Lo scoprirai, Blu
per ora, con un po' di tristezza, accingiamoci a leggere l'ultimo capitolo ufficiale di OLUS, con un titolo molto emblematico...
Capitolo 17- La Fine
Fu il caos.
Ciascuna delle migliaia di Lare iniziò a combattere contro uno degli Hatred, utilizzando qualsiasi arma avesse a disposizione: quasi sempre si trattava di una coppia di pistole, ma c'era anche chi si batteva a mani nude con mosse di kung-fu, chi adoperava un bazooka, una mitragliatrice, un lanciagranate. C'era perfino chi si batteva all'arma bianca, brandendo spade, lance e pugnali.
Gli Hatred, sconvolti da quel sorprendente attacco, cercarono di reagire, ma la furia delle Lara Croft era incontenibile. A molte di esse bastarono pochissimi colpi ben assestati per distruggere il proprio nemico, che una volta annientato si dissolveva in una scia di fumo nero.
Mentre i due eserciti si fronteggiavano, l'Hatred originale ne approfittò per scappare confondendosi nella folla delle sue copie; le due Lare che aveva imprudentemente scelto per il suo folle piano se ne accorsero e si lanciarono al suo inseguimento.
A un certo punto, tuttavia, videro due Hatred fuggire in direzioni diverse, senza capire quale fosse quello che cercavano loro.
“Dividiamoci!” gridò la Lara adulta a quella giovane, e ciascuna seguì uno dei due.
La Lara adulta si fece largo nella calca, scansò fendenti e pugni, saltò in avanti per evitare di venire travolta da un corpo nero che crollava, eseguì una scivolata per schivare una raffica di proiettili, sempre mantenendo lo sguardo fisso sulla sua preda.
Dopo una corsa estenuante la massa di corpi in azione si diradò, rendendo più semplice la ricerca; istanti dopo Lara si trovò a rincorrere Hatred in uno spazio vuoto: si erano lasciati la battaglia alle spalle.
Quando fu a una distanza adeguata, l'archeologa spiccò un balzo in avanti e placcò il suo nemico.
I due caracollarono a terra, Lara a peso morto su Hatred; l'uomo tentò di divincolarsi, ma lei fu più svelta: gli afferrò il collo con entrambe le mani e, con un ruggito leonino, lo torse con tutta la forza che poteva.
La donna udì un sonoro crack; l'uomo emise un gemito strozzato e poi smise di muoversi, un attimo prima di dissolversi in una puzzolente nube di fumo nero.
Lara rimase un attimo ferma, quasi incredula; poi si sciolse in un'esultanza selvaggia, e il suo grido fu quello di tutte le altre se stesse di tutti gli universi.
L'esercito di Hatred era stato decimato.
Lara Croft aveva vinto.
Lara si aggirava tra le altre Lare esultanti alla ricerca di quella che era stata la sua compagna lungo tutto quell'incredibile avventura; alcune la abbracciarono, altre le chiesero di battere cinque, altre ancora piangevano di gioia.
Pian piano, tuttavia, la sua gioia iniziò a scemare, sostituita gradualmente da un'ansia crescente.
Dov'era l'altra Lara? L'ultima volta l'aveva vista correre dietro all'altra copia di Hatred... cosa le era successo? Perché sembrava non essere tra tutte le altre?
L'inquietudine si fece via via più opprimente. La luce accecante di quel non-luogo iniziò a renderle fioca la vista, le grida felici divennero una massa indistinta di suoni cui di colpo iniziò a far da contrappunto una nota stonata di tetraggine e oscurità.
L'archeologa fece appello a tutte la sua presenza di spirito: drizzò le orecchie e avanzò fendendo la moltitudine sgomitando e spintonando, seguendo l'unico tra tutti i suoni a non parlare di felicità e tripudio.
Man mano che vi si avvicinava, riconobbe in esso una risata malvagia.
Col cuore a mille continuò ad avanzare finché, nel mare di body acquamarina, giubbotti e scafandri multicolore vide una zona d'ombra, una sagoma massiccia che si nascondeva dietro una figura familiare e accogliente.
Ci mise un attimo a mettere a fuoco, e quando ci riuscì trasalì dallo sgomento.
In mezzo alla folla delle sue sosia c'era Hatred sano e salvo, in piedi, noncurante dell'esultanza generale; tra le sue braccia, quasi a farsi scudo con il suo corpo esanime, c'era la Lara giovane, svenuta.
“LASCIALA SUBITO!” gridò Lara in un misto di rabbia e terrore, e il suo urlo zittì tutto il giubilo attorno a lei; d'istinto le altre Lare corsero lontano, formando attorno a lei e a Hatred un vuoto dal vasto diametro; alcune, nel vedere la situazione, corsero indietro in soccorso.
“Ferme!” intimò loro Lara, temendo che Hatred potesse fare del male alla sua amica.
“Tutta la tua spavalderia è sparita, eh, Lady Croft?” ridacchiò l'uomo “non è mica così facile farmi fuori...”
“Se osi farle del male, io...” ringhiò Lara.
“ 'Tu' cosa, insulsa donnetta?” Hatred non sorrideva più “pensavi di aver capito tutto di me, eh? Mi stavi anche facendo la lezioncina morale, poco fa... tutte cretinate. Tu dici di non poter essere distrutta, eh? Va bene, ci sto. Ma nemmeno io posso essere distrutto. Puoi annientarmi momentaneamente, puoi annichilirmi... ma non sconfiggermi definitivamente”.
Hatred aveva la voce tremante e il suo corpo era scosso da improvvisi sussulti; il suo volto era più deforme e brutto del solito, e la sua intera figura emanava oscurità tutto intorno.
“Vuoi che ti dica che hai vinto?” proseguì dopo una pausa, con la voce resa acuta dall'isteria “d'accordo, hai vinto. Ma nessuna vittoria viene senza un prezzo da pagare... quindi mi prenderò la vita di questa ragazzina”
E diede uno scossone alla giovane Lara, che si destò e, dopo qualche istante di smarrimento, comprese la situazione.
“Lara, non...” tentò di gridare, ma l'uomo strinse più forte il braccio attorno al suo collo.
“Lasciala stare” disse di nuovo Lara “Prendi me, in cambio... in fondo io e te ci conosciamo da più tempo...” le altre furono nuovamente smosse da un sussulto, ma lei alzò le mani in loro direzione per invitarle ad attendere.
“Eroica fino in fondo, eh?” cantilenò l'uomo “per me uccidere una Lara o un'altra è lo stesso... se proprio ci tieni....”
E così dicendo mollò di colpo la ragazza, che cadde pesantemente al suolo, tossicchiando.
“Ecco fatto” disse l'uomo “ora stai ai patti... e non tentare scherzi”
L'archeologa annuì e avanzò verso di lui.
“Lara, no!” gridò la sua compagna disperata, ma lei scosse dolcemente la testa e proseguì.
Giunta al cospetto dell'uomo si fermò; lui la sovrastava di trenta centimetri buoni, e lei sostenne il suo sguardo illuminato da una gioia perversa.
“Sai” gli disse infine “Ho spesso immaginato come sarebbe stata la mia fine... ultimamente è capitato spesso, peraltro... e comunque sapevo che prima o poi sarebbe giunta la mia ora”.
L'uomo era sempre più compiaciuto; levò una mano in sua direzione, quasi a volerla afferrare....
“Beh, forse non è ancora il momento”.
Mentre Lara sollevava il braccio sentì una pistola formarsi nella sua mano, non una qualsiasi ma un'arma incorporea e scintillante, fatta di luce pura, che lei puntò contro il petto di Hatred.
Questi ebbe appena il tempo di rendersene conto: tre colpi riecheggiarono nel nulla, e lui cadde all'indietro, lasciando nell'aria una scia di liquido nero.
Lara avanzò tranquilla verso l'uomo tremebondo ai suoi piedi.
“Mi hai... ingannato!” tossì quello.
“Anche tu” gli rispose lei soave.
Lui la guardò con livore; poi, inaspettatamente, sorrise.
“Sai che non potrai vincere sempre, vero?” le sussurrò “Né tu... né tutte le altre...”
“Forse” sorrise la donna “Ma questo non significa che mi arrenderò prima di arrivare a quel giorno. Fino ad allora... levati dalle scatole”.
Hatred sostenne il suo sguardo, le guance gonfie di sangue e di parole trattenute; poi ripiegò la testa all'indietro e si dissolse in fumo nero, più denso di quello degli altri Hatred.
Tutte le Lara Croft esplosero di nuovo in manifestazioni di gioia, se possibile più forti e grandi di prima; la giovane Lara si gettò al collo di quella adulta, e le due rimasero per lunghi istanti abbracciate strette.
“Tornerà, vero?” chiesa mesta la ragazza una volta che si furono sciolte.
“Sì” confermò l'altra “non subito e non in questa forma, probabilmente... ma tornerà. Per te, per me, per tutte loro. E non potremo averla sempre vinta. Ma fino ad allora...”
E sollevò la pistola, la caricò e gliela porse. La ragazza la accettò commossa; aprì la bocca per dire qualcosa, quando accadde qualcosa.
Nel mezzo della pura luce emanata dallo spazio immenso in cui si trovavano esplosero dei lampi, quasi dei fuochi d'artificio di tutti i colori; in essi le due Lare riconobbero i portali per gli altri universi.
Era tempo di tornare a casa.
Ciascuna delle Lara Croft presenti saltò dentro il proprio portale dopo aver salutato tutte le altre; ci furono risate, sorrisi e lacrime finché non rimasero solo le due Lare da cui tutto era partito, in piedi di fronte a due portali.
“Questo dev'essere il mio” sentenziò la Lara adulta sentendo un palpito del suo cuore di fronte a quello di destra: istintivamente vi riconosceva casa sua.
“E questo il mio” mormorò tristemente l'altra, cui doveva essere capitata la stessa cosa.
Le due rimasero a guardarsi per qualche minuto, incapaci di trovare qualcosa da dire.
“Senti...” disse infine la ragazza “Ma... secondo te... Plinio il Vecchio si è sacrificato per salvare il Giovane? Insomma... come stava per succedere a... noi”
“Molto probabile” confermò l'altra “Poi l'uno ha capito l'entità del sacrificio dell'altro e ha deciso di andare ad abitare nell'universo di quest'ultimo... per continuare a proteggere il segreto del Labirinto, credo...”
“Beh, questa volta è andata in maniera diversa” sorrise la ragazza.
“E meno male... Non avrei sopportato di passare alla storia come 'Lara la Vecchia'!”
Le due risero.
“Però credo che Plinio sia andato in un universo non suo... anche per tener viva la memoria del suo alter ego, non credi?” aggiunse la ragazza “Non può ridursi tutto alla sola volontà di proteggere il Tabularium...”
“Uhm, non ci avevo pensato, ma credo proprio tu abbia ragione. E a proposito.... non abbiamo mica capito perché lo abbiano chiamato così, no? Se non ci sono
tabulae...”
“Magari lo scopriremo, un giorno o l'altro...”
“Certo, sarebbe bello farlo insieme...”
“Già....” sul volto della giovane Lara il sorriso svanì improvvisamente “Dimmi una cosa... noi non ci vedremo più, vero?”
Un velo di tristezza calò sulle due donne.
“Beh, chissà” esclamò infine la Lara adulta, con uno sprazzo improvviso di allegria “del resto, chi avrebbe mai immaginato che ci saremmo mai incontrate? Ci vorrebbe proprio tanta fantasia!”
L'altra sorrise di rimando e annuì tristemente, gli occhi lucidi; poi, senza dire altro, si diresse verso il suo portale. Quando fu sulla soglia, si voltò verso la sua controparte e la guardò con una strana espressione d'urgenza innocente, nella quale l'altra riconobbe se stessa da bambina.
“Ma...” balbettò “pensi che... sì, insomma... credi che io possa diventare come te, un giorno?”
Lara rise.
“Stai scherzando?” rispose fintamente indignata “io sono unica e inimitabile, col cavolo che diventi come me!”
L'altra rise a sua volta, ma visibilmente contrariata.
“Però” proseguì l'archeologa “hai tutte le carte in regola per diventare
migliore di me. Sei su una buona strada”.
La ragazza parve illuminarsi: i suoi occhi, che fino ad allora avevano solamente tremolato, si sciolsero in lacrime di orgoglio e felicità. Quasi imbarazzata, non le restò che farle un cenno e immergersi nel suo portale.
Mentre guardava l'aurora boreale della sua amica brillare intensamente per un attimo e infine spegnersi, Lara sospirò; il suo sorriso vacillò sotto il peso dell'addio che concludeva quell'assurda, meravigliosa avventura.
Poi, a sua volta, corse verso il portale.
La luce si spense di colpo; Lara atterrò nuovamente sulla durissima terra battuta, sentendosi addosso una familiare umidità.
Quando gli occhi si furono abituati al buio, capì di trovarsi nuovamente a Roma, sotto i Fori Imperiali, davanti al tempietto al centro del Tabularium, dove tutto era iniziato.
L'archeologa si guardò intorno lentamente, lasciando che i pensieri fluissero in libertà.
Quando la sua missione era iniziata era una donna alle prese con una depressione da crisi di mezz'età, stanca della sua vita e lontana da se stessa; ora, alla fine di tutto, era tornata quella di un tempo, quella che sempre era stata e che sempre sarebbe stata.
Lara Croft.
Si diresse al piccolo basamento dove eoni prima Hatred aveva dato inizio al suo diabolico piano; a colpo sicuro frugò nel suo zainetto e sentì con immensa soddisfazione le dita chiudersi attorno a un oggetto di metallo liscio e freddo.
La Chiave delle Vie Incrociate.
Era ovvio, normale che si trovasse là.
La inserì nel suo ricettacolo, ma stavolta non ci fu alcuna esplosione: dall'acquamarina al centro della spirale partì un raggio di luce azzurra che andò a colpire il tempietto; i suoi contorni furono avvolti dalla luce e brillarono intensamente per qualche istante... poi la luce calò d'intensità fino a spegnersi. Il Tempietto tornò buio, ma la lastra con l'iscrizione che lo chiudeva era svanita.
Lara estrasse la Chiave dal suo alloggiamento e vide la pietra al centro brillare per l'ultima volta.
Con il cuore traboccante d'emozione si diresse al tempietto e vi entrò: c'era un tesoro da reclamare.
Lara si aspettava, nell'entrare, di venire abbagliata dallo scintillio degli ori, dal trovarsi di fronte a chissà quale dovizia di gioielli e oggetti preziosi; ma non trovò nulla di tutto questo.
Il minuscolo edificio sembrava vuoto, a parte una piccola ara al centro, illuminata da una lama di luce azzurrognola che proveniva dall'alto.
Lara osservò da lontano l'altare, e il suo cuore mancò un battito. Su di essa sembrava posato un oggetto del tutto fuori luogo e fuori tempo in una costruzione dell'antica Roma, per quanto metafisica potesse essere.
Un tablet.
Avvicinandosi, tuttavia, si rese conto di aver preso un notevole abbaglio: si trattava chiaramente di una singola
tabula, una tavoletta cerata, con una superficie sottilissima di ebano lucente e la ceralacca intatta, stesa così bene da sembrare cristallo, ma senza alcun testo vergato su di essa.
“Beh, almeno abbiamo svelato il mistero del nome del Tabularium” disse prendendola in mano. Si sentiva piuttosto delusa: tutto quel marasma per una sola tavola, peraltro priva di scrittura? La sua mente immaginò la Lara giovane, a un universo di distanza, trovare lo stesso artefatto e rimanere inebetita allo stesso modo.
La donna sbuffò, soppesò l'oggetto, lo osservò da tutte le angolazioni alla ricerca di qualcosa che giustificasse la sua presenza all'interno del Tabularium e una protezione di tale portata.
Nulla.
Quella
tabula non aveva alcun valore, nemmeno simbolico.
Controllando l'istinto di gettarla via, distrattamente sfiorò la ceralacca col medio per verificare quanto secca fosse.
E fu allora che successe.
Lo spazio scrittorio fu attraversato da un bagliore azzurro sinuoso e rapido come un
serpente, che poi si divise in tante linee che a loro volta formarono caratteri e numeri in mille alfabeti diversi, che cambiavano così velocemente da impedirle di leggere alcunché.
Poi dalla
tabula si sprigionò un'energia paurosa, quasi tangibile, la quale, con somma sorpresa di Lara, si espanse tutto intorno e andò a disegnare forme, sagome, colori; l'archeologa, a bocca aperta, assistette al disegnarsi di un luogo intorno a lei.
Istanti dopo il tempietto era sparito, e lei si trovò avvolta in una luce grigiastra, fredda come l'aria che respirava. Accecata dal bagliore, Lara alzò lo sguardo e si rese conto di trovarsi sotto spessi strati di ghiaccio, in un vastissimo spazio che -lo vide abbassando lo sguardo- ospitava una grandissima città abbandonata e in decadenza.
“Ma che...” mormorò tra sé e sé: era certa di non essere mai stata da quelle parti, eppure il suo cuore riconosceva quel posto...
Senza che se ne rendesse conto, la sua mano sfiorò nuovamente la tavoletta; i caratteri cambiarono forma e disposizione, e così allo stesso modo l'ambiente in cui si trovava cambiò, il freddo e la luce si spensero e lei si trovò in una città completamente diversa, sulla riva di un fiume, una chiesa gotica che si profilava davanti a lei.
“Ma sono a Vienna!” gridò, ricordando cosa le era successo anni prima nella chiesetta di
Maria am Gestade.
Stavolta toccò la tabula di propria volontà, e poi lo rifece una, due, tre volte: a ogni tocco il paesaggio cambiava.
Zum! Una giungla lussureggiante.
Zum! Venezia.
Zum! Gerusalemme, la Spianata delle Moschee.
Zum! Zum! Zum!
Man mano che visitava nuovi posti, in alcuni dei quali era già stata in precedenza, in altri no, Lara capiva le potenzialità di quel meraviglioso artefatto, comprendeva cosa poteva farci e quali erano le sue illimitate possibilità... e nel suo cuore montava una gioia selvaggia e ancestrale, quella che aveva sempre provato durante le sue avventure.
…. Ore dopo, nel sole del mezzogiorno romano, i turisti in visita ai Fori Imperiali videro una donna emergere da un foro nel terreno nei pressi del Tempio di Saturno.
Alcuni poliziotti stavano interrogando il custode dei Musei Capitolini Paolo Galvan in merito a certi recenti avvenimenti che includevano l'averlo ritrovato prigioniero e narcotizzato all'interno di una cassa, il rilevamento di una scossa sismica nell'area dei Fori e la distruzione di ben due droni DarkWing, le cui carcasse giacevano per terra emanando sinistri ronzii. Un terzo era sparito nel nulla.
Tutti si fermarono nel vedere l'abbigliamento succinto e decisamente lacero della donna, sporca di fango e sangue, scarmigliata ed equipaggiata come per andare in guerra.
Di norma avrebbero dovuto fermarla e porle molte domande, ma l'ancheggiare sinuoso, il portamento altezzoso e l'aura autoritaria che lei emanava misero chiunque in tale soggezione che lei poté giungere all'uscita dei Fori senza incontrare alcun ostacolo.
E ancor più del suo incedere, ciò che davvero irretiva nella sua figura era la grandiosa soddisfazione che le si leggeva in volto: quella di chi aveva portato a termine una missione importantissima, alla fine della quale aveva trovato un tesoro.
Un ultimo grande, tesoro sconosciuto.
Il più prezioso di tutti.
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... Ma non è ancora finita qui! Appuntamento per il frizzante epilogo di OLUS sempre qui su ASP.com VENERDI' prossimo! Non mancate!
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