Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

La conclusione della saga Untold!

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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Nillc »

Iniziamo bene la giornata e la settimana con un nuovo, lungo capitolo di OLUS :)

Capitolo 4- Il Tabularium

Lara aprì gli occhi improvvisamente, risucchiando con violenza quanta più aria potesse.
Intorno a lei tutto era buio e silenzio.
Si alzò a sedere, ma aveva mal di testa, dolori diffusi sul corpo e una leggera nausea.
Per diversi secondi non ricordò nulla: dove fosse, come ci fosse finita, forse persino chi lei fosse.
Poi pian piano la sua mente cominciò a snebbiarsi e ricordò: la Chiave delle Vie intrecciate, l'iscrizione, il Tempio di Saturno, i droni...
… il Tabularium.
Doveva esserci entrata, a quanto pareva, anche se la maniera fallimentare in cui ci era riuscita le impediva di provare gioia.
Si sincerò di non avere nulla di rotto, poi, con qualche difficoltà, si alzò. Premette un pulsante sulla cinghia del suo zainetto e una torcia piccola ma potente illuminò un'anticamera di pietra stretta e profonda, senza decorazioni particolari.
Accanto a lei, sul pavimento, giaceva una carcassa metallica. Osservandola, la donna capì cos'era successo: quando lei, senza cautele, aveva lasciato il nascondiglio per correre verso il portale, il drone doveva aver rilevato il suo calore corporeo, le aveva sparato automaticamente il dardo narcotico e, mentre cadeva malamente nel portale, l'aveva seguita. Fuori dal range di comando, l'infernale macchinario aveva smesso di funzionare ed era crollato al suolo.
Furiosa, gli diede un calcio che lo fece volare contro un muro di pietra. L'eco del frastuono risuonò a lungo.
Lara trasse un profondo respiro, poi premette un pulsante sul suo auricolare.
“Bryce.... Hillary!” chiamò, ma tutto ciò che ebbe per risposta fu una scarica di elettricità statica.
Ci riprovò una, due, tre volte, ma il contatto coi suoi amici era saltato.
Con un urlo di rabbia si levò l'auricolare e la gettò nel buio.
Era sola, di nuovo.
Fu lì lì per cedere alla disperazione, ma l'ultimo barlume di razionalità le ricordò quello che molti anni prima era stato il cardine delle sue avventure, l'elemento fondamentale del suo io: per uscire da quella situazione, doveva contare solo su se stessa.
E doveva andare fino in fondo.

Lara si guardò intorno e individuò una piccola apertura su un lato del vestibolo; vi si diresse zoppicando e puntò la torcia al suo interno: era un corridoio strettissimo, del quale non vedeva la fine. Non poteva far altro che seguirlo: trasse un profondo respiro, si posizionò di lato e vi entrò.
Mentre avanzava in quell'anfratto claustrofobico, la sua mente sentì il bisogno di tenersi occupata e le mise davanti il ricordo delle azioni di poche ore prima.
Quella missione si era rivelata un disastro su tutti i fronti: aveva fallito tutte le prove fisiche e mentali cui era stata sottoposta, rivelandosi goffa, imbolsita e poco perspicace, nemmeno una pallida ombra di quello che era stata anni prima.
Ciò, dovette notarlo con amarezza, non era dovuto solo alla sua età.
Lara sapeva bene che tra idea e azione c'è uno stretto legame, e la sua inettitudine non era che un riflesso di ciò che le si agitava nel cervello.
Erano anni, ormai, che si era resa conto di quanto la sua vita da Predatrice di Tombe le fosse costata: per seguire la sua passione, per essere Lara Croft aveva dovuto rinunciare a tante cose, troppe. Aveva barattato gli agi di una vita da ricca rampolla con qualche reperto polveroso, la possibilità di farsi una famiglia con quella di visitare luoghi inaccessibili, la vicinanza degli amici con un manipolo di crudeli nemici.
E poi, cos'era successo? Il tempo era andato avanti senza attenderla, il mondo era cambiato, lei era cambiata... e si era trovata senza nulla di reale valore in mano.
Hillary e Bryce, lei lo sapeva, pensavano che lei si chiudesse nella Sala dei Trofei per rivangare le vecchie glorie, ma non era così: quella era semplicemente una punizione che lei si autoinfliggeva, poiché ogni artefatto le ricordava il prezzo che aveva dovuto pagare per ottenerlo.
Le ricordava che lei era Lara Croft.
Ma lei Lara Croft la odiava.

Dopo un'interminabile traversata l'angusto corridoio sfociò in un'ampia sala immersa in una penombra verdastra. Lara vide un braciere a pietra focaia: lo attivò tirandone la leva, e uno spettacolo incommensurabile le si presentò davanti agli occhi: si trovava nel Tabularium, l'Archivio più importante della storia romana.
Era una sala gigantesca, che aveva l'aria di estendersi almeno sotto l'intera superficie dei Fori Imperiali, con centinaia di altissime scaffalature disposte in file ordinate; nei loro alveoli romboidali erano alloggiati tubi di metallo che dovevano contenere rotoli di pergamena e papiro, sui quali, se le leggende che aveva letto sul suo libro dicevano il vero, si doveva trovare il distillato dei segreti delle civiltà minoiche, egizie ed etrusche.
Nel rendersi conto di questo, Lara provò un'ambigua, scomoda sensazione: un tempo, l'idea di essere la prima persona a mettervi piede dopo millenni l'avrebbe fatta sentire più che felice, viva; adesso era soltanto un ennesimo traguardo insensato, accompagnato peraltro da un senso di sconfitta definitiva e dalla conferma di non essere più in grado di portare a termine una missione nel migliore dei modi. Anzi, ormai non le interessava nemmeno più compierla: tutto ciò che voleva era uscire da quel luogo e tornare a Croft Manor, dove stavolta sarebbe rimasta.

Lara perse la cognizione del tempo mentre vagava per il Tabularium, e ben presto le montò una forte emicrania: il luogo era molto meno solenne di quanto si potesse immaginare (o forse era lei a percepirlo in questo modo), e i corridoi formati dagli scaffali si susseguivano identici l'uno all'altro, senza decori o altri segni distintivi di sorta.
Dopo un lungo vagare, la donna iniziò a sentire un senso di costrizione al petto: si rese conto di non capire più da dove fosse venuta, e di certo non sapeva dove si stesse dirigendo.
“Dannazione!” imprecò “tutto per quella dannata...”
… Chiave.
Lara se ne era quasi dimenticata, ma la ragione per cui era lì era scoprire il mistero della Chiave delle Vie incrociate. Dopo averla estratta dall'iscrizione sul Campidoglio l'aveva riposta velocemente nello zaino e là l'aveva lasciata.
Sbuffò e di malavoglia la tirò fuori.
“Ma guarda...” mormorò annoiata quando si accorse che la pietra preziosa incastonata al centro, che poco prima le aveva rivelato il portale del Tabularium, adesso sembrava pulsare di una luce azzurrognola, probabilmente reagendo al materiale di cui erano composti gli scaffali.
Nell'osservare quel portento, Lara ricordò cosa aveva letto giorni prima nel De' Antiqui Secreti: l'artefatto era servito come “chiave e mappa” dei labirinti più celebri dell'antichità.
Si guardò attorno: possibile che anche quello dove si trovava fosse un “labirinto”? Sulle prime le sembrò quasi irriverente paragonare un archivio al mitico Labirinto di Creta, ma razionalizzando la questione non era del tutto scorretto: tutti i documenti di un archivio, ricordò, sono indispensabilmente vincolati tra loro, e ricostruire i complessi rapporti che li legano l'uno all'altro spesso dà la sensazione di aggirarsi in un complesso di incroci, vicoli ciechi e false piste.
Sì, tutto questo aveva senso, ma... allora quali “straordinari poteri” doveva avere la Chiave? Soltanto quello di mostrare la via d'accesso al Labirinto, e magari quella d'uscita?
Lara decise che non le importava se la fama di quell'artefatto fosse stata gonfiata, né quanto: se la poteva aiutare a uscire da lì il più presto possibile, allora valeva la pena di metterla alla prova. La avvicinò alle labbra e mormorò:
“Mostrami come uscire di qui”
Con aria solenne, Lara sollevò la Chiave davanti a sé, aspettandosi di vederne uscire un raggio di luce come quello che aveva aperto il portale.
Ma ciò non accadde.
La Chiave continuò a brillare pigramente, senza compiere alcun miracolo.
Lara provò a inclinarla di lato, fendette l'aria come con una spada, addirittura girò su se stessa, ma nulla cambiò.
“Ecco, e ora sono intrappolata qui per sempre!” sbraitò, e scaraventò l'artefatto per terra.
Fu allora che, mentre con un sonoro clangore la Chiave rimbalzava sul marmo del pavimento, per una frazione di attimo Lara vide un balenio rosso accendersi e sparire.
Lesta si gettò sulla Chiave, la afferrò e la puntò sul pavimento; la mosse lentamente, in modo che il fioco cono di luce da essa irradiato lo illuminasse....
… e lo vide.
Sospeso a mezz'aria a pochi centimetri da terra c'era un tenue raggio rosso, invisibile se non alla luce dell'acquamarina incastonata nella Chiave.
“Il Filo d'Arianna...” mormorò Lara ricordando uno dei nomi con cui era impropriamente nota la Chiave.
Un sorriso di gioia le irruppe per un attimo sul volto, ma quasi subito lasciò nuovamente spazio alla sua espressione corrucciata. Iniziò a seguire il percorso.

Lara avanzò tenendo la Chiave con l'acquamarina girata verso il pavimento, in modo che il Filo rimanesse ben visibile.
Dopo una buona mezz'ora di camminata, la posizione degli scaffali iniziò a mutare: non più ordinati in file e corridoi, ma messi in modo da formare vere e proprie strade. L'archeologa capì che poco prima non era arrivata nemmeno a coprire una minuscola porzione del Tabularium, e le girò la testa nel pensare a quanto immenso potesse essere quel posto.
A un certo punto la disposizione delle scaffalature sembrò assumere un andamento obliquo e circolare; Lara restò perplessa per diversi minuti, prima di capire che stava seguendo una spirale.
Dopo molto camminare finalmente Lara intravide, al termine di un corridoio, uno spazio aperto.
Il Filo si interrompeva lì.
Capendo di essere arrivata al termine del suo percorso, l'archeologa vi corse entusiasta; ma non appena varcato il limitare dell'anfratto, il suo ottimismo si spense.
Era appena entrata in un'ampia sala circolare, che aveva al centro quello che sembrava un minuscolo tempietto con tanto di colonnato, cella e frontone, dinanzi al quale sorgeva una piccola colonnina con sopra lo stesso disegno a spirale che aveva visto sull'iscrizione una quantità indefinibile di tempo prima. Lara non vedeva porte, scale, finestre o qualsiasi cosa che le permettesse di avanzare.
Con un moto di disgusto e rabbia, l'archeologa rammentò cosa c'era scritto sul libro: la Chiave conduceva al centro del labirinto, non alla sua uscita. Doveva esserci anche un tesoro, probabilmente all'interno del tempietto, ma a lei non interessava. Voleva solo andarsene, ma l'uscita sembrava adesso più lontana che mai.
Sedette sulla scalinata del piccolo edificio e, prendendosi la testa tra le mani, tentò di tenere a bada la propria disperazione.

Qualche minuto dopo, Lara sollevò di scatto la testa: un rumore aveva rotto il sacrale silenzio del luogo, ma non riusciva a capirne l'origine.
“Bene, ora ci sono anche i fantasmi” disse, ed estrasse le pistole pronta a difendersi.
In effetti, pensò, era strano che non avesse trovato trappole o nemici: la via era stata difficile da trovare, ma tutto sommato era riuscita ad avanzare senza intoppi.
Mentre si guardava attorno, la sua attenzione cadde sul punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il portale d'ingresso del tempietto: esso era chiuso da un'enorme lastra di marmo su cui era incisa un'iscrizione. Lara vi si avvicinò e la lesse.

SATVRNVS OPTIMVS MAXIMVS

HOC EST REGNVM DOMINATOREM NON HABENS
HOC EST ARCANVS HOSTIVM NON DEFENDENS
HOC EST LABYRINTHVS CLAVIS NON CLAVDENS
SED REGNVM ET DOMINATOR, ARCANVS ET HOSTIVM,
LABYRINTHVS ET CLAVIS IDEM SVNT.

PLINIVS
NEC VIR, NEC CVSTOS, NEC DOMINATOR
SED OMNIA
NEC HIC, NEC ALIBI, NEC NVSQUAM
SED VBIQUE
NEC HERI, NEC HODIE, NEC CRAS
SED IN OMNIA TEMPORA
HANC NEC LAPIDEM, NEC IANVAM, NEC OBSTACVLVM
SCIT ET NESCIT
CVI POSVIT.



A Saturno Ottimo Massimo/ Questo è un regno che non ha dominatore/ questo è un luogo segreto che non ha un nemico a difenderlo/ questo è un labirinto che una chiave non chiude/ ma il regno e il dominatore, il luogo segreto e il nemico/ il labirinto e la chiave sono la stessa cosa./ Plinio/ non dominatore, non nemico, non custode/ ma tutto questo insieme/ non qui, non altrove, non in nessun luogo/ ma ovunque/ non ieri, non oggi, non domani/ ma in tutti i tempi/ questa, che non è lapide, né porta, né ostacolo/ sa e non sa/ per chi fu posta.

“Oh, fantastico” esclamò sarcastica Lara “proprio quello di cui avevo bisogno... un enigma millenario!”
La donna esaminò la lapide per capire se la si potesse in qualche modo distruggere o aggirare, se avesse delle serrature o delle aperture, ma invano; a quel punto, rassegnata, lesse e rilesse i versi incisi su di essa fino a impararli a memoria, sperando di capire cosa significassero. Tuttavia i pensieri le si affollavano in testa e si sommavano alla nausea, al senso di inadeguatezza e al dolore fisico, impedendole un ragionamento lucido.
Alla fine, esasperata, mollò un calcio alla lastra di marmo.
“Accidenti a te!” imprecò.
“Noto che la situazione ti sta alquanto indisponendo, Lady Croft” gracchiò improvvisa una voce alle sue spalle.

Presa alla sprovvista, Lara emise un gridolino di paura, ma riuscì a mantenere il sangue freddo: estrasse le pistole e si voltò con la guardia alta, pronta a difendersi; ma nell'oscurità in cui era immerso l'ambiente sembrava non esserci nessuno.
“Vieni fuori, chiunque tu sia!” intimò l'archeologa.
“Ah, ah, ah...” rise mollemente l'individuo nascosto “... vedo che la faccia di bronzo non l'hai persa... almeno quella...”
Lara non raccolse lo strale e si concentrò per capire da quale direzione venisse la voce: individuò una sagoma nascosta nell'ombra, ma ne distingueva appena i contorni, come se effettivamente fosse fatta della stessa ombra...
“Non ho tempo per giocare, d'accordo?” disse “mostrati, o passo alle maniere forti”
“D'accordo...” ridacchiò l'ombra, e avanzò verso un tenue cono di luce.
Si trattava di un omone alto e grosso, completamente vestito di nero, con capelli e barba canuti; al suo avvicinarsi, Lara ne percepì l'odore sgradevole di mancanza atavica d'igiene, che le era stranamente familiare...
Fu proprio quella puzza a ricordarle chi fosse la persona che aveva di fronte. Se di persona si poteva parlare.
“Ha... Hatred...” balbettò a mezza voce, mentre un lungo brivido le attraversava la spina dorsale.

“Proprio io” confermò malignamente giulivo l'uomo “molto infelice di rivederti, Lady Croft”
“Il dispiacere è tutto mio” rispose Lara, caricando i colpi in canna alle pistole.
“Oh, suvvia” disse Hatred “dal nostro primo rendez-vous dovresti ricordarti che, ammesso tu sia ancora in grado di mirare come si deve, i proiettili non mi fanno nulla...”
Era vero: Lara aveva incontrato Hatred una sola volta molti anni prima, nel corso di una missione; già allora l'archeologa aveva avuto modo di capire come quell'essere fosse in qualche modo al di fuori delle normali capacità umane, riuscendo a resistere a proiettili e altri oggetti contundenti. E alla resistenza fisica si associava un carattere di pura malvagità: l'uomo era arrivato finanche a collaborare pur di raggiungere scopi perversi del tutto opposti a quelli di lei.
Il ricordo di quell'avventura fece salire un moto di rabbia su per lo stomaco di Lara.
“E tu” lo rimbeccò lei “dovresti ricordare che quella volta hai fallito... il matrimonio che volevi rovinare è più solido che mai... quindi qualsiasi cosa tu voglia da me faresti meglio a...”
Hatred rise con la sua risata simile a un accesso di tosse.
“Pensi davvero che mi sarei scomodato tanto per rovinare un matrimonio?” la schernì “Credimi, farne finire uno mi è più facile di quanto tu creda... anche se, devo ammetterlo, quei tuoi amici sono impossibili da dividere. E hai ragione, purtroppo, allora ho fallito il mio scopo... anche se tu non sai quale fosse realmente”.
Hatred venne più vicino, giungendo fino alla base della scalinata. Lara si rese conto che rispetto al loro primo incontro qualcosa in lui sembrava essersi corrotto, deteriorato: i capelli e il pizzetto, che all'epoca erano sporchi ma ordinati, adesso erano incolti e spettinati; i vestiti erano laceri e l'uomo si muoveva a scatti, quasi in maniera robotica, con occasionali tic che lo facevano sussultare violentemente a intervalli regolari. Inoltre gli occhi e la bocca si erano contratti in un'espressione diabolica.
Lara rinfoderò le pistole: la presenza del suo nemico rendeva la situazione ancora più ingarbugliata, se possibile, e se fosse servito a venirne a capo, tanto valeva ascoltarlo.
“E dunque... qual era il tuo scopo?” gli chiese, avvicinandosi tanto quanto il fetore del nemico permetteva.
Hatred ridacchiò.
“Ma è semplice, mia cara...” celiò “allora come oggi, il mio scopo è distruggerti completamente”.

Lara inarcò le sopracciglia, per nulla sorpresa dalla rivelazione.
“Non sei di certo il primo” fece spallucce “ma perché ti interessa tanto annientarmi?”
Il sorriso beffardo di Hatred si incrinò appena.
“Vedi, Lady Croft” disse in tono pratico “tu forse non hai ben chiaro chi io sia. Questo perché è effettivamente difficile capirlo... in effetti, più che altro ci si dovrebbe chiedere cosa io sia... ma questo non è importante. Ti basti sapere che sono al di sopra di tutti i concetti e di tutte le realtà possibili
“Curriculum notevole” sbadigliò Lara “va' avanti”
Hatred la guardò cupo, ma decise di ignorare la chiosa.
“Per riassumere, o meglio per semplificare il tutto alle orecchie di un essere limitato come te” proseguì l'uomo “ti posso dire che ho tanto, tanto potere... e quanta più infelicità, oscurità e scontentezza c'è nel mondo, tanto più il mio potere cresce”
Così dicendo le si avvicinò quasi sfiorandole il naso; Lara notò che le sue iridi erano iniettate di sangue, e dovette trattenere un conato di vomito.
“Poi” continuò “ci sono i ficcanasi come te che un bel giorno si svegliano e decidono di regalare felicità, gioia e spensieratezza al prossimo... e quando questo accade, il mio potere si indebolisce...”
“Ma che stai dicendo?” intervenne la donna “a chi è che regalerei felicità, io? Ammetto di essere altruista e di avere due o tre amici cui voglio bene, ma...”
“Non te lo spiego nemmeno, guarda” la interruppe Hatred “non capiresti, o mi prenderesti per pazzo... come effettivamente stai facendo per tutta questa spiegazione, non è così?”
“Non posso negarlo” ammise Lara.
“Bene, allora dai per buono che sia come dico io. Tu sei un fastidioso resto di cibaria tra i miei denti, Lady Croft, questo è quello che ti serve sapere... e per questo io devo trovare lo stuzzicadenti adatto ad annientarti. Anni fa ci ho provato, cercando di impedirti di portare a termine una missione... e non una qualsiasi. Credevo che fallire un progetto a vantaggio di due dei tuoi amici più cari ti avrebbe fermata, ma avevo sottovalutato te e chi ti vuol bene. Dovetti lasciar perdere, ma nei successivi anni non ho smesso di osservarti nella speranza che compissi un passo falso... ma sembrava non esserci davvero nulla che potesse anche solo scalfire quel tuo maledetto ego, quella tua forza indisponente... poi, quando stavo già perdendo le speranze, sei stata tu stessa a spianarmi la via!”
“Io?”
“Tu, mia cara. Da un po' di tempo ti vedevo pensosa, scontenta di te, depressa... magari non ancora del tutto annichilita, anche perché so bene che persone come te difficilmente si lasciano andare completamente... ma era il momento giusto per tenderti un tranello, e tu ci sei cascata in pieno”
Per un istante, Lara non capì cosa intendesse Hatred; poi l'uomo sollevò le braccia e con un movimento rotatorio indicò lo spazio intorno a loro.
La rivelazione le piovve addosso con prepotenza.
Thread era l'anagramma di Hatred.
“La Chiave!” gridò “Me l'hai mandata tu per... per attrarmi qui!”
“Esatto” rise l'uomo “Sapevo che eri in possesso di informazioni rare, ed ero certo che saresti corsa a indagare. Non ho dovuto far altro che mettermi comodo e godermi lo spettacolo... è stato un piacere vederti arrancare, muoverti alla cieca... hai perso il tocco, Lady Croft”
Lara digrignò i denti, osservando Hatred con ferocia; poi però il volto le si distese in un'espressione strafottente.
“Già, magari non sono più quella di una volta” ammise “ma sono comunque arrivata fin qui con le mie sole forze. Credevi che fossi invecchiata tanto da non poter ancora sostenere una corsa a tempo e qualche sparatoria? Continui a sottovalutarmi”
A quelle parole, Hatred esplose in una risata più sguaiata di tutte le altre, seguita da un fortissimo accesso di tosse.
“La tua ingenuità quasi mi commuove” esclamò dopo essersi domato “Davvero credi che questa sia la fine? Davvero credi che un oggetto noto per essere uno dei manufatti più misteriosi e potenti della Storia serva a tener chiusa una manciata di scaffali polverosi? No, Lady Croft... la Chiave delle Vie incrociate ha poteri molto più grandi... ma mi rendo conto che una mente limitata come la tua non può arrivare da sola a comprenderli, quindi ti darò un aiutino. Se ti parlo del Labirinto di Cnosso, tu a cosa pensi?”
Lara visualizzò mentalmente le rovine di un immenso palazzo sull'Isola di Creta, e si rese conto di una cosa: per quanto contorta potesse esserne la pianta, non era nulla di tanto temibile quanto il celebre Labirinto doveva essere secondo il mito. Il ragionamento, una volta partito, fu impossibile da arrestare e toccò autonomamente anche gli altri labirinti storici, quelli di Lemno, Meride e Porsenna: si trattava sempre di strutture complesse, ma non inestricabili al punto di non trovarne l'uscita... esattamente com'era successo per il Tabularium. Inoltre, pensò, se la Chiave fungeva da Filo d'Arianna, dominarli era praticamente un gioco.
Questo è un labirinto che una chiave non chiude... ma il labirinto e la chiave sono la stessa cosa...
“Esattamente” riprese Hatred come se avesse compreso le sue macchinazioni mentali “Quello che hai visto qui non è il vero labirinto, come non lo erano gli altri edifici. E la Chiave, che tu hai usato per aprirti l'accesso, è molto più che una semplice chiave. È lei che costruisce il labirinto... che incrocia le vie... ma non ti dirò altro, perché tra poco lo scoprirai da te. E dentro il labirinto, troverai l'unica arma in grado di annientarti”
“E se mi rifiutassi?” chiese Lara sprezzante. Hatred assunse un'espressione di sarcastico compatimento.
“Andiamo, Lady Croft...” disse soave “sappiamo entrambi che non andrà così, per tre ottime ragioni. La prima, molto semplice, è che tu vuoi uscire di qui, e ormai tornare indietro non si può... quindi devi andare fino in fondo. La seconda, che tu neghi a te stessa, è che in realtà una parte di te desidera ardentemente andare fino in fondo...”
Lara aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse quasi subito. Per quanto odiasse ammetterlo, Hatred aveva per l'ennesima volta ragione: quando si era arrampicata sulla facciata del Tabularium, quando era riuscita ad abbattere i primi due droni, quando aveva scoperto il Filo d'Arianna aveva provato una sensazione di gioia che aveva quasi scordato....
“... e la terza?” chiese timidamente, cercando più che altro di non pensare a quell'idea.
Hatred fece un sorriso che era quasi un ringhio, mettendo in mostra denti guasti e storti.
“La terza” rispose “è questa qua” e, con orrore di Lara, tirò fuori da una tasca della sua palandrana la Chiave delle Vie incrociate.
“NO!” gridò Lara quando si accorse di non averla più con sé; senza pensarci due volte estrasse le pistole e si gettò a capofitto contro Hatred, sparando alla cieca.
Qualche colpo andò a segno, ma l'uomo non lo percepì nemmeno: prima che Lara potesse anche solo avvicinarglisi, si portò alla colonnina vicino all'ingresso dell'area e inserì la Chiave nel suo ricettacolo.
Immediatamente si sprigionò una potentissima ondata d'energia, che si propagò con violenza in tutto il luogo, investendo Lara; l'archeologa fu sollevata e sbalzata all'indietro, sbatté la testa contro qualcosa di molto duro e non vide più nulla.

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Cosa succederà alla nostra Lara? Scopriamolo insieme MERCOLEDI'... solo qui su Asp.com!





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Messaggio da Blu »

Hatred :shock: .. che brividi rileggere il suo nome :o




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Messaggio da Blu »

Blu ha scritto:
09 gennaio 2018, 12:26
Hatred :shock: .. che brividi rileggere il suo nome :o
Sono andata a rileggere "Lara Croft Tomb Raider: Legend of the Sapphire Snake" (scaricabile in .pdf da qui), mi auto-quoto: Hatred mette i brividi, avevo rimosso il fatto che a fine racconto non si sapesse che fine avesse fatto, era sparito così come era apparso, aveva vinto però Lara lo aveva in qualche modo apparentemente incastrato, era estremamente enigmatico e difficile da afferrare, in tutti i sensi: metteva ansia l'idea di non poterlo in alcun modo gestire come nemico, sono curiosissima e anche intimorita dalle sue possibili intenzioni "ora" XD




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Messaggio da Nillc »

Volevo argomentare una risposta a quanto hai detto, Blu, ma siccome il prossimo making of (che, ve lo ricordo, sarà VENERDI' quindi non mancate :D) tratterà diffusamente anche di Hatred, rimando di due giorni :) Intanto beccatevi la puntata di oggi!

Capitolo 5- Il Labirinto

Lara riaprì gli occhi.
Il mondo le ballava tutto intorno avvolto in una nebbia minacciosa; lei provava dolore nel punto in cui aveva urtato il cranio, unitamente a un vago mal di mare.
Rimase supina e serrò nuovamente gli occhi per riprendere coscienza di sé: passò mentalmente in rassegna tutto il suo corpo per capire se ci fosse qualcosa di rotto o altri danni più o meno gravi; quando si fu accertata di stare grossomodo bene, si arrischiò a riaprire gli occhi e a cercare di mettersi seduta, non senza difficoltà.
La vista le si snebbiava pianissimo, ma l'ambiente rimaneva immerso nell'oscurità: era arrivato il momento di fare mente locale e ricordare dove si trovasse e perché.
Mentre si massaggiava le tempie i ricordi le si srotolarono nel cervello: la Chiave, i Musei Capitolini, il Tempio di Saturno, il Tabularium...
… Hatred.
“Quel grandissimo figlio di...” imprecò Lara rialzandosi in piedi. Faticò un attimo a trovare l'equilibrio, ma ormai il peggio era passato.
Lara decise di relegare momentaneamente il pensiero del suo nemico in un angolino del cervello, e di impegnare la sua mente nello studio di una soluzione per uscire da quel posto. Si diede uno sguardo intorno: man mano che si abituava al buio, capiva di essere ancora nel centro del Tabularium, nello spiazzale tondeggiante entro cui campeggiava il tempietto.
All'apparenza tutto era rimasto uguale a prima, ma mentre si aggirava barcollando per l'ambiente, l'archeologa si rese conto di due differenze sostanziali. La prima era che gli scaffali in pietra che prima avevano costituito le pareti del labirinto si erano come serrate tra loro, chiudendo l'anfratto da cui era entrata e impedendo qualsiasi altro tentativo di tornare all'archivio; la seconda era che la lastra di pietra su cui era incisa quella strana iscrizione era scomparsa, e l'ingresso del tempietto era ora sgombro.
La donna salì i pochi gradini che vi conducevano e fece capolino all'interno.
“Oh, santa Vilgefortis...” sibilò di fronte allo spettacolo che le si parò davanti.
Al di là del portale c'era un'enorme parete, talmente estesa da superare in altezza e larghezza i confini del tempietto: ovunque guardasse, non riusciva a vederne l'inizio né la fine.
Proprio di fronte all'ingresso c'era un piccolo andito che dava accesso a un corridoio: per quanto potesse vederne, Lara intuì che a esso se ne innestavano moltissimi altri, che prendevano direzioni inaspettate e imprevedibili.
Infastidita, arrabbiata e anche vagamente angosciata Lara si rese conto di non avere via di scampo. Quel bastardo di Hatred aveva fatto le cose per bene: l'aveva attirata in trappola, facendo sì che arrivasse al centro del Tabularium, dove iniziava quello che era il vero e proprio Labirinto.
Se voleva uscirne viva, non aveva altra scelta che percorrerlo.
La donna trasse un lungo respiro e si insinuò nel corridoio.

Lara si rese presto conto che quello in cui si trovava non era un semplice labirinto. Man mano che lo percorreva, ogni volta che si ritrovava a scegliere una strada, a sbagliarla e a dover tornare indietro per trovarne una nuova, in lei aumentava lo spaesamento: perse presto il senso del tempo, ma a tratti anche quello dello spazio le veniva meno, e lei provava la sensazione di camminare a testa in giù o sulla parete laterale, o di tornare indietro camminando in avanti.
Ed era tutto buio, gelido, deserto... diverse volte pensò di vedere un'ombra guizzarle intorno, ma non aveva il tempo di sfoderare le pistole che già era sparita.
Il cuore prese a batterle fortissimo, la mandibola inferiore cominciò a tremare, iniziò a sentire freddo.
A un certo punto l'ultimo bagliore di razionalità che le rimaneva le impose di fermarsi: un altro passo e sarebbe impazzita.
Si appoggiò di schiena contro una parete e si lasciò scivolare lungo la sua superficie di pietra ruvida. Respirò a fondo per cercare di recuperare lucidità, e cercò tra la massa informe dei suoi pensieri uno reale e concreto cui appigliarsi prima di sprofondare nell'oblio.
Alla fine lo trovò: vi si aggrappò con tutta la sua forza e si concentrò a tal punto che in un solo istante la paura e l'angoscia sparirono, lasciando la sua mente sgombra e libera di pensare.

Hatred.
Chi era davvero Hatred? La prima volta che si erano incontrati, Lara aveva creduto fosse uno dei tanti pazzoidi che si era trovata contro nel corso della sua carriera; aveva intuito che potesse avere dei poteri sovrannaturali, ma all'epoca doveva aver tenuto la guardia alta e aveva evitato di mostrarsi per quello che era davvero. Stavolta le era sembrato un essere molto più oscuro e minaccioso.
Perché era così interessato a distruggerla? Lara aveva incontrato molte persone che desideravano il suo annientamento, ma il loro smodato desiderio era dovuto principalmente alla competizione con lei per il raggiungimento di qualche obiettivo; Hatred invece sembrava volersela levare dai piedi per pura malvagità, ma anche per qualcosa di fortemente collegato alla sua essenza più intima... era come se dalla distruzione di Lara dipendesse la sua stessa sopravvivenza, ma le sfuggiva il senso di tutto ciò.
C'erano tanti punti oscuri in questa faccenda, e non tutti potevano essere spiegati razionalmente coi pochi elementi in possesso di Lara. Doveva necessariamente andare fino in fondo
Per sopravvivere, certo.
Ma anche, soprattutto, per capire.

Lara si alzò. La paura e lo spaesamento di poco prima si erano attenuate; all'altezza dello stomaco sentiva una sensazione nuova, o forse familiare, ma era passato tanto tempo da che l'aveva provata l'ultima volta.
“Hatred, mi senti?” gridò al nulla “Se pensi che una cosa del genere possa fermarmi, ti sbagli di grosso! Arriverò fino in fondo, dovessi metterci secoli!”
Nel pronunciare queste parole, accadde qualcosa di incredibile: le pareti del Labirinto per un breve istante risplendettero della stessa luce azzurrina che la Chiave aveva emanato quando era in possesso di Lara; poi la luce si concentrò a pochi centimetri da Lara, formando a mezz'aria...
“... Il Filo d'Arianna!” esultò l'archeologa e, senza curarsi di cosa fosse successo e perché, si mise a correre nella direzione indicatale dalla luce.

Guidata dal Filo d'Arianna e dalla determinazione che le incendiava il corpo, Lara si avventurò nel Labirinto, il quale ora sembrava meno intricato e oscuro. La donna procedeva spedita, con sicurezza, lasciandosi alle spalle i bivi bui non illuminati d'azzurro.
Man mano che proseguiva il Labirinto sembrava farsi meno minaccioso: lo spazio tra le pareti dei corridoi era più largo, il freddo meno intenso.
A un certo punto, dopo aver svoltato un angolo, vide una piccola porta di ferro in fondo a un varco: emise un urletto soddisfatto e vi corse; la aprì cautamente e fece capolino in un nuovo ambiente.
“... Oh, mamma...” disse a mezza voce la donna nel trovarsi di fronte un'immensa sala, così ampia che lei ne poteva appena scorgere il fondo a molte decine di metri da lei; era completamente vuota e spoglia, senza il minimo orpello a parte il pavimento a scacchiera, le cui piastrelle erano colorate di nero, bianco e rosso. I colori si susseguivano tra loro senza un ordine apparente.
“Uhm, ragioniamo” disse Lara a se stessa “se la mia esperienza non mi inganna, cose simili non promettono mai nulla di buono. Scommetto che dovrò calpestare solo le piastrelle di un solo colore, o roba del genere... accidenti...”
L'archeologa storse il naso. Si era trovata molto spesso di fronte a enigmi del genere, e li aveva sempre affrontati con determinazione, abilità e, perché no, anche con un po' di divertimento.
Ma questo era successo molti anni prima.
Adesso tutto era diverso: Lara provava una certa ansietà all'idea di cosa sarebbe potuto accadere, e soprattutto non era sicura di riuscire ad affrontarlo.
D'altra parte, per proseguire sarebbe stata costretta ad attraversare la stanza: se il Filo d'Arianna l'aveva portata lì, di certo non c'erano altre vie.
“Oh, al diavolo!” imprecò infine: strinse i denti, serrò gli occhi e mosse un passo sulla prima mattonella nera di fronte a lei.

Non accadde assolutamente nulla.
Lara aprì prima un occhio, poi l'altro e si guardò intorno. Non era scattata alcuna trappola, nessun nemico si era fatto vivo, la piastrella non aveva ceduto. Era tutto esattamente come prima.
“...E nemmeno questo promette nulla di buono” si disse la donna “ma magari sono stata fortunata e ho azzeccato subito la combinazione esatta...”
Individuò la seconda piastrella nera più vicina e vi saltò su, calcolando accuratamente le distanze per non toccare le altre.
Il salto le riuscì benissimo, ma ebbe appena il tempo di atterrare che un boato scosse l'intera stanza e accadde qualcosa di talmente imprevisto che lei non ebbe il tempo di rendersene conto.
Improvvisamente fu sbalzata in avanti, e andò a sbattere pesantemente con la mascella contro il pavimento; poi sembrò che una forza invisibile la trascinasse all'indietro, verso il fondo della stanza. Sbatté contro il muro accanto alla porta da cui era entrata, e si aspettò di crollare a peso morto sul pavimento....
… ma ciò non accadde.
“Ma che diamine...?” si chiese, mentre realizzava di essere rimasta come incollata con le gambe alla parete, in posizione orizzontale.
Esterrefatta si guardò attorno a destra, a sinistra e infine in alto... e allora capì.
La stanza si era inclinata di novanta gradi: quello che prima era il pavimento adesso era un'altissima parete verticale; alcune piastrelle si erano sporte in avanti ed erano diventati degli appigli cui arrampicarsi. L'uscita adesso era in cima.
“Ah, beh! Grandioso!” ringhiò Lara esasperata, mentre si rialzava e si massaggiava i punti doloranti del suo corpo “Proprio quello che ci voleva: una stanza doppiogiochista!”
L'archeologa sapeva che lagnarsi non l'avrebbe certo fatta arrivare prima al termine di quel supplizio, perciò si impose di rimanere lucida e non cedere alla frustrazione. Trasse un altro lungo respiro e guardò in alto.
Gli appigli erano colorati di bianco e rosso; le piastrelle nere erano rimaste al loro posto, e d'altro canto lei aveva avuto modo di capire che fossero quelle sbagliate.
Lara ragionò: dei due colori restanti, dovendo procedere per tentativi, uno valeva l'altro; così decise di iniziare ad arrampicarsi seguendo la piastrella rossa. Anche stavolta, non appena si fu issata al primo appiglio, attese un attimo: non accadde nulla, e la stanza rimase ferma.
Con sollievo, la donna continuò ad arrampicarsi, saltando con cautela da una piastrella rossa a un'altra.

La scalata proseguì faticosamente, ma del tutto tranquilla. Lara era ormai convinta di aver azzeccato la soluzione dell'enigma: certo, aver scelto all'inizio le piastrelle rosse al posto delle nere le avrebbe magari risparmiato un po' di fatica, ma tutto sommato non le dispiaceva troppo quell'inattesa sessione di free-climbing.
Sentiva ormai in lei una certa sicurezza quando, arrivata poco sopra la metà della parete scalabile, si rese conto che sopra di lei non c'erano più appigli rossi, ma solo bianchi.
“... E ora?” gemette Lara; cercando di ignorare il dolore alle braccia cercò di elaborare una soluzione il più in fretta possibile, ma il senso di pericolo e l'indecisione le permeavano la razionalità: la cosa più ovvia da fare sarebbe stata saltare verso l'appiglio bianco, ma facendo ciò avrebbe dovuto correre il rischio di lasciare il percorso rosso, che fino ad allora si era dimostrato sicuro; d'altra parte, non poteva essere del tutto certa che il percorso bianco celasse dei trabocchetti... o forse, ancora, avrebbe dovuto tornare all'inizio e sceglierlo da subito...
Ebbe appena il tempo di capire e reagire.
Sentì il suo appiglio vibrare violentemente dall'interno, e un istante dopo udì un clangore pericolosamente familiare.
Reagì d'istinto: saltò in alto e di lato, in direzione della piastrella bianca, mentre quella rossa dove si era trovata poco prima veniva infranto da un grosso aculeo di ferro che l'avrebbe trafitta se si fosse trovata ancora lì.
Poi, il tempo sembrò rallentare: mentre volava verso l'appiglio, Lara lo vide rientrare nella parete; le sue mani lo sfiorarono, quasi grattandolo; rimase un attimo in stallo, poi iniziò a cadere.
“NO!” urlò l'archeologa, nel rendersi confusamente conto di stare precipitando verso la sua fine.

Per la seconda volta Lara atterrò pesantemente a terra con ginocchia e gomiti.
Lo stupore e il sollievo, insieme, le causavano una strana vertigine: si era aspettata di spiaccicarsi al suolo con un impatto molto più violento; invece era caduta in maniera relativamente elegante e, sebbene dolorante, sembrava non avere nulla di rotto.
Riaprì gli occhi.
“I...incredibile...” balbettò nel rendersi conto che la stanza era tornata nella posizione originale, e lei era al punto di partenza. Gli appigli erano tornati a essere piastrelle, e anche la trappola spinosa di poco prima sembrava non esserci più.
Lara si prese la testa tra le mani, sia perché le faceva male sia perché sentiva montare dentro di sé la spiacevole tormentosa inquietudine di poco prima; si costrinse a evitare di pensare di essere sola e in pericolo, e provò a fare il punto della situazione.
A quanto pareva, le trappole (se tali si potevano definire) si celavano sotto tutti i colori, quindi il trucco per risolvere quell'enigma non consisteva nel calpestare le piastrelle di un solo colore; d'altro canto, i trabocchetti sembravano essere scattati in maniera del tutto casuale, senza che nulla li avesse innescati. A quel punto, l'ordine in cui procedere sarebbe stato praticamente casuale. Possibile che la soluzione fosse così complessa? Avrebbe davvero dovuto procedere a tentoni? Ci sarebbe voluta un'eternità...
In un impeto di rabbia Lara diede un calcio a una pietrolina che si trovava lì nei pressi: l'idea di rimanere per chissà quanto tempo a provare e riprovare le combinazioni di piastrelle su cui muoversi era inconcepibile... doveva esserci un altro modo, un indizio...

Improvvisamente sentì un brivido lungo la schiena.
Nel caos totale dei suoi pensieri, con la coda dell'occhio aveva seguito la traiettoria del sasso che aveva appena scagliato via: esso era guizzato fulmineo sul pavimento delle trappole, rimbalzando qua e là senza fermarsi fino a pochi metri dal fondo della stanza.
Non era successo nulla.
Il brivido che Lara aveva provato le era stato dato dall'improvviso coagularsi di tanti pensieri diversissimi tra loro, innescato dalla visione del sasso: l'archeologa stava pensando ai momenti in cui le trappole erano scattate, alle parole di Hatred, al modo in cui poco prima era ricomparso il filo d'Arianna, all'iscrizione sul tempietto...
Non è lapide, non è porta, non è ostacolo...
… ma tutto questo insieme.

La soluzione le si formò in mente da sola, così semplice da farla quasi arrabbiare.
Era illogica, assurda, prevedeva un notevole sforzo mentale e fisico e soprattutto la disposizione a correre un grandissimo pericolo.
Ma, si disse Lara, se era l'unica via possibile, doveva stringere i denti e provarci.
Chiuse gli occhi, avanzò di qualche passo sul pavimento e poi cominciò a correre.

Tenne gli occhi serrati mentre continuava a correre più veloce che potesse.
Per un po' non accadde nulla; poi intorno a lei si scatenarono rumori tremendi di lame che scattavano.
Strinse i denti e accelerò.
Improvvisamente sentì il pavimento sotto di lei sgretolarsi, ma lei saltò in avanti e continuò a correre.
A un certo punto percepì la stanza inclinarsi verso l'alto; qualcosa all'altezza dello stomaco le si bloccò mentre sentiva le gambe appesantirsi a causa della gravità che la richiamava all'indietro; provò l'istinto di lasciarsi andare all'inevitabile, di precipitare nuovamente da un'altezza elevata...
… Ma fu solo per un attimo.
Lara ruggì, fece appello a tutta la sua forza e continuò a correre, sfidando quella stanza malefica, le leggi della fisica e soprattutto la sua paura....
SBAM.
Lara fu proiettata all'indietro dall'urto contro qualcosa di massiccio e freddo; mentre riprendeva l'equilibrio aprì istintivamente gli occhi e a pochi centimetri da lei vide l'oggetto contro cui aveva sbattuto.
La porta d'uscita della stanza.

L'archeologa rimase stupefatta per qualche minuto.
Si voltò a guardare l'altro lato della stanza, aspettandosi di vedere il pavimento devastato dalle mille trappole scattate, e al contempo di provare la vertigine di trovarsi a gravità invertita.
Non c'era nulla: la stanza era perfettamente al suo posto e nel giusto orientamento.
Incredula, la donna si guardò intorno due, tre, quattro volte prima di esultare selvaggiamente, saltellando sul posto come una ragazzina.
La sua intuizione si era rivelata esatta: le trappole erano scattate nei momenti in cui era stata incerta su come procedere, in cui aveva indugiato troppo cedendo all'esitazione.
Per superare l'ostacolo aveva dunque dovuto affrontarlo facendo appello a tutta la sua determinazione, ignorando le paure e le incertezze di fronte al pericolo.
Era una cosa apparentemente inspiegabile, ma ormai le era chiara la logica alla quale obbediva il Labirinto.
“Uhm...” pensò mentre si ricomponeva “forse ho capito quale sia il gioco di Hatred. Povero sciocco... mi ha sottovalutata anche stavolta”
E ancheggiando si diresse alla porta, la aprì senza difficoltà e si inoltrò nella sezione successiva del Labirinto.

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Quali altre insidie nasconderà il Labirinto? Scopriamolo insieme LUNEDI' prossimo, solo ed esclusivamente qui su ASP.com!





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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Blu »

Mooooolto escheriano :love: :D .. non vedo l'ora che sia domani per i dettagli :D




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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Nillc »

Making of 3- Capitoli 4 e 5

E dopo i primi capitoli "introduttivi" siamo entrati finalmente nel vivo della storia: sono successe tantissime cose nelle ultime due puntate, abbiamo avuto parziali risposte (ma ne siamo sicuri?) e nuove domande, che però vi anticipo troveranno risposta solo molto più avanti. L'importante è che abbiate avuto una minima idea del luogo dove si trova Lara, che abbiate iniziato a capire come funziona... perché vi assicuro che presto tutto quello che pensate sarà rivoluzionato... o forse no :D

Uno degli elementi più importanti è di sicuro il ritorno di Hatred. Scommetto che non vi aspettavate il ritorno di questo personaggio, che è apparso solo una volta in Legend of the Sapphire Snake, racconto strettamente collegato a questa community perché scritto in occasione del matrimonio di Blu e Asp :) in quell'occasione lui e i suoi malvagi scopi erano stati appena tratteggiati, e io e Over eravamo rimasti volutamente ambigui nel suo sviluppo... in OLUS Hatred verrà invece approfondito, il suo piano di distruzione di Lara è ciò su cui si basa l'intero romanzo e lui sarà l'antagonista principale di Lara... o forse no :D
Quel che è certo è che i lettori più attenti capiranno (o forse l'hanno già capito) chi lui sia realmente, perché all'epoca cercò di sabotare il matrimonio di Blu e Asp e come mai desideri così ardentemente la distruzione di Lara... ma avremo modo di riparlarne. Per ora vi dico che la scelta di reintrodurlo è stata presente fin dalle prime idee di OLUS.

L'iscrizione che Lara legge sul portale del tempietto ha una fonte d'ispirazione diretta nella famosa "Pietra di Bologna", detta anche "Lapide di Aelia Laelia Crispis". Si tratta di un'epigrafe recante un'iscrizione misteriosa, una sorta di oscuro indovinello. Di questo misterioso manufatto l'iscrizione di OLUS riprende la struttura e la partizione dei versi, anche se ovviamente adattati ai nostri scopi... più avanti quello che vi si legge sarà d'importanza fondamentale. Sul suo corrispettivo reale, invece, da secoli molti eruditi si arrovellano per trovare una risposta, ma nessuno ne ha proposta una convincente... dunque è il caso di dire che la realtà superi la fantasia. Se volete cimentarvi voi nello sciogliere l'enigma, potete recarvi a Bologna presso il Museo del Medioevo e vederla dal vivo.

La stanza "cangiante" è stata una di quelle trovate (purtroppo rare) che vengon su da sé. Inizialmente il romanzo proseguiva con il capitolo successivo, che leggerete lunedì... tuttavia esso sviluppa elementi fondamentali per il romanzo, e mi sembrava di introdurli troppo bruscamente. Così ho pensato di inserire una sequenza "cuscinetto" che traghettasse il lettore dalla prima parte del romanzo, conclusasi con il capitolo 5, a quella successiva, che inizierà col prossimo capitolo; d'altro canto, però, è bene dire che il capitolo non è solo funzionale all'andamento del romanzo, ma ha finito per incardinarsi perfettamente nella sua struttura, divenendone uno degli elementi fondamentali... probabilmente (spero) a fine lettura vorrete ritornare a dare una nuova interpretazione, sulla scorta delle rivelazioni che verranno.
In ogni caso, la stanza è vagamente ispirata alla sezione "rotante" vista in TR4 nel livello "Camere di Sepoltura", con in mezzo qualche elemento dei dipinti di Maurice Cornelius Escher.

Inizialmente il capitolo 5 si chiudeva con un breve intermezzo che poi è diventato l'inizio del capitolo 6; è una scelta di cui a volte mi pento tuttora, altre volte invece penso sia stata opportuna, se non fondamentale. Perché? Beh, senza spoilerare troppo vi posso dire che apertura e chiusura del capitolo 6 sono speculari e danno degli indizi essenziali sul prosieguo della trama... e nella stesura finale mi è sembrato giusto appaiarli in maniera speculare. Quando lunedì leggerete il capitolo 6 mi direte se ho fatto bene oppure no.

____________________________

E per rispondere a Blu.... (occhio agli spoilers su Sapphire Snake :D)
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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Nillc »

La settimana comincia ed è il momento di riprendere il filo di OLUS... e mai come in questo caso il modo di dire fu più azzeccato :D

Capitolo 6- La Ragnatela

Oltre la porta il Labirinto sembrava meno spaventoso: i corridoi erano più larghi e sembravano pulsare di una rassicurante luce ambrata. Il Filo d'Arianna si era riattivato non appena aveva messo piede nella nuova sezione, e Lara, forte del successo di poco prima, camminava tranquilla seguendo il percorso che indicava.
Mentre proseguiva cercava di tirare le somme circa quello che aveva sperimentato fino ad allora. La struttura del Labirinto era strettamente interconnessa con la sua mente, e quanto più lei riusciva a rimanere lucida e ad affrontarne le zone d'ombra, tanto più il groviglio di corridoi e le sue trappole divenivano praticabili. Era comunque sicura che il peggio dovesse ancora arrivare: gli scopi di Hatred rimanevano ancora oscuri, ma era certa che la sua sicumera implicasse qualcosa di molto più pericoloso.
Mentre era immersa in queste considerazioni, di colpo s'arrestò.
Si trovava a uno dei tanti crocicchi: il Filo d'Arianna le suggeriva di tirare dritto, ma al contempo rendeva visibile qualcosa di molto strano.
Sulla terra battuta del piano di calpestio c'erano delle orme fresche, che venivano dalla strada a destra di Lara, attraversavano lo stesso incrocio e tiravano dritti immettendosi nel corridoio di sinistra.
Lara si accovacciò per osservarle meglio: la penombra e la leggerezza delle impronte non le permettevano di identificarle in maniera perfetta, ma contro qualsiasi logica esse sembravano appartenere a...
“... Scarponcini...!”
L'archeologa si rialzò grattandosi il capo, cercando di darsi una spiegazione. Quella più immediata era che in realtà lei fosse già passata dallo stesso incrocio, ma questo avrebbe messo in discussione l'efficacia del Filo; inoltre il disegno delle orme suggeriva che, per quanto simili nella misura, le calzature di chi era passato da quelle parti fossero di un modello diverso, più moderno.
Possibile che non fosse da sola?
Ripensò a Hatred, cercando di ricordarsi cosa calzasse, ma presto capì che non poteva essere lui: anche ammesso che indossasse calzature simili alle sue, qualcosa le suggeriva che egli non avesse bisogno di aggirarsi nel Labirinto per arrivare dove volesse.
Guardò verso sinistra, dove le orme si perdevano nell'oscurità del corridoio: avrebbe potuto seguirle, ma questo avrebbe significato perdere il Filo d'Arianna...
… E se si fosse trattato di un'altra trappola? Forse era quello che voleva il Labirinto: spingerla a lasciare la retta via per seguire l'ignoto...
Lara arricciò le labbra, sospirò e decise di tirare dritto. Sapeva di aver fatto la scelta giusta, ma in qualche modo che nemmeno lei stessa riusciva a comprendere, ciò la rendeva decisamente insoddisfatta.

“Oh, finalmente!” esclamò Lara quando, dopo tanto vagare, si trovò di fronte a una porta identica a quella da cui era uscita.
Vi corse incontro, ma stavolta prima di aprirla ebbe un attimo di esitazione. Sperò con tutto il cuore che quello che avrebbe trovato dall'altra parte non fosse peggiore di quanto aveva dovuto affrontare in precedenza.
Poi, con un ringhio grintoso, aprì la porta e si immise nel nuovo ambiente.
Il buio e lo spazio immenso che la accolsero le causarono un istante di agorafobia: Lara si trovava nella caverna più grande che avesse mai visto, sul ciglio di un burrone profondissimo.
La donna non riusciva a capire cosa dovesse aspettarsi: uno scontro con dei nemici? Un altro enigma? Oppure avrebbe dovuto cercare un'uscita e crearsi un percorso per raggiungerla? In ogni caso, almeno di primo acchito, per quanto tetra la caverna non le sembrava particolarmente minacciosa.
La donna accese un bengala e guardò verso l'alto: delle singolari stalattiti tondeggianti pendevano dall'alto, appena visibili, ma pareva non ci fossero camminamenti, porte o altro. Tese l'orecchio per provare a sentire eventuali rumori che tradissero la presenza di qualcuno o qualcos'altro, ma il silenzio sembrava perfetto.
Camminò dunque fino al ciglio del burrone e guardò in basso.
Quello che vide le gelò il sangue nelle vene.

Una gigantesca, perfetta ragnatela a imbuto, dalle maglie talmente fitte da occultare del tutto il fondo del crepaccio, si stendeva per l'intera sua larghezza; alcuni diafani fili spezzati pendevano lugubri dalle rocce cui erano attaccati, danzando impalpabili sull'aria proveniente dal centro della tela.
Proprio a due passi dall'inghiottitoio c'era il particolare più agghiacciante di tutti: invischiate nella trama c'erano due donne prive di sensi.
Una delle due era una ragazza molto giovane dai capelli a caschetto: Lara non la conosceva, ma aveva nel volto qualcosa di familiare; l'altra era una donna minuta, con folti ricci e un paio di occhialoni che le nascondevano il volto...
“... Elaine!” esclamò a mezza voce l'archeologa.

Tutto ciò non aveva senso.
Per quanto ne sapesse Lara, Elaine doveva essere al sicuro a Madrid con la sua famiglia...
Già, ma da quanto tempo non hai sue notizie? Le sussurrò una voce maligna nella testa.
E poi, chi era quella misteriosa ragazza? Osservò i suoi piedi, che calzavano degli scarponcini... poteva essere lei l'altra presenza nel Labirinto? Magari si era persa ed era finita invischiata in quell'immensa ragnatela...
Lara scosse violentemente la testa, nel tentativo di impedire alla confusione di ottenebrare la sua lucidità e di tenere a bada il senso di urgenza che la faceva tremare.
“Non è reale... non è reale...” iniziò a ripetere come un mantra, per convincersi che quella non fosse altro che l'ennesima illusione del Labirinto.
Proprio in quell'istante, come se le due cose fossero collegate, decine di metri più sotto Elaine spalancò gli occhi: Lara la vide rimanere per pochi secondi esterrefatta, per poi guardarsi intorno, accorgersi dell'assurda situazione in cui si trovava e iniziare a gridare di terrore.
“ELAINE!” rispose Lara, incapace di continuare a riflettere razionalmente di fronte a un'amica in pericolo; intanto anche l'altra ragazza, forse a causa delle urla, si era destata e aveva preso a respirare affannosamente, in preda al panico.
Elaine cercò con gli occhi chi l'avesse chiamata; individuò Lara, per un attimo restò quasi ingenuamente meravigliata di fronte all'apparizione della sua amica, poi cercò di rispondere al richiamo:
“LAR...” riuscì a urlare prima che dall'inghiottitoio della ragnatela venisse sparato un filo di tela che la colpì direttamente sul volto, serrandole la bocca e impedendole di parlare. Un secondo filo ghermì l'altra ragazza allo stesso modo e un terzo volò in direzione di Lara, che però ebbe più tempo per calcolarne la traiettoria e schivarlo.
“Ma cosa diav... oh, per mille cenotafi!” imprecò l'archeologa: aveva seguito con lo sguardo il filo che le era stato scagliato contro e si era andato a incollare sulla roccia poco sopra di lei; nel far questo aveva compreso che gli oggetti tondeggianti appesi al soffitto non erano stalattiti, ma bozzoli di seta simili a quelli coi quali i ragni imprigionano le loro prede.
Allarmata, la donna tornò immediatamente a sporgersi sul ciglio del burrone: Elaine e l'altra ragazza si stavano dibattendo scompostamente, ma più si dimenavano più la ragnatela sembrava impegolarle, costringendo i loro corpi in angoli contorti e innaturali.
“Tieni duro!” urlò Lara, e in quella altri tre fili furono sparati; lei riuscì quasi per miracolo a scansare quello che avrebbe dovuto colpirla, ma i restanti due andarono a segno: uno colpì Elaine a una coscia, l'altro prese la ragazza all'altezza della vita.
Dopodiché qualunque cosa ci fosse nelle profondità dell'abisso iniziò a tirare a sé le prede riavvolgendo il filo, come se le avesse catturate alla lenza. Lara vide la ragnatela tendersi in direzione dell'inghiottitoio, e le due donne scivolare pericolosamente verso il basso, le loro grida soffocate dalla tela che avevano in bocca.
Non c'era tempo da perdere: quasi senza pensarci l'archeologa si lanciò in direzione di uno dei due fili che erano stati scagliati in sua direzione.

Lara afferrò a mezz'aria il filo, che iniziò a oscillare pericolosamente in avanti e indietro. Per un momento temette che potesse spezzarsi sotto il suo peso, ma con suo gran sollievo resistette. Al tatto sembrava seta, ma pareva robusto come l'acciaio.
Guardò sotto di sé: Elaine e la sconosciuta si erano aggrappate al velo dello strato più superficiale della ragnatela, ma l'entità che le trascinava nel buio non demordeva. Per quanto le due si affannassero, riuscivano appena a rallentare la loro corsa verso la morte.
Lara fece appello a tutta la sua forza d'animo; si irrigidì per frenare l'oscillazione del filo, e quando si sentì abbastanza ferma e sicura prese a scivolare verso il basso con rapidità.
Arrivata a pochi metri dalla ragnatela vi si lasciò cadere sopra: quando i piedi toccarono terra, la struttura elastica e vischiosa le restituì una spinta verso l'alto.
Elaine la vide e cercò di chiamarla, ma Lara si portò un dito alle labbra per intimarle di fare silenzio: era sicura che l'essere sotto la ragnatela reagisse ai forti rumori. Avanzando cauta per non rimanere incollata alla tela, le si avvicinò, estrasse un coltellino dallo zaino e la liberò.
“Lara!” gemette l'amica quando lei le ebbe liberato la bocca e aiutata a rimettersi in piedi “Ma cosa è...”
“Dopo, dopo” la fermò l'archeologa “Ora dobbiamo uscire di qua. Tieniti a me, d'accordo?”
E, così dicendo, lanciò il rampino più in alto che potesse, tra le rocce dell'altra sponda del burrone. Elaine le venne vicina e le si afferrò con le braccia; poi Lara premette il pulsante sulla sua cintura che permetteva il riavvolgimento del cavo.
Avevano già percorso metà della parete quando Lara fu messa nuovamente in allarme da un grido soffocato.
Guardò in basso e si accorse che la ragazza sconosciuta era ormai sull'orlo della fossa, entro la quale erano già sparite le sue gambe.
“Porca miseria, me ne ero dimenticata!” gemette l'archeologa “Elaine, dobbiamo salvarla, chiunque lei sia!”
“Cosa?” chiese sbigottita l'amica “vorresti dirmi che dobbiamo tornare laggiù per salvare qualcuno che nemmeno conosci? Tu sei pazza!”
Ma Lara ignorò quella richiesta e svolse nuovamente il filo; le due tornarono sulla ragnatela, e Lara corse verso l'inghiottitoio.
La ragazza era ormai aggrappata disperatamente con le sole braccia, e piangeva di terrore.
“Tranquilla, adesso” la rassicurò Lara, poi si gettò verso di lei, la afferrò e tirò con forza. La resistenza dall'altra parte era poderosa, ma la sconosciuta collaborò con lei e iniziò a scalciare per darsi slancio; con uno sforzo supremo, l'archeologa riuscì a tirarla via, e le due furono sbalzate all'indietro.
“Grazie al cielo” ansimò Lara concedendosi un secondo di riposo; poi aiutò la ragazza a rimettersi in piedi e la liberò del bavaglio.
“Io... io... la ringrazio...” mormorò; aveva una voce dolce ma decisa, e per quanto Lara fosse sicura di non averla mai vista qualcosa in lei le era stranamente familiare.
Le sorrise, poi con un gesto del capo la esortò a darsi una mossa.

Lara e la sconosciuta raggiunsero Elaine, che le attendeva imbronciata sul bordo della ragnatela.
“E ora come faremo?” chiese stizzita. Lara la guardò con un'espressione impenetrabile; non le rispose, ma gettò nuovamente il rampino sul ciglio opposto del burrone, se lo sganciò dalla cintura e lo porse all'altra ragazza.
“Ho visto che hai una cintura simile alla mia” le disse “aggancialo lì e sarete in grado di salire... io mi arrampicherò”
“Ma... è sicura di riuscire a farcela?” chiese incerta la ragazza “è una lunga scalata...”
“Ma certo... andate, ora!”
L'altra rimase un attimo intontita; poi si riscosse, annuì decisa e obbedì.
Mentre guardava salire le altre due, Lara sospirò. Quella ragazza le aveva dato del lei e aveva messo in dubbio le sue capacità, anche se senza malizia.
“Sembro davvero così vecchia?” si chiese, prima di iniziare a scalare.

Risalire il burrone fu faticoso, ma Lara se la cavò egregiamente.
Era arrivata quasi alla fine della scalata: vedeva Elaine e la ragazza sempre più vicine, ancora qualche balzo e sarebbe stata al sicuro insieme a loro, dall'altra parte del burrone...
Poi Elaine emise un grido di terrore.
Immediatamente dopo Lara sentì uno strattone alla gamba; i suoi piedi persero la presa mentre veniva trascinata all'indietro da una forza potentissima, e fu solo grazie alla sua prontezza di riflessi che riuscì a mantenersi saldamente aggrappata alla roccia.
Qualcosa dal fondo dell'abisso la tirava indietro e lei doveva fare un supremo sforzo per non cedere: riuscì appena a voltarsi per capire di cosa si trattasse.
Quando lo vide, rischiò di mollare la presa per lo spavento.
Dalla voragine al centro della ragnatela sporgeva la metà del corpo di un essere mostruoso simile a un ragno, con dodici zampe e un torace lanuginoso e nero, i cui contorni erano però stranamente sfumati e indefiniti, come se lo si vedesse attraverso un vetro opaco.
Il filo che l'aveva ghermita proveniva dall'addome del mostro, il quale lo filava verso di sé muovendo spasmodicamente le zampe anteriori.
La sua forza era troppo grande: Lara sentiva i muscoli dolerle, le dita che tremavano ormai incapaci di tenersi ancorate alla roccia; ogni sua fibra era tesa nel tentativo di resistere, ma sentiva la volontà venirle progressivamente meno...
Poi, sotto di lei, sentì uno strano sibilo; improvvisamente la forza che la trascinava verso il basso cessò, e il contraccolpo fu tale che lei venne sbalzata in alto. Ebbe appena la lucidità di aggrapparsi alla roccia, per poi percorrere gli ultimi metri che la separavano dal ciglio del burrone.
Una volta su si lasciò andare a un gemito liberatorio mentre si stendeva sulla schiena, ogni fibra del suo corpo che le doleva; sporse appena la testa verso il fondo, dove il mostro, incapace di ritrovare la sua preda muggiva iracondo e si inabissava nella sua tana, stavolta definitivamente.
“Lara!” disse Elaine correndole incontro. Ansante e tremebonda, ma soddisfatta, lei le sorrise in risposta; ma quando le fu vicina si accorse che aveva un'espressione arcigna e incattivita.
“E...Elaine...” balbettò “Stai... stai bene?”
“Mai stata meglio” rispose gelida l'altra.
“Questo non sarebbe dovuto accadere... mi spiace...” mormorò l'archeologa rimettendosi in piedi a fatica “E l'altra ragazza? Dov'è andata?”
Gli occhi di Elaine dardeggiarono collerici.
“Non lo so, è sparita poco dopo” rispose “Sei libera di andarle incontro... io aspetterò qui, ovviamente. Tanto ci sono abituata... avere Lara Croft per amica significa rimanere per secoli in attesa di un suo cenno... tra le altre cose”
Lara inarcò le sopracciglia, intristita.
“Elaine, mi dispiace, io...” iniziò, ma l'amica levò una mano per fermarla.
“No, Lara, ora stai zitta e mi ascolti” proruppe “Non so cosa diavolo significhi tutto questo, né perché io mi sia trovata da un momento all'altro tra le grinfie di quel... quel... quell'essere immondo... ma sono certa che tu c'entri qualcosa”
Lara sostenne per un attimo lo sguardo feroce della sua amica, poi abbassò gli occhi.
“Mi dispiace...” mormorò “io...”
“Ah!” urlò Elaine con una voce acutissima “Ti dispiace? È tutto quello che sai dire? Senti, Lady Croft: io dovrei stare con mio marito e mio figlio, in questo momento, a godermi le gioie della famiglia... e invece eccomi qui, in un luogo sconosciuto a mille miglia da casa, rischiando di essere divorata da un mostro... e tutto per chi? Per una cosiddetta amica, che non si fa mai vedere né sentire perché è sempre troppo impegnata nelle sue avventure!”
“Ma io vi voglio bene...” biascicò Lara, la mandibola inferiore tremante e gli occhi lucidi.
“Ah beh, immagina se ci odiassi, allora” rise crudele la donna “non solo sei una pessima amica, ma esserti vicini significa essere costantemente sottoposti a pericoli! Renditene conto, Lady Croft!”
Lara scosse nervosamente la testa, poi immerse il volto tra le mani e scoppiò in singhiozzi.
Se non avesse avuto gli occhi coperti, avrebbe visto Elaine sogghignare.

“...Beh, finiamola con questa pagliacciata” disse Lara rialzando il volto perfettamente asciutto e con un sorriso sornione.
Il cambiamento d'umore era stato così repentino che Elaine restò intontita per un'istante a guardarla con la bocca spalancata.
“Che... cosa?” balbettò “Sei... sei forse pazza, Lara? Io ti sto dicendo cose serie, io non sono...”
“Tu non sei Elaine” la interruppe Lara con praticità “Lo avevo capito dall'inizio e ti ho preso in giro da subito, quindi è inutile che tu vada avanti... Hatred
L'altra ringhiò, tentò di ribattere... ma un secondo dopo si rilassò e portò una mano alla fronte per ravvivarsi i capelli. Nell'eseguire questa operazione i suoi lineamenti si deformarono e confusero, i colori caldi dei suoi abiti virarono improvvisamente al nero e la massa della sua sagoma quadruplicò di colpo. Un attimo dopo, al posto di Elaine c'era Hatred.
“Posso sapere come hai fatto a indovinare?” cantilenò.
“Non ho indovinato, era fin troppo chiaro” ribatté pacata l'archeologa “Per cominciare, Elaine non mi chiamerebbe mai Lady Croft, cosa che invece fai tu. Inoltre, per quanto possa essere pasticciona, la mia amica Elaine ha avuto a che fare con abbastanza esseri soprannaturali per capire da sé che se si urla in faccia a un mostro sensibile ai rumori... come dire... lo si aizza”
“Ah, ci eri arrivata” commentò l'uomo distrattamente, passando in rassegna le sue unghie luride.
“Non ci voleva un genio” sorrise Lara “Inoltre, la vera Elaine non avrebbe mai lasciato un'altra donna, per quanto sconosciuta, in balia di un pericolo mortale. In definitiva, caro Hatred, conosco troppo bene i miei amici per non accorgermi di avere di fronte un impostore. E loro conoscono troppo bene me per dirmi le crudeltà che mi hai detto tu... ” abbassò gli occhi con amarezza “... anche se magari avrebbero ragione di pensarlo”.
“Già, per amare una pazza come te bisogna essere altrettanto pazzi” convenne acidamente Hatred “d'accordo, Lady Croft... hai vinto anche questa sfida”.
“Un po' scarsina, in verità” commentò Lara “mi devi realmente sottovalutare, se pensi che cose del genere possano fermarmi. Non sarò in forma come un tempo, ma...”
“... Ma sei ancora stupida allo stesso modo” ruggì Hatred “Fidati, Lady Croft, non ho mai nemmeno lontanamente pensato che queste sciocchezze potessero fermarti. Al massimo ci ho sperato, al punto di impegnarmi in prima persona... ma è stato poco più che un tentativo. Sapevo che non sarebbero state queste cose ad annientarti”.
“Non solo” sorrise Lara “mi hanno resa più forte...”
Stavolta fu Hatred a sorridere malignamente.
“Meglio” celiò “vorrà dire che ci sarà da divertirsi, quando scoprirai in che maniera ho orchestrato la tua distruzione!”
E, così dicendo, sparì.
Lara chiuse gli occhi e sospirò. Si prese qualche minuto per riposarsi, poi si diresse verso la porta successiva; a metà strada, tuttavia, si fermò pensierosa: tornò di carriera verso il ciglio del burrone e guardò verso il fondo per cercare di individuare l'oggetto che poco prima l'aveva salvata recidendo la tela del mostro.
Apparentemente non c'era nulla; aguzzando la vista, però, si accorse che qualcosa spuntava dalla roccia qualche metro più giù.
Si sporse ancora un po' fino a capire che si trattava della cocca di una freccia conficcata nella parete.

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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

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Voilà la nuova puntata di OLUS :)

Capitolo 7- La Foresta

Lara si aggirava per la nuova sezione del Labirinto, seguendo distrattamente il Filo, arrovellandosi su mille domande.
Ormai era chiaro che non fosse sola, ma chi era l'altra persona che all'apparenza stava seguendo il suo stesso percorso? Un alleato, un nemico, un abitante del complesso? E Hatred... possibile che fosse all'oscuro di quella presenza? Oppure anch'essa era stata voluta da lui per nuocerle?
Quale che fosse la risposta, Lara era al tempo stesso incuriosita e preoccupata: la misteriosa entità non sembrava avere intenzioni ostili, dato che l'aveva salvata; ma doveva trattarsi di qualcuno molto abile, visto che con una singola freccia era riuscito a centrare perfettamente il filo del mostro, e ciò lo rendeva anche un potenziale problema qualora si fosse rivelato un nemico o un prodotto del Labirinto.
Immersa com'era nei suoi pensieri, Lara giunse a una nuova porta; esitò appena prima di aprirla e introdursi nel nuovo ambiente.

Lara si ritrovò in una foresta di alberi altissimi e frondosi, coronata da un cielo plumbeo e opaco. La vegetazione era fittissima, il perfetto nascondiglio per un nemico con cattive intenzioni: l'archeologa estrasse le sue pistole e tenne alta la guardia, aspettandosi un'imboscata.
Tuttavia, man mano che si inoltrava nel fondo del bosco, nulla pareva accadere, a parte che il grigiore degli alberi sfumava via via verso un nero sempre più scuro. Pian piano, però, il silenzio perfetto in cui era immerso il luogo iniziò a essere sporcato da quelli che sembravano intensi fruscii, quasi il sibilo di un gran numero di rettili.
Lara individuò il punto da cui provenivano e si diresse lì: per quanto pericolosa e incerta, era l'unica pista che potesse seguire.
Seguendo il suono, ben presto si trovò su quello che sembrava un sentiero, o più che altro una ristrettissima pista. La boscaglia si faceva più fitta man mano che avanzava: a un certo punto essa divenne così intricata che l'archeologa dovette iniziare a farsi strada spostando le fronde con le braccia. Il sibilo intanto si faceva più forte, e a lei sembrava di distinguervi chiaramente delle parole...
Intanto i rami degli alberi che costeggiavano il sentiero iniziarono a intrecciarsi coi rovi che vi si addossavano, come a formare una bassa volta, assumendo l'aspetto di un tunnel che andava restringendosi; a un tratto il groviglio di rami e rovi la costrinse ad accovacciarsi; le spine e le frasche le sferzavano il volto e lei dovette levare un braccio a proteggere gli occhi, mentre con l'altro continuava a farsi strada.
Poi improvvisamente non fu più in grado di andare avanti: il groviglio si era fatto troppo contorto, lo spazio per passare era incredibilmente ristretto e gli abiti le si erano impigliati nei rami che si era lasciata alle spalle, che la tiravano a viva forza all'indietro.
Lara cercò con tutte le sue forze di proseguire, ma ciò era assolutamente impossibile; cercò di retrocedere, ma ormai era così avviluppata in mezzo ai pruni e alle sterpaglie da non riuscire nemmeno a mettersi in una posizione adatta.
E intanto quel malefico insieme di sussurri continuava ad aumentare di volume; il suono sembrava quasi ipnotizzarla, e al tempo stesso le faceva provare sensazioni penosamente fastidiose.
Le ginocchia piegate contro il petto le comprimevano i polmoni, e la posizione china le faceva dolere la schiena; Lara ringhiò forte in preda al dolore e alla claustrofobia, e il suo gemito crebbe fino a risolversi in un urlo.

L'aria cominciò a mancarle e la vista ad annebbiarlesi; con un supremo sforzo di volontà, adoperò tutte le sue forze per buttarsi a peso morto contro il muro di sterpaglie che aveva di fronte, nella speranza che cedesse.
Ciò non accadde.
Lara gemette, mentre il mondo iniziava a spegnersi attorno a lei...
… Poi, quasi per dispetto, i rami si districarono da soli, e lei fu proiettata in avanti. Cadde pesantemente su un suolo duro e polveroso, coperto di foglie umidicce e marcescenti.
Mentre con un rantolo si riempiva i polmoni di preziosa aria e il corpo dolente godeva della ritrovata posizione prona, Lara iniziò a riprendere coscienza: si trovava in uno spazio ristretto, attorniata da strane figure minacciose. Un senso d'allarme la pervase nel sentirsi inerme di fronte a esse, tuttavia le sagome sembravano stagliarsi sul perimetro della cupola immobili e innocue.
Il respiro le tornò via via regolare, e la vista le si stabilizzò. Si arrischiò a mettersi seduta e a dare uno sguardo attorno.
Effettivamente si trovava in una sorta di cupola formata dalla vegetazione; le sagome che aveva visto poco prima erano tronchi di alberi morti, disposti a cerchio alla base, biancastri e irregolari come la roccia viva.
Nel vederli Lara provò una strana inquietudine: c'era qualcosa nella forma di quei tronchi che la metteva in allarme. Inoltre il sibilo che aveva permeato l'aria fino a poco prima era inspiegabilmente cessato.
La donna si alzò in piedi e, barcollando leggermente, si avvicinò al più vicino di quei tronchi...
… e subito arretrò inorridita.
Il tronco era attorcigliato su se stesso, aveva una forma decisamente peculiare e complicata, ma in essa si riconosceva chiaramente quella di un corpo umano che si contorceva in convulsioni, con il volto deformato in una smorfia di terrore.
E, ciò che era ancora più inquietante, a Lara sembrava di distinguere in quei tratti qualcuno che lei conosceva molto bene...
“... Natla???” mormorò con voce tremante.

Sconvolta, Lara indietreggiò e si fermò al centro del cerchio descritto dai tronchi. Cercando di tenere a bada il battito impazzito del suo cuore, passò in rassegna con lo sguardo gli altri, sperando invano che la somiglianza del legno con le fattezze della sua vecchia nemica fosse un prodotto della sua immaginazione; ma più li guardava, più le sembrava di individuare le sembianze di altre persone che le si erano opposte, e che lei aveva ovviamente sconfitto.
L'archeologa riconobbe i lineamenti di un boss mafioso italiano che molti anni prima aveva visto trasformarsi in un immenso dragone; in un altro tronco vide il capo di una spedizione scientifica talmente ossessionato dall'evoluzione umana da testare su di sé il potere di quattro artefatti alieni, con catastrofiche conseguenze; e ancora un malvagio alchimista parigino, due sue colleghi senza scrupoli, un ragazzetto vestito da rapper che un tempo le aveva sparato volteggiando sul suo skateboard...
“... Dove sono finita?” disse a mezza voce.
“Nel tuo peggiore incubo” le rispose una voce proveniente dal fondo del macabro anfiteatro, alle sue spalle.
Istintivamente Lara estrasse le pistole e si voltò ad affrontare chiunque le avesse parlato; ma con sua sorpresa non vide nessuno.
“Vieni fuori!” gridò la donna; la voce proruppe in una forte risata.
“Sei sempre così decisa, così forte, Lara...” disse, e Lara ebbe un colpo al cuore: ancora non capiva a chi appartenesse la voce, ma il timbro le suonava familiare, e le infondeva un senso di allarmante piacevolezza, di amara gioia...
Deglutì.
“Ho detto di mostrarti” ripeté, e si stupì nel sentire la sua voce malferma e gutturale.
Per qualche istante non accadde nulla; poi dalla vegetazione scura che faceva da barriera all'intero spazio si staccò un'ombra che avanzò in sua direzione. La scarsa luce diafana che illuminava l'ambiente le permetteva di vedere che l'essere che le stava venendo incontro zoppicando e incespicando aveva una forma vagamente umana, ma come coperta da una specie di corteccia pietrificata; le gambe sembravano due radici, e le braccia si risolvevano in due appendici lunghe e strette che la creatura utilizzava come puntello per reggersi in piedi.
La figura avanzò finché non le fu a pochi metri; teneva la schiena inarcata in avanti, in modo che Lara non potesse vederne il volto.
“Bene” disse l'archeologa tenendolo sempre sotto tiro “e adesso dimmi chi sei, e cos'è questo luogo”.
“Lara...” biascicò l'altro, e nella sua voce cavernosa Lara non poté non scorgere una punta di malinconia “... Ti sei dimenticata di me?”
Lara sentì una scarica elettrica pioverle addosso quando l'essere alzò il volto e lei distinse, tra i lineamenti sbozzati e quasi indiscernibili dalle venature del legno, il viso un tempo appartenuto a un uomo giovane, aitante e ombroso che lei per un brevissimo periodo aveva amato.
“No, no, no...” gemette lei, scuotendo violentemente la testa “non puoi essere vero, tu sei morto, sei...”
“Tutto quello che abbiamo vissuto, Lara...” disse l'uomo mentre le si avvicinava, facendo leva sui due sottili rami che un tempo erano state spade “tutto quello che avremmo potuto avere, insieme... e che tu hai distrutto....”
“... Ma del resto è così che va, no?” irruppe un'altra voce, proveniente dallo stesso punto in fondo all'anfiteatro “Lara Croft arriva e mette se stessa prima di qualunque altra cosa... e chi ha la disgrazia di trovarsi sulla sua strada è destinato a perire...”
Una seconda creatura emerse dal buio e raggiunse la prima; era diversa da quest'ultima, più minuta e flessuosa, con un incedere malfermo ma in qualche modo elegante; quando fu nel cono di luce, Lara poté scorgere con gelida sorpresa un volto di donna, una metà del quale risultava però bruciata e mostruosamente deformata.
“Sai benissimo che non è così, Marny!” gridò Lara.
“No?” rispose una terza voce maschile, con accento arabo, e Lara vide avanzare un'altra figura barcollante, dai colori più scuri rispetto alle altre due, la cui corteccia descriveva un abito di foggia orientale “A me sembra proprio così, invece... o non ci troveremmo qui...”
“Vi ci trovate perché lo meritate” ringhiò Lara, caricando i colpi in canna.
“Ci troviamo qui perché i nostri interessi hanno colliso coi tuoi” rispose calma la prima creatura “e tu pur di intralciarci sei passata sopra a tutto...”
“... I nostri scopi...” suggerì la figura femminile.
“... Le nostre vite...” proseguì l'uomo arabo.
“... I nostri sentimenti” concluse il primo uomo “e come è successo a noi, così è successo a tutti gli altri”.
“Siamo condannati a stare qui” spiegò la donna “privati di tutti i nostri poteri, a condurre un'esistenza a metà, con solo un vago ricordo di ciò che è stato...”
“... Eppure in noi c'è una scintilla di vita violenta” continuò l'uomo arabo “un desiderio ardente che non si spegne mai, e che ci aiuta a conservare la cognizione di ciò che siamo stati...”
“...Ed è l'odio nei tuoi confronti, Lara” concluse l'altro “Vogliamo vendetta, Lara... vendetta su di te. E ora che sei qui, nulla ci tratterrà dal farti assaggiare ciò che tu hai causato a noi!”
Era questo quello di cui parlava Hatred? Si chiese Lara. Il suo nemico credeva che sottoporla al rancore dei suoi antichi nemici l'avrebbe distrutta?
“Beh” affermò pratica l'archeologa, cercando di non lasciar trasparire le sue domande interiori “Non vi resta che provarci...”
Le tre figure ridacchiarono.
“Forse saremo solo un'ombra di ciò che eravamo...” rispose la donna “... ma non potrai certo resistere alla coalizione di noi tutti...”
E mentre diceva questo, allargò le fronde che sostituivano le braccia, come a voler impartire un comando a un esercito invisibile, per esortarlo a rialzarsi e combattere.
Nello stesso momento la terra iniziò a tremare violentemente, e Lara udì ruggiti, urla piene d'odio, scricchiolii di membra rimesse in moto dopo una lunga e forzosa immobilità. Gli alberi pietrificati con le fattezze dei suoi nemici si scossero e contorsero, assumendo una forma più umana di prima; poi si trascinarono verso gli altri tre e andarono a formare un muro.
Lara scrutò i loro volti e mostrò loro i denti.
“Non siete un problema mio” disse “vi ho sconfitti una volta e posso farlo di nuovo... non siete altro che una manciata burattini tenuti su dal vostro stesso odio”.
“Forse” ammise uno dei suoi nemici “ma di certo non siamo una manciata... credevi che sarebbe stato così semplice?”
Lara rimase per un attimo interdetta; poi, con un terrore che le gelò il sangue nelle vene, capì.
Si guardò attorno: l'intera foresta sembrava essersi rivoltata contro di lei... e ogni singolo albero aveva le fattezze di un soldato, di un thug, di uno scagnozzo di quelli che ora le stavano di fronte.
La foresta era formata da tutti coloro che lei aveva ucciso, e che ora non desideravano altro che annientarla.

Il tempo si fermò per qualche istante. La foresta ormai non esisteva più, e al suo posto c'era l'esercito di tutti coloro che Lara si portava sulla coscienza. Tutto intorno, il nulla.
I loro occhi, semplici cavità nella corteccia tarlata, la fissavano pieni di odio, desiderosi di ottenere vendetta, di farla soffrire atrocemente e distruggerla... ed erano tanti. Troppi. Centinaia, forse migliaia.
Lara trasse un profondo respiro.
“E va bene” disse risoluta alla fine “Fuoco alle polveri”.
Come se avessero risposto a un suo ordine, gli alberi urlarono con uno stridio rabbioso e acuto e le si scagliarono contro.

____________________________________
Riuscirà la nostra Lara ad avere la meglio su tutti i suoi nemici? Scopriamolo insieme LUNEDI' con una nuova puntata di OLUS... e ricordatevi l'appuntamento di VENERDI' con un nuovo making of :)





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Making of 4- Capitoli 6 e 7

Con le puntate di questa settimana ci siamo proiettati nel nucleo centrale del romanzo: le cose iniziano a cambiare e le domande hanno timide risposte... forse qualcuno più scafato avrà già cominciato a fare ipotesi e congetture, magari anche esatte... ma vi assicuro che tutti i giochi sono ancora aperti, e le sorprese non mancheranno.

Il capitolo 6 era originariamente il 5: come ho detto nel precedente making of la stanza cangiante e il relativo capitolo sono stati aggiunti solo a lavori molto avanzati. La sequenza della "Ragnatela" ha quindi subito una variazione di posto all'interno del romanzo, e numerosi cambiamenti in corso d'opera... questo perché, così come tutte le avventure che Lara ha vissuto o vivrà nel Labirinto, essa ha un preciso intento simbolico, e volevo che esso fosse rispettato nella sua interezza e soprattutto che fosse conforme e coerente al resto della storia.

Il mostro che abita la Ragnatela, ad esempio, ha subito diverse metamorfosi prima di assumere il suo aspetto definitivo, quello che avete letto. Inizialmente avevo pensato di non mostrarlo affatto: mi ispirava l'idea che vivesse nelle profondità del crepaccio, immerso nell'oscurità, e che il lettore ne percepisse la presenza per mezzo delle azioni che compiva; tuttavia il risultato finale non mi aveva convinto, il capitolo sembrava incalzare inutilmente senza giungere a una conclusione adeguata. Così ho sperimentato un secondo espediente: ho pensato che il mostro e la ragnatela fossero la stessa cosa, o meglio che quest'ultima fosse in grado di muoversi da sola sparando fili e intrappolando le persone. Questa trovata mi piaceva già di più, ma mi sembrava creasse molta confusione. L'idea finale mi è giunta da mia madre, che un bel mattino mi ha raccontato di aver sognato un ragno gigante fermo sopra la porta di casa; quando mi ha letto dal libro dell'Interpretazione dei Sogni la valenza simbolica del ragno, mi sono reso conto che era precisamente quello che volevo metaforizzare nel capitolo... inoltre mi sembrava un bell'omaggio indiretto a tutti i ragni giganti apparsi nella serie TR.

Il ragno gigante, tuttavia, in prima stesura aveva nel suo aspetto un elemento che successivamente ho eliminato per poi rielaborarlo e inserirlo in un'altra parte del romanzo. Non posso dirvi di cosa si tratta, ma sappiate che rendeva il mostro ancora più inquietante e la sequenza macabra e drammatica al tempo stesso.... tuttavia se lo avessi lasciato avrei bruciato anzitempo un elemento fondamentale per il prosieguo della storia. In poche parole: avrei fatto uno spoilerone :D quando arriveremo al punto in questione ne parleremo; per ora vi dico che un po' mi dispiace aver dovuto cambiare le cose, ma sono fermamente convinto che sia meglio così, e che quel particolare elemento stia bene dove sta ora.

Il capitolo successivo prende spunto, come qualcuno avrà intuito, dal Canto XIII della Divina Commedia. Si tratta di un semplice omaggio: tra le fonti letterarie e non che ho utilizzato per scrivere OLUS il capolavoro dantesco non è contemplato, e il viaggio di Lara nel Labirinto non ha punti di contatto essenziali con quello del Sommo Poeta, nè a livello simbolico nè pratico. Tuttavia, quando si è trattato di sviluppare il tema del capitolo, mi è sembrato che la Selva dei Suicidi fosse una citazione ottimale, così ho deciso di omaggiarla.

I capitoli 6 e 7 sono inoltre accomunati da tre grandi ritorni: il primo è sicuramente quello di Elaine, anche se a fine capitolo avete letto che non si trattava realmente di lei (... o forse era realmente una sua proiezione all'inizio e Hatred le si è sostituito solo dopo? Non so dirvelo nemmeno io!). In ogni caso il suo ritorno era doveroso, visto che a differenza di COTIM e Octagons GL non ha avuto seguiti nè le bios... un piccolo indizio ve lo avevo dato nello speciale Untold Untold, nel quale vi narravo cosa fosse successo a lei e a suo marito dopo gli eventi della trilogia originale. Elaine era la "vittima" ideale per la Ragnatela: grande amica di Lara, che ha sempre ammirato tanto, è una ragazza dolce e fragile ma dalle capacità straordinarie. Logico che Lara si senta molto protettiva nei suoi confronti, anche in un contesto in cui nulla è realmente ciò che sembra.

Del ritorno, anzi del triplice ritorno di cui avete letto nel capitolo 7 parleremo nel prossimo making of ;)




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Messaggio da Nillc »

Ragazzi, a un mese dall'inizio della pubblicazione di OLUS, dopo un topic che è stato praticamente uno soliloquio e nella prospettiva tutt'altro che gradevole che continui così, mi trovo a fare una riflessione.

Comprendo che negli ultimi dieci anni la maniera di vivere il forum sia cambiata: ci sono i social, dove l'interazione è più immediata e probabilmente più appetibile... e a tutto ciò si somma il fatto che sia cambiato lo stesso franchise di TR, che peraltro in questo momento si trova in una fase di stallo (che tuttavia, sono certo, terminerà presto).
Comprendo anche che sia cambiata anche la vita di noi utenti: io stesso dieci anni fa ero una matricola universitaria, ora mi trovo a fare due lavori contemporaneamente per tirare a campare e in tutto questo inserirci un po' di tempo per amicifamigliafidanzatosportvitasocialehobbiespassioni :D e lo stesso immagino capiti anche a voi, mi auguro per motivi felici.
Comprendo e accetto tutto questo, pur dispiacendomi del fatto che proprio questo forum, che si è sempre distinto da tutti gli altri (e continua a farlo nonostante tutto!) sia sempre meno frequentato, e non è di certo quello che merita.

Considerato tutto questo, non posso però ignorare che OLUS sia un prodotto sul quale io e Over abbiamo speso tempo e risorse, al quale teniamo perché è il coronamento di una serie che ci ha legato tra noi, e per noi intendo noi due e voi tutti del forum, cui siamo tanto affezionati. Postare sei puntate del romanzo, attendere che qualcuno postasse un commento e puntualmente rimanere deluso nel constatare che tra un episodio e l'altro non ci sia stata la minima interazione (fatte salve quelle di Blu e Bashira) è stato davvero triste.
OLUS è nato con tanti intenti positivi: creare qualcosa di bello, celebrare Lara Croft, il suo ventennale, il decennale di Untold, l'amicizia tra me e Over e quella tra noi e voi... ma soprattutto condividere con voi tutto questo.
Razionalmente comprendo e accetto perfettamente tutto quanto ho espresso nel paragrafo precedente... ma a livello istintivo mi sembra di fare un regalo a un amico e non solo non ricevere alcun grazie (cosa che del resto non m'importa nemmeno nella vita reale), ma addirittura di essere ignorato e ricevere una voltata di spalle.

Ripeto e voglio che sia chiaro: non faccio colpe a nessuno, né è in gioco la stima che ho di alcuno di voi... però al tempo stesso mi chiedo se sia il caso di proseguire con la pubblicazione di OLUS in questa formula.
Ho chiesto ripetutamente a Blu di valorizzarlo in qualche modo, e la santa pazienza di quella donna le ha impedito di rispondermi male :D anzi, ha accolto di buon grado le mie richieste, che però non può soddisfare a causa dei suoi impegni personali, e ci sta.
Penso che le soluzioni possibili, a questo punto, siano tre:

- Proseguire con la pubblicazione nell'attuale formula, assumendomi responsabilità e rischi di non vederla valorizzata immediatamente;
- Sospendere momentaneamente la pubblicazione in questa formula e riprenderla tra un po' di tempo, quando magari ci sarà più hype per la serie TR, oppure maggior frequentazione o altro;
- Sospendere la pubblicazione nell'attuale formula e pubblicare tutto il romanzo in forma scaricabile, in modo che chiunque lo possa leggere coi suoi tempi e i suoi modi, magari stampandolo o scaricandolo in formato e-book, lasciando questo topic per i commenti e i making of.

Dite la vostra in tutta serenità, così come ho condiviso questa mia riflessione a mia volta sereno :)




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Personalmente Nillc ti vorrei chiedere di continuare. Ignoro quale sia la storia dietro a tutto questo lavoro (mi pare di capire che ci sia qualcosa che mi sfugge risalente a ben prima del mio arrivo in questo forum) e mi è capitato per caso di leggerlo, ad ora sono a metà del capitolo 6. Ora, io parlo solo per me ma non è mia abitudine commentare un lavoro di questo tipo per tre ragioni:

-Finché non sarà terminato mi è molto difficile dare un'opinione veramente costruttiva. Mi spiego, non vorrei trovarmi a criticare aspetti, ora come ora, che fanno parte di uno schema narrativo ben più ampio, aspetto di vedere dove si andrà a parare. Anche perché, conoscendomi, quando parlo di questo genere di cose senza aver una visione d'insieme finisco sempre per fare delle figure piuttosto magre.

-Devi scusarmi ma non riesce proprio a venirmi in mente un commento diverso da "Interessante", "Vediamo come procede" o "Molto bello" o, ancora peggio, trovarmi a farti domande per rispondere alle quali palesemente dovrei aspettare di vedere come procedere la storia. Capisco che non sia facile continuare su di un progetto con entusiasmo senza mai avere riscontro da parte del pubblico, ma malgrado tutto sono sempre stato dell'idea che la cosa importante sia seguire nelle proprie passioni quando è la realizzazione in sé a dare soddisfazione, tutto il resto verrà dopo.

Ora, per quel poco che ti conosco ho visto che sei molto sveglio ed è chiaro che a queste due prime motivazioni eri già arrivato ma la verità è che queste sono le ragioni "razionali e diplomatiche" del tutto secondarie alla terza che è quella principale:

-E' scritto molto bene e ha trovate che, non riesco a capire perché, non riesco ad avere. Questo mi crea invidia. Ok, è un problema mio, non riesco proprio ad evitarmelo. Non ho mai scritto qualcosa in merito a OLUS perché so benissimo che qualsiasi cosa possa dire avrebbe sempre un retrogusto legato a questa mia spregevole caratteristica, sarebbe impossibile non notarlo. Devi scusarmi per questo ma né tu né Over meritate di avere opinioni critiche mosse solo dalla mia incapacità di ammettere che c'è un talento qui che vorrei avere io.

Detto questo, la decisione è vostra. Non penso mi metterei a commentare capitolo per capitolo nel caso voleste proseguire (darebbe troppo l'idea di farlo per forza), ma sicuramente potrei trovare del tempo per misurare bene le mie parole in modo tale da dare, ogni tanto, delle opinioni ponderate su alcuni aspetti dei quali sarebbe molto interessante parlare (sempre ammesso che riesca a non far pesare quel mio assurdo senso di "rivalità", passami il termine). So che non c'è bisogno di dirlo ma questa storia merita di arrivare fino al suo termine, continuate solo perché per voi scriverla è un piacere, non per i vostri lettori. Ma voglio che sappiate che io vi leggo. E ora sapete anche perché non mi sono mai fatto avanti.
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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Nillc »

Press, effettivamente ai nuovi utenti del forum (o almeno quelli che son qui da dopo il 2011 :D) può sfuggire cosa sia in effetti TR Untold.

Al di là di una mera questione autoreferenziale (si tratta pur sempre di fan fiction ;)) è espressione di un periodo particolarmente florido per noi come autori e come persone, ma anche per il forum. Era meraviglioso postare i capitoli e leggerli insieme, commentarli, ricevere critiche e veder crescere l'universo di Untold di pari passo con il forum, i suoi utenti e la loro interazione reciproca. Mi riesce difficile descrivere questo fenomeno senza banalizzarlo, ma se dai uno sguardo ai tre romanzi e ai rispettivi topic capirai.

Probabilmente sono stato io a idealizzare quel periodo, di certo gran parte della mia riflessione di poco fa viene da una mera questione di vanità e il non veder recepito il nostro lavoro mi rende insofferente :D ma un'altrettanto gran parte deriva dal fatto che mi spiace sinceramente che le dinamiche del forum siano cambiate, e forse continuare a perseverare nel voler a tutti i costi ricrearle porta solo malcontento.
Per questo vorrei capire se sia il caso o meno di trovare un nuovo modo di pubblicare il racconto, magari più conforme alle attuali modalità di fruizione del forum. Noterai che non ho minimamente preso in considerazione il fatto di interrompere definitivamente il rilascio ;)




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Messaggio da Press_Release »

Ci darò un'occhiata. Effettivamente la lettura a tratti mi dava la stessa sensazione che ho avuto quando mi regalarono Metal Gear Solid 2 Substance: è chiaro che mi mancava qualche passaggio per poterlo apprezzare a pieno.

Ad ogni modo, giusto per capirmi, la natura del tuo malcontento è quindi riconducibile alla nostalgia di un bel periodo passato qui sul forum? Perché se è per questo credo di aver frainteso nel mio precedente post (ciò non toglie che quello è e resta il motivo alla mia scarsa partecipazione), ma a questo proposito hai detto una cosa molto simbolica:
Nillc ha scritto:
21 gennaio 2018, 13:01
e forse continuare a perseverare nel voler a tutti i costi ricrearle porta solo malcontento.
Forse è vero. E non solo per quanto riguarda OLUS o Tomb Raider, ma in modo molto più ampio. A ben pensarci la continua ricerca di atmosfere, sensazioni che abbiamo amato in passato si traduce spesso in una delusione, chiudendoci a possibilità nuove. Come i fan che vorrebbero dai nuovi Tomb Raider le stesse emozioni avute anni fa o, per fare un altro esempio, i fan di Star Wars vorrebbero qualcosa di simile-ma-diverso-ma-uguale dai film della trilogia originale. Penso si possa un pochino riscrivere e adattare una frase di Mark Hamill a questa circostanza:
Nessun film, libro, racconto, videogioco nuovo ci riporterà a quando avevamo sei anni.
Non voglio essere cinico, intendiamoci, penso solo sia la realtà dei fatti. E che tu stia cercando un nuovo modo per pubblicare il racconto dimostra che non solo ne sei perfettamente cosciente, ma hai anche le idee abbastanza chiare su come affrontare il problema.
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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Blu »

In questo mi annovero anche io fra i nostalgici, nel senso che mi manca l'interazione che c'era in passato ad ogni uscita di capitolo, le impressioni, ma soprattutto le ipotesi e le discussioni che ne nascevano, cui Max e over ogni volta davano risposta (per lo più sibillina), ma soprattutto ci si divertiva a lasciar spaziare la fantasia, per poi sorprendersi della scelta degli autori.

Mi rendo conto anche io che i tempi sono cambiati, e non solo per quanto riguarda la fruizione del forum, ma anche per quanto riguarda la vita reale e l'approccio alle stesse cose di una volta, si condividono le stesse passioni, ma è più facile trovare il tempo per un "mi piace" per far sapere che si è letto/si segue/si concorda ecc che per scrivere due parole di commento.

Io per prima ammetto di essere in difetto, sono indietro con tantissime cose (la skin natalizia a fine gennaio credo sia una prova evidente :asd: ), fra cui anche la promozione del romanzo che, fatto salvo la notizia di lancio, non ho più promosso.

L'idea di provare un nuovo modo per la pubblicazione del racconto è una via che potremmo tranquillamente percorrere, come inizio potremmo renderlo più visibile/più social, potremmo pubblicare parte del capitolo nei vari SN e rimandare qui la lettura completa, oppure si potrebbe provare anche altro, se hai già in mente qualcosa proponilo tranquillamente :)




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bashira
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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da bashira »

Quello che Nillc ha scritto lo condivido appieno: è cambiato molto con l'avvento dei social, ci siamo tutti abituati a un mordi e fuggi condensato in un click. Click, mi piace , click, sono addolorato, click click click...

Ma tutti questi "mi piace" che abbondano sui social spesso, anzi secondo me quasi sempre, vengono buttati lì senza neppure leggere quello che contiene il post. La gente preferisce i social, perché sono così, veloci, fruibili dal cellulare (avete notato che pochissime persone ormai utilizzano il PC?) e non c'è neppure più la curiosità di sapere cosa c'è scritto: metto mi piace, così capiscono che l'ho visto. Ho visto auguri di compleanno pieni di faccine fatti a persone decedute, solo perché non ci si prende neppure la briga di aprire la pagina del profilo, ma si posta direttamente dalle notifiche. :roll:

Un FORUM è qualcosa di diverso, è impegnativo, richiede tempo. Nel forum è bello entrarci quando ci si siede al PC, con tutta calma, scorrere tra i topic, entrare in quelli che ci interessano, magari lasciare il segno della nostra presenza, anche solo con un piccolo commento. Sappiamo benissimo tutti quanti impegni abbiamo nella vita quotidiana. Io per prima non sono una grande " scribacchina" e gioco anche molto meno rispetto al passato, ma la stima e il rispetto per chi mette tanta parte del suo poco tempo libero per regalarci un momento di svago, mi spinge a dedicare a mia volta del tempo a queste passioni, un po' sopite, vuoi per l'età vuoi per gli impegni.

Nillc e Over hanno scritto qualcosa di davvero emozionante :love: , che merita di essere letto e gustato, con lo stesso piacere con cui ci accingiamo a giocare al nostro videogame preferito.

Peace&love 53_47




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