[Romanzo] Il vangelo di Anna

La seconda indagine del Commissario Polloni

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:huahua:
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Martedì 5 Aprile – 8:35

Claudio e Franco, anzi, Francesco, si stavano dirigendo verso l’aula magna, dove si sarebbe tenuta la prima lezione della giornata, Analisi I, simpaticamente ribattezzata dall’atletico Claudio come ‘lo strapazzo’.
“Senti, Otto: oggi passi da me per studiare?” disse abbassando lo sguardo verso l’amico.
“Porca troia, Claudio! Sono un miliardo di anni che ci conosciamo e ancora mi fai ‘sto giochino idiota dell’otto per otto!”
“SESSANTAQUATTO!” ululò Claudio gioioso, omettendo volutamente la ‘R’ necessaria, per mantenere la battuta con la quale da anni tormentava il suo amico Francesco Perotto. Un paio di ragazze si girarono verso di loro, e Claudio non perse occasione per fare ancora un poco il cretino: “Ehi, bellezze! Avete da fare nelle prossime ore? No, perché io e il mio amico, qui potremmo organizzarci e tenervi un po’ di compagnia…ehi, ma perché ve ne andate? Ehi!!”
Le due ragazze si allontanarono sghignazzando. Claudio osservò: “uhm, mi sa che anche stavolta andiamo in bianco, sai?”
Non udendo nessuna risposta, si voltò verso l’amico. Francesco era per carattere piuttosto serio, pur avendo anche lui i suoi momenti di allegria. Questa volta, però, l’aspetto dell’amico spaventò Claudio, che gli si parò davanti.
“Senti, Francesco, tu non me la conti giusta. Mi sta bene che tu sia invaghito di Anna e che sia preoccupato per lei, ma da qui a fare quel muso da un metro mi pare che ne passi un mare. E che cavolo! Cerca di pensare positivo per una volta, no?”
Francesco alzò gli occhi su Claudio e sbarrò gli occhi. Aprì la bocca, la richiuse poi disse con un tono estremamente serio: “hai detto ‘invaghito’! Non pensavo che neanche sapessi che questa parola esiste!”
Claudio sorrise. “Ma ben tornato, indefesso salvatore di fanciulle!” Guardò l’amico con un misto di invidia e di tenerezza. La prima per la profonda intelligenza che aveva sempre dimostrato, fin da quando erano piccoli; la seconda per l’infinito affetto che provava per lui. I due erano come fratelli, anche di più, forse erano uniti come solo due gemelli possono esserlo, inconsapevolmente. Spesso non avevano bisogno di parlarsi per comprendere lo stato d’animo dell’altro, quasi che la telepatia fosse per loro una specie di comunicazione ovvia e naturale.
Francesco sorrise e rispose all’amico: “indefesso a tua sorella!”
Il giovane Moglia stavolta non rispose. Osservò per un po’ di secondi l’amico, il quale, contrariamente al solito, si sentì in imbarazzo. Francesco abbassò lo sguardo ad osservarsi le ginocchia.
“Allora, mi spieghi?”
Quelli che Claudio vide fissarsi nei suoi erano occhi angosciati, lo specchio di un terrore profondo. Le labbra di Franco tremavano mentre rispondeva con un soffio di voce: “non è possibile che non l’abbiano ancora trovata…”
“Franco, sai che queste cose durano per un sacco di tempo: da una parte i rapitori che chiedono e si muovono come ragni, dall’altra la Polizia che cerca di prendere due piccioni (sequestratori e sequestrata) senza nessuna fava (il riscatto); una specie di partita a scacchi. Oltre tutto, da quanto risulta dai giornali, il riscatto è stato effettivamente pagato, aggirando il blocco dei beni, per cui è solo questione di tempo…”
Francesco scuoteva la testa. “No, no, no non è possibile. Dovrebbe essere già a casa ormai. Qualcosa deve essere andato storto…” Al giovane tremavano le mani mentre stringeva spasmodicamente quelle dell’amico. Proseguì: “hanno pagato, cosa altro serve per finire questa storia?”
“Non lo so, Fra’, non me ne intendo di queste cose.” Claudio era preoccupato per lo stato dell’amico.
Improvvisamente si ricordò della chiacchierata del giorno prima, e dei suoi sospetti su Cinzia. Ma non era possibile che la ragazza fosse coinvolta in qualche modo…in fondo le due donne erano amiche, anche se spesso litigavano e la maggior parte delle volte per stupidate.
Però ultimamente anche Cinzia, come Franco gli aveva fatto notare, era cambiata, strana. Era solo preoccupata per l’amica, come aveva coloritamente detto ieri dandole della ‘stronza’, oppure c’era qualcosa di più. Anche se non direttamente coinvolta magari poteva essere contenta della sua sparizione: un avversario in meno nella quotidiana lotta per la conquista dei maschi.
No! Non è possibile che un motivo così gretto possa essere la ragione …
rifletté Claudio, stupendosi da solo per avere usato la parola ‘gretto’. A questo pensiero sorrise.
“Perché ridi?” chiese Francesco a Claudio.
Il giovane riportò la sua attenzione sull’amico. “No, niente, scusa, stavo seguendo un pensiero strano.” Quindi tornò serio “Senti, Fra’, ieri hai detto delle cose su Cinzia, ricordi?.”
“Si, ricordo. La mia memoria a breve è sufficientemente funzionante per ricordare cos’ho mangiato stamattina a colazione, quando ho cagato l’ultima volta e cos’ho detto ieri”
“Si, scusa” si schermì Claudio. “Tu pensi veramente che Cinzia possa essere coinvolta in questo pasticcio?”
Francesco spalancò gli occhi, aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Alzò l’angolo sinistro della bocca e disse “E perché no?”
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Messaggio da Blu »

Giusto.. e perché no? Anche se pure la reazione di Francesco non è normalissima, il "Dovrebbe essere già a casa ormai. Qualcosa deve essere andato storto…" può essere una dichiarazione normale, sapendo che è stato pagato il riscatto, ma siamo in una fase delle indagini (per noi lettori :) ) in cui tutti sono sospettati e/o sospetti :P .. l'unico che forse sembra essere "fuori da tutto" è Claudio, o per lo meno infiltrandoci nei suoi pensieri sembra essere esterno alla faccenda :)


Non vedo comunque l'ora di vedere il commissario alle prese con Athenai, secondo me ne vedremo delle belle :asd:




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Messaggio da overhill »

Athenai è un personaggio particolare.
Oltre a dare qualche indicazione a Polloni, l'ho "usato" per parlare di un paio di argomenti che mi sembravano interessanti: i ciarlatani e il loro potere sulle persone deboli, e l'omosessualità, che in questo periodo è una spina nel fianco di Polloni.

Nel prossimo capitolo il commissario parla con il "mago" e non manca di fare le sue riflessioni sul personaggio (riflessioni che ovviamente sono mie ;) ). E' uno dei numerosi capitoli che mi sono divertito a scrivere, specialmente quando mi sono inventato di sana pianta le parole che il mago usa per fare i suoi esperimenti esoterici :)

Va be'. vi metto la prima parte dell'incontro, ma vi lancio una piccola sfida: chi indovina come si chiama Athenai di nome? :D
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Messaggio da overhill »

Martedì 5 Aprile – 8:40
Prima parte

Polloni era seduto su una scomodissima sedia dal pretenzioso stile impero, davanti ad una grande scrivania dietro alla quale era seduto il ‘mago’ Athenai.
L’uomo era piuttosto giovane, intorno alla trentina. Da un punto di vista femminile poteva essere definito ‘un bel ragazzo’, se non fosse stato per la linea pesante di matita che incorniciava gli occhi. I capelli erano piuttosto lunghi anche per le larghe vedute del commissario, acconciati con numerose treccine, secondo la moda africana. Mani delicate, con unghie non colorate ma passate sicuramente sotto le attenzioni di una manicure. Indossava un abito largo e colorato di scuro, e alcune delle collane che la signora Peano aveva indicato come loro produzione. Polloni non aveva idea di come fosse l’abbigliamento sotto la scrivania, e sinceramente non era per nulla interessato.
Il mago Athenai guardava fissamente il commissario, arricciando leggermente gli angoli della bocca a suggerire un sorriso divertito. Teneva le mani unite per le punte delle dita, una posizione che teneva anche Polloni, ogni tanto, quando studiava un interlocutore.
Non potendo utilizzare questa posizione, per non passare per un imitatore, il commissario stava seduto con le gambe accavallate – la sinistra sulla destra - , i gomiti sui braccioli e le mani intrecciate sulla pancia. Una posizione che, secondo il poliziotto, denotava sicurezza.
E ora? Chi muove? Pensò il commissario.
Il primo a muovere fu il mago: “A quanto pare la Polizia di Stato ha finalmente bisogno dei miei servizi! Erano anni che attendevo questo momento e ora finalmente…” il sorriso si allargò. “Mi dica commissario, cosa devo fare? Convincere con la telepatia un gatto a scendere da un albero? Ritrovare un pensionato che è sparito di casa da una settimana con il pendolino? Oppure è qualcosa di suo personale?”
Il commissario lo guardava un po’ infastidito. Il giovanotto aveva indubbiamente una personalità piuttosto forte, ma il poliziotto continuava ad avere davanti le numerose vittime di questi personaggi, e cercava di non cascare nelle trappole di simpatia che l’uomo, da bravo imbonitore, usava per accalappiare le sue prede.
“Io…” iniziò a dire il commissario, ma venne interrotto da un nuovo fiume di parole del ‘mago’: “Meraviglia! Un consulto personale! E’ la prima volta che lavoro con un poliziotto! Molto bene: come posso aiutarla?” terminò guardando speranzoso il commissario.
Questi guardò il mago e sorrise: “potrebbe dirmi dove si trova Anna Peano”.
“Meraviglia! Una ricerca!” il mago aprì un cassetto alla sua sinistra e estrasse alcuni oggetti legati ognuno ad una cordicella, e mormorò “vediamo, serve il pendolino in rame e bronzo, quello benedetto dal vescovo, con la reliquia di Sant’Antonio…”. Scelse uno degli oggetti e rimise gli altri nel cassetto, lo chiuse e ne aprì un altro alla sua destra, estraendo una carta geografica. La stese e iniziò una litania con voce cantilenante: “ohm buchkai nahom hur Athenai eschmenin, uchtau…” facendo contemporaneamente oscillare il piccolo oggetto su vari punti del foglio, e muovendo la mano libera in vari cerchi che a Polloni ricordarono i vecchi video della Rai con Mina ai tempi di Senza Rete.
Il commissario cercò di fermare quella pantomima con un gesto, ma Athenai non era disposto a farsi interrompere e alzò la voce e la cadenza del suo recitare: “libnain urcht hirsche dniemp…”
Polloni inserì la mano destra dentro la giacca e produsse un rumore metallico, dicendo al ‘mago’ “se non la smette immediatamente le sparo”
Il giovane interruppe immediatamente litania e ghirigori manuali, ma il pendolino continuò per qualche secondo a dondolare, come le leggi fisiche lo obbligavano a fare.
I due uomini si guardarono per pochi secondi, poi il mago posò il piccolo oggetto appoggiando entrambe le mani sulla scrivania; Polloni da parte sua, ritirò la mano dalla tasca interna della giacca, rimettendo a posto la penna che portava sempre dietro, a differenza della pistola. Prima però fece di nuovo scattare il meccanismo per rimettere la punta a riposo e evitare di sporcarsi il vestito.
“Mi sembra di capire che lei non è qui per un consulto” disse Athenai intrecciando nuovamente le dita ma mantenendo le mani sulla scrivania. Polloni alzò un sopracciglio e disse in tono ironico “ma allora lei è veramente un mago!”
Infilò la mano nuovamente nella giacca allarmando il giovane che sobbalzò. Lentamente estrasse un foglietto ripiegato, lo aprì e lo mostrò all’uomo.
“Abbiamo trovato questo nascosto nella stanza di Anna Peano. Immagino che lei sappia chi è, ma io voglio sapere se lei la conosce.”
Il suono di quel ‘voglio’ era senza possibilità di appello. Athenai aprì le braccia e rispose con una voce leggermente meno spaventata: “be’ so che è stata rapita, conosco il negozio come tutti a Torino” si toccò le collane “queste le ho prese lì…ci vado ogni tanto e un paio di volte ho visto la ragazza che dava una mano a servire; probabilmente imparava il mestiere.” Terminò sorridendo.
Il commissario invece non sorrise. “Lei ha idea del perché la signorina Peano aveva nascosto con molta cura questo foglietto?”
Il mago sporse una mano: “posso?”
Polloni gli diede il foglio. Athenai lo esaminò attentamente, leggendo la poesia un paio di volte. Quindi lo restituì al commissario. “Non ne ho la benché minima idea. L’intera provincia è piena di questi foglietti.”
I due uomini si guardarono per alcuni secondi. Polloni inarcò nuovamente il sopracciglio, un po’ più di prima, e chiese al ‘mago’: “Tutto qui. Lei non ne ha idea:” sorrise: “non è molto per un mago…”
Se il risentimento dovesse avere un volto per essere inserito in una enciclopedia, probabilmente sarebbe molto simile a quello che assunse Athenai. Socchiuse gli occhi appoggiandosi allo schienale, incrociò le braccia e parlò in tono chiaramente infastidito: “io sono un sensitivo fisico, io lavoro con le persone, io sento le sottili linee di forza che le attraversano e sono in grado di indirizzarle…”
“Infatti l’ho vista molto fisico mentre cercava Anna con il pendolino. Quello in rame e bronzo con la reliquia di Sant’Antonio. Quello benedetto dal vescovo…” concluse sorridendo.
“Commissario, io mi devo guadagnare da vivere! Le posso garantire che i miei clienti sono sempre trattati con serietà e rispetto. Mi rendo conto che lei sia scettico, ma le posso garantire che io sento davvero le forze positive e negative che circondano una persona oppure un oggetto. Non nego che a volte dico alla gente quello che vuole sentirsi dire, anche per dare loro una spinta in più. Le garantisco che io non truffo nessuno” disse la parola ‘truffo’ come una delle peggiori parolacce esistenti. Polloni invece ebbe un moto di ribrezzo nel sentire quante volte e in quanti modi diversi il ‘mago’ aveva coniugato il verbo ‘garantire’.
E tanto per continuare sulla stessa via, Athenai continuò “commissario, le garantisco che i miei consulti sono assolutamente seri. A volte riesco a collegarmi allo spirito guida della persona che mi consulta, altre volte cerco di utilizzare un poco di psicologia per aiutarla. Anzi, guardi, se mi concede la possibilità glielo dimostro. La prego, mi permetta di farle un consulto” Sorrise al commissario, poi aggiunse, come per un ripensamento “gratuito” e allargò il sorriso.
Polloni era infastidito, ma anche curioso, come può esserlo il volontario per un gioco di prestigio ad uno spettacolo di magia: sa benissimo che esiste un trucco, ma vuole vedere se riesce a scoprirlo. E se non riesce sa che sarà comunque divertente, proprio perché sa che il trucco c’è.
Si accomodò all’indietro sulla sedia e fece un gesto come a dire forza, fammi vedere.
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Messaggio da overhill »

Martedì 5 Aprile – 8:40
Seconda parte


Il mago sorrise e riprese forza, tornando allo stile dell’inizio dell’incontro. Si alzò in piedi, rivelando un paio di pantaloni in tinta con il camicione che indossava, pantaloni che Polloni non avrebbe messo neanche nei gloriosi tempi dell’occupazione studentesca. Allargò le braccia e ricominciò la sua litania di parole incomprensibili: “Athenai ungmenst hann menhann menkhann…” pronunciate con tono nasale e vagamente ipnotico, e accompagnandole da movimenti delle mani che disegnavano nell’aria invisibili trame, come a raccogliere gli influssi, positivi o negativi, che scaturivano dal sempre più scettico, ma divertito commissario.
Athenai aprì gli occhi all’improvviso, cogliendo di sorpresa Polloni: “chiuda gli occhi e si concentri, commissario. Faccia almeno finta di crederci!”
Polloni, preso alla sprovvista, prima spalancò e poi chiuse con forza gli occhi. Durante i tre secondi che seguirono, mentre Athenai proseguiva con la sua nenia, il poliziotto si diede una serie di pacche metaforiche sulla fronte, come ad insultarsi per essersi fatto mettere sotto come un bambino.
Aprì gli occhi e in quel istante il mago smise di gorgheggiare.
Anche Athenai spalancò gli occhi e fissandoli in quelli del commissario, che iniziava ad essere in leggero imbarazzo, disse con voce solenne: “Il suo spirito guida mi ha parlato!”
La perplessità di Polloni durò alcuni secondi. Il commissario si disse che la sua espressione di sbalordimento doveva essere piuttosto evidente, e forse per questo il mago stava sorridendo.
Stava per replicare con un quasi insulto, ma Athenai lo prevenne, alzando il volume e abbassando il tono, ottenendo una voce da oracolo estremamente convincente.
“Ho parlato con il suo spirito guida e lui mi ha detto tre cose: la prima” disse questo allargando le braccia e alzando il mignolo. “La prima è che suo padre non ha sofferto”
Polloni aprì leggermente la bocca dallo stupore: come faceva a saperlo? Suo padre era morto di tumore una decina di anni prima, ma negli ultimi mesi era rimasto in coma. Come faceva il mago a sapere che…?
Mentre raccoglieva le idee, il mago alzò l’anulare di fianco al mignolo e proclamò: “Secondo! Non cerchi di cambiare una persona che le sta vicino”
Giaco! Pensò prima che la parte razionale potesse fermare il pensiero. La bocca si allargò leggermente di più. Ancora una volta stava per replicare, ma il mago alzò il medio, che affiancato alle altre dita perdeva molto del suo significato volgare, mantenendo indice e pollice in gesto simile a quello usato normalmente per indicare che tutto va bene, ma tenuto verso di se e non verso chi ascolta.
“E terzo! Se vuole trovare Anna deve trovare Gnino!”
L’ultima frase fu pronunciata con forza, quasi un urlo. Polloni era sbalordito! Come faceva a sapere di Giacomo? E di suo padre? Ma se conosceva dei dettagli così intimi, se poteva leggere delle cose così personali, forse anche quel ultima indicazione poteva essere giusta…o no?
Il mago si lasciò cadere sulla poltrona, spossato. Prese fiato qualche secondo, poi sorrise al commissario.
“Allora: cosa ne dice?”
Polloni prese tempo per rispondere. Ripercorse gli ultimi minuti con lo spirito indagatore del poliziotto che per qualche strano meccanismo era stato messo a riposo. Il padre, qualcuno di vicino…la passione suggeriva una soluzione, ma la logica ne indicava un’altra completamente diversa. Sorrise a sua volta al mago, ma stavolta non con cattiveria, anzi, quasi con simpatia. “Lei ha tirato ad indovinare, vero?” Athenai allargò le braccia. “Prima di risponderle vorrei farle una domanda. Quando le ho detto che suo padre non aveva sofferto, lei cos’ha provato?”
Polloni ci pensò per un istante, poi pronunciò l’unica parola che poteva descrivere quella sensazione di smarrimento e di ritrovamento immediato che le parole del mago avevano provocato in lui: “sollievo”
Il giovane congiunse le mani e continuando a sorridere spiegò: “vede commissario, come le dicevo a volte sento veramente i flussi spirituali. Nel suo caso non sono riuscito, ma ero certo che anche lei poteva essere aiutato. Ho pensato che una persona della sua età difficilmente poteva avere il padre vivo e ho detto una frase ad effetto. Potevo anche dirla parlando di sua madre, ma le statistiche dicono che le donne vivono più degli uomini, quindi era più logico che lei avesse perso il padre, piuttosto che la madre.”
Non faceva una grinza.
“La persona vicino può essere chiunque. Io non so chi possa essere, ma la sua espressione mi ha fatto capire che avevo fatto nuovamente centro. Il significato io non lo conosco, ma lei sì” il sorriso divenne più cordiale.
In effetti pensò il commissario.
“E quell’ultima indicazione su ‘gnino’, qualunque cosa sia?”
“Be’ una volta messi a segno due bersagli, il terzo può anche essere sbagliato ma viene comunque considerato valido”
Esattamente quello che aveva pensato il commissario.
“Devo dire che messo in questi termini è meno scioccante. Un po’ come quando si conosce il trucco di un prestigiatore”
“Ha ragione, commissario. Devo dire che qualcosa l’ho sentito, forse quel foglio è stato molto tempo in mano alla ragazza e questo mi ha permesso…”
Polloni lo interruppe: “Senta, le è andata bene due volte, non tiri troppo la corda…”
Il mago si schermì: “si, mi scusi, è una specie di deformazione professionale. Ora, mi scusi se le faccio fretta, ma avrei un paio di clienti che aspettano di essere salvati da me”
Il commissario sorrise, un po’ più ben disposto. Avrebbe voluto chiedere al mago ‘Lei è mai stato querelato?’ però si rese conto che non sapeva se dire ‘stato’ o ‘stata’, visto che la definizione di genere del personaggio non era chiara. Decise allora di ricorrere al sistema migliore: “scusi una domanda personale. Immagino che lei all’anagrafe non si chiami ‘Athenai’. Qual è il suo nome di battesimo?”
Athenai arrossì e disse a voce bassa “lo tenga per se commissario, ma io mi chiamo Celeste”
Suma a post! esclamò tra se Polloni: proprio una delle poche parole neutre della lingua italiana! A questo punto decise di non inoltrarsi in domande che richiedessero l’utilizzo di un genere qualunque e si accomiatò con una stretta di mano relativamente sincera.
Uscendo rispose con un cenno distratto al saluto falsamente cordiale della segretaria.
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Messaggio da Blu »

overhill ha scritto:“Mi sembra di capire che lei non è qui per un consulto” disse Athenai intrecciando nuovamente le dita ma mantenendo le mani sulla scrivania. Polloni alzò un sopracciglio e disse in tono ironico “ma allora lei è veramente un mago!”
:huahua:


Fortissima questa puntata in due parti :) , Polloni è veramente unico e come tale, tutto sommato, lo è pure Celeste-Athenai :) : a sentirla/o parlare, con la sincerità con la quale si è rivolto al commissario nel momento in cui gli ha rivelato "come" opera, giocando per lo più di intelligenza e con un po' di psicologia spicciola, quasi mi stava simpatico :) .. però avrei preferito che sapesse qualcosa di più sulla poesia o su Anna, che fosse magari andata lì da lui per qualche motivo particolare.. insomma, ad indagini (sia sul caso di Anna che su quello di Rizzo) siamo un po' "fermi" [:^] , però ben ripagati sempre dalla compagnia del commissario :D




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Messaggio da overhill »

Eh sì, le indagini non proseguono... e anche questo è un indizio ;)

Domani invece seguiremo gli sviluppi dell'altro problema di Polloni: mica crederete che la signora con il cagnolino sia sparita?! :)
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Messaggio da overhill »

L'aneddoto del nome nasce da una mia esperienza di un venticinque anni fa: in quel tempo (fa molto biblico, vero? :D) i miei genitori avevano in gestione una sala giochi, la prima importante di Torino, vicino a Porta Nuova (si chiamava DivertOne, per chi se la ricorda). Veniva un sacco di gente di tutti i generi, ma tutti venivano accettati solo se si comportavano in modo corretto. Tra questi c'era questo personaggio, un artista, che era chiaramente omosessuale, e molto ambiguo. Mi ci sono ispirato parecchio.
Non sapevo mai se parlare al maschile o al femminile, e allora ho deciso di chiedergli (o chiederle) come si chiamava di nome. E naturalmente mi rispose che si chiamava Celeste :D
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Messaggio da overhill »

Martedì 5 Aprile – 10:50

Giacomo Rizzo rilesse per la quinta volta l’informativa che il suo collega Benzi gli aveva portato. Il linguaggio era in un rivoltante burocratichese, infarcito di ‘addiveniva’, ‘non poteva non accorgersi’, ‘venire a conoscenza’ e altre perle di yoga lessicale.
In realtà il pessimo italiano che riempiva il documento era messo in secondo piano dal contenuto e dal significato che assumeva agli occhi del giovane.
Perfrancesco Benzi, il collega, l’aveva fermato in mattinata tenendolo bloccato alla macchinetta del caffè per una quantità di tempo quasi imbarazzante, parlando di immersioni, di viaggi a Cuba e di altre mille cose alle quali Giacomo non era minimamente interessato. Prima di congedarsi, però, lo aveva fermato per un attimo ancora porgendogli una fotocopia.
“Tieni, Rizzo” era un suo vezzo chiamare tutti per cognome “stamattina ci è arrivata questa denuncia. Se non sbaglio l’indirizzo dove è capitato è vicino a casa tua. Magari può interessarti.”
E in effetti Rizzo era estremamente interessato alla denuncia, anche perché quel maniaco, come era stato definito da una indignatissima signora accompagnata da un cagnolino microscopico, assomigliava molto – troppo – ad uno di sua conoscenza.
La quinta lettura era terminata, e Giacomo stava riflettendo sul da farsi, quando nell’ufficio entrò la persona che Polloni stava aspettando.
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Messaggio da overhill »

Ahi ahi ahi, mi sa che Polloni sta per avere una gran bella grana... ;)
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Messaggio da overhill »

Il capitolo è veramente troppo piccolo, e visto che siamo in piena domenica, preferisco mettervi anche il successivo.
Finalmente conosceremo l'amico del commissario Polloni, Marotta.
:)
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Messaggio da overhill »

Martedì 5 Aprile – 11:00

Michele Polloni e Silvio Marotta erano diventati amici da così tanto tempo che nessuno dei due ricordava esattamente il modo con cui questo era avvenuto. Ognuno dei due aveva la sensazione che l’altro fosse semplicemente sempre esistito, una sensazione simile a quella che devono provare i gemelli, per i quali il proprio alter ego è semplicemente un dato di fatto.
Molti non si convincevano che potessero essere così legati: erano infatti completamente diversi, non solo nell’aspetto fisico, ma anche in molte sfaccettature del carattere e del comportamento. Normalmente schivo e tranquillo il poliziotto, esuberante l’amico; perfezionista e pignolo l’uno, disordinato l’altro. Eppure i due passavano intere settimane nella casa in montagna di Silvio, passeggiando, chiacchierando, discutendo anche animatamente, ma sempre con quella sensazione si appagamento che solo la vera amicizia può dare.
La gioia di vedere l’amico venne appena appannata dall’occhiataccia che Rizzo rivolse al suo capo, e che Polloni registrò in un angolo della mente, riproponendosi di risolvere più tardi il problema. Passarono alcuni minuti in convenevoli strettamente personali, e finalmente Polloni decise che era giunto il momento che l’amico si guadagnasse il pranzo promesso.
“Allora, Silvio, come sai dai giornali io sto seguendo un caso piuttosto complicato. Non è la prima volta che ti chiedo opinioni, quindi non c’è bisogno che ti ricordi che quello che sto per dirti è assolutamente riservato…”
Silvio fece un gesto come a chiudere una cerniera lampo davanti alla bocca e disse, imitando la parlata siciliana “io muto sono!” e rise.
“E sarà meglio per te” sorrise a sua volta il commissario. “La scomparsa di questa ragazza ci sta facendo venire scemi; te ne faccio un riassunto rapido, ma vedrai che quello che abbiamo in mano è qualcosa meno di nulla…”
Polloni spiegò la situazione a Marotta, che ascoltò con attenzione, intervenendo per delle delucidazioni in alcuni punti.
“In pratica Anna Peano è sparita e nessuno, e sottolineo nessuno, ha visto quando questo è successo, quindi non sappiamo chi, come o quando esattamente è avvenuto il rapimento. Sono arrivati quattro messaggi via SMS dal cellulare della stessa ragazza” porse a Marotta alcune fotocopie, che l’uomo prese e iniziò a studiare.
Dopo qualche secondo il commissario continuò “Come vedi l’ultimo messaggio indica che ce ne sarebbe stato un altro che avrebbe indicato come recuperare la ragazza, ma questo non è mai arrivato e noi siamo in braghe di tela, non abbiamo idea di dove cercare.”
Marotta si alzò dalla sedia e iniziò a gesticolare per aiutarsi nelle riflessioni: “uhm, indubbiamente questi messaggi sono veramente curiosi. Hai notato, penso, lo stile tipico dei messaggini e poi frasi complete come ‘vi faremo sapere’ che stona come un pugno sul naso. La K per sostituire il CH, la precisione del codice del conto bancario…insomma è strano.” Si fermò in un angolo con le mani a pugno sui fianchi.
Polloni interloquì: “già. Ad ogni modo, volevo che mi spiegassi una cosa che i nostri tecnici mi hanno detto, ma che non ho capito assolutamente: hanno parlato di comunicazione asincrona e della possibilità che un SMS non arrivi. Come funziona ‘sta cosa? Lo sai che io di informatica non ci capisco niente!”
Marotta incrociò le braccia sul petto e si spostò al centro della stanza, davanti alla scrivania del commissario, iniziando una specie di lezione: “vedi, Michele, l’informatica è complessa, non complicata” Polloni fece per replicare ma Marotta lo interruppe continuando a spiegare “voglio dire che è fatta di tante cose semplici, troppe probabilmente, per cui alla fine sembra una materia difficile, ma è semplicemente un cumulo di conoscenze. Per farti un esempio è come l’alfabeto rispetto ad un libro: con un numero relativamente esiguo di simboli, che corrispondono ai concetti di base, si possono costruire libri di qualunque argomento e di qualunque lunghezza. Per molti però l’informatica è come imparare una lingua esclusivamente leggendo i libri, invece che imparando l’alfabeto. Capisci?”
Michele fece un gesto vago e rispose “si, più o meno, ma venendo alla nostra storia?”
Silvio si risiedette sulla scomoda sedia di ordinanza dell’ufficio di Polloni, si appoggiò all’indietro, poi, trovandolo scomodo, si alzò e la girò sedendosi a cavalcioni e appoggiandosi con le braccia sullo schienale. “Hai presente come funziona la posta normale? Scrivi un foglio, lo metti dentro una busta, ci scrivi il destinatario e, se vuoi, il mittente e poi lo metti dentro una buca da lettere, oppure lo porti all’ufficio postale. Bene, gli SMS funzionano in modo simile: prepari un messaggio, poi dici al tuo cellulare a chi lo vuoi mandare dopodiché premi un tastino e il tuo telefonino prende il messaggio, lo mette dentro una busta virtuale, ci appiccica sopra il numero di telefono di destinazione e, se vuoi, anche il tuo numero, e lo manda ad un computer che si occupa di mandare questa ‘busta’ al destinatario. Come vedi è piuttosto semplice”
Michele rifece lo stesso gesto di prima, ma leggermente più convinto. “E questo mi pare che sia abbastanza chiaro. Ma spiegami due cose ancora: com’è possibile che non sia arrivato l’ultimo messaggio? E poi, cosa vuole dire sta stramaledetta comunicazione asincrona?”
Marotta si rialzò e ricominciò a girellare per la stanza, cosa che irritava sempre Polloni, che però stavolta decise di soprassedere.
“Una risposta alla volta, prima la seconda: io e te stiamo parlando, giusto? Tu mi fai domande e io rispondo, io ti dico delle cose e tu rispondi a tono. Quando uno dei due risponde, o parla, l’altro attende che abbia finito, salvo cadute di educazione…” sorrise, imitato dall’amico.
“Questa è comunicazione sincrona” terminò allargando le braccia. Polloni assentì con la testa per indicare che aveva capito.
“Se invece siamo lontani e non siamo al telefono, dove la comunicazione sarebbe uguale, allora ci scriviamo: io posso mandarti una lettera e aspettare che tu mi risponda, ma posso anche mandartene un’altra mentre aspetto che mi rispondi. La stessa cosa puoi fare tu. Questa è comunicazione asincrona.”
Marotta continuò a girellare per l’ufficio e passò anche dietro la scrivania di Polloni, cosa che lo faceva irritare ancora di più, ma anche stavolta non disse nulla.
“La prima domanda invece è più delicata, perché richiede che io faccia una domanda a te: hai mai firmato un contratto che stabilisce che gli SMS che partono dal tuo telefonino verranno certamente recapitati?”
Michele alzò un sopracciglio. “Aspetta, cosa intendi dire?”
Marotta rigirò la sedia dal lato giusto, si sedette e continuò sporgendosi verso il commissario: “voglio dire che in qualunque contratto di fornitura telefonica, c’è una clausola che dice che gli SMS non hanno alcuna garanzia di consegna. E che in ogni caso la consegna, se viene eseguita, non ha un tempo limite.”
Polloni ci pensò un attimo, poi rispose: “in pratica mi stai dicendo che se io mando un SMS non ho nessuna garanzia che venga recapitato?” Marotta sorrise, allargò le braccia come prima ed esclamò “esatto!” E proseguì “non solo, ma anche altre cose possono influenzare la consegna, come il cellulare che finisce la carica mentre sta spedendo, il server – il computer di cui ti parlavo prima – che ha un’avaria momentanea, oppure un carico eccessivo oppure anche un hacker che riesce per pochi secondi ad infilare un virus. Insomma, l’SMS non è esattamente il sistema migliore se si vuole essere sicuri che il messaggio venga ricevuto.”
Concluse appoggiandosi allo schienale. Si rialzò subito sporgendosi nuovamente verso Polloni. Facendo questo guardò la scrivania dell’amico, dove ordinatamente allineato con il sottomano era presente il foglietto trovato dal commissario nella camera di Anna.
“Cos’è questo?” disse allungando la mano verso il depliant.
“Un indizio, forse. Una poesia che abbiamo trovato a casa di Anna.” Polloni sporse il foglietto all’amico. Questi lo prese e lo lesse un paio di volte. “Avevo notato la lettera K nella parola skierati, però a guardarla bene, questa poesia è proprio curiosa. La parola schierati mi suona strana in una poesia. E poi quella indicazione al fondo ora si, ora no…che strana…”
“Anche io non riesco a capire se si tratta di un indizio vero, oppure solo di un esercizio. Solo che era nascosta così bene che mi pare strano che sia solo uno sfogo letterario.” Rispose a bassa voce Polloni.
“Posso averne una copia?”
“Certamente.” Il commissario allungò una mano in direzione dell’interfono, per chiamare Rizzo. Un attimo prima di premere il tastino però, gli sovvenne lo sguardo carico di…di cosa non avrebbe saputo dirlo, ma comunque non certo amichevole che il suo giovane collega aveva usato. Pensò che forse era il caso di soprassedere.
“Vado a farti la copia. Intanto tu comincia a pensare al menù per domenica, che la cena in trattoria te la sei meritata proprio”
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overhill
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Messaggio da overhill »

Bene per oggi avete di che leggere...

Domani vi invito a fare attenzione, per prima cosa, alla data, e per seconda al protagonista del capitolo: DOMANI ARRIVA MARIANO! :D
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Blu
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Messaggio da Blu »

ahahahah :D .. non ci posso credere :asd: .. quella signora ha veramente denunciato Polloni :asd: :huahua: (non vorrei essere nei suoi panni quando Rizzo riuscirà a trovare due minuti per parlarci a quattr'occhi [:^] )

Bellissime anche queste due puntate (grazie per averne messe due, la prima era bella, ma piccolissima [:^] :P ), mi piace conoscere gli amici del commissario perché inevitabilmente, di riflesso, ci fanno conoscere meglio lui :) .. questo bizzarro Marotta poi sembra proprio saper il fatto suo ed ha inoltre l'abilità, indispensabile per Polloni, di sapersi spiegare molto bene :) .. certo che se l'sms è stato spedito e non è arrivato, per qualche fortuito motivo, Anna è davvero nei guai [:^] (a meno che qualcuno dei complici.. o meglio - visto che non sappiamo ancora se anche lei è coinvolta - qualcuno dei rapitori non decida di esporsi per farla ritrovare :) ).

Forte anche l'aneddoto su Celeste :D e la storia del DivertOne: caspita, ma tu hai i VG nel sangue già da piccolo allora :D

Un'ultima cosa :) :
overhill ha scritto: “Un indizio, forse. Una poesia che abbiamo trovato a casa di Anna.” Polloni sporse il foglietto all’amico. Questi lo prese e lo lesse un paio di volte. “Avevo notato la lettera K nella parola skierati, però a guardarla bene, questa poesia è proprio curiosa. La parola schierati mi suona strana in una poesia. E poi quella indicazione al fondo ora si, ora no…che strana…”
.. ehm.. quale k :O_o: ? (non è che hai sbagliato a copiare la poesia :P ?)
overhill ha scritto:
GLI OCCHI NEL BUIO
molti sono gli sguardi vuoti
di tutti, schierati in ordine,
molti sono i dettagli, ma tu
prendi il meno che agli altri sia uguale.
Affinché non si perdano
alterna la tua classe,
con grazia
sul quarto.
Il tesoro, ora SI ora no, e' qui
A.P.

Iniziamo a far congetture anche su questa :) ? Tipo trovare chiavi di lettura o meno :D ?




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