialmente Superman si spostasse... saltando!


Così come era successo per Popeye e gli spinaci, anche in questo caso la produzione di Max Fleischer influenzò per sempre quella originale: la capacità del volo piacque talmente tanto al pubblico che Superman imparò a volare anche nelle produzioni a fumetti immediatamente successive all'arrivo della serie animata, fino a diventare una delle abilità caratteristiche del personaggio.
Altre “invenzioni” di Fleischer diventate leggenda furono il cambio d'abiti nella cabina telefonica o in altro luogo appartato (nei fumetti Clark diventava Superman nella transizione da una vignetta a un'altra) e, appunto, la frase “è un uccello! È un aereo!”, che riprendeva un'esclamazione analoga detta una sola volta nel serial radiofonico di Superman realizzato un paio d'anni prima: il fatto di mettere la frase nella sigla d'apertura le conferì la giusta enfasi.

Ma l'influenza di Fleischer andò ben oltre, tanto nella storia di Superman quanto, se possibile, in quella socioculturale dell'epoca.
Per quanto riguarda il personaggio, la cura nella realizzazione tecnica e nelle trame andò a segnare delle vere e proprie pietre miliari nel suo sviluppo: le storie successive ai lavori di Max Fleischer presentano infatti tratteggi, gamme cromatiche e pathos nelle trame che non possono non derivare dai cartoni animati, e che costituiranno il punto di partenza per i successivi sviluppi.
Dal punto di vista culturale, i cortometraggi di Superman sdoganarono la fantascienza cinematografica e la portarono a un nuovo livello, che in termini diversi è arrivato fino ai giorni nostri.
Non male, per una serie nata per caso, non voluta dal suo autore e durata solo pochissimi episodi!

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Due episodi doppiati in italiano di Superman.




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Prima di congedarmi da questo topic, un piccolo extra sulla puntata di oggi che si riaggancia al discorso sul doppiaggio fatto qualche giorno fa insieme a Grey.

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Questo è uno degli episodi di Superman che mantiene un doppiaggio più o meno ai tempi della loro release, mentre quelli che ho postato in puntata sono stati rimaneggiati negli anni '80.

Se confrontate il cortometraggio con la versione originale che trovate qui, vi accorgerete che la traduzione di parlato e dialoghi è del tutto arbitraria: ad esempio, nell'originale per l'intera puntata Lois prende in giro Clark sul fatto che sverrebbe se dovesse mai trovarsi di fronte al gigante artico; la gag aveva una reprise anche nel finale, dove Lois chiedeva a Clark che fine avesse fatto durante l'attacco del mostro e lui, per celarle la sua identità, diceva di essere svenuto.
Nel doppiaggio italiano non c'è alcun riferimento a questo, anzi è Clark a prendere in giro Lois (anzi LoisA :D) paragonandola a Cappuccetto Rosso; nel finale lui le fa i complimenti e ribadisce di punto in bianco di non credere a Superman.
Ma le differenze sono pressoché totali, la traduzione è del tutto libera e non fedele all'originale.

E' probabile che in sede di adattamento, all'epoca, non si avesse sotto mano il copione originale, o che invece di tradurre si sia pensato di riscrivere direttamente il copione; una cosa del genere oggi sarebbe filologicamente inammissibile, e anche all'epoca, quando spesso si sceglieva di adattare nomi e termini alla cultura e al linguaggio forbito italiano, come minimo si teneva sott'occhio il dialogo originale.
Questo per ribadire un po' la mia posizione su quanto detto giorni fa.


Bene... e dopo questo piccolo extra, dopo una dilazione di oltre un anno, il nostro meraviglioso viaggio nel mondo di Max Fleischer giunge alla parola


FINE!!!



Voglio ringraziare tutti coloro che si sono imbarcati con me alla scoperta di Betty, Popeye e tutti gli altri, e che insieme a me hanno reso merito al genio di quest'uomo straordinario e ingiustamente poco ricordato.
Voglio in particolare ringraziare Blu e Asp per avermi permesso di pubblicare la Fleischer Story e soprattutto Grey per averla seguita dall'inizio alla fine, dando anche via a bellissime disquisizioni che hanno toccato il cinema d'animazione e non solo.

Ovviamente il topic rimane aperto per eventuali sviluppi :)




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