Ecco a voi la PENULTIMA puntata di Octagons... dolceamara in molti sensi
Capitolo 15- Il Signore della Guerra (2/2)
“Nessuno si metterà tra me e te, Rachel... o dovrei chiamarti Lilith? O forse meglio... Belial?”
“Il nome non ha più importanza, tra poco non sarai in grado di usarne più nessuno.” disse soddisfatta la creatura “E nemmeno le armi ti serviranno a molto, temo. A meno che... beh, tu non voglia uccidere il tuo ragazzo...”
Lara si sentì invadere da una sensazione di gelo, mentre le facce di Felipe e di Ivan si sovrapponevano nella sua mente. Come faceva a sapere...?
Poi si ricordò di quello che era successo a Zalahir, e si impose di rimanere impassibile... ma era terribilmente difficile...
“Pensi di farmi paura?” chiese, e si stupì di quanto la sua stessa voce risultasse malferma.
“Oh, no, Croft... nessuno può farti più paura di te stessa... assassina... quante persone hai ucciso, oltre a mio fratello? Non ti sembra che siano un po' troppe?”
“No! Io non...” iniziò Lara, il cuore che martellava dolorosamente contro al petto.
“Ooooh, ma certo che no!” la interruppe la sua avversaria “Però anche tuo padre è morto... non per causa tua, magari, ma per quello che tu sei.... un'archeologa! Insegui il suo stesso nulla, ti metti in pericolo per cercare cose di cui non te ne farai assolutamente nulla... e per di più lasci che persone innocenti muoiano al tuo posto, pur di ottenerle!”
“BASTA!” gridò Lara, le lacrime di disperazione che le cadevano sulle guance.
“Oh, no, Croft, no che non basta!” rise Rachel “Ha forse detto “basta”, tua madre, quando si è immolata per te su quell'altare di pietra? O Felipe, quando hai dovuto distruggerlo assieme alla Lapis Aurea? O Natla, e Bartoli, quando li hai uccisi per impossessarti di quegli strani aggeggi millenari? No... ci sei passata sopra, tanti proiettili e via! E anche la tua morte dev'essere così: dolorosa... devi pagarla, pagarla, pagarla!”
Lara urlò. Cadde in ginocchio, la testa tra le mani come Zalahir poco prima.
“Patetico” rise Rachel “Vediamo di farla finita, forza... avanti... la pistola è lì, nella tua mano...”
Il braccio di Lara si mosse quasi meccanicamente... la fredda canna della pistola le sfiorò la tempia... il click del colpo che veniva caricato...
“NO!” una voce risuonò dal nulla. Rachel si ritrasse, spaventata, e un barlume di autocoscienza balenò nella mente di Lara. Era la voce di Ivan... ma come aveva fatto a oltrepassare la barriera dei demoni?
“Ivan...” mormorò Lara. Era come se quell'urlo le avesse versato nel cuore qualcosa di caldo, di immenso, che pianissimo le si spandeva in tutto il corpo...
“Non arrenderti, Lara!” Ivan stava piangendo, lo si sentiva... anche se la sua voce era così lontana “Ti sta solo mettendo contro le tue paure... ma tu sei più forte, Lara! Lo so, lo sai... non mollare... sei tu la più forte!”
“Taci!” gridò Rachel “O ti ucciderò seduta stante!”
“Ah, io non direi proprio” La voce di Lara risuonò così improvvisa che Rachel si girò di scatto, spaventata. Lara era davanti a lei, di nuovo in piedi, le mani sui fianchi e un'espressione rabbiosa di sfida sul volto. “Avevi detto che doveva essere una faccenda tra me e te. E così sarà.”
“Bene” ringhiò Rachel dopo un attimo di smarrimento “Dove eravamo rimasti, allora?”
“Oh, stavi semplicemente dicendo che sono un'assassina, e che se non uccido lascio morire le persone che mi amano. Beh, sai una cosa? Hai ragione. Hai perfettamente ragione, Rachel Lorraines.”
“Non pronunciare...!”
“Cos'è, ti fa paura il tuo vero nome?” Rachel ringhiò, determinata a non darla vinta a Lara. “Dicevo” continuò l'archeologa “che hai ragione, sono un'assassina. Ho ucciso persone malvagie, che volevano impossessarsi di oggetti dal potere immenso per i loro perfidi fini... li ho uccisi, e con la loro morte ho salvato milioni di vite innocenti. Quanto a chi ha perso la vita per me... beh, evidentemente ne valgo la pena. Evidentemente qualcuno mi ha amato, a differenza di te.”
“Charon mi amava!” urlò furiosa Rachel.
“Gabriel, tuo fratello, amava Lilith, quello che eri diventata per la frustrazione di aver visto tuo padre morire per mano delle forze del male! Quelle che tu, incapace di affrontarle come ha fatto Vanessa, hai abbracciato!”
Un'espressione di panico si formò per la prima volta sul volto di Rachel. Per un attimo, i suoi occhi verdi balenarono nel nero degli occhi demoniaci di Belial.
“Noi siamo quello che siamo nati per essere” continuò Lara “Non quello che scegliamo di diventare perché è più comodo, piuttosto che affrontarle. Io seguo l'ideale per il quale sono nata. Ho abbracciato il mio destino. Tu hai rifiutato il tuo e te ne sei creato uno. E cos'hai avuto in cambio? La morte di tuo fratello!”
“Tu lo hai ucciso!” gridò Rachel, avventandosi su Lara. Dalle mani le uscirono degli artigli, che ferirono l'archeologa ad un braccio prima che lei potesse afferrarle e stringerle saldamente. Lara tirò la ragazza a sé in modo che i loro visi si sfiorassero.
“Sai una cosa? Io non ho ucciso tuo fratello” disse Lara “Tentavo di salvarlo da uno scheletro. Un demone. Quello di cui tu ti sei data un nome, e che hai accettato nel tuo corpo, ora. Le forze del male a cui tu ti sei votata hanno ucciso Gabriel, non io!”
“Bugiarda!” gridò Rachel, ma la rabbia era quasi totalmente sparita dalla sua voce per lasciar spazio al terrore.
“E' così!” gridò Lara, ancora più forte di lei “Chi deve aver paura di se stessa, allora, io o tu?”
Rachel gridò, dolore e rabbia mescolati assieme.
“Io non sono cattiva, Rachel” disse Lara, con un tono più dolce “e nemmeno tu lo eri davvero. E nemmeno Gabriel. Mi spiace tanto... ma tu hai scelto di essere un demone. Io ho scelto di essere Lara Croft. Una Tomb Raider.”
Rachel cadde con le ginocchia a terra, ululando. In quel momento esatto, la cupola di fuoco attorno a loro si dissolse, e si ritrovarono di nuovo nel buio della caverna, dove un attonito Ivan e una pallida Vanessa li videro arrivare con spavento.
Il corpo della ragazza ricadde esanime, l'ombra di Belial sparì da esso e si ricompose, tremante e acquattato su se stesso, a poca distanza. Lara aveva il fiatone.
“Che cosa è successo?” chiese in un rantolo Belial “Cosa non è andato?”
“Semplice, Signore della Guerra: per la seconda volta in... uhm, diciamo cinque millenni... sei stato battuto” replicò Lara “Ma stavolta in via definitiva.”
“E' impossibile!” gridò rabbiosamente il demone “Io non... non posso essere battuto!”
“Beh, rassegnati all'idea allora” lo rimbeccò Lara “e la prossima volta, conta sulle tue risorse, non su quelle altrui... che, come vedi, portano solo rogne!”
Lara sentì uno sciacquio alle sue spalle. Si girò e vide il Leviatano, ma stavolta non ne ebbe paura. Il mostro era lì, fermo, in attesa di ordini. La ragazza annuì, e tornò a girarsi verso Belial.
“Salomone era un re giusto, e probabilmente ritenne consono risparmiarti e rinchiuderti in prigione piuttosto che eliminarti del tutto” disse Lara, alzando in aria un braccio “Ma... sai una cosa? Io non sono re Salomone. Hasta la vista!”
E, così dicendo, col braccio che aveva alzato descrisse una specie di frustata in aria. A quel comando, il Leviatano ringhiò, e andò a schiantarsi con tutto il suo peso su Belial, che urlò di terrore. Il Signore della Guerra, colui che poteva comandare le paure dei suoi avversari, aveva dovuto soccombere alle sue.
Le mille scolopendre che formavano il Leviatano si dispersero nel lago, lasciando al posto del demone nient'altro che una macchia di terra bruciata.
“Lara, sta crollando tutto!” gridò Ivan, correndo verso l'ingresso della caverna, ed era vero: dei grossi massi si stavano staccando dal soffitto, e cadevano per terra o nel lago, sollevando alte onde. Lara fece per imitarlo, ma poi si fermò: vide Vanessa parlare alla sorella, che sembrava avere ancora un barlume di vita. Corse da loro.
“Forse ce la facciamo a salvarla” disse.
“Non dire sciocchezze... Croft...” mormorò Rachel, con un vago sorriso “Questa sarà la mia tomba, lo sai meglio di me.”
“Non dire così!” gemette Vanessa, ma Lara sapeva che sua sorella aveva ragione. Se anche fossero riuscita a trasportarla via in tempo, sarebbe morta subito dopo, un po' per l'elettrochoc, un po' per la possessione di Belial.
“Vanessa... ti prego, perdonami” disse Rachel “E perdona anche Gabriel. Lara aveva ragione... non è stata lei ad ucciderlo, ma io... e un po' lui stesso, con le nostre teorie sui demoni e sulla nostra onnipotenza. Perdonaci. Avremmo dovuto fare come te. Vai, ora...”
“No!”
“Vai!” disse Rachel, scoppiando a piangere. Le lacrime di sua sorella convinsero Vanessa a fuggire. Con un'ultima occhiata a sua sorella, Vanessa raggiunse Ivan.
“E tu... tu mi perdonerai, Croft?” chiese Rachel a Lara.
“Cosa, Rachel? Non ho nulla da perdonarti. Eri accecata dall'amore per tuo fratello, quando mi hai accusata di avertelo ucciso... e forse ho esagerato, prima, ma era necessario per cacciar via Belial.”
“Già” rispose l'altra “Ma dimmi... è stato Zalahir a uccidere mio padre, vero?”
Lara strinse le labbra. Una pena immensa le impedì di rispondere alla donna. Questa, dopo aver scrutato a lungo Lara, distolse lo sguardo e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, molte lacrime ne uscirono, rigandole le guance.
“Credi... credi che andrò in un bel posto?” chiese.
“Oh, sì, bellissimo” disse Lara, ricordandosi quando lei stessa, poche settimane prima, ci si era trovata. “E... la sai una cosa? Se anche non dovessi trovarlo bello, sono sicura che tu lo saprai rendere tale.”
Le due donne scoppiarono a ridere... ma Rachel si spense mentre rideva, il sorriso ancora stampato sul suo volto, lo sguardo lacrimoso perso nel vuoto. Lara, triste, le chiuse gli occhi.
“Lara, vuoi venire via?” gridò Ivan.
“Solo un momento” disse Lara, asciugandosi gli occhi “Devo fare un'ultima cosa, qui.”
“I tre ottagoni” disse caldamente Lara mostrando soddisfatta le tre reliquie a Vanessa e a Ivan. “Non servono più ormai, ma penso che ce ne meritiamo uno ciascuno... anche come monito. Essere noi stessi non è sempre facile.”
Ivan e Vanessa ne presero uno e lo misero da parte. I tre si trovavano presso la Moschea della Roccia, a pochi metri dallo scavo, la cui entrata era franata poco dopo la loro uscita.
“Vanessa” disse Lara “mi spiace per... tutto quello che è successo”
“No” disse lei rassegnata “non c'è nulla di cui spiacersi. Avevo perso i miei fratelli molti anni fa... e poi, almeno so che mio padre aveva ragione su tutto” sorrise mestamente. Lara non ebbe il cuore di dirle che suo padre era stato ucciso da Zalahir in persona, il suo ex datore di lavoro. Un attimo dopo, la sua collega si voltò a guardarla, lo sguardo interrogativo e innocente come quello di una bambina:
“Secondo te perché il Leviatano non mi ha uccisa?” chiese. Lara ci pensò un attimo.
“Penso... penso che lui sapesse che sarebbe andata a finire così.” rispose Lara. Questa era la risposta meno dolorosa tra le mille che le si erano affollate nella mente. Vanessa la accettò, e abbozzò un sorriso.
“Dai, adesso si torna a casa” disse Ivan “pensi di continuare con il mestiere di archeologa?”
“Oh, no!” disse quasi indignata la ragazza “in questi giorni ne ho avuto davvero abbastanza per le prossime quattro vite. Mi dedicherò alla ricerca adesso, e senza l'embargo di Zalahir potrò pubblicare gli scritti di mio padre. Finalmente tutti potranno rendergli onore.”
Lara e Ivan sorrisero. Vanessa si alzò con cautela e disse che sarebbe tornata alla missione: il tempo di organizzarsi, e sarebbe tornata a casa. Gli altri due la salutarono. Poco dopo, Lara la imitò, ma Ivan la trattenne per un braccio. Era visibilmente rosso in faccia.
“Lara... dovremmo parlare, penso.” disse. Lara lo scrutò stranita.
“Vedi... quando tu mi hai detto di... ehm... toccare quel... quella specie di macchinario... giù al Tempio... io... io non l'ho fatto, perché...”
“Oh, quello!” rise Lara “Avanti, non dirmi che credevi all'iscrizione?”
Il ragazzo sembrava spaesato. Lara se ne accorse, e si rese conto anche che una delle cose che amava in lui era proprio la sua semplicità, la timidezza di chi aveva scelto l'innocenza piuttosto che la vita facile ma dissoluta..
“Beh, non fartene una colpa, era davvero spaventosa” rise la donna per mettere il suo amico a proprio agio “Ma in realtà la storia dei peccatori non c'entra niente. Quell'aggeggio, l'altare con il vaso... Si trattava di una specie di rudimentale Gabbia di Faraday: se chi l'avesse toccata portava con sé delle armi di metallo, sarebbe morto folgorato, e siccome di solito i peccatori hanno con sé delle armi...”
Ivan fece una faccia sbigottita, come se Lara gli avesse appena detto che Natale cadeva ad Agosto.
“Quindi... quindi, quando hai chiesto a me...”
“...Potevi anche aver peccato e non saresti comunque morto, sì” gli sorrise l'archeologa “tu e Vanessa eravate gli unici disarmati.”
“Oh, mamma, mamma, mamma!” imprecò Ivan, portandosi le mani al volto.
“Perché, quale peccato credevi di aver commesso?” chiese maliziosa Lara, inarcando un sopracciglio.
“Io... beh, ecco... io...” si schiarì la voce e prese il coraggio a quattro mani “Lara, io ti ho desiderata. Anzi, a dir la verità, sei la donna che ho sempre sognato... e io... io farei follie, per te, ecco, l'ho detto!” Ivan era rosso in faccia, e completamente sudato.
Lara lo guardò e sospirò in un sorriso.
“Ivan, sei un ragazzo fantastico, davvero” disse Lara “Se non fosse stato per te, il Templare mi avrebbe uccisa... per non parlare di Belial, poi. E hai dimostrato coraggio e valore oltre ogni previsione. Devo dire che in un'altra circostanza accetterei la tua corte senza pensarci!”
Lara scoppiò in una risata che mise ancor più a disagio il suo amico.
“Il punto è che forse con me non ti sentiresti al tuo posto, Ivan...” spiegò l'archeologa.
“Io dico di sì, invece...”
“Ah, tu dici?” Lara si portò le mani ai fianchi, fintamente indignata “e tutti quei bimbi che ti investivano gridando “Don Ivan! Don Ivan!” dove li metteresti, a Croft Manor?”
Ivan rimase senza parole.
“Lasciamo perdere, Ivan, le cose sono già complesse così come sono, e complicarcele ulteriormente non sarebbe saggio. Niente e nessuno ci vieta, però, di essere buoni amici” disse Lara, e gli schioccò un dolce bacio sulla fronte. Ivan rimase per un attimo interdetto, poi si sciolse in un sorriso felice.
“Beh!” disse Lara alzandosi di scatto “Credo proprio che tocchi a me andar via, ora. Sono stata troppo tempo lontana da casa, ultimamente.”
“Ci rivedremo?” chiese un po' triste Ivan.
“Ma certo... tanto il mio numero di telefono lo sai... e ora che ci penso, ho anche un conto in sospeso con Bryce...”
Ancheggiando, l'archeologa si allontanò. Per un attimo, Ivan poté giurare di aver visto il bagliore di un oggetto di alabastro provenire dal suo zainetto.
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