(Non) era Giovanni (?)
Inviato: 20 marzo 2017, 11:07
Era da un po' che non postavo qualcosa di mio, anche perché purtroppo il tempo per scrivere è notevolmente diminuito Però in questi ultimi giorni ho concepito e sviluppato questo piccolo racconto lievemente allucinato, che prende piede da episodi di vita reale
Potrebbe sembrarvi un po' difficile perché ho cercato di dargli il più possibile i connotati del discorso diretto, basta che pensiate di recitarlo (magari fatelo ad alta voce, è divertente )
Inoltre, premetto una cosa: in genere quando scrivo il mio punto di vista personale non è importante o coincide con quello del lettore.. stavolta è il contrario, ci sono diverse dietrologie personali dietro, ma non so se ve le renderò note intanto mi piacerebbe sapere il vostro parere e magari la vostra personale interpretazione della risposta alla domanda espressa nel titolo
Buona lettura
[align=center](Non) era Giovanni (?)[/align]
Ore 12,14
“Giovanni... ehi, Giovanni!”
“... Prego?”
“Oh, finalmente ti sei fermato... mi hai fatto fare una corsa! Come stai, Giovanni?”
“Ma... dice a me?”
“No, al Papa. E a chi altro? Ti riconoscerei tra mille, mi sei passato davanti un attimo fa e ti sono corsa dietro. Allora? Tutto a posto?”
“Scusi, ma temo proprio che si stia sbagliando... io non sono Giovanni”
“Come... No? Ma dai, pezzo di cretino! Certo che sei tu! Fai sempre lo scemo. Dai, dai, dimmi un po' cosa...”
“Scusi. Sono davvero desolato, mi creda, ma davvero non sono questo Giovanni che dice lei. Tra l'altro, credo di non averla nemmeno mai vista”
“Io... io sono confusa... non... non è possibile. Non sei... lei non è Giovanni?”
“No, decisamente no. Mi dispiace renderla confusa, ma non so davvero come esserle d'aiuto. Ora però mi deve scusare. Arrivederci... cioè, sì, insomma, buona giornata e... ha detto qualcosa?”.
“Cosa?”
“Lei. Ha detto qualcosa?”
“Io... no, nulla. Buona giornata a te. A lei”.
Ore 14,26
“Ciao, lumachina”
“... Eh... ciao... scusa, non ti avevo sentito”.
“Andata bene la giornata?”
“...”
“Beh? C'è qualcuno in casa?”
“Eh... si, c'è qualc... cioè sì, è andato tutto bene. Cioè, normale. Tutto ok”
“... Bah, non mi sembri molto certa, ma va bene. Si mangia?”
“...”
“Ehi, ma ci sei? Ho chiesto: si mangia?”
“E sì, ci sono! È pronto, mettiti a tavola ché arrivo”
“Ma si può sapere che c'hai?”
“Niente!”
“Sì, tua sorella. Sembri una zombi. Che ti... eh?”
“Cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“No, niente, mangiamo ora.”
“... Mangiamo ora. Va bene. Mangiamo ora.”
Ore 14,42
“Allora, ti sei calmata?”
“Io sono sempre stata calma”
“Va bene. Allora mi puoi dire, per favore, cosa ti passa per la testa? E non dire che non hai nulla, perché si vede che ti stanno girando le rotelline”
“Uff. Ok. Stamattina stavo... ma dai, è una scemenza, è inutile che ti...”
“Uffa! E dì!”
“Oh, va bene! Va bene. Allora. Stamattina stavo tornando da lavoro, no? Ero appena scesa dal treno, avevo salutato Clorinda che doveva andare a...”
“Clorinda chi?”
“... la bambina, e... Uffa, non ti ricordi mai niente! Clorinda, la mia amica. Quella con i capelli a spina, rosso papavero... quella che alla festa di Stefania e Sandro aveva il vestito a perline scollatissimo e che ha portato...”
“Ah, sì, quella con le tette grandi”
“... alla zucca ed emmenthal... ecco, lo sapevo! Sei sempre il solito cretino. Basta, non ti racconto più niente”
“Ah, ah, ah! Ma dai, stupida. Stavo scherzando. Treno, Clorinda e...?”
“... Uffa. Vabbé, va'. Esco dalla stazione, giro l'angolo e chi mi passa davanti? Giovanni!”
“Chi Giovanni?”
“Come 'chi Giovanni'? Ecco, vedi... è inutile che ti dico, tanto le cose non te le ricordi”
“Sotto la terza no...”
“Cosa hai detto?”
“Niente, niente. Comunque, Giovanni quale?”
“... Quanti Giovanni conosci?”
“Uhm, vediamo... in ordine alfabetico: Alfarano, assistente di poltrona del mio dentista. Boccea, tastierista del gruppo di Lorenzo. Dentico, ci gioco a calcetto il giovedì. Ah, poi c'è lo zio, non mi ricordo il cognome ma lo metto alla fine, alla 'Z' di...”
“Smettila!”
“E dai, finiscila... che colpa ne ho, se Giovanni è un nome così diffuso?”
“Ma io, quando parlo di Giovanni, sai a chi mi riferisco!”
“Va bene, va bene. Ammettiamo che io abbia capito. 'Giovanni' ti passa davanti, e poi?”
“Io lo saluto, cioè gli vado incontro per salutarlo... e lui... finge di non conoscermi!”
“No... davvero?”
“Davvero! Cioè, ha proprio fatto finta... di non essere lui!”
“In che senso, scusa?”
“Ha detto 'no, io non sono Giovanni, ti sbagli'... anzi no, mi ha pure dato del lei! 'Si sbaglia'. Ma si può?”
“Scusa un momento, eh... ma tu sei proprio sicura che fosse questo Giovanni e non qualcuno che gli somiglia?”
“Ma certo che era lui, come! Era lui, luissimo. Aveva la barba lunga, gli occhiali, il piumino blu...”
“Ah, beh, allora sì. Se aveva il piumino blu doveva essere di sicuro lui, eh...”
“Che, sfotti?”
“Non sia mai, piccola... però scusa, eh. Hai appena descritto un generico ragazzo, senza segni particolari... poteva essere qualcuno che gli somigliava, no?”
“Era lui, ti dico... ha fatto finta di non conoscermi, lo ha fatto apposta...”
“Ma scusa, ma perché avrebbe dovuto?”
“Ecco, questo... non lo so... ma sono sicura che ci sia una spiegazione. Ci devo pensare”
“Addirittura... senti: lascia perdere. Non ne vale la pena di stare così, ok?”
“Ma...”
“Non. Ne. Vale. La. Pena. Ok?”
“... Ok”
“Beh. Adesso finiamo di mangiare, che poi si torna a lavoro e devo... cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“Io... no, non ho detto niente. Finiamo di mangiare, dai”.
Ore 17,09
“Pronto?”
“Pronto, scema! Sono io”
“Eeeehi, pupa bella! Scema lo dici a tua... LUCREZIA, LEVA LE MANI DA QUELL'AFFARE!”
“Momento sbagliato?”
“No, no, è che tra dieci minuti devo portare la bambina a pianoforte e poi andare a Zumba... in tutto questo non mi sono ancora truccata e si sta... PER L'ULTIMA VOLTA, LUCREZIA!”
“Dai, ti richiamo più tardi, stasera magari...”
“Ma no, perché? Ce la faccio a fare tutto. E poi, hai una voce... che ti capita?”
“Mmmh... ho un tarlo nella testa, volevo parlarne con qualcuno...”
“Aspetta, aspetta”
“...”
“... Eccomi. Scusa, ho dato a Lucrezia il tablet, così la pianta di rompere. Un tarlo nella testa, dicevi. Di che si tratta?”
“Ma sicura? Non è che devi...”
“E dai!”
“Va bene, va bene. Dunque. Tu ti ricordi... Giovanni?”
“Giovanni! Come no. Certo che me lo ricordo”
“Oh! Sia ringraziato il cielo”
“Lo sai che mi ricordo tutto, io. Giovanni, beh?”
“Allora... stamattina, dopo che ci siamo salutate, me lo trovo davanti... e lui che fa? Non mi saluta”
“No, che bastardone!”
“Vero? E non è finita... mi scapicollo, lo fermo... e lui... dice 'no, ma io non sono Giovanni, si sta sbagliando'!”
“Uh! E poi?”
“E poi niente, se ne va e mi lascia con un palmo di naso. Credimi, ci sono rimasta...”
“E ci credo! E poi che hai fatto tu?”
“Niente, che dovevo fare. Sono tornata a casa e ci sono stata a pensare... perché ha fatto così? Ho pensato a tante cose, ma non mi ci raccapezzo. Ne ho parlato anche con...”
“Io lo so, perché...”
“... ma pensa che io sia pazza, e... Cos'hai detto?”
“Ehhhh, sì, cara mia. Io il perché lo so. Poveraccio, poveraccio... ci credo che fa finta di non essere lui”
“E dimmelo, no?”
“Mah... senti, non so se te ne posso parlare... è una cosa molto seria...”
“Ma dai, lo stai dicendo a me, non a una qualsiasi!”
“... E sì. Va bene, dai. Allora... ricordi che qualche anno fa Giovanni si era sposato?”
“Mmmh... sì e no, qualcosa del genere... con una estone, no?”
“Macché! Si era preso la figlia di Martemucci, quello del caffè! Mica scemo, tutti quei soldi!”
“Ah, sì... ora mi sembra di ricordare... beh?”
“Beh. Si sposano, fanno la festa del secolo, invitati VIP, dicono ci fossero pure Luciana Littizzetto, Roberto Giacobbo, e quella... come si chiama? La velina bionda...”
“La Corvaglia?”
“No, quella dopo... vabbé, mi verrà. Per fartela breve. Si sposano, ma tre anni dopo ancora niente figli. Poi, un bel giorno, la moglie torna a casa e lo trova a letto con il giardiniere”
“No!”
“Ah, ah, ah! Come 'no'? È un classico! E il bello è che avevano fatto la comunione dei beni, quindi al divorzio lui ha rivendicato metà dell'azienda del padre! Ma dico io, scema che sei: sei ricca, a questo non gli si alza quando state a letto, e tu che fai? Gli metti in mano metà dei tuoi soldi? Bah! Più sono ricche, più sono sceme”
“Vero... ma poi, cos'è successo?”
“E niente, che vuoi che succeda. Il padre ha chiamato qualcuno ai piani alti, mi sa al Vaticano o in quei paraggi, e gli ha fatto togliere tutto. Pure le mutande gli ha tolto. Inoltre gli ha fatto fare una figura di merda colossale, adesso sanno tutti che è frocio. Ci credo che non vuole farsi riconoscere”
“Ma vedi un po'... non lo avrei mai detto...”
“No? Ah, ah, povera cocca! Ma dai, io una cosa del genere me la aspettavo... ma ti ricordi come se ne veniva vestito in classe? Portava sempre i foulard, il basco... lo chiamavamo 'Femme Fatale', e...”
“Aspetta, aspetta, aspetta: ma stai parlando di Giovanni?”
“E certo!”
“... Ma Giovanni non è stato nostro compagno di classe!”
“... Che dici? Giovanni Marinis! Quello che veniva da...”
“Noooo! Quello non era Giovanni che dico io! Anzi, a dirla tutta Marinis di nome era Francesco!”
“... Ma certo, hai ragione! Francesco Marinis.... 'Femme Fatale', Ah, ah, ah! Ma allora di quale Giovanni parli?”
“... Come 'di quale Giovanni parlo'? Tutta questa storia e ancora non hai capito? Giovanni è... Giovanni!”
“Sii più precisa, magari non me lo ricordo io...”
“Ecco... dunque... Giovanni. Giovanni che... uhm... come faccio a dirti... ma dai, è impossibile che tu non ti ricordi di Giovanni!”
“Ma chi, quello che cantava?”
“No!”
“Quello che faceva il commercialista?”
“No!”
“Quello che scriveva sull'Eco?”
“No, no, no!”
“E allora chi cavolo... Uh! Ma come si è fatto tardi! LUCREZIA, LASCIA QUEL COSO E PREPARATI, STIAMO FACENDO TARDI! Scusami pupa, ma ora devo davvero andare. Se mi viene in mente qualcosa ti chiamo, ok?”
“... Ok”
“E non starci a pensare, dai, sarà stata una cavolata e... Cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“Io... no. Non ho detto niente. Stai facendo tardi, dai. Buona serata”
“Buona se... ehi! Ha riattaccato, quella troia. Che grandissima maleducata. LUCREZIAAAAAA! SE NON SPEGNI IMMEDIATAMENTE TI CORICO DI BOTTE, EH!”.
Ore 21, 53
“Perché non me lo hai mai detto? Pensavo che mi amassi...”
“Non potevo. Non potevo farti carico di tutto questo. È una battaglia che devo vincere da solo. Anche a costo di perdere chi amo”
“Io... io non voglio che tu mi perda... io sarò sempre...”
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“E figurati, dieci minuti di film e venticinque di pubblicità!”
“Già...”
“Mmmh, ti vedo strana... Stai pensando anche tu che sia il caso di spegnere e dedicarci a qualcosa di meglio?”
“... Ehi, statti buono, non ne ho voglia stasera!”
“Ma che ti prende, oh? Oggi sei proprio intrattabile!”
“...”
“Fammi indovinare. Stai pensando ancora a quel tipo...”
“...”
“No, non ci credo! È così?”
“...”
“Assurdo. Una giornata persa appresso a questo... Giorgio, Giacomo...”
“Giovanni!”
“Ah! Hai visto che ci stai pensando?”
“E lasciami stare, oh! Lasciami. Stare. Ok?”
“Senti, fai che caspita vuoi, certe volte non ti capisco proprio”
“Beh, anche tu staresti così se uno dei tuoi più cari amici fingesse di essere qualcun altro per non salutarti. Sono rimasta male, va bene? E sto cercando di capire perché lo ha fatto”
“Scusa, ma fammi capire una cosa: perché avrebbe dovuto farlo?”
“Allora... ci ho pensato tutto il giorno...”
“Tutto il giorno ci ha pensato. Va bene. E dunque?”
“Ci sono tre ipotesi. La prima: Giovanni ce l'ha con me per qualcosa che gli ho fatto”
“Oh, mamma mia. E che gli avresti fatto, di tanto grave?”
“Non lo so! Ho cercato di ricordarmi, ma... non mi viene in mente niente...”
“Prima ipotesi scartata. La seconda?”
“La seconda... Giovanni ha un problema e non vuole farsi riconoscere da nessuno”
“Wow! Scommetto che è un agente segreto in missione segretissima, non può parlare con nessuno né svelare la sua identità, altrimenti sarà ucciso!”
“... La terza è... beh, che non mi abbia riconosciuto... e che quindi, preso dall'imbarazzo, abbia finto di non essere lui per non dovermi parlare”
“Aspetta, aspetta, mi sono perso: in pratica lui non ti riconosce, si imbarazza e finge di non conoscerti perché è imbarazzato... è così?”
“No: finge proprio di non essere lui per non...”
“Non può essere vero”
“...Perché no? Sono ingrassata negli ultimi anni, non sono più come...”
“No, non può essere vero che tu abbia concepito un'ipotesi tanto contorta! Dimmi che scherzi, ti prego”
“Sono assolutamente seria”
“... E queste sono le uniche ipotesi che ti sono venute in mente?”
“Le uniche e sole”
“Scusami... scusa. Ma in tutto questo marasma, non ti è mai venuto in mente che il tizio che hai visto potesse effettivamente non essere Giovanni?”
“Mai”
“Perché?”
“Perché alla fine mi ha detto 'arrivederci', quindi aveva intenzione di...”
“Ah beh, allora cambia tutto: la buona educazione è appannaggio solo di Giovanni”
“.. E poi mi ha chiamato 'signorina', non 'signora', quindi sa che tecnicamente non sono sposata, deve conoscermi per...”
“E certo, perché alla tua età devi per forza essere appellata 'signora' anche se convivi, no?”
“Senti, io l'ho riconosciuto, ok? Era lui, ne sono certa”
“Scusami. Ma da quanto tempo non lo vedi, questo Giovanni?”
“...”
“Ho chiesto: da quanto tempo non...”
“E sì, ho capito, un attimo! Due anni.... no, un po' di più, è stato prima che mi operassi alla rotula...”
“Alla rotula ti sei operata sei anni fa!”
“Sì... allora forse al matrimonio di Giacomo e Marzia...”
“Io non c'ero”
“E no, è stato prima di conoscerti...”
“Ma noi ci conosciamo da quattordici anni!”
“Davvero? Allora no, dev'essere stato dopo...”
“Senti. Secondo me hai solo una grande confusione in testa. Io questo Giovanni non so chi sia. Non so nemmeno se esista, per quanto me ne fai sapere tu. Quello che è certo è che ci stai pensando troppo, per i miei gusti. Se vuoi dare importanza a una cazzata del genere, accomodati. Fai pure. Io mi sono stancato e me ne vado a letto. Tu quando vuoi vieni, altrimenti rimani qua sul divano a pensare a perché questo Giovanni abbia finto di non conoscerti”
“Ha finto di non essere lui, non di...”
“BUONANOTTE!”
“...”
“Che vuoi, ancora?”
“Io?”
“Sì, tu. Che hai detto?”
“Nulla, vattene a letto, buonanotte”.
Ore 00: 59
“Ehi”
“Ehi”
“Non dormi ancora, vero?”
“... Se ti ho risposto...”
“Scommetto che stai ancora pensando a quello che è successo stamattina. Anzi... ieri mattina, ormai”
“Manca un minuto, non essere pedante”
“Per carità. Però ti ricordo che domani si lavora, quindi magari faresti meglio a dormire”
“Ora dormo. Zitta, ora”
“Ok, sto zitta”
“... Sì, ma secondo te cosa è successo?”
“Cosa è successo a chi?”
“A Giovanni... cioè, perché ha fatto così”
“... Secondo te, cosa è successo?”
“Ci ho pensato tutt'oggi... avevo anche fatto delle ipotesi, le ho dette a lui, ma lui si è arrabbiato...”
“Beh, onestamente erano abbastanza stupide, eh...”
“E sì, l'ho pensato anche io. Ma allora perché...?”
“Senti, ma perché ci dai così tanta corda? Alla fine Giovanni è una persona come tante...”
“No che non lo è! Lui c'è sempre stato, è stato sempre con me...”
“Ah, sì? Allora dimmi un po': qual è il ricordo più importante che hai insieme a lui?”
“Ecco... fammi pensare... ah sì: siamo andati a Disneyland insieme!”
“Quello era Rocco, il tuo ex”
“No, era Giovanni!”
“Era Rocco, ti dico. Vi lasciaste sull'aereo del ritorno”
“Ah, giusto.... allora... ecco... ah, sì: il concerto degli Skunk Anansie!”
“Ma mi prendi per scema? Quella era Filomena, la tua amica!”
“... La cena in terrazza all'Hilton?”
“Mario, il tuo amico gay”
“La mostra di Caravaggio a Capodimonte?”
“Ci sei andata da sola”
“Allora, con Giovanni... dunque... dev'essere stata quella volta che... uhm...”
“Scusa, ma almeno sai chi è 'sto Giovanni?”
“Certo che lo so!”
“Bene, e chi è?”
“Giovanni è... ma dai, Giovanni! Serve che aggiunga altro?”
“In realtà sì, servirebbe. Almeno, saremmo finalmente sicure che questo Giovanni sia davvero qualcuno per te. O, quantomeno, che esista realmente”
“Non ti ci mettere anche tu, adesso!”
“Già, perché se mi ci metto anche io, alla fine anche tu ti convincerai che non...”
“Non ti azzardare!”
“... che non è stato altro che un abbaglio. Va bene, non mi azzardo. Però almeno ammetti che sia stato qualcosa di poco conto. Chi se ne frega se quel tizio fosse Giovanni, un suo sosia o un povero innocente capitato sotto le tue grinfie? Ti cambia la vita? Diventi più bella, più brutta, più ricca... o rimani tale e quale? Ti ritorna qualcosa di tutto quello che presumibilmente tu e Giovanni avete vissuto in passato?”
“... Ovviamente no...”
“Ecco, brava. Allora adesso chiudi gli occhietti e dormi, altrimenti domani al lavoro saremo una morta vivente. Buonanotte”
“Buonanotte...”
Ore 04: 37
“... Hai detto qualcosa?”
“No. Dormi”.
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Potrebbe sembrarvi un po' difficile perché ho cercato di dargli il più possibile i connotati del discorso diretto, basta che pensiate di recitarlo (magari fatelo ad alta voce, è divertente )
Inoltre, premetto una cosa: in genere quando scrivo il mio punto di vista personale non è importante o coincide con quello del lettore.. stavolta è il contrario, ci sono diverse dietrologie personali dietro, ma non so se ve le renderò note intanto mi piacerebbe sapere il vostro parere e magari la vostra personale interpretazione della risposta alla domanda espressa nel titolo
Buona lettura
[align=center](Non) era Giovanni (?)[/align]
Ore 12,14
“Giovanni... ehi, Giovanni!”
“... Prego?”
“Oh, finalmente ti sei fermato... mi hai fatto fare una corsa! Come stai, Giovanni?”
“Ma... dice a me?”
“No, al Papa. E a chi altro? Ti riconoscerei tra mille, mi sei passato davanti un attimo fa e ti sono corsa dietro. Allora? Tutto a posto?”
“Scusi, ma temo proprio che si stia sbagliando... io non sono Giovanni”
“Come... No? Ma dai, pezzo di cretino! Certo che sei tu! Fai sempre lo scemo. Dai, dai, dimmi un po' cosa...”
“Scusi. Sono davvero desolato, mi creda, ma davvero non sono questo Giovanni che dice lei. Tra l'altro, credo di non averla nemmeno mai vista”
“Io... io sono confusa... non... non è possibile. Non sei... lei non è Giovanni?”
“No, decisamente no. Mi dispiace renderla confusa, ma non so davvero come esserle d'aiuto. Ora però mi deve scusare. Arrivederci... cioè, sì, insomma, buona giornata e... ha detto qualcosa?”.
“Cosa?”
“Lei. Ha detto qualcosa?”
“Io... no, nulla. Buona giornata a te. A lei”.
Ore 14,26
“Ciao, lumachina”
“... Eh... ciao... scusa, non ti avevo sentito”.
“Andata bene la giornata?”
“...”
“Beh? C'è qualcuno in casa?”
“Eh... si, c'è qualc... cioè sì, è andato tutto bene. Cioè, normale. Tutto ok”
“... Bah, non mi sembri molto certa, ma va bene. Si mangia?”
“...”
“Ehi, ma ci sei? Ho chiesto: si mangia?”
“E sì, ci sono! È pronto, mettiti a tavola ché arrivo”
“Ma si può sapere che c'hai?”
“Niente!”
“Sì, tua sorella. Sembri una zombi. Che ti... eh?”
“Cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“No, niente, mangiamo ora.”
“... Mangiamo ora. Va bene. Mangiamo ora.”
Ore 14,42
“Allora, ti sei calmata?”
“Io sono sempre stata calma”
“Va bene. Allora mi puoi dire, per favore, cosa ti passa per la testa? E non dire che non hai nulla, perché si vede che ti stanno girando le rotelline”
“Uff. Ok. Stamattina stavo... ma dai, è una scemenza, è inutile che ti...”
“Uffa! E dì!”
“Oh, va bene! Va bene. Allora. Stamattina stavo tornando da lavoro, no? Ero appena scesa dal treno, avevo salutato Clorinda che doveva andare a...”
“Clorinda chi?”
“... la bambina, e... Uffa, non ti ricordi mai niente! Clorinda, la mia amica. Quella con i capelli a spina, rosso papavero... quella che alla festa di Stefania e Sandro aveva il vestito a perline scollatissimo e che ha portato...”
“Ah, sì, quella con le tette grandi”
“... alla zucca ed emmenthal... ecco, lo sapevo! Sei sempre il solito cretino. Basta, non ti racconto più niente”
“Ah, ah, ah! Ma dai, stupida. Stavo scherzando. Treno, Clorinda e...?”
“... Uffa. Vabbé, va'. Esco dalla stazione, giro l'angolo e chi mi passa davanti? Giovanni!”
“Chi Giovanni?”
“Come 'chi Giovanni'? Ecco, vedi... è inutile che ti dico, tanto le cose non te le ricordi”
“Sotto la terza no...”
“Cosa hai detto?”
“Niente, niente. Comunque, Giovanni quale?”
“... Quanti Giovanni conosci?”
“Uhm, vediamo... in ordine alfabetico: Alfarano, assistente di poltrona del mio dentista. Boccea, tastierista del gruppo di Lorenzo. Dentico, ci gioco a calcetto il giovedì. Ah, poi c'è lo zio, non mi ricordo il cognome ma lo metto alla fine, alla 'Z' di...”
“Smettila!”
“E dai, finiscila... che colpa ne ho, se Giovanni è un nome così diffuso?”
“Ma io, quando parlo di Giovanni, sai a chi mi riferisco!”
“Va bene, va bene. Ammettiamo che io abbia capito. 'Giovanni' ti passa davanti, e poi?”
“Io lo saluto, cioè gli vado incontro per salutarlo... e lui... finge di non conoscermi!”
“No... davvero?”
“Davvero! Cioè, ha proprio fatto finta... di non essere lui!”
“In che senso, scusa?”
“Ha detto 'no, io non sono Giovanni, ti sbagli'... anzi no, mi ha pure dato del lei! 'Si sbaglia'. Ma si può?”
“Scusa un momento, eh... ma tu sei proprio sicura che fosse questo Giovanni e non qualcuno che gli somiglia?”
“Ma certo che era lui, come! Era lui, luissimo. Aveva la barba lunga, gli occhiali, il piumino blu...”
“Ah, beh, allora sì. Se aveva il piumino blu doveva essere di sicuro lui, eh...”
“Che, sfotti?”
“Non sia mai, piccola... però scusa, eh. Hai appena descritto un generico ragazzo, senza segni particolari... poteva essere qualcuno che gli somigliava, no?”
“Era lui, ti dico... ha fatto finta di non conoscermi, lo ha fatto apposta...”
“Ma scusa, ma perché avrebbe dovuto?”
“Ecco, questo... non lo so... ma sono sicura che ci sia una spiegazione. Ci devo pensare”
“Addirittura... senti: lascia perdere. Non ne vale la pena di stare così, ok?”
“Ma...”
“Non. Ne. Vale. La. Pena. Ok?”
“... Ok”
“Beh. Adesso finiamo di mangiare, che poi si torna a lavoro e devo... cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“Io... no, non ho detto niente. Finiamo di mangiare, dai”.
Ore 17,09
“Pronto?”
“Pronto, scema! Sono io”
“Eeeehi, pupa bella! Scema lo dici a tua... LUCREZIA, LEVA LE MANI DA QUELL'AFFARE!”
“Momento sbagliato?”
“No, no, è che tra dieci minuti devo portare la bambina a pianoforte e poi andare a Zumba... in tutto questo non mi sono ancora truccata e si sta... PER L'ULTIMA VOLTA, LUCREZIA!”
“Dai, ti richiamo più tardi, stasera magari...”
“Ma no, perché? Ce la faccio a fare tutto. E poi, hai una voce... che ti capita?”
“Mmmh... ho un tarlo nella testa, volevo parlarne con qualcuno...”
“Aspetta, aspetta”
“...”
“... Eccomi. Scusa, ho dato a Lucrezia il tablet, così la pianta di rompere. Un tarlo nella testa, dicevi. Di che si tratta?”
“Ma sicura? Non è che devi...”
“E dai!”
“Va bene, va bene. Dunque. Tu ti ricordi... Giovanni?”
“Giovanni! Come no. Certo che me lo ricordo”
“Oh! Sia ringraziato il cielo”
“Lo sai che mi ricordo tutto, io. Giovanni, beh?”
“Allora... stamattina, dopo che ci siamo salutate, me lo trovo davanti... e lui che fa? Non mi saluta”
“No, che bastardone!”
“Vero? E non è finita... mi scapicollo, lo fermo... e lui... dice 'no, ma io non sono Giovanni, si sta sbagliando'!”
“Uh! E poi?”
“E poi niente, se ne va e mi lascia con un palmo di naso. Credimi, ci sono rimasta...”
“E ci credo! E poi che hai fatto tu?”
“Niente, che dovevo fare. Sono tornata a casa e ci sono stata a pensare... perché ha fatto così? Ho pensato a tante cose, ma non mi ci raccapezzo. Ne ho parlato anche con...”
“Io lo so, perché...”
“... ma pensa che io sia pazza, e... Cos'hai detto?”
“Ehhhh, sì, cara mia. Io il perché lo so. Poveraccio, poveraccio... ci credo che fa finta di non essere lui”
“E dimmelo, no?”
“Mah... senti, non so se te ne posso parlare... è una cosa molto seria...”
“Ma dai, lo stai dicendo a me, non a una qualsiasi!”
“... E sì. Va bene, dai. Allora... ricordi che qualche anno fa Giovanni si era sposato?”
“Mmmh... sì e no, qualcosa del genere... con una estone, no?”
“Macché! Si era preso la figlia di Martemucci, quello del caffè! Mica scemo, tutti quei soldi!”
“Ah, sì... ora mi sembra di ricordare... beh?”
“Beh. Si sposano, fanno la festa del secolo, invitati VIP, dicono ci fossero pure Luciana Littizzetto, Roberto Giacobbo, e quella... come si chiama? La velina bionda...”
“La Corvaglia?”
“No, quella dopo... vabbé, mi verrà. Per fartela breve. Si sposano, ma tre anni dopo ancora niente figli. Poi, un bel giorno, la moglie torna a casa e lo trova a letto con il giardiniere”
“No!”
“Ah, ah, ah! Come 'no'? È un classico! E il bello è che avevano fatto la comunione dei beni, quindi al divorzio lui ha rivendicato metà dell'azienda del padre! Ma dico io, scema che sei: sei ricca, a questo non gli si alza quando state a letto, e tu che fai? Gli metti in mano metà dei tuoi soldi? Bah! Più sono ricche, più sono sceme”
“Vero... ma poi, cos'è successo?”
“E niente, che vuoi che succeda. Il padre ha chiamato qualcuno ai piani alti, mi sa al Vaticano o in quei paraggi, e gli ha fatto togliere tutto. Pure le mutande gli ha tolto. Inoltre gli ha fatto fare una figura di merda colossale, adesso sanno tutti che è frocio. Ci credo che non vuole farsi riconoscere”
“Ma vedi un po'... non lo avrei mai detto...”
“No? Ah, ah, povera cocca! Ma dai, io una cosa del genere me la aspettavo... ma ti ricordi come se ne veniva vestito in classe? Portava sempre i foulard, il basco... lo chiamavamo 'Femme Fatale', e...”
“Aspetta, aspetta, aspetta: ma stai parlando di Giovanni?”
“E certo!”
“... Ma Giovanni non è stato nostro compagno di classe!”
“... Che dici? Giovanni Marinis! Quello che veniva da...”
“Noooo! Quello non era Giovanni che dico io! Anzi, a dirla tutta Marinis di nome era Francesco!”
“... Ma certo, hai ragione! Francesco Marinis.... 'Femme Fatale', Ah, ah, ah! Ma allora di quale Giovanni parli?”
“... Come 'di quale Giovanni parlo'? Tutta questa storia e ancora non hai capito? Giovanni è... Giovanni!”
“Sii più precisa, magari non me lo ricordo io...”
“Ecco... dunque... Giovanni. Giovanni che... uhm... come faccio a dirti... ma dai, è impossibile che tu non ti ricordi di Giovanni!”
“Ma chi, quello che cantava?”
“No!”
“Quello che faceva il commercialista?”
“No!”
“Quello che scriveva sull'Eco?”
“No, no, no!”
“E allora chi cavolo... Uh! Ma come si è fatto tardi! LUCREZIA, LASCIA QUEL COSO E PREPARATI, STIAMO FACENDO TARDI! Scusami pupa, ma ora devo davvero andare. Se mi viene in mente qualcosa ti chiamo, ok?”
“... Ok”
“E non starci a pensare, dai, sarà stata una cavolata e... Cosa?”
“Che?”
“Hai detto qualcosa?”
“Io... no. Non ho detto niente. Stai facendo tardi, dai. Buona serata”
“Buona se... ehi! Ha riattaccato, quella troia. Che grandissima maleducata. LUCREZIAAAAAA! SE NON SPEGNI IMMEDIATAMENTE TI CORICO DI BOTTE, EH!”.
Ore 21, 53
“Perché non me lo hai mai detto? Pensavo che mi amassi...”
“Non potevo. Non potevo farti carico di tutto questo. È una battaglia che devo vincere da solo. Anche a costo di perdere chi amo”
“Io... io non voglio che tu mi perda... io sarò sempre...”
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“E figurati, dieci minuti di film e venticinque di pubblicità!”
“Già...”
“Mmmh, ti vedo strana... Stai pensando anche tu che sia il caso di spegnere e dedicarci a qualcosa di meglio?”
“... Ehi, statti buono, non ne ho voglia stasera!”
“Ma che ti prende, oh? Oggi sei proprio intrattabile!”
“...”
“Fammi indovinare. Stai pensando ancora a quel tipo...”
“...”
“No, non ci credo! È così?”
“...”
“Assurdo. Una giornata persa appresso a questo... Giorgio, Giacomo...”
“Giovanni!”
“Ah! Hai visto che ci stai pensando?”
“E lasciami stare, oh! Lasciami. Stare. Ok?”
“Senti, fai che caspita vuoi, certe volte non ti capisco proprio”
“Beh, anche tu staresti così se uno dei tuoi più cari amici fingesse di essere qualcun altro per non salutarti. Sono rimasta male, va bene? E sto cercando di capire perché lo ha fatto”
“Scusa, ma fammi capire una cosa: perché avrebbe dovuto farlo?”
“Allora... ci ho pensato tutto il giorno...”
“Tutto il giorno ci ha pensato. Va bene. E dunque?”
“Ci sono tre ipotesi. La prima: Giovanni ce l'ha con me per qualcosa che gli ho fatto”
“Oh, mamma mia. E che gli avresti fatto, di tanto grave?”
“Non lo so! Ho cercato di ricordarmi, ma... non mi viene in mente niente...”
“Prima ipotesi scartata. La seconda?”
“La seconda... Giovanni ha un problema e non vuole farsi riconoscere da nessuno”
“Wow! Scommetto che è un agente segreto in missione segretissima, non può parlare con nessuno né svelare la sua identità, altrimenti sarà ucciso!”
“... La terza è... beh, che non mi abbia riconosciuto... e che quindi, preso dall'imbarazzo, abbia finto di non essere lui per non dovermi parlare”
“Aspetta, aspetta, mi sono perso: in pratica lui non ti riconosce, si imbarazza e finge di non conoscerti perché è imbarazzato... è così?”
“No: finge proprio di non essere lui per non...”
“Non può essere vero”
“...Perché no? Sono ingrassata negli ultimi anni, non sono più come...”
“No, non può essere vero che tu abbia concepito un'ipotesi tanto contorta! Dimmi che scherzi, ti prego”
“Sono assolutamente seria”
“... E queste sono le uniche ipotesi che ti sono venute in mente?”
“Le uniche e sole”
“Scusami... scusa. Ma in tutto questo marasma, non ti è mai venuto in mente che il tizio che hai visto potesse effettivamente non essere Giovanni?”
“Mai”
“Perché?”
“Perché alla fine mi ha detto 'arrivederci', quindi aveva intenzione di...”
“Ah beh, allora cambia tutto: la buona educazione è appannaggio solo di Giovanni”
“.. E poi mi ha chiamato 'signorina', non 'signora', quindi sa che tecnicamente non sono sposata, deve conoscermi per...”
“E certo, perché alla tua età devi per forza essere appellata 'signora' anche se convivi, no?”
“Senti, io l'ho riconosciuto, ok? Era lui, ne sono certa”
“Scusami. Ma da quanto tempo non lo vedi, questo Giovanni?”
“...”
“Ho chiesto: da quanto tempo non...”
“E sì, ho capito, un attimo! Due anni.... no, un po' di più, è stato prima che mi operassi alla rotula...”
“Alla rotula ti sei operata sei anni fa!”
“Sì... allora forse al matrimonio di Giacomo e Marzia...”
“Io non c'ero”
“E no, è stato prima di conoscerti...”
“Ma noi ci conosciamo da quattordici anni!”
“Davvero? Allora no, dev'essere stato dopo...”
“Senti. Secondo me hai solo una grande confusione in testa. Io questo Giovanni non so chi sia. Non so nemmeno se esista, per quanto me ne fai sapere tu. Quello che è certo è che ci stai pensando troppo, per i miei gusti. Se vuoi dare importanza a una cazzata del genere, accomodati. Fai pure. Io mi sono stancato e me ne vado a letto. Tu quando vuoi vieni, altrimenti rimani qua sul divano a pensare a perché questo Giovanni abbia finto di non conoscerti”
“Ha finto di non essere lui, non di...”
“BUONANOTTE!”
“...”
“Che vuoi, ancora?”
“Io?”
“Sì, tu. Che hai detto?”
“Nulla, vattene a letto, buonanotte”.
Ore 00: 59
“Ehi”
“Ehi”
“Non dormi ancora, vero?”
“... Se ti ho risposto...”
“Scommetto che stai ancora pensando a quello che è successo stamattina. Anzi... ieri mattina, ormai”
“Manca un minuto, non essere pedante”
“Per carità. Però ti ricordo che domani si lavora, quindi magari faresti meglio a dormire”
“Ora dormo. Zitta, ora”
“Ok, sto zitta”
“... Sì, ma secondo te cosa è successo?”
“Cosa è successo a chi?”
“A Giovanni... cioè, perché ha fatto così”
“... Secondo te, cosa è successo?”
“Ci ho pensato tutt'oggi... avevo anche fatto delle ipotesi, le ho dette a lui, ma lui si è arrabbiato...”
“Beh, onestamente erano abbastanza stupide, eh...”
“E sì, l'ho pensato anche io. Ma allora perché...?”
“Senti, ma perché ci dai così tanta corda? Alla fine Giovanni è una persona come tante...”
“No che non lo è! Lui c'è sempre stato, è stato sempre con me...”
“Ah, sì? Allora dimmi un po': qual è il ricordo più importante che hai insieme a lui?”
“Ecco... fammi pensare... ah sì: siamo andati a Disneyland insieme!”
“Quello era Rocco, il tuo ex”
“No, era Giovanni!”
“Era Rocco, ti dico. Vi lasciaste sull'aereo del ritorno”
“Ah, giusto.... allora... ecco... ah, sì: il concerto degli Skunk Anansie!”
“Ma mi prendi per scema? Quella era Filomena, la tua amica!”
“... La cena in terrazza all'Hilton?”
“Mario, il tuo amico gay”
“La mostra di Caravaggio a Capodimonte?”
“Ci sei andata da sola”
“Allora, con Giovanni... dunque... dev'essere stata quella volta che... uhm...”
“Scusa, ma almeno sai chi è 'sto Giovanni?”
“Certo che lo so!”
“Bene, e chi è?”
“Giovanni è... ma dai, Giovanni! Serve che aggiunga altro?”
“In realtà sì, servirebbe. Almeno, saremmo finalmente sicure che questo Giovanni sia davvero qualcuno per te. O, quantomeno, che esista realmente”
“Non ti ci mettere anche tu, adesso!”
“Già, perché se mi ci metto anche io, alla fine anche tu ti convincerai che non...”
“Non ti azzardare!”
“... che non è stato altro che un abbaglio. Va bene, non mi azzardo. Però almeno ammetti che sia stato qualcosa di poco conto. Chi se ne frega se quel tizio fosse Giovanni, un suo sosia o un povero innocente capitato sotto le tue grinfie? Ti cambia la vita? Diventi più bella, più brutta, più ricca... o rimani tale e quale? Ti ritorna qualcosa di tutto quello che presumibilmente tu e Giovanni avete vissuto in passato?”
“... Ovviamente no...”
“Ecco, brava. Allora adesso chiudi gli occhietti e dormi, altrimenti domani al lavoro saremo una morta vivente. Buonanotte”
“Buonanotte...”
Ore 04: 37
“... Hai detto qualcosa?”
“No. Dormi”.
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