Cose che sapevo di te

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Nillc
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Cose che sapevo di te

Messaggio da Nillc »

Che bellissimo tornare a postare qualche mio lavoro su ASP :D

Purtroppo tra lavoro e impegni vari il tempo per scrivere mi si è ridotto drasticamente... al contrario dell'ispirazione che per fortuna c'è sempre :) ho molti lavori iniziati, per alcuni quando posso sto compiendo degli studi, ma finché non riuscirò a organizzarmi un po' con gli orari avrò un po' le mani, anzi i polpastrelli legati :D

Questo racconto l'ho scritto qualche mese fa per un concorso della catena di negozi-ristoranti Eataly... non ho vinto, ma il risultato, pur con tutti i riferimenti obbligatori al marchio e il limite massimo di battute, il lavoro finale mi soddisfa... soprattutto perché sono riuscito a finirlo :D Ve lo propongo :)

Cose che sapevo di te

Lui e lei seduti al tavolino della caffetteria di Eataly, Bari.
Si sono incontrati poco prima al mercatino. Lei con un cappotto scintillante, ramato come i suoi capelli, buste piene di prodotti. Lui con gli occhi azzurri come il suo maglioncino reduce da molti anni di naftalina. Tra di loro, ospiti speciali, i vent'anni in cui non si sono visti.
“Che strano incontrarti proprio qua!” dice lei “Ma come ci sei finito?”
“Mah, guarda, per puro caso. Stamattina avevo voglia di camminare, sono uscito di casa e mi sono fatto tutto il Lungomare a piedi. Arrivato alla Fiera... beh, non ci capitavo da vent'anni... ho visto l'insegna e mi ha incuriosito. Mi sa che ne abbiamo uno pure a Torino, ma non ci sono mai stato. E tu?”
“Oh, sai... stamattina si sposava una mia amica indiana e mi aveva invitata. C'è un tempio indù qua vicino, sai? Ci sono andata ed era pure carino, tutte quelle statue con dieci braccia e i costumi colorati. Però dopo due ore e mezza ancora erano in alto mare e mi sentivo tutta intontita – non sai quante cose bruciano! Incenso, rose, miele... il sole che picchia... niente, quando non ce l'ho fatta più ho preso e me ne sono venuta qua. Ci vengo spesso... al piano di sotto c'è il mercato e si trovano tanti prodotti particolari, a quello di sopra ci sono tre ristoranti e pure un'ottima pizzeria! Ci veniamo spesso coi bambini, io e...”
In quella lei si interrompe con uno strano singhiozzo e il suo volto si fa pallido.
“... Tu e Gianluigi” conclude lui, con un sorriso meccanico. Passa un solo istante, un minimo frammento di secondo sufficiente a riassumere quindicimila emozioni differenti. Poi lui aggiunge “come sta?”.
“Oh, bene” risponde lei, e il suo sorriso ha il retrogusto di un sospiro “Oddio, dovrebbe perdere una decina di chili, da quando ha smesso di fumare mangia come una betoniera. Ma sta bene. Te lo saluto quando torno a casa...?” l'ultima frase si trasforma in domanda in corso d'opera.
Lui alza le spalle.
“Se gli fa piacere” risponde.
“Sono certa di sì” esclama lei, con vago tono di scandalo “anche se... beh, per un bel po' di tempo è stato arrabbiato con te”.
“Comprensibile” sospira lui alzando gli occhi al cielo.
“Beh, sì... non riusciva a spiegarsi come mai il suo migliore amico abbia preso e se ne sia andato via così, da un giorno all'altro, senza nemmeno salutare noi del gruppo... oddio, capisco che magari era difficile e tutto il resto, ma... ma lui era lui... caspita, non facevate mai niente separati... quando c'eri tu c'era lui, e viceversa, non c'era altra opzione... figurati, pensavamo che foste gay!” ridacchia imbarazzata. Lui risponde con un sorriso educato e sorseggia il suo cappuccino.
Lei scruta il suo volto e poi aggiunge “... Ma perché?”.
Lui abbassa gli occhi e rimane in silenzio per diversi istanti. Poi scrolla le spalle.
“Era un periodo strano” risponde “avevo delle cose che mi facevano stare male, dovevo partire e risolverle. Sì, lo so, avrei potuto avvertirvi” dice interrompendo lei che aveva aperto bocca per ribattere “ma se lo avessi fatto forse non avrei avuto il coraggio. A ripensarci oggi è... stupido, vero?”
“Già. Stupido” risponde lei abbassando gli occhi a sua volta.
“Si fanno cose stupide, a quell'età” aggiunge lui e poi rimane a scrutare il suo volto con un'espressione rilassata eppure carica di attesa.
Come se avesse appena innescato una trappola.
Le labbra di lei si stringono fin quasi a scomparire. Prende in mano il cucchiaino con un gesto così nervoso che si sente il tintinnio stridulo di tazzina percossa.
“Sì” risponde alla fine in una sola sillaba di ghiaccio. “E io ne ho fatta una davvero stupida, all'epoca”.
“Cosa intendi?” chiede lui dopo una breve pausa, con un tono che potrebbe essere allarmato o sarcastico.
Lei trae un profondo sospiro. Poi beve un sorso di caffè e tira un morso al suo tiramisù su stecco, come se quello che sta per rivelare abbia bisogno di una notevole dose di energia.
Sospira di nuovo e chiude gli occhi per un attimo. Poi li riapre e inizia a parlare.
“Ricordi quando fui ricoverata per un mese e mezzo in ospedale? Fu poco prima che tu... che tu...”
“... Che io partissi” conclude lui, capendo che i pensieri di lei stanno correndo troppo furiosamente perché le parole possano raggiungerli.
Lei annuisce.
“Ti ricordi quale fu il motivo?” chiede.
“Fammi pensare... a dire il vero no. Non ce lo disse nessuno, i tuoi genitori dissero solo che avevi avuto un grave problema ma che ti stavi riprendendo”.
Lei annuisce di nuovo. Poi guarda di lato, apparentemente rapita dal pasticcere che sta confezionando una crostatina alla nocciola.
“Era un problema gravissimo, sì” afferma poi, tornando a guardare lui “Avevo tentato il suicidio”.

Tutto sembra fermarsi. Vent'anni di giorni, luoghi e dolori compressi in un tavolino della caffetteria di Eataly.
Gli occhi di lui si agganciano a quelli di lei, sguardi che camminano in equilibrio sulle corde tese tra le loro pupille.
Vacillano, perdono l'equilibrio, si controbilanciano e proseguono.
Tutto in un attimo.
Poi le labbra di lui fremono impercettibilmente, come a voler cercare la parola, la frase giusta, il commento opportuno.
Ma non ne trovano.
“Come mai?” mormorano allora.
Il viso di lei sembra riprendere un minimo di colore. Il momento più tragico è arrivato: fatta la rivelazione, parlarne sarà comunque difficile ma meno duro.
“Ero... ero depressa” risponde “Mi sentivo brutta, indesiderata e incompresa. Pensavo che la mia vita fosse un fallimento totale, e che nessuno mi amasse davvero”.
“Ma che dici?” ribatte lui piccato “eri la più simpatica e intraprendente del gruppo! Eri bellissima, davvero, e poi... e poi noi...”
Abbassa lo sguardo. Il suo cuore batte così forte che quasi lo si vede sotto il maglione azzurro.
“... E poi voi maschietti mi venivate dietro, lo so” stavolta è lei a concludere una sua frase, e non senza un timidissimo sorriso di malizia “lo so ora. Ma all'epoca... ero tremendamente insicura, non mi volevo bene... 'simpatica' e 'intraprendente' lo ero perché volevo apparire tale. Dentro volevo solo distruggermi. E poi nessuno di voi sembrava accorgersi di questo mio problema, e così pensavo che non mi capiste, che nessuno mi volesse bene sul serio. E... e un giorno tutto questo diventò insopportabile, e mandai giù un intero blister di tranquillanti”.
Lui assume un'espressione cupa, mentre lei tracanna ciò che resta del suo caffè in un sol sorso.
“Fu Gianluigi a salvarmi” conclude.

Il labbro inferiore di lui tremola appena.
“Sai, non l'ho mai detto a nessuno” continua lei, mentre gli occhi le si impregnano di tenerezza e dolore represso “ma se non fosse stato per lui io non sarei qui”.
Lui annuisce.
“Non ricordo molto di quel giorno... un attimo prima ingoio le pillole, trattengo il vomito... quello dopo mi sveglio in ospedale, tutta intubata. Sulle prime provai una gran rabbia e un gran dolore”.
“Cioè?”
“Per non esserci riuscita. L'ennesimo fallimento, non ero buona nemmeno a farla finita” Trae un profondo sbuffo che ha il potere di aprirle le labbra in un sorriso.
“Poi i medici mi dissero che un ragazzo mi aveva portato al Pronto Soccorso. Aveva detto di essere un mio caro amico e che mi aveva trovata, e poi nella concitazione era sparito. Ma io capii subito che era lui, sai? Mi dissero che mi aveva portato su una Ritmo gialla... te la ricordi? Quel catorcio che si era comprato lavorando per tutta un'estate... lo prendevamo sempre in giro per il rumore che faceva quando la guidava”.
“Ne andava fiero” sorride lui dopo una minima esitazione, durante la quale forse voleva dire qualcos'altro.
“Insomma, sapere che mi aveva salvata... che mi aveva trovata... mi fece capire che effettivamente c'era qualcuno che a me ci teneva. Quando sono uscita la prima cosa che ho fatto è stata correre da lui e parlargli. Lui naturalmente negò tutto -come se ci fossero dubbi! Ma io lo misi alle strette e alla fine mi disse che mi aveva sempre voluta... e ci siamo messi insieme, e non ci siamo mai lasciati. Fu poco prima che tu partissi”.
“Già, ricordo” dice lui a mezza voce, il volto contratto in uno sguardo di travertino. Guarda l'orologio e si alza, prendendo in mano le tazzine.
“Ehi!” lo ferma lei “Ho detto qualcosa che non va?”
“Ma no, è solo tardi e ho molte cose da fare. Mi ha fatto piacere rivederti”.
“... è quello che ti ho detto, vero?” geme lei “Adesso mi giudicherai una cretina, una...”
Lui le afferra le spalle e sorride.
“Nemmeno per sogno. Ricordo bene come stavi in quei giorni. Non sorridevi più, non ti entusiasmavi per tutte le piccole cose che ti facevano sorridere... eri irresistibile, quando sorridevi, sai? E io stavo male a vederti in quel modo” .
La bocca di lei descrive una perfetta 'O'.
“... Ma sono passati tanti anni, e queste erano solo cose che sapevo di te, allora. Oggi... oggi sono felice che tu stia bene e che tu e Gianluigi siate felici insieme. Tienitelo stretto, il tuo salvatore”.
La bacia sulle guance e quando si ritrae ha un sorriso vacuo.
Si muove in direzione del mercato, delle casse, dell'uscita... ma dopo un passo si ferma, e senza girarsi aggiunge:
“Comunque la Ritmo gialla me la ricordo bene. Faceva davvero un gran rumore. Quando la si guidava.”
E prosegue.
Lei lo guarda smarrita.
Poi per un attimo il respiro le si blocca.
Scatta in avanti, la mano pronta a bloccare il suo braccio.
Ma poi la ritrae e si ferma.
Lui si accorge del moto d'aria dietro di sé e si volta a guardarla.
“Una sera di queste... ora che sei a Bari... ti va di uscire?” chiede lei, le labbra tremanti e una lacrima che le fa capolino dall'occhio sinistro.
Lui sorride.
“Mi va, certo. Mi faccio sentire appena posso”.
E, consapevole di aver mentito per l'ennesima volta in pochi minuti, se ne va.




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Blu
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Re: Cose che sapevo di te

Messaggio da Blu »

L'ho letto al volo (sono indietro anche con il racconto/romanzo di Lugu :oops: , gli occhi ancora mi fanno dannare e sto al PC col contagocce :P ) e mi è sembrato molto carino :) (specie il finale dolce/amaro), mi spiace non sia piaciuto a quelli del concorso, i riferimenti erano molto sottili e ben incastrati nella trama, peccato non abbiano apprezzato la naturalezza della cosa :P




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Greywolf
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Re: Cose che sapevo di te

Messaggio da Greywolf »

L'ho letto d'un fiato. Secondo me è L'"Incontro" degli anni 2000.




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overhill
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Re: Cose che sapevo di te

Messaggio da overhill »

Sei sempre il migliore :)

Dopo di me, ovviamente :D
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