Qualcosa si inizia a capire nella puntata (importantissima) di oggi
Capitolo 8- La Battaglia
Nella prima fase della battaglia, Lara si limitò a muoversi agilmente evitando gli attacchi che le piovevano addosso da tutte le parti; non c'era alcun possibile nascondiglio e non le era concesso di fermarsi, ma ciò le permise di studiare meglio i suoi nemici.
Sembrava che ci fossero veramente tutti: soldati, ricercatori, cow boys, un ragazzino che usava un fondo di corteccia piatto come skate.... fortunatamente, si rese conto, non le piovevano addosso palle di energia, proiettili o fiammate: quelli che stava fronteggiando erano gli spettri dei suoi nemici umani, o presunti tali, che si limitavano a muoversi in maniera disarticolata e sghemba.
Nondimeno essi erano letali e terribilmente decisi a farla fuori. Il loro numero era impressionante, e tutti loro agitavano gli arti ramosi nel tentativo di ferirla o acchiapparla.
L'archeologa capì che avrebbe dovuto agire su due fronti: per prima cosa, trovare i punti deboli dei suoi nemici, e al tempo stesso trovare il modo di sbarazzarsi di quanti più di loro contemporaneamente.
Passò quindi all'azione: estrasse le pistole e sparò numerosi colpi in direzione degli alberi più vicini, grottescamente simili a soldati tuareg. Non tutti i proiettili andarono a segno; alcuni colpirono i nemici sugli arti biforcuti, ma non sortirono alcun effetto a parte sforacchiarli e, in un solo caso, spezzarlo di netto, senza però che il possessore sembrasse provarne dolore.
Una pallottola però riuscì a centrare in pieno la testa di un soldato, che fu proiettato all'indietro, cadde e non si rialzò più.
Benissimo, si disse Lara mentre balzava in avanti per evitare una sciabolata frondosa che le veniva addosso,
almeno sono vulnerabili.
Ricaricò le pistole e, correndo a zig zag ovunque il ristrettissimo spazio a sua disposizione glielo consentisse, mirò alla testa di una decina di mostri, riuscendo ad abbatterli tutti.
I nemici sembrarono per un attimo spaesati dalla perdita dei loro simili, ma poco dopo tornarono alla carica, se possibile ancora più incattiviti.
Lara rinfoderò una delle pistole, poi si portò verso il gruppo di nemici più vicino (le ricordavano certi mafiosi che aveva visto a Venezia molti anni prima) e afferrò il braccio di uno di loro, glielo piegò con violenza dietro la schiena e lo costrinse a correre in avanti, travolgendo al contempo i suoi compagni. Alcuni di essi caddero e furono tranciati dalla carica; una manciata fu invece trascinata a correre insieme a Lara e all'altro mostro, in una specie di grottesco trenino. L'archeologa ne approfittò e col braccio libero mirò alla testa del capofila; il colpo trapassò da parte a parte la sua testa legnosa e fece lo stesso con le altre, che esplosero. Lara mollò la presa e scivolò sotto i loro corpi per sfuggire all'agguato di un albero spaventosamente simile a un poliziotto munito di maschera antigas.
Fece per rialzarsi, ma sentì un dolore lancinante poco sopra il gomito sinistro: un nemico, il cui braccio ramificato si risolveva in una spada a tre lame, le aveva procurato un taglio piuttosto profondo. Lei gemette per il dolore e lo ringraziò spappolandogli la testa con un colpo ben assestato.
La donna continuò a saltare e sparare per un bel po', facendo fuori un bel po' di nemici; tuttavia si rese conto che erano ancora troppi, e lei cominciava a sentirsi esausta e dolorante. Inoltre nelle retrovie vedeva gli alberi più grossi e possenti, forse la nuova forma di alcuni terribili mostri che aveva sconfitto in passato, i quali sembravano mantenersi in fondo in attesa del momento in cui avrebbero potuto pestarla.
Se solo avessi lo shotgun... si lamentò, rimpiangendo di non aver messo un arsenale più vasto in zaino.
… Lo zaino!
Sempre correndo e con estrema difficoltà, Lara si affrettò a frugare nello zaino alla ricerca di una cosa che, secoli prima, Hillary aveva citato; si augurò che il maggiordomo non avesse fatto dell'ironia e che ce l'avesse messa davvero.
La sua mano si fece strada tra oggetti vari e inservibili, e alla fine, per sua somma gioia, toccò un guscio di plastica termica; lo afferrò, spezzò velocemente l'involucro e ne estrasse un panetto giallo, che era in realtà un potentissimo esplosivo al plastico.
Hillary aveva insistito perché se lo portasse dietro qualora avesse trovato un ingresso da forzare: un solo mezzo centimetro di materiale avrebbe tranquillamente divelto un portone blindato. Lei ora ne teneva tra le mani un panetto da circa mezzo chilo.
Lara lo spezzò in due metà, ne mantenne una intera e disfece l'altra in pezzetti più piccoli; immediatamente dopo prese a correre all'impazzata, scartando e scivolando per schivare i colpi, senza una meta apparente.
Poco dopo si fermò a riprendere fiato, godendosi lo spettacolo dei mostri che si guardavano attorno disorientati, con le facce legnose contratte in espressioni inquisitive. Non si erano accorti che nell'eseguire quello strano balletto li aveva sfiorati appena, lasciando incollati ai loro corpi piccoli pezzetti di esplosivo. Adesso una ventina di essi erano, a loro insaputa, temibili ordigni con un potenziale esplosivo di tutto rispetto.
Lara fece una prova: si portò il più lontano possibile, estrasse la pistola e mirò alla macchiolina gialla che intravedeva sulla coscia di uno dei mostri.
BOOM.
Il nemico esplose in mille schegge di legno, e assieme a lui due o tre suoi compagni che avevano avuto la sventura di trovarsi attorno a lui.
Tutti gli altri rimasero per un istante a guardare il tondo di terra bruciata rimasta al loro posto; poi si levò nell'aria un urlo belluino e mille facce si voltarono a guardare Lara.
Mentre, per l'ennesima volta, correva come una matta sparando a casaccio e tentando di rimanere viva, Lara cercò di mantenere i nervi saldi e fare il punto della situazione.
Il suo piano aveva funzionato, ma solo in parte: la pallottola incandescente era un innesco troppo blando per quel tipo di esplosivo. Per aumentare il potenziale esplosivo, avrebbe dovuto usare una fonte di calore molto più potente; inoltre sarebbe stato opportuno innescare più esplosioni contemporaneamente, per evitare la reazione degli altri mostri, ma questo avrebbe significato cercarsi un riparo per non essere investita dalle fiamme; ma in quell'intrico di rami e foglie semoventi sembrava non esserci nemmeno un centimetro sicuro...
“AH!”
Una morsa legnosa aveva ghermito il braccio di Lara approfittando del suo rallentamento. Fu un attimo: istintivamente l'archeologa estrasse la pistola e mirò al puntino giallo appiccicato a quello che un tempo era stato il petto di un soldato russo.
L'istante successivo a quella reazione sconsiderata trascorse in un gelido terrore: mentre Lara vedeva l'esplosione gonfiarsi quasi al rallentatore a pochi centimetri da lei, si rannicchiò di scatto facendosi scudo con le braccia, sicura che quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto prima di finire dilaniata insieme al suo nemico.
Un vento caldo le accarezzò la pelle.
Cauta, la donna riaprì gli occhi: al posto del nemico che l'aveva acchiappata c'era un mucchietto di legno bruciato. Lo spazio attorno a lei si era ingrandito: i nemici, spaventati, si erano ritratti a diversi metri di distanza, e la danza di alcuni burattini neri e fumanti che si contorcevano scompostamente la informò che l'esplosione doveva aver coinvolto un'altra decina di essi.
Ma lei no.
“Non... non mi ha preso?” mormorò stolidamente, rialzandosi in piedi e spolverandosi di dosso brandelli di cellulosa incenerita.
L'attimo di smarrimento si trasformò immediatamente in esultante comprensione: capì tutto, capì la logica cui obbediva il luogo in cui si trovava, quale fosse la chiave di lettura di quell'ennesima prova e come avrebbe potuto superarla agevolmente...
Ma la distrazione causatale da quell'epifania le fu fatale: sentì un colpo violento alla base del collo e tutto divenne nero.
Quando riaprì gli occhi, pochi istanti dopo, Lara si scoprì avvinta per mani e piedi da quattro energumeni arborei che la trascinavano nuovamente verso il centro della foresta.
Con la vista annebbiata e un dolore persistente alla nuca la donna guardò i suoi carcerieri: due di essi sembravano l'immagine vegetale di idraulici o tecnici, armati e vestiti con abiti consunti e fuori moda; l'altro paio erano invece soldati con lo spettro di un'attrezzatura ultratecnologica.
“Strano...” si disse l'archeologa, stordita “questi qua non ricordo di averli mai visti...”
Ma il suo ragionamento, se tale era, fu bruscamente interrotto: di colpo i quattro la gettarono bocconi per terra, al cospetto dei tre nemici che l'avevano accolta, i quali la guardavano con evidente e maligna soddisfazione. Attorno a loro la foresta tacque.
“Bene, bene...” disse l'uomo dalle due spade “a quanto pare non sei invincibile come credevi...”
Lara sputò del sangue.
“Non ho mai detto di essere invincibile” biascicò risoluta.
“Ah, guardatela!” reagì sdegnata la donna con accento francese “così strafottente anche negli ultimi istanti della sua insignificante vita...”
“Forse non ha bene inteso” aggiunse l'uomo orientale “che tra poco la pagherà per tutto quello che ci ha fatto. Le faremo provare tutto il nostro dolore, la nostra paura...”
Sulle labbra di Lara si disegnò un sorriso sprezzante.
“Pensate forse che cambi qualcosa?” rispose l'archeologa “potreste uccidermi in qualsiasi maniera la vostra fantasia malata vi suggerisca, ma una volta che mi avrete fatta fuori il vostro odio rimarrà. Io forse ho sbagliato a uccidervi e ad arrogarmi il diritto di disporre delle vostre vite, qualsiasi sia stato il motivo... ma ho imparato da molto tempo a perdonarmi per ciò che ho fatto. Voi, il problema ve lo terrete per l'eternità... io no. Perché voi non siete un mio problema!”
Un silenzio agghiacciante seguì quell'affermazione.
“Molto bene” disse infine l'uomo orientale “vediamo dunque se è vero” e levò una mano in alto. Al comando l'intera foresta rispose con un grido di giubilo rabbioso, e di nuovo tutti presero a convergere su di lei.
Lara emise un gemito triste ma non rassegnato, e chiuse gli occhi attendendo risoluta quello che sarebbe stato di lei.
Ma nessuno la afferrò, nessuno la ferì, nessuno la trafisse.
Intorno a lei la terra tremava, grida di rabbia si levavano al cielo, sinistri sibili si susseguivano, ma nessuno sembrava riuscire ad avvicinarlesi.
“Cosa sta succedendo?”
“Chi è? Chi è stato?”
“Fermi, no! No!”
Si arrischiò ad aprire un occhio: il trio dei suoi nemici dei quali si trovava al cospetto sembrava in preda a un furioso spaesamento e si guardava attorno alla ricerca di qualcosa odi qualcuno.
Lara aprì gli occhi e si alzò voltandosi.
Alle sue spalle diversi nemici erano caduti in terra esanimi, a pochi centimetri da lei; tutti gli altri si accalcavano furiosamente cercando di raggiungerla, ma venivano sistematicamente fermati e stramazzavano al suolo con una freccia venuta da chissà dove infissa al centro della fronte.
Lara osservò per alcuni istanti quello spettacolo, stranita e ammirata a un tempo; poi l'incombere di un gruppo di nemici che si stava avvicinando pericolosamente la costrinse a mettere da parte la sorpresa e sfoderare nuovamente le pistole.
Riprese il balletto di fuoco e morte di poco prima, ma stavolta a suo vantaggio c'era il fatto che i mostri fossero spaesati dalle frecce che piovevano loro addosso, una per volta ma inesorabilmente precise.
Mentre correva lanciando colpi da tutte le parti, Lara cercava con lo sguardo l'arciere che la stava aiutando in quella drammatica situazione, ma nel groviglio di corpi sempre più stretto le era difficile riuscire a vedere più in là di pochi metri.
A un tratto si rese conto che tre nemici con il piccolo marchio giallo si trovavano vicinissimi tra loro: era ancora troppo poco per ottenere un'esplosione di dimensioni adeguate, ma lei sparò ugualmente. Una decina di mostri saltò in aria, e per un breve istante l'orizzonte si liberò.
E fu allora che vide chi la stava aiutando.
A qualche decina di metri da lei, seminascosta dall'ombra, riuscì a intravedere una sagoma; non poteva scorgere molti particolari, ma le sembrava una donna di corporatura simile alla sua, che brandiva un arco.
Un istante dopo la massa di nemici gliela nascose nuovamente alla vista; Lara iniziò a correre in direzione della sua compagna, della quale riusciva ancora a scorgere di tanto in tanto la testa al di sopra di quelle dei mostri.
L'archeologa non aveva dimenticato il piano che poco prima aveva elaborato per uscire da quella situazione, e la presenza di quella seconda persona, chiunque fosse, poteva essere decisiva, posto che oltre all'arco avesse con sé delle armi da fuoco.
Sgomitando e sparando Lara riuscì ad arrivare a brevissima distanza dalla sua compagna di battaglia.
“EHI!” gridò; ebbe appena il tempo di vedere la testa dell'altra girarsi in sua direzione che un nemico la placcò, facendola rovinare pesantemente a terra.
Il mostro (a petto nudo e con la corteccia a forma di pelliccia di lupo) le fu addosso e le abbrancò gambe e braccia, impedendole di respirare; cercò di articolare una richiesta di armi da fuoco, ma tutto ciò che riuscì a dire fu un flebile “... fuoco!”.
Attimi dopo Lara udì un sibilo sopra la sua testa, e quasi immediatamente la morsa del suo sconosciuto ghermitore si sciolse; la donna si rialzò e si voltò a guardarlo: era stato colpito da una freccia la cui punta era stata incendiata, e ora correva ululando mentre il fuoco lo avvolgeva completamente. Nella sua corsa travolse alcuni altri mostri, che si infiammarono a loro volta.
Beh, non proprio quello che mi serviva, ma caspita se ha funzionato! Pensò Lara, ma ebbe appena il tempo di formulare questa riflessione che subito le furono addosso altri mostri, che la costrinsero alla fuga.
Lara continuò a correre finché, con sua somma sorpresa, non si trovò in un ampio spazio privo di nemici; riuscì a sbirciare per un attimo la sagoma della sua compagna prima che il suo istinto guerresco la portasse a mettersi alle spalle di quest'ultima, con le pistole pronte, in assetto strategico. L'altra sembrò capire al volo e a sua volta spianò il suo arco. Le due, come da prassi militare, iniziarono a girare in tondo lentamente, tenendo sotto tiro i mostri.
Era una situazione inedita per Lara: si trovava al centro di un immenso gruppo di nemici che ruggivano e non aspettavano altro che il momento giusto per fare la pelle a lei e, probabilmente, anche alla sua ignota compagna d'avventura, persona di cui peraltro lei non conosceva nulla, né il volto né il nome.
Lara non sapeva se potesse fidarsi di quella ragazza. Poco prima le aveva salvato la vita, e
forse era stata lei a toglierla dalle fauci del mostro durante la prova precedente... ma chi era? Che ci faceva nel Labirinto?
Del resto anche l'altra doveva pensare le stesse cose: il suo respiro ansante non dissimulava una nota d'urgenza impaziente. Lara trasse un profondo sospiro e decise di fare un tentativo.
“So come fare...” sibilò all'altra. Questa, dopo un attimo di esitazione, rispose con un gemito di sdegnosa incredulità che, pur nella gravità della situazione, causò a Lara una certa irritazione, come se avesse appena ricevuto un dispetto da un bambino viziato. Decise di ignorare quella reazione.
“Puoi incendiare le tue frecce, vero?” chiese.
“Lo hai visto da te” rispose l'altra, facendo sentire per la prima volta una voce leggermente più acuta di quella di Lara. Doveva essere più giovane di lei, pensò, e questo avrebbe spiegato anche la sua arroganza.
“Sei in grado di colpire un oggetto piuttosto piccolo in volo con una freccia incendiaria?” domandò Lara.
“Posso provarci” rispose l'altra.
“Allora ecco quello che dobbiamo fare: al tre lancerò un oggetto esattamente sopra di noi... tu dovresti centrarlo. D'accordo?”
“Qualcosa mi dice che sarà pericoloso... è così?”
Lara fu in dubbio se rispondere a quella domanda, tacere oppure mentire.
“... Sì, lo sarà” sussurrò infine “E inoltre avremo una sola possibilità, temo... ma se tutto va come dico io, saremo salve”
“Oh, bene... E perché dovrei fidarmi di te?”
“Perché è la sola scelta che hai.... e che ho anche io. L'alternativa è attendere che i mostri si spazientiscano e ci passino allegramente addosso”
La ragazza sospirò inquieta.
“Va bene” disse alla fine, non nascondendo un forte malcontento.
Con un solo gesto fulmineo Lara rinfoderò una pistola e tirò fuori dalla tasca il panetto di esplosivo.
“Al mio tre” disse “uno...”
Fece ondeggiare il braccio.
“...Due...”
I mostri urlarono, capendo che la loro nemica stava per compiere una mossa.
“... TRE!”
Lara roteò su se stessa e lanciò in aria il panetto con tutta la forza di cui era capace.
Molte cose accaddero nello stesso istante: mentre Lara terminava il suo giro i nemici ulularono e iniziarono a correre verso il centro del cerchio; quando udì una fiammata seguita dal sibilo di una freccia, la donna si gettò verso il punto dove c'era l'altra ragazza, la afferrò con le braccia e si gettò a terra insieme a lei, chiudendo gli occhi.
Si udì un terribile boato, seguito da numerosissime altre esplosioni; attraverso le palpebre chiuse Lara percepiva una luce fortissima, entro la quale annegavano le urla dei suoi mostruosi nemici. Improvvisamente l'onda d'urto dell'esplosione investì in pieno le due donne, senza però causar loro il minimo danno.
… E alla fine l'aria tornò ferma, e fu il silenzio più assoluto.
Lara si arrischiò ad aprire gli occhi.
Lo spazio sembrava essersi ridotto a un grande buco nero: non c'erano più rami, tronchi, fogliame, nulla. Il buio sarebbe stato perfetto, se qua e là non ci fossero stati mucchietti di brace che si stavano riducendo pian piano in cenere fumante.
L'archeologa si alzò dolorante, ma con un sorriso soddisfatto. Aveva avuto ragione, dopotutto: lei e i nemici, per l'assurda logica del Labirinto, potevano ferirsi a vicenda... ma lei non poteva far del male a se stessa.
La sua compagna era ancora a terra, le braccia intrecciate a proteggersi il cranio, ma illesa a sua volta.
In lontananza la donna udì un rantolo: allarmata, guardò nella direzione da cui proveniva e scorse i tre nemici che l'avevano accolta, a loro volta quasi completamente bruciati e agonizzanti, ma ancora in vita.
Con un ringhio di rabbia Lara estrasse le pistole e si diresse verso di loro. L'uomo orientale aveva la metà inferiore del corpo completamente disintegrata; la donna non aveva più la parte sinistra del volto e dello sterno. L'altro uomo era ancora quasi integro, ma stava bruciando lentamente.
“Che tu sia maledetta... Lara Croft...” ansimò quando la vide arrivare “Nemmeno nella morte ci hai dato pace...”
Lara lanciò un urlo.
“Voi...” disse, e sparò al volto dell'uomo orientale, che esplose.
“... Non siete...” e fece saltare in aria quello della donna francese.
“... un problema mio!” e, avvicinandosi all'ultimo nemico, gli piantò la canna della pistola sotto al mento ed esplose il colpo di grazia.
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Chi sarà la nuova, misteriosa compagna d'avventura di Lara? E cosa ci fa nel Labirinto? Scopriamolo insieme MERCOLEDI', in esclusiva su ASP, in una nuova puntata di OLUS!
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