[Romanzo] Il vizio dell'odio

[overhill]

Siamo alle battute finali: ho superato le 265.000 battute, e devo ancora fare qualche "fiorellino"

Però non c'è il finale aperto che tanto mi piace, e un po' mi spiace :O

[overhill]

Chi si lamentava della mancanza di finale aperto?!

Oggi aspettavo che mia moglie uscisse con il suo collega dall'ufficio (facciamo una macchina da tre, si risparmia ) e visto che avevo una decina di minuti mi sono messo a pensare a cosa avrei potuto fare per creare una bella tensione alla fine del romanzo.
E pensa che ti ripensa ho avuto un'idea sfolgorante che non vi dirò neanche sotto tortura!

Appena ho un attimo aggiungo questo ultimo pezzettino, poi si parte con l'ultima rilettura, la stampa e la lettura da parte dei miei fidi correttori di bozze (in questo caso eccezionalmente coadiuvati da Martina!!) e poi la palla passerà all'Editore.

Non vedo l'ora di cominciare a scrivere

[Blu]

E pensa che ti ripensa ho avuto un'idea sfolgorante che non vi dirò neanche sotto tortura!

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Golden Reviewer (157 )

[overhill]

Ma dove le trovi ste icone?!

[overhill]

Ta dah!

Inserito anche il famoso "finale alla Pippia", come verrà chiamato da ora in poi...

E visto che in fondo carogna non sono, e che magari mi date un'occhiata se ho scritto troppe cazz... volate, cco a voi, in spoiler, il FINALE!

Oh, ocio che è crudino

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Alberto Vizzini faceva l'infermiere per necessità, non certo per passione. In fondo si doveva pur mangiare, e questo mestiere gli permetteva di guadagnare decentemente,e ogni tanto di togliersi qualche sfizio. Niente di particolare, ci mancherebbe: qualche sberla per sfogarsi un po', qualche toccatina a quelle più carine, qualche calcio in culo a quelli antipatici. Tanto nessuno poteva denunciarlo: chi mai avrebbe creduto a un pazzo?
Però, quello della camera 5 lo inquietava.
Approfittando della mancanza di telecamere nelle stanze private dei pazienti ci aveva dato una palpata, giusto per capire, ma quando aveva capito che era davvero un ragazzo che comportava come una donna, aveva lasciato perdere, un po' schifato.
Il ragazzo antipatico non era, quando parlava lo faceva da solo con litanie senza senso, e quando non parlava era abulico in un angolo a contare le mosche. Ma quando si agitava era pericoloso, una vera bestia. Quindi i dottori avevano deciso di tenerlo sedato.
Per questo stava portandogli un barattolino di plastica con dentro alcune pillole di svariati colori, e un po' di acqua.
Sperava di fare in fretta: non gli piaceva proprio stare con quel pazzo.
Entrò senza bussare, non si usa coi mentecatti: «Ciao, ti ho portato un po' di pilloline per farti dormire».
Giorgio era coricato nel letto, con gli occhi aperti e persi nel vuoto, e non sembrava essersi accorto della sua presenza.
«Ah, bene, vedo che siamo di compagnia, oggi».
Si avvicinò al letto e gli porse il bicchierino con le pastiglie. Non ci fu nessuna reazione.
“Meglio” pensò Alberto. Posò il bicchiere con l'acqua sul comodino e passò quello con le pastiglie nella mano destra. Poggiò il pollice e il medio della mano sinistra sulle guance di Giorgio e spinse senza troppa forza, ottenendo un varco sufficiente a versare con un colpetto deciso le medicine.
Senza mollare la presa poggiò il bicchiere ora vuoto e prese quello con l'acqua.
Mentre compiva questo movimento si distrasse, e non vide la lingua di Giorgio che faceva uno strano movimento.
L'infermiere versò un po' di acqua nella bocca e attese: il tutto rimase lì a galleggiare.
Non aveva voglia di aspettare troppo, ma costringerlo a botte sarebbe risultato inutile senza essere divertente, e probabilmente si sarebbe risolto in un letto zuppo, e quindi da rifare, e in un paziente da asciugare.
E Alberto non ne aveva proprio voglia.
Posò il bicchiere, poi con la destra chiuse la bocca di Giorgio, mentre con la sinistra gli afferrava delicatamente il pomo d'Adamo e glielo spostava a destra e a sinistra.
Venne ricompensato da un movimento verticale che indicava come il suo “paziente” aveva finalmente deglutito.
«Oh, e brava la mia checca, adesso sì che me ne posso andare, felice di avere fatto il mio dovere», concluse sghignazzando sommessamente.
Si girò per andarsene e fece due passi. Poi si ricordò di avere lasciato i due bicchierini sul comodino: niente di grave, ma sarebbe potuto essere ripreso da quella megera della capo infermiera e non ne aveva proprio voglia.
Si voltò e rimase impietrito.
Davanti a lui Giorgio lo stava guardando con un odio talmente evidente nel volto contratto, che per tre interminabili secondi Alberto non riuscì a muoversi.
In quel brevissimo lasso di tempo il ragazzo girò appena la testa e sputò le pastiglie, che si raggrumarono in terra. Alberto le osservò inebetito, pensando di sfuggita che avrebbe dovuto pulire lui, e quasi non vide il gesto che Giorgio fece davanti a lui.
Il ragazzo allargò le braccia.
“Vorrà mica abbracciarmi”, pensò Alberto incoerentemente, ma con una forma di automatismo fece un passo indietro.
Sbagliando.
Quel movimento lo mise alla giusta distanza affinché Giorgio potesse colpirlo alle orecchie con i palmi aperti, con una tale violenza che entrambi i timpani implosero.
Il dolore era un grumo di ferro rovente al centro esatto della fronte. L'urto aveva danneggiato i centri di equilibrio di Alberto che cadde pesantemente sulle ginocchia, scheggiandosi una rotula. Non se ne accorse nemmeno, perché Giorgio non aveva ancora finito con lui.
Il ragazzo prese l'uomo per i capelli, quindi spinse violentemente la testa verso il pavimento.
Alberto sentì nuove fitte di dolore invaderlo, prendere possesso di ogni sua attenzione. Non riuscì neanche ad abbozzare una rudimentale forma di difesa, perché la furia del ragazzo era al di là di ogni possibile umanità.
Sperò che tutto durasse il meno possibile.
Fu accontentato.
Al terzo colpo, quando già il suo volto era diventato un mucchio sanguinolento di ossa, cartilagini e carne, il cranio cedette, e una grossa scheggia si piegò all'indietro, conficcandosi profondamente nella materia cerebrale, e mettendo fine alla vita e ai dolori di Alberto Vizzini, infermiere per necessità, stronzo per vocazione.
Giorgio continuò per alcuni secondi a eseguire il suo rituale di morte, trascinato dall'impeto.
Alla fine si rese conto che l'uomo era morto.
Rimase a guardarlo per diversi secondi, con lo sguardo nuovamente assente.
Infine sembrò prendere una decisione: si spogliò, e lo stesso fece anche alla sua vittima.
Controllò gli abiti: c'era qualche macchiolina di sangue, ma niente che non fosse giustificabile per un infermiere. Li indossò rapidamente.
Per un istante sentì la mancanza di uno specchio per controllare che fosse tutto a posto.
Andò alla porta e l'aprì, tirò fuori la testa e osservò nel corridoio se qualcuno si era accorto di qualcosa.
Il nulla lo salutò.
Giorgio sorrise e uscì, avviandosi verso l'uscita. Intanto, come d'abitudine ormai, parlava da solo: «Mamma, mammina, dove sei mammina? Sto arrivando, aspettami».

Eh?

[overhill]

Dimenticavo: siamo arrivati a 271.000 battute.

Non che sia fondamentale, ma secondo me è importante dare del materiale al lettore.
Oddio, volendo potrei anche esagerare, ma credo che Alberto non me lo perdonerebbe

[Blu]

Porc.. mi ero persa gli ultimi post .. e credo che stasera chiuderò a chiave la porta : semplicemente angosciante fare da osservatori alla lucida freddezza ed esecuzione di ogni singola sua azione, un "finale alla Pippia" con i fiocchi , di quelli che lasciano il dubbio ma anche molte sensazioni e emozioni che si accavallano, la paura di sapere Giorgio ancora in giro farebbe rabbrividire chiunque .. che inquietudine


PS: grazie per averlo spoilerat/pubblicato , chi resisteva fino alla pubblicazione

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Golden Reviewer (157 )

[overhill]

Lieto di averti spaventata, Blu

Ho ancora dato qualche limatina (272.000) e questa mattina l'ho stampato (in fronte/retro vengono una quarantina di pagine).
Stasera lo porto alla mia bambina che questa volta ha deciso di darmi una mano. Non so come farà nella scena della cantina, visto che Marty ODIA gli zombie!

[overhill]

Macciau!
Ho utilizzato le vacanze per migliorare la mia conoscenza del tex e per terminare (praticamente) il romanzo
Un grosso difetto del LaTex è che non ho capito come calcolare le battute, per cui non ho la benché minima idea di quanto sia diventato lungo.
Diciamo che in A4 e con i caratteri a 10pt, sono 121 pagine, compreso il sommario

E visto che sono un adorabile mattacchione generoso, ecco a voi il PDF generato dal Latex
(diviso in 2 parti per aggirare il problema di limite di caricamento... )

[overhill]

275.000 circa

Ho trovato un sito interessante che calcola il numero di caratteri (con e senza spazi) anche dei file PDF

Se vi interessa: http://felix-cat.com/tools/wordcount/

;D

[Blu]

.. ma guarda cosa mi stava sfuggendo : scarico al volo

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Golden Reviewer (157 )

[overhill]

Be' il PDF non ha avuto gran successo, visto che è stato scaricato una sola volta (immagino da Blu ).
Nessun problema, visto che l'ho comunque cambiato parecchio: e adesso ho tra le mani quattro copie del manoscritto pronto per il controllo di Alberto, l'editore
Perché quattro copie? Perché verranno così distribuite:

1) ad Alberto
2) a mia Mamma (per un controllo)
3) a Rita, una mia amica sarda che fa sempre molta fatica a procurarsi le copie e
4) a Giulia.


Giulia? E chi sarebbe Giulia?



Eh eh, Giulia Graglia è una signora che si occupa di sceneggiature, ne ha preparata qualcuna per alcune fiction italiane, e mi ha detto che molto volentieri mi darà due dritte su a come creare una sceneggiatura, e soprattutto a chi mandarla

Insomma, il rischio di potermi dire "non ho comprato il tuo libro, ma andrò a vedere il flim" si fa sempre più concreto

[Lory78]

Scaricato e letto il PDF overhill, mi è piaciuto molto, sei davvero bravo

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[Blu]

Insomma, il rischio di potermi dire "non ho comprato il tuo libro, ma andrò a vedere il flim" si fa sempre più concreto

Semplicemente grandioso


PS: ammetto di non aver ancora avuto modo di leggere questa versione , vedrò di recuperare appena le acque si calmeranno poco poco

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Golden Reviewer (157 )

[overhill]

Eh eh, sto scrivendo la sceneggiatura tratta dal libro, e sta succedendo una cosa stranissima. Anzi due

Per prima cosa la stesura è piuttosto facile rispetto alla "letteratura" a cui obbliga la scrittura creativa. Le sceneggiature vanno scritte al presente, e questo evita intorcinamenti su tempi remoti, trapassati, condizionali e congiuntivi all'imperfetto!
Oltre tutto sono già abituato a scrivere in modo visivo, per cui è quasi divertente

La seconda cosa è che ragionando per immagini sto notando come ci siano dei "Buchi" nella storia, che su carta non si notano, perché il lettore è più attivo rispetto a uno spettatore, e questi buchi li riempie, ma che in una sceneggiatura vanno riempiti in qualche modo.
E questo modo è aggiungere delle parti che, accidenti!, migliorano anche il LIBRO!

Per esempio, nel libro si accenna ai funerali di Setteconce, e al fatto che Polloni vi ha partecipato come cittadino.
Nella sceneggiatura invece ho inserito un nuovo personaggio, che potrebbe tornare utile nel futuro ( ), basato sulla figura un po' paterna di Cantino Bertolino, che quando avevo sei anni mi insegnava pianoforte
Il Maestro Cantino era anche l'organista ufficiale della chiesa B.V delle Grazie, che tutti a Torino conoscono come "Chiesa della Crocetta", che era anche la mia Chiesa quando ero ragazzo.
Per cui ho messo Polloni sì dentro la chiesa durante il funerale, ma in alto, nel balcone dell'organo (la Crocetta ha un bellissimo strumento a quattro manuali), vicino al Maestro con il quale ha uno scambio di battute.
Però a 'sto punto mi piacerebbe inserirlo anche nel libro!

Insomma, un "circolo virtuoso"