[libri] Il Fiore di Pietra

La prima avventura di Polloni è finita

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overhill
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Messaggio da overhill »

Eh eh mi fa piacere :)

In effetti quel sistema me l'ha insegnato una ...ntina di anni fa la mia ragazza di allora (avevamo sedici anni).. Sapevo che prima o poi mi sarebbe servito :D

Domani conosceremo il professore (forse) o forse avremo altri indizi... o forse non avremo nessuno dei due...
Perché prima c'è da fare un bellissimo inseguimento, il più lento della storia dei gialli ;)
Ciao a tutti

Mario Overhill

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bashira
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Messaggio da bashira »

Potrei quotare Blu in tutto e per tutto, tranne che per il bicarbonato.. io non l'ho provato... :asd:

Apprezzo molto anch'io questo modo di sviscerare lentamente il carattere e le abitudini del nostro commissario, anzi sembra quasi di essere li con lui.
La narrazione porta ad immedesimarsi totalmente nelle vita dei protagonisti, quasi come se fossero conoscenza di vecchia data. Certo degli amici un po' fuori del normale.. si capisce lontano un miglio che tutte le rotelle a posto non le anno.. E poi.. bè ho una convinzione dall'inizio...quel roberto.. l'amnesia..mah...vedremo :secret:

Sono decisamente preoccupata per il professore... mi vien tanto da pensare che in questa storia le telefonate accorciano la vita.. ( non come quella quella dello spot che la vita la allungava...) :D


Perché prima c'è da fare un bellissimo inseguimento, il più lento della storia dei gialli
.. e qui.... hai davvero acceso la mia curiosità :D




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bashira
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Messaggio da bashira »

Ah dimenticavo.. la signora Marchiolatti: uno spasso :approved:




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Blu
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Messaggio da Blu »

bashira ha scritto:Sono decisamente preoccupata per il professore... mi vien tanto da pensare che in questa storia le telefonate accorciano la vita.. ( non come quella quella dello spot che la vita la allungava...) :D
:huahua: .. idem :D




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overhill
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Messaggio da overhill »

Bene bene, certamente non posso lasciare in ambasce la nostra Bashira (bel gioco di parole, neh? :D ) e quindi ecco a voi il prossimo capitolo
Per sapere cosa capita al professore, dovrete aspettare domani (magari... se mi sveglio presto... :) )
Ciao a tutti

Mario Overhill

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overhill
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Messaggio da overhill »

Inseguimento

Polloni abbassò il volume dell'autoradio ad un lieve sussurro. Frugò nella tasca del giaccone e recuperò il minuscolo telefonino; trafficando con le sue grosse dita compose il numero dell'ufficio e premette il tasto rosso di inizio comunicazione.
"Rizzo? Ciao, sono io. Hai qualche notizia sulla nostra amica Combetta?"
"Si, commissario"
E non ne avevo dubbi pensò Polloni sorridendo.
Rizzo proseguì, consultando il computer: "allora: Clelia Combetta, nata a Torino il 15/3/1951, da Antonio Combetta, commerciante di vini e Mariagrazia Sentòri, impiegata. Stato civile, celibe. Occupazione attuale, nessuna a quanto pare. Attuale indirizzo, quello dove sei tu in questo momento"
Polloni si stupì per l'ennesima volta. "Rizzo, se non la pianti di leggere nella sfera di cristallo di deferisco alle volanti! Niente altro sulla signora?"
"Niente, per ora, ma non ho avuto ancora molto tempo. Sto aspettando di ricevere i risultati sulle indagini finanziarie."
"Va bene. Io resto in giro, voglio vedere se sono ancora capace a fare un bel pedinamento."
"“D'accordo, buon divertimento." rispose Rizzo con un accenno di sorriso nella voce, chiudendo la comunicazione.
L'attività di pedinamento consisteva di due parti: una, la prima, quella che stava facendo adesso, era la cosa più noiosa che si potesse immaginare, specialmente se si faceva da soli, ed era l'attesa dell'obiettivo.
La seconda, invece, era molto, molto più eccitante, ed era quella che Michele Polloni stava per cominciare, visto che Clelia Combetta, vestita di tutto punto e truccata con gusto un po' retrò, molto diversa da come l'aveva vista il giorno prima, stava uscendo dal portone massiccio di casa sua, con un pacco di piccole dimensioni in mano.
Si fermò davanti a casa, cercando qualcosa o qualcuno, poi si incamminò verso la sua destra. Polloni la tenne d'occhio e vide che saliva su una utilitaria, puntata in direzione opposta rispetto alla sua. La donna mise in moto e partì, mentre Polloni dovette fare manovra per girare. Intanto pensava ma porca miseria, nei film gli inseguitori non devono mai girare la macchina. Finita la manovra, che aveva anche provocato il risentimento di un paio di auto che provenivano dalla direzione opposta, si accodò a distanza di sicurezza dalla macchina del suo obiettivo.

Il traffico di Torino è strano.
Un suo amico un giorno aveva sostenuto una tesi che lo trovava piuttosto d'accordo: parlava di 'effetto marmellata'. Gli automobilisti torinesi, per la maggior parte, non sopportano la vista di un 'buco' nel flusso delle macchine, e tendono a riempire questi buchi sempre e comunque. Naturalmente questo provoca il blocco della circolazione, visto che spesso i varchi sarebbero necessari per lasciare libera una strada secondaria, che invece rimane bloccata e blocca a sua volta un'altra strada, provocando ingorghi apocalittici. Per questo l'amico di Polloni parlava di traffico 'marmellata': come la dolce sostanza su una fetta di pane, ogni fessura veniva riempita, costituendo una superficie pressoché continua di lamiera.
Ed in questi giorni di cantieri pre-olimpiadi il traffico in Torino era, per usare un eufemismo, nevrotico, con automobilisti costretti a rimanere in coda per decine di minuti, per poter superare una piazza, dopo la quale ci sarebbe stata una rotonda dove avrebbero atteso altre decine di minuti per riuscire a girarle intorno e finalmente andare a cercare un parcheggio, regolarmente mancante, sotto l'ufficio.
In questo caso, il denso traffico faceva il gioco di Polloni, che riusciva a rimanere a distanza di sicurezza dalla utilitaria, senza perderla di vista.
La donna guidava con la tecnica che Polloni chiamava con disgusto 'guida creativa'; non metteva una freccia in nessun caso, si infilava regolarmente in ogni passaggio dove la sua auto sarebbe passata, non aveva probabilmente idea di cosa fossero quegli strani pali verdi con delle terne di luci dai curiosi colori rosso sopra, verde sotto e arancione in mezzo, ed era quasi sicuramente all'oscuro che la precedenza in Italia fosse per chi proveniva da destra, salvo diversa indicazione di un cartello stradale, altro oggetto che era al di fuori della cultura della signora Combetta.
Polloni era tentato di fermare la donna e farle una litania di multe, ma resistette, per amore del dovere. Per fortuna dall'autoradio partì Owner of a lonely heart degli Yes, che era un pezzo che al commissario metteva sempre allegria; alzò il volume e riuscì a sopportare la pessima guida della signora Combetta più facilmente.
Intanto, tra una svolta vietata ed un passaggio con il rosso, erano arrivati nella zona di piazza Carlina; la signora tagliò la strada ad un tram, che le rivolse un insulto tintinnante, e si infilò in uno dei parcheggi riservati agli handicappati, categoria alla quale la signora, senza saperlo, apparteneva, almeno a giudicare dal modo di guidare. Con tutto il rispetto dovuto ai veri portatori di handicap.
Polloni si fermò nell'area riservata ai carabinieri della caserma che si trova nella piazza. Mentre scendeva, il carabiniere di piantone si avvicinò per avvertirlo; il commissario mostro il tesserino e scusandosi, corse dietro alla donna.
Questa era scesa dalla macchina ed aveva recuperato il pacco dal bagagliaio. Il commissario la osservò entrare in un negozio di oreficeria, sul quale campeggiava un cartello che indicava alla gentile clientela che il proprietario era interessato a comprare oro.
Ah, ma guarda un po'. Adesso vediamo se, come penso, la signora uscirà alleggerita dal negozio. Passarono alcuni minuti, ed il commissario era tentato di andare nel bar che si trovava di fianco al negozio, ma avrebbe rischiato di perdere di vista la donna.
La quale uscì dopo pochi minuti.
Senza pacco, come pensavo.
Polloni non aveva perso di vista il negozio, quindi si stupì esattamente come la signora quando questa, tornando alla macchina, la trovò bloccata da una mercedes nera. La donna si fermò un istante, interdetta; quindi si avvicinò alla sua vettura, trafficò un poco con la borsetta, e salì, restando come in attesa. Che strano pensò il commissario, come mai non suona, non dice nulla?
Dalla mercedes scesero i due occupanti. Quello che si trovava al posto del passeggero andò davanti alla macchina della signora e, con fare signorile, appoggiò il piede sinistro al paraurti, mentre l'altro si avvicinò alla portiera del guidatore. Polloni non poteva avvicinarsi troppo, per paura di essere visto dalla donna, che lo conosceva, quindi cercò di posizionarsi dietro uno dei numerosi alberi presenti nella piazza, in modo da vedere il meglio possibile.
L'uomo bussò al finestrino con l'anello che portava al mignolo, il rumore si sentì anche a distanza. La donna fece per protestare, ma l'uomo battè più forte sul vetro, facendo un gesto inequivocabile, per indicare alla donna di abbassare il vetro.
Il finestrino si abbassò a metà. L'uomo guardò la signora Combetta e, con un altro eloquente gesto, la invitò ad abbassare ancora. Polloni vedeva bene l'espressione spaventata, ma rassegnata della donna.
I due confabularono per qualche minuto, mentre l'altro uomo cambiava il piede di appoggio sul paraurti della piccola macchina. La donna parlava e gesticolava come poteva dentro la vettura, mentre il suo interlocutore era molto più tranquillo e si limitava a qualche parola ogni tanto.
Polloni non riusciva a capire nulla. Ci sarebbe voluta la signora Macchiorlatti, con la sua abilità di leggere le labbra. Peccato non avere una macchina fotografica per...
Il commissario si diede una pacca metaforica sulla fronte: quel maledetto telefonino era dotato, secondo il rivenditore, di una fotocamera! Non l'aveva mai usata, ma questa era la volta buona per imparare.
Estrasse il piccolo oggetto e lo guardò.
Boh? Provò a girarlo: ecco il piccolo foro dell'obiettivo. Adesso? Si chiese. Girò dalla parte del piccolo schermo e notò, per la prima volta, che nella parte inferiore c'erano due piccole diciture: “menù” a sinistra e “foto” a destra, in corrispondenza ognuna di un piccolo tasto. Premette il pulsante di destra, ed apparve un piccolo elenco di opzioni, tra le quali la più interessante al momento era proprio quella selezionata: “fai una foto”. Premette ancora e lo schermo diventò nero completamente. Oh porca bomba, cus a l'hai fait? si chiese un attimo prima di vedere nel visore i propri piedi.
Alzò il telefonino e lo puntò verso la scena. Nel visore si vide il lavorìo dei meccanismi interni che aggiustavano la luminosità ed il fuoco ed infine, nel giro di pochi secondi, vide la scena così come la voleva: l'utilitaria vista da davanti, l'uomo appoggiato di schiena e la donna e l'altro uomo ben inquadrati. Non si vedeva la targa della mercedes, ma pazienza, l'avrebbe controllata dopo. Premette il tasto in corrispondenza della dicitura “scatta” ed il telefonino riprodusse esattamente il rumore dello scatto di una macchina fotografica vera, compreso il trascinamento della pellicola. Sul visore rimase per un paio di secondi l'immagine così com'era stata ripresa, poi ricominciò a muoversi normalmente.
Tut lì? si chiese Polloni. Fugacemente si domandò come avrebbe potuto trasportare (non trasportare...come si dice?...ah si: scaricare!) le immagini dal telefonino ad un computer oppure ad una stampante, ma questo, si disse, era un problema che avrebbe sicuramente risolto Rizzo.
Fece ancora una decina di scatti prima che l'uomo decidesse di concludere la chiacchierata. E lo fece con indiscutibile stile: si alzò, estrasse un piccolo coltellino da una tasca, e rigò la macchina della signora, che non fece un gesto. Ripose il piccolo oggetto e disse ancora qualcosa, indicando il volto della donna. Poi fece un cenno all'altro uomo, risalirono in macchina e se ne andarono.
Polloni si segnò la targa, quindi riportò la sua attenzione sulla Combetta, che era rimasta in macchina. Stava piangendo. Rimase qualche minuto così, poi dalla borsetta prese dei fazzolettini ed alcuni trucchi, ed impiegò un po' di tempo alla ricostruzione del volto.
Nel frattempo Polloni tornò alla propria macchina, vi salì e fece un cenno di saluto al carabiniere di piantone, che espresse tutta la sua simpatia evitando di rispondere. La Combetta era ripartita, e Polloni si rimise alle sue costole. Lungo via Accademia Albertina, che a quell'ora era sempre intasata, il commissario trovò il tempo di chiamare Rizzo con il cellulare e passargli il numero di targa.
"Fammi sapere appena sai"
"D'accordo, capo"
Impiegarono dieci minuti per fare il chilometro che separa piazza Carlina da corso Vittorio Emanuele, grazie ai numerosi furgoni fermi in seconda fila per scaricare la merce, che obbligavano le auto, che in realtà non avrebbero dovuto essere lì, a fare delle pericolose gimcane.
Oltre corso Vittorio, la strada cambiava nome e diventava via Madama Cristina. Ma non cambiava il traffico. Infatti Polloni aveva percorso poco più di un paio di chilometri, oltre tutto sentendosi baciato in fronte dalla fortuna per avere fatto così tanta strada, quando il cellulare trillò.
"Salve, capo, sono Rizzo"
"Ciao Rizzo, dimmi"
"Allora: la targa che mi hai dato appartiene ad una società, la 'Giraudo IM-EX Srl', con sede a Moncalieri. Come si può capire dal nome, l'azienda si occupa di import-export, con i paesi asiatici per la precisione, ed è di proprietà di Antonello Giraudo."
Polloni pensava. Non riusciva a capire per quale motivo un'azienda di import-export si interessasse, ed in modo così poco signorile, della Combetta. Un'importazione non pagata? Oppure i signori della mercedes odiavano quelli che parcheggiano nei posti degli handicappati?
"Hai qualche informazione su questo signore?" chiese il commissario.
"Pare, si dice, si mormora, insomma non ci sono notizie certe, ma, ripeto, pare che il dottor Giraudo, oltre all'attività alla luce del sole, ne abbia anche alla luce della luna e ben più redditizie."
"Fammi indovinare: usura?" si buttò il commissario.
"Esatto. Non sto a chiederti come fai a saperlo, ma è proprio così. Mai provate, ovviamente, ma ha subìto alcuni processi, nei quali è sempre stato assolto per mancanza di prove e, soprattutto, di testimoni. Non che non ce ne fossero, ma, inspiegabilmente qualche giorno prima del processo, ritrattavano."
"Va bene. Dammi l'indirizzo esatto della società."
Rizzo gli diede un indirizzo di Moncalieri, città della prima cintura torinese.
"Non amo scommettere, ma ci scommetterei volentieri su dove va la signora adesso" disse Polloni, salutando e chiudendo la comunicazione.
Si rilassò, poiché a questo punto aveva un'idea ben precisa della destinazione della Combetta. La seguì con rilassatezza, e non si stupì, quando la vide parcheggiare proprio davanti all'indirizzo che gli aveva dato Rizzo.
Meglio di un navigatore satellitare rise tra sé.
La donna scese dall'auto, suonò al citofono ed entrò nell'edificio.
Polloni decise di non aspettare, perché a questo punto la situazione era piuttosto chiara. Rimise in moto e si diresse verso la collina.
Ciao a tutti

Mario Overhill

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Messaggio da bashira »

:D bene, così stiamo stiamo scoprendo anche la signora Combetta...La lettura di questo capitolo, oltre che dipanare ancora un pezzettino di matassa, mi ha sicuramente divertita moltissimo.
Intanto immagino la guida creativa :asd: della signora nel traffico torinese. che non è un traffico qualsiasi: abbiamo una collocazione temporale ben precisa.. I cantieri per le olimpiadi invernali , con tutti i disagi che comportano, fanno da contorno a questo strano inseguimento. E il traffico a marmellata?E' semplicemente strepitoso :asd:

E poi, ciliegina sulla torta, l'idiosincrasia del commissario nei confronti delle tecnologia: forse alla fine della storia nascerà un amore con le strumentazioni elettroniche? La scena delle foto col telefonino è davvero divertente e ben costruita. ( cioè mi sembra di vedere mio marito quando armeggia con il cellulare o con il pc :huahua: )




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Messaggio da overhill »

Bene, questa mattina sono di buon umore e ho deciso di farvi partecipi dell'incontro tra Polloni e Marni... sempre che riesca ad avvenire... ;)
Ciao a tutti

Mario Overhill

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Messaggio da overhill »

Un altro incidente

Con una leggera inquietudine, causata dall’aver pensato al film considerato il thriller all’italiana per antonomasia, Polloni stava percorrendo viale Lanza alla ricerca del numero indicato sul foglietto recuperato dal bloc-notes. Procedeva lentamente e più di un Torinese che andava di fretta aveva protestato energicamente a questo sgarbo strombazzando un insulto.
Polloni era abituato alla strana fretta di molti suoi concittadini, che erano spesso incapaci di attendere al semaforo che la luce diventasse verde, oppure che un altro automobilista cercasse in relativa pace un indirizzo, ma che poi rivelavano che tutta la fretta che avevano era perché dovevano andare al bar a prendere qualcosa con gli amici. Lasciando ovviamente la macchina in seconda fila.
Quindici…diciassette…ma, non c’è il diciannove?! Si stupì vedendo il numero ventuno sulla porta successiva. No, aspetta…ah, eccolo qui! disse finalmente fermandosi in corrispondenza di una piccola porticina, dopo avere fatto una inversione salutata da un altro bel coro di clacson.
Fortunatamente a quell’ora della mattina in collina non c’era particolare traffico, poiché la maggior parte delle case erano abitazioni, e gli uffici erano relativamente pochi. Poté così parcheggiare la macchina abbastanza vicino, e fare a piedi i pochi metri che lo portarono davanti alla piccola porta sulla quale una minuscola targhetta indicava il numero 19.
Cusa fasu ades? si chiese, cercando un pulsante, un batacchio, qualcosa per fare capire all’interno che qualcuno desiderava entrare. Controllò bene, poi vide un piccolo pulsante con sopra una piccola targhetta che riportava la dicitura ‘Prof. Marni’, posizionato di fianco ad una delle piglie che sostenevano la porta.
Schiacciò il pulsante.

L’esplosione fu così violenta e lo spostamento d’aria così forte che Polloni si ritrovò a terra con il sedere dolorante senza neanche essersi reso conto di essere caduto, con la testa che girava per il gran rumore. Superato in un paio di secondi lo sbigottimento fece mente locale e recuperato il cellulare dalla giacca chiamò immediatamente l’ufficio. Rispose al secondo squillo Rizzo, al quale disse di venire immediatamente e di avvertire i vigili del fuoco.
Chiuse la comunicazione e restò a guardare la piccola casa dalla quale usciva copiosamente una densa nube di fumo nero.
Il caso non capita mai per caso pensò.


I pompieri erano riusciti a domare in poco tempo il principio d’incendio, ma questo non aveva impedito al laboratorio del professor Marni di andare quasi completamente distrutto. Gli uomini della scientifica si muovevano sulla scena come fantasmi, completamente coperti dalle tute bianche e dalle coperture che indossavano sopra le scarpe, sui capelli e sul viso. Si muovevano con circospezione, cercando nel mucchio di oggetti bruciati qualcosa che potessero servire a capire cosa era successo.
Al centro della stanza un grosso fagotto scuro assomigliava troppo ad un corpo umano per non esserlo.
Polloni si guardò intorno.
"Un laboratorio chimico? Ma che professore era?" chiese a Rizzo, guardando lo scempio.
"Aveva l’hobby per la chimica, oltre ad essere un medico piuttosto conosciuto in città. Era molto benvoluto per il suo carattere."
"Tu come le sai queste cose?" chiese Polloni girandosi di tre quarti verso il poliziotto.
"Ieri, quando ha chiamato, ho fatto una ricerca. Così, tanto per sapere…" rispose Giacomo serio.
Tu sei poliziotto dentro, me car Giacu sorrise tra sé il commissario, restando impassibile fuori.
L’hobby della chimica: strambo era proprio strambo.
"Tenente Macario" chiamò Polloni. Uno dei fantasmi si girò verso di lui.
"Dica, commissario" disse con la voce soffocata dalla mascherina.
Avrei giurato che fosse quell’altro a sinistra pensò di sfuggita Polloni. "E’ riuscito a capirci qualcosa?"
"Siamo ancora agli inizi, ma una cosa posso dirla con sicurezza" indicò verso le pipette che erano rimaste più o meno allineate su uno dei banconi di ceramica "quelle erano aperte. Lo si vede dalla posizione del rubinetto sotto, vede?". In effetti la posizione verticale delle chiavette indicava come il gas poteva fluire liberamente verso l’esterno.
C’erano cinque fornelli e due erano aperti, mentre negli altri tre i rubinetti erano orizzontali e quindi chiusi.
Un altro incidente, insomma. Il vecchio professore, mezzo rincoglionito dall’età, che dimentica di chiudere il gas. Oppure che non si accorge che le fiamme si sono spente. La stanza si riempie di gas e lui soffoca. Poi arrivo io e faccio il resto.
In quella sentì un vociare sulle scale, accompagnato da un ticchettìo ben marcato di tacchi e da profondi colpi di tosse: due indizi sicuri che tra pochi secondi sarebbe apparso il medico legale in persona.
"Dottoressa Crota! Quale onore godere della sua presenza!" disse il commissario alla donna che stava aggredendo gli ultimi scalini.
"Commissario, perché non se ne va a Ramengo?" iniziò a dire ma fu presa da un accesso di tosse.
"Ecco brava, fumi, fumi che le fa bene!"
"Polloni, vale l’invito di prima" riuscì ad infilare tra un colpo di tosse e l’altro la dottoressa; girò lo sguardo sulla stanza devastata: "accidenti! Ma chi ha fatto tutto ‘sto casino?"
"Io, modestamente", rispose serio il commissario
Adele Crota si volse verso il poliziotto e lo osservò per qualche secondo, aspettando una risata, un gesto qualunque che avrebbe rivelato la battuta. Ma non venne. Tornò a guardare verso la stanza, "complimenti vivissimi", concluse a mezza voce.
"Allora, dottoressa, riesce a dirmi qualcosa?"
"Ma certo. Come si può notare chiaramente dalla posizione supina, quell'uomo è ovviamente morto di herpes fulminante all'ombelico. Nell'intento di cospargersi di crema la zona colpita, ha utilizzato un tubetto di qualche pomata, il cui tappo, tenuto tra le labbra, per un colpo di tosse gli si è infilato nella gola, causando un infarto al miocardio..."
Il commissario impiegò qualche secondo per comprendere che il medico lo stava prendendo in giro: "accidenti, cerchi di capire…"
"Io capisco, è lei che non capisce. Come faccio a dirle qualcosa di come è morto quel poveraccio?" disse indicando il fagotto al centro della stanza "non mi ci sono neanche avvicinata, che cavolo!"
"Si, si, scusi, è che sono ancora un po’ sconvolto. La stanza era satura di gas ed è esplosa quando il campanello ha suonato. Ed il campanello l’ho fatto suonare io."
"Oh, una bella botta allora…" concluse Crota, un poco raddolcita. "Senti, fammici dare un’occhiata, poi spero di darti qualche notizia per domani sera."
"E se fosse per questa sera?" provò a dire il commissario
"E se fosse per la prossima settimana?" rilanciò il medico con un sorriso
"Per domani andrà benissimo" concluse Polloni con un sospiro, allargando le braccia.
Ciao a tutti

Mario Overhill

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Messaggio da overhill »

Allora, stiamo arrivando alla conclusione del racconto, ma è ora per Polloni di fare qualche riflessione, per capire come muoversi e cosa cercare...
Quindi vediamo quali saranno le prossime mosse del nostro ;)
Ciao a tutti

Mario Overhill

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Messaggio da overhill »

Riflessioni

Polloni amava molto leggere. Leggeva tutto quello che gli capitava a tiro: il giornale della settimana prima, le copie di “Svegliatevi!” che si trovava spesso nella buca, le riviste di gossip più spudorate, le pubblicazioni dedicate ad auto e moto, giornali di divulgazione scientifica, e libri, tutti i libri che vedeva. Uno psicologo avrebbe detto che era un ‘lettore compulsivo’: così come ci sono quelli che si abbuffano di cibo, lui si abbuffava di parole scritte, non riusciva a farne a meno.
Tra le varie letture gli era capitato di leggere anche alcuni romanzi, brevi e ben fatti, che parlavano di un commissario come lui, ma siciliano, che, tra le altre cose, aveva l’abitudine di andare a fare una passeggiata sul molo del suo paese quando aveva bisogno di chiarirsi le idee. Questa pensata gli era proprio piaciuta ed anche lui si era trovato un surrogato ad un molo, che a Torino sarebbe stato difficile da trovare.
Dopo alcune prove in giro per la città, aveva finalmente trovato il luogo ideale: dove il fiume Po, qui già grande ma non enorme, girava dolcemente verso nord-est, ricevendo le poche acque del torrente Stura, lì era stato costruito un parco, comprensivo di riserva aviaria, che abbracciava verso ovest il torrente per un breve tratto, mentre verso sud seguiva il corso del grande fiume su entrambe le sponde, con una particolare predilezione per la sinistra. Questo parco proseguiva, con alcune antipatiche interruzioni, praticamente fino al Valentino e da lì era possibile arrivare fino a Moncalieri, di fatto attraversando l’intera città da nord a sud senza quasi dover competere con le automobili su una strada asfaltata.
Sabato e domenica il Parco Colletta era meta di numerosi gruppi di gitanti, chi faceva footing, chi faceva rumorosi pic-nic nei vari spiazzi adibiti a questo scopo. Ma durante la settimana, e meglio ancora durante il primo pomeriggio, la tranquillità era quasi totale, con rari pensionati in bicicletta e qualche coppietta alla ricerca di una panchina all’ombra o al sole, a seconda della stagione.
E questa volta Polloni aveva proprio bisogno di tranquillità per chiarirsi le idee.
Come il suo omologo letterario andava per il parco ‘un piede leva e l’altro metti’, passeggiando e pensando a tutte le cose capitate nel periodo, ai morti, ai quasi morti, ai redivivi. Insomma, ce n’era da pensare.
Arrivò alla panchina dove di solito si sedeva e la trovò libera. Si sedette e si perse per qualche minuto a guardare il Po che accoglieva la Stura ed insieme se ne andavano tranquilli a braccetto verso la Pianura Padana, diventando una cosa sola.
Estrasse dalla tasca il suo taccuino e iniziò a leggere gli appunti che lo tormentavano.
Manlio Trebbi lesse all’inizio del foglio. Com’è possibile che Ferrero abbia dimenticato il meccanismo installato da Trebbi? E’ vero che ha perso la memoria, ma questo è successo dopo avere acceso la macchina. Ed allora come ha fatto? Potrebbe avere perso la memoria prima? Magari ha subito un furto o un’aggressione, poi l’hanno messo lì accendendo il motore ed il meccanismo è entrato in funzione. Questo spiegherebbe la questione della parrucca. Ma perché l’avrebbero lasciato senza rubargli la macchina? Polloni mise un punto interrogativo in corrispondenza del primo punto.
La morte del padre: una coincidenza che volesse parlare con il professore, morto a sua volta? E poi, che morte assurda! Con quel filo che… Nel momento stesso in cui pensò al quadro elettrico, forse per associazione d’idee, al commissario si accese una lampadina in testa. Fece per prendere il cellulare, ma mentre si frugava le tasche per trovare l’oggetto (maledizione! ‘sti cosi li fanno sempre pi cit!), questo cominciò a ronzare, ed a suonare allegramente.
Polloni guardò il nominativo chiamante, poi rispose
"Ciao Rizzo, stavo giusto per chiamarti!"
"Ciao Commissario, ci sono interessanti novità da parte del medico legale" rispose la voce allegra del poliziotto.
Di già? pensò il commissario, riflettendo di sfuggita per l’ennesima volta come a volte sia meglio chiedere che ordinare.
"Dimmi tutto, Giacu"
"Per prima cosa il professore non è morto nell’esplosione. La dottoressa non ha trovato residui di gas nei polmoni, quindi non erano in funzione."
Il commissario inarcò leggermente un sopracciglio. Il destro.
"Poi ha chiamato anche l’ispettore Macario, della scientifica. Pare, da una prima ricostruzione, che tutti i beccucci del gas fossero aperti, e questo lo sapeva già, ma pare anche che al momento dell’esplosione sopra i fornelli non ci fosse niente: mi ha spiegato che anche i contenitori in vetro usati dai chimici, dopo molte ore passate di continuo sul fuoco si bruciano, e non hanno trovato nulla che avesse quel tipo di bruciature. Anche quelle causate dall'incendio sono diverse."
Polloni inarcò ancora di più il sopracciglio.
"E poi ha trovato un foglietto nella mano del morto, con su scritto qualcosa, che non è andato distrutto. Ha mandato un fax" disse ancora Rizzo.
Rifletté per qualche istante, poi disse: "fammi una cortesia: manda un paio di uomini a fare una perquisizione in casa Ferrero. Non il figlio, il padre."
"Uhm, mi devo far dare un mandato?"
"Meglio, si"
"E cosa dobbiamo cercare?"
"Filo elettrico"


Il commissario guardava il fax mandato da Giraudo, perplesso.

http://farm2.static.flickr.com/1400/871 ... 01.jpg?v=0

Una formula matematica? Una variabile trigonometrica? Polloni cercava di dare fondo alle sue conoscenze, buone ma non certamente perfette, della matematica e della geometria.
Più o meno: si usa quando il risultato di un calcolo non si sa se è positivo o negativo, come la radice quadrata di nove, che è più o meno tre. Aprì un cassetto e tirò fuori una vecchia calcolatrice; digitò tre, poi il simbolo +/-, il moltiplicatore e di nuovo meno tre, premette uguale. Nove, corretto.
Ma allora AB? Sarà mica una distanza? In geometria si usano le lettere per indicare i vari tratti delle figure. Ma Marni era un medico ed appassionato di chimica. Cosa c’entra la geometria?
Il commissario si alzò ed andò alla finestra.
Diede uno sguardo ai lavori che si intravedevano dietro i palazzi. Uno dei tanti cantieri di una città che si preparava all’appuntamento olimpico del 2006.
Lavoravano in fretta, i cantieri: nel giro di poche settimane erano capaci di cambiare completamente una strada. Prima si passava sopra, con un ponte, dopo invece la strada scendeva ed il ponte era completamente sparito. Erano riusciti anche a fare dei sottopassaggi su grandi strade, come corso Francia, senza interrompere il traffico sopra. A volte il commissario si chiedeva come facessero a fare cose del genere. Organizzazione ovviamente, pianificazione, materiali che permettevano di fare le stesse cose più in fretta.
Certo che doveva essere difficile. Magari organizzi tutto nei minimi particolari, poi ti salta fuori un imprevisto e devi modificare al volo i tuoi piani.
Al commissario si accese la seconda lampadina della giornata.
Qualcosa che modifica i tuoi piani, e devi cambiare improvvisamente, senza avere il tempo di pianificare con calma. Magari senza la possibilità di parlarne con altri.
Perso nei suoi pensieri, Polloni si sentì chiamare da Rizzo.
"Commissario, sono tornati i ragazzi dalla perquisizione" disse facendo entrare due poliziotti in divisa, che portavano alcune scatole.
Polloni tornò verso la scrivania e rispose al saluto degli agenti.
"Preso tutto?" disse guardando le scatole piene di fili colorati e cominciando a frugare.
"Si" rispose uno dei due "abbiamo frugato ovunque ed abbiamo recuperato tutti i cavi elettrici presenti in casa. Ed anche controllato quella cosa in camera da letto. Qui c’è il modello e la marca" terminò sporgendo un foglietto.
"Ci sono stati problemi?" chiese prendendo il pezzettino di carta, e continuando a tirare fuori matasse, pezzettini, gomitoli di cavo e disponendoli sulla scrivania.
"No, commissario" rispose l’altro "nessuno".
"Bene, grazie, potete andare. Mi mandate Rizzo mentre uscite?"
I poliziotti salutarono ed uscirono ed immediatamente entrò il giovane, con in mano un foglio. Guardò la scrivania del capo un po' perplesso.
"Cosa cerchiamo?" disse Rizzo
"A questo punto niente. Dimmi: cosa vedi sulla scrivania?"
Giacomo osservò con attenzione: "direi una bella collezione di cavi elettrici"
"Esatto, sei un osservatore" lo canzonò il commissario "vedi che li ho divisi in tre mucchietti? Secondo te in base a cosa?"
Rizzo era abituato alle stranezze del commissario, ma questa volta non riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare: "be’ ovviamente in base al…" improvvisamente realizzò.
"Ma porca miseria: non c’è!" esclamò trionfante guardando il suo capo.
"Esatto, Giaco: a je nen"!
Guardò sorridendo il poliziotto e gli disse: "convoca tutti: Ferrero, Combetta e soprattutto la signora Macchiorlatti"
Ciao a tutti

Mario Overhill

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Messaggio da bashira »

Una formula matematica? Una variabile trigonometrica? Polloni cercava di dare fondo alle sue conoscenze, buone ma non certamente perfette, della matematica e della geometria.
Le polarità della corrente elettrica ? :secret:

"be’ ovviamente in base al…" improvvisamente realizzò.
"Ma porca miseria: non c’è!" esclamò trionfante guardando il suo capo.
Ma si può interrompere qui e mandare a dormire la gente coi dubbi? :angry:

OK ci dormo su... :huahua:




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Messaggio da Blu »

Argh.. non ti si sta dietro [:^] : è bastato un problema di connessione ed ora devo recuperare tre puntate da leggere :asd: .. quasi quasi le stampo e leggo nelle pause o negli spostamenti :D :approved:




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Messaggio da bashira »

Blu ha scritto:Argh.. non ti si sta dietro [:^] : è bastato un problema di connessione ed ora devo recuperare tre puntate da leggere :asd: .. quasi quasi le stampo e leggo nelle pause o negli spostamenti :D :approved:
ma lui lo fa per non farmi restare da sola con Ansia.... :huahua:




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Messaggio da overhill »

La corrente! Bella idea! (ma sbagliata: è molto più semplice...)

Allora siamo alla rivelazione finale (il romanzo è decisamente corto ;))
Finalmente ora scopriremo chi ha fato e cosa ha fatto, e anche come
Domani invece sapremo il perché, che spesso non è strettamente legato a tutto il resto... quanto sono misterioso! :D
Ciao a tutti

Mario Overhill

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