[Romanzo] Dove la notte (a capo) inizia

Voi vivreste nel buio?

Condividete le vostre creazioni: disegni, fumetti, racconti, 3D, foto, musica o altro ispirati a TR e non / Show here your creations: art, paintings, comics, literature, 3D, photo, music or other inspired or not to TR
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overhill
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Messaggio da overhill »

Uhm, non sembra che vi manchi...
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Messaggio da Fil »

over fa il permaloso :asd: Scusa ma ultimamente sono molto toccata e fuga, mi rimetto in pari as soon as i can!
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overhill
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Messaggio da overhill »

:asd: Hai ragione, sembravo un po' piccato :)

Il fatto è che mi ero dimenticato anche io di continuare a pubblicare gli ultimi capitoli, e temevo di trovare qualche "allora? ci diamo una mossa?"... e invece... :D

In questi giorni sto rileggendo per la millesima volta "il vizio dell'odio", quello che, si spera, verrà pubblicato, cercando errori e imprecisioni.
E poi sto terminando di mettere mano a "gli occhi nel buio", che, se va avanti così, dovrò chiamare "Anna e Marco". Infatti sto inserendo un nuovo personaggio, Marco, fratello di Anna, che... be', non vi dico nulla, ma mi sta intrigando parecchio la nuova impostazione del romanzo! :D
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overhill
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Messaggio da overhill »

10. Una nuova strada

Erano tornati all'Edificio Principale, in fila indiana, Stefania e Gianni sorreggendo Mauro; Paola non riusciva a smettere di piangere e Francesca faceva lo stesso.
Purtroppo Stefania si rese conto che una cosa andava comunque detta: «Paola, dobbiamo trovare un sistema per andarcene...»
Per qualche minuto non sembrò essersi accorta di nulla. Poi, gradualmente, i singhiozzi si trasformarono in lacrime, le lacrime in silenzio attonito e infine, da quel silenzio carico di dolore uscì una sola parola: «Sì.» Non era molto ma la cosa sollevò i due ragazzi che si scambiarono un sorriso di intesa.
Gianni, dopo qualche secondo, scosse la testa: «Però la cosa mi sembra complicata. L'unica via di fuga, il vano ascensore, è andato grazie a Gianluca;» si rivolse direttamente a Paola, «tu conosci altre strade?»
Stefania disse, parlando come con sé stessa: «Quel matto usava la dinamite ogni tanto, a quanto avete detto: non potrebbe avere trovato una via di uscita?»
«L'unico modo per scoprirlo sarebbe di esplorare i sei cunicoli, o almeno i tre dove lo abbiamo fatto fuori» disse Paola con sorprendente presenza di spirito.
«Possiamo dare uno sguardo» rispose Gianni, «ma per un giro approfondito temo ci vorrebbero giorni...»
Stefania abbozzò un sorriso: «Perché, hai da fare?»
Gianni sogghignò: «In effetti no. Che ne dite, andiamo a farci un giretto? Tanto adesso non dovremmo più avere problemi.»
Paola di alzò: «Meglio che andiamo, sì. Lasciamo che Mauro» qui la voce le si addolcì, «si riposi; meglio se mi do da fare e cerco di dare un senso a quello che è successo.»
Stefania era colpita dalla forza d'animo della donna: nel giro di pochi minuti era riuscita ad affrontare e a elaborare il rapimento della figlia e il ferimento del compagno. Era veramente una donna “con le palle”, almeno secondo la poliziotta.
Si organizzarono. Controllarono le torce, Gianni prese un blocco note in un cassetto della libreria e una piccola matita. Andarono nella zona dove avevano lasciato il corpo di Gianluca: nessuno aveva intenzione di spostarlo per metterlo vicino ai corpi delle sue vittime, per una forma di rozza giustizia primitiva. E poi l'idea era di non restare ancora per molto tempo da quelle parti.
Per un paio di ore girarono per i vari cunicoli, in parte preesistenti, mentre altri erano evidentemente recenti e costruiti rozzamente. Gianni scriveva e prendeva appunti e misure, Alcuni erano piuttosto larghi, ma altri costrinsero i quattro a camminare carponi o addirittura a strisciare.
La bambina sembrava divertirsi, contagiata dall'atmosfera rilassata.
Alla fine tornarono all'Edificio Principale.
Gianni era piuttosto sconsolato: «Niente da fare. Ci sono miliardi di cunicoli, ma tutti collegano tra loro i tre fottutissimi corridoi principali.»
«Oh, c'è la bambina» lo sgridò Stefania indicando Francesca con un cenno.
Gianni fece un sorriso alla piccola: «Ciao, la bambina» le disse ridendo.
«Tao!» disse la piccina ridendo.
«Ciao anche a te, piccola.» La voce colse tutti di sorpresa: Mauro si era avvicinato silenziosamente e adesso guardava la bambina ridendo. Francesca sorrise e corse dal padre.
Paola corse vicino al suo uomo per sorreggerlo: «Ma cosa fai, scemo? Ma non lo vedi che non stai in piedi?»
Mauro le sorrise: «Scusami, tesoro, ma il fatto è che mentre stavo riposando sul divano, mi sono reso conto di una cosa che ho notato facendo il giro per sorprendere quel pazzo, una cosa così evidente che nessuno fino a ora se n'è accorto... »
Paola intervenne: «Ma cosa?»
«I cunicoli, no? Anzi, i numeri dei cunicoli...»
I tre si guardarono. La bambina, vedendo lo sguardo attonito delle due donne, fece una risatina.
Mauro sorrise e ripeté: «E' talmente evidente che non mi spiego come non ci abbiamo pensato prima.» Assunse un tono vagamente didattico: «Nella zona nord ci sono i cunicoli uno, due e tre; nella zona sud ci sono il dodici, il tredici e il quattordici. Quindi...»
Gianni spalancò gli occhi: «Porca miseria vacca!»
«Ancora?!» lo sgridò Stefania accennando con gli occhi alla bambina.
Francesca scoppiò in una risata argentina. Paola incredula concluse: «Dove sono i cunicoli dal quattro e l'undici?»
«Porca...!» gridò Gianni.
«Occa!!» gridò Francesca.
Ridendo per l'urlo della piccola, Gianni prese un foglio dal blocco note e iniziò a disegnare come un forsennato, spiegando: «Vedete? Subito dopo il cunicolo tre il corridoio gira a destra, mentre dopo il dodici gira a sinistra.»A partire dai due angoli disegnò altri due cunicoli, «e se i due corridoi fossero stati chiusi? Magari proseguono oltre e vanno da qualche parte...»

[immagine]

«Magari fuori...» concluse sorridendo Stefania.
Mauro si inserì: «Mi pare di ricordare che nell'Officina ci sono dei picconi.»
Gianni sorrise: «E' proprio quello che ci serve...»
Stefania e gianni si alzarono e corsero al Magazzino Attrezzeria. C'erano una mezza dozzina di picconi, diversi badili e altri attrezzi specifici per scavi. Gianni e Stefania presero un piccone a testa, mentre Paola recuperò un badile. Mauro zoppicava dietro stringendo la mano di Francesca.
Salirono le scale e si incamminarono nel corridoio sud. Quando arrivarono vicino al corpo di Gianluca, rallentarono; lo superarono camminando il più possibile contro la parete opposta; Francesca si strinse ancora più forte al padre, mentre lui, senza parlare, la rassicurava tenendole la grossa mano subito sotto la nuca, per indirizzarla e proteggerla.
Superato l'ostacolo, continuarono spediti, senza voltarsi. Se l'avessero fatto forse avrebbero visto un piccolissimo, quasi impercettibile movimento del braccio sinistro. Ma era veramente troppo debole per poterlo vedere nella penombra..
Arrivarono all'angolo, Gianni provò a battere con le nocche: «Ehi, suona vuoto!» Fece un passo indietro e menò un colpo con il piccone. Si aprì una piccola crepa.
Molto piccola.
«Porca miseria, è più dura di quanto sperassi» disse l'uomo, poggiando l'attrezzo a terra. Si sputò sulle mani, mentre Stefania emetteva un verso di disgusto. Senza girarsi disse: «Lascia fare, ragazzina.»
Alzò il piccone e lo abbassò con forza. La crepa si allargò notevolmente.
Incitato dal successo continuò a colpire per diversi minuti, sotto lo sguardo un po' preoccupato delle due donne e della bambina.
Finalmente una piccola parte di parete crollò. Era un varco piccolo, pochi centimetri quadrati, ma mostrava come l'idea di Gianni fosse giusta.
Si fermò per qualche minuto, mentre Stefania prendeva il suo posto per allargare il buco.
I tre lavorarono per circa mezz'ora fino a ottenere un passaggio praticabile di un metro abbondante.
Gianni infilò la torcia e diede uno sguardo: la luce si perdeva lontana, illuminando una piccola parte del proseguimento del corridoio nel quale si trovavano. Puntò la luce sulla destra e vide un piccolo varco con l'onnipresente cartello metallico: «Corridoio undici»
«Trovato!» disse Mauro.
Entrarono uno per volta e si incamminarono.
Superarono il corridoio undici, poi il dieci, il nove e infine il numero otto. Controllarono ogni varco ma risultavano tutti sigillati. Alla fine del corridoio la strada girava decisamente verso sinistra.
Dopo avere girato camminarono ancora per qualche minuto, fino ad arrivare a una porta di metallo. Gianni la toccò: era diversa dalle altre, non aveva cartelli fuori, di nessun tipo. Sembrava chiusa ermeticamente. Spinse un po' di più e la porta si mosse. La lasciò andare e quella si richiuse.
Guardò i suoi compagni di avventura.
Senza parole gli occhi dissero che non c'era alternativa.
Spinse ed entrò, seguito da tutti gli altri.
Non visto, un meccanismo nascosto scattò.
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overhill
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Messaggio da overhill »

11. Il mistero della miniera

L'ambiente era piuttosto buio, ma nella penombra si vedevano chiaramente danzare piccole luci intermittenti.
Non riuscivano a capire le dimensioni della stanza.
Gianni fece per cercare un interruttore ma nel momento esatto in cui toccò la parete, si udì un rumore ritmico, come di tamburi, in rapida crescita.
Man mano che il volume aumentava, si iniziavano a intuire dei fiati che facevano da contrappunto alle percussioni; poi un basso iniettava ancora più sincopi nella strana e ipnotica melodia delle trombe.
In mezzo a tutto questo frastuono, mentre i cinque si stringevano a cercare protezione, esplose una voce, una voce che da parecchio non si sentiva: «Signori e Signore, finalmente il segreto della miniera è stato scoperto! Qualcuno è riuscito a strappare il velo che copriva l'identità di uno dei partecipanti di questo show, e finalmente potrete conoscere il vero volto del più sfuggente fra i protagonisti. Signori e signore ecco a voi...»
Piccola pausa ad effetto, la musica si interruppe di colpo e la voce concluse: «SID!»
Le luci si accesero e davanti agli occhi attoniti del gruppo si rivelò una stanza piuttosto grossa. Al centro era posizionato un elaboratore identico a quello che Stefania e Gianni avevano trovato in casa di Fantini.
Stefania mormorò: «Il terzo computer!»
Contemporaneamente un ritmo più semplice e lineare prese il posto della ritmica forsennata di prima. Un tipo di musica adatta per potere parlare, ed infatti Sid continuò.
«Signori e signore, sono Sid, ossia un Simulatore d'Identità, e sono stato io a tenervi compagnia in questi mesi. Lo scopo della trasmissione era di verificare se era possibile convincere un gruppo di persone che un interlocutore meccanico fosse umano. E a quanto pare qualcuno non c'è cascato! Complimenti ai vincitori!»
Mauro si era lasciato cadere seduto a terra, Paola aveva ascoltato tutto con la bocca semiaperta. Stefania e Gianni non si aspettavano di vederla partire in direzione del computer con il badile alzato, come una mazza: «BASTARDO! SEI UNA CAZZO DI MACCHINA! BASTARDO! CI HAI FATTI CREPARE TUTTI! BASTARDO!...»
Gianni riuscì a fermarla un attimo prima che colpisse il grosso elaboratore. Stefania li raggiunse e strinse la donna, che stava piangendo a dirotto, continuando a insultare la macchina.
Intanto Gianni cercava di dare un senso a tutto quello che stava succedendo: «Adesso capisco quelle pause che faceva quando rispondeva: era il computer che elaborava una risposta. Specialmente quando le frasi erano più lunghe, impiegava più tempo per capire il senso di quello che si diceva, e a volte non capiva. Accidenti! Dev'essere frutto di quel ragazzo, quel genio che lavorava alla SolidWork, o come cavolo si chiamava... E ovviamente non era programmato per affrontare gli incidenti... o gli omicidi... Adesso è tutto più chiaro...»
Dopo qualche istante continuò: «Ecco cosa voleva dire Mariano: aveva capito che era una macchina, che non era “quello che pensavamo”...»
Gianni era decisamente entusiasta del macchinario e del programma che ci girava dentro; al di là delle conseguenze tragiche del gioco, quel programma era... oro! Cominciava ad avere un senso la cifra scritta su quel pezzo di carta, quel numero assurdo di milioni di euro. Il programma Sid valeva decine di volte più!
Paola intanto si era calmata, grazie all'intervento di Stefania.
La poliziotta si girò verso Gianni e disse con un sorriso: «Qui le telecamere ci sono ancora, perché Gianluca non è arrivato a distruggerle. Forse possiamo ancora chiedere aiuto...» Si alzò e cominciò a cercare nella stanza. Finalmente, seminascosta dietro il computer, trovò una piccola sfera nera. Provò a toccarla. Si muoveva appena. Tirò e quella si staccò dal piccolo supporto; la piccola luce rossa che indicava il funzionamento non smise di lavorare.
Stefania la alzò per inquadrare sé stessa e i suoi compagni di avventura.
Per un istante, prima di iniziare a parlare, sentì le parole di Mario, il suo amico programmatore, che dicevano “quei dischi sono fermi da cinque anni, potrebbero non funzionare al cento per cento...”.
Si riscosse e cominciò a parlare alla telecamera: «Se qualcuno sta ascoltando, vi prego aiutateci» indicò dietro di sé col pollice e proseguì, «siamo blocca
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overhill
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Messaggio da overhill »

Ih ih ih, non mi è finito l'inchiostro: il capitolo finisce proprio in questo modo ;)

Stasera parto per la Sardegna e ci devo stare un paio di giorni, quindi ho pensato di mettervi questo capitolo e magari anche il prossimo, che nella versione originale chiudeva la storia; questo prima che il mio FanClab mi obblig... chiedesse gentilmente di trovare un finale alternativo :D
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overhill
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Messaggio da overhill »

12. Un gentile omaggio

Sullo schermo compariva il volto di una donna. Il braccio scompariva sulla destra, dove la mano nascosta sosteneva la telecamera; la sua mano destra era piegata, il pollice alzato a indicare tre figure dietro di lei: una donna con una bambina e un uomo sull'altro lato.
Nella parte inferiore del teleschermo una riga di caratteri recitava

Codice: Seleziona tutto

9998 – Disco pieno: si desidera eseguire un wrap?
All'estrema destra il cursore lampeggiava lentamente.
Improvvisamente lo schermo si spense, trasformandosi in una linea orizzontale per alcuni secondi, poi si ridusse a un unico puntino al centro. Nel monitor spento si rifletteva il volto di un uomo.
“Bah, questa gente della TV, quante cazzate che fanno” pensò sbuffando. Osservò lo schermo per qualche secondo, chiedendosi di sfuggita quale accidenti di significato poteva avere la domanda e l'immagine dello sfondo. Riprese a trafficare intorno al grosso computer nella stanza nascosta in casa Fantini, svitando connettori, staccando cavi e premendo interruttori.
La signora Fantini stava osservando preoccupata il tecnico che stava smantellando il computer del marito: chissà se Andrea era d'accordo con quello spostamento? Era così preciso e anche tanto bravo, suo marito, era un vero mago di quei cosi rumorosi. Alzò un dito verso l'uomo e gli chiese: «Mi scusi, lei crede che...»
Il tecnico si alzò sbuffando: «Signora, la prego! E' la terza volta che mi chiede di fare attenzione!»
Giovanna sorrise: «Mi scusi, ma sa, mio marito ci tiene tanto alle sue cose e...»
«Signora, sono un tecnico: attenzione è il mio secondo nome!»
La donna non colse la battuta, si rese vagamente conto che non era il caso di insistere e uscì dallo stanzino, diretta al salotto. Lungo la strada venne fermata da un uomo giovane, che parlava urlando: «Signora Fantini, non so come ringraziarla per il dono che ci sta facendo!» disse enfaticamente, «Un esemplare funzionante di quel tipo di computer mancava alla nostra Fondazione. Sarà un pezzo prezioso!»
«Ne sono felice, dottor Magri. Ma lo userete spesso?»
L'uomo sembrava quasi scandalizzato: «Non lo accenderemo mai, signora, se non per piccole dimostrazioni. E' un pezzo così importante che deve essere trattato con ogni cura!»
La donna sembrava sollevata: «Be', meglio così, penso. Sa» concluse abbassando la voce, «io non ne capisco niente.»
Anche Magri scoppiò a ridere: «In confidenza, signora, non ne capisco niente neanche io: sono laureato in legge.»
Vennero interrotti dal tecnico che si avvicinò a Magri: «Ho finito di disattivare il sistema. Non resta che caricarlo sul camion.»
«Benissimo» rispose il giovane, «Signora, la ringrazio ancora ma devo andare.» Strinse la mano alla donna e uscì, accompagnato dall'uomo in tuta.
La signora Fantini rimase qualche secondo a riflettere. C'era qualcosa che le sfuggiva: ebbe una fugace visione di una donna, di un ragazzo che stava con lei. Erano venuti qualche tempo prima e avevano trovato quel computer. Lei non sapeva neanche che ci fosse, ma quando ne aveva parlato con la sua amica Lodovica sempre così impegnata in associazioni, aste benefiche e tutto il resto, lei le aveva detto che c'era questa fondazione, una specie di museo dei vecchi computer. E quel computer era decisamente vecchio. Il dottor Magri era stato così contento di poterlo venire a prendere. E poi a lei non serviva a niente, lì a prendere polvere.
Ma quei due ragazzi... C'era qualcosa che non riusciva a ricordare...
Improvvisamente le venne in mente: «Le mie piante! Staranno morendo di sete!» e uscì di corsa, per andare a completare la sua opera di sterminio.
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Ih ih ih, non mi è finito l'inchiostro: il capitolo finisce proprio in questo modo ;)

Stasera parto per la Sardegna e ci devo stare un paio di giorni, quindi ho pensato di mettervi questo capitolo e magari anche il prossimo, che nella versione originale chiudeva la storia; questo prima che il mio FanClab mi obblig... chiedesse gentilmente di trovare un finale alternativo :D
Bene allora buon viaggio e .. ti aspettiamo con Ansia :D




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Messaggio da Blu »

Ho sempre adorato questa parte del finale :D :asd: , sconcertante per la fine dei nostri "eroi" il cui ultimo grido/immagine di aiuto disperato (dopo l'entusiastica scoperta del mistero della miniera) è andato perso nel nulla con il tecnico che porta via tutto e con la signora, fantastica, che come per la prima volta che l'abbiamo incontrata si perde fra le sue piante oramai annegate [:^] :asd: ..

overhill ha scritto:Stasera parto per la Sardegna e ci devo stare un paio di giorni, quindi ho pensato di mettervi questo capitolo e magari anche il prossimo, che nella versione originale chiudeva la storia; questo prima che il mio FanClab mi obblig... chiedesse gentilmente di trovare un finale alternativo :D
Vedi di ritemprarti in Sardegna, che siamo stracuriosi di vedere come hai risolto la versione "alternativa" :)




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Messaggio da overhill »

Riposarmi?
Lascia perdere: devo andare a firmare per la vendita della casa che mio padre aveva lì, e devo dire che qualunque tipo di casino era possibile fare, i miei corrispondenti nell'Isola sono riusciti a farlo!
Calcolate che stasera parto alle 21:30 (quindi prima di mezzanotte niente letto) domani devo correre in giro a fare le ultime commissioni e venerdì mattina ho l'aereo ad Alghero alle 6:30!! (un'ora prima, più il tempo di viaggio, più un minimo di colazione... insomma, le 4:30!!)

E cinque minuti fa ho sentito il segretario del notaio e ancora ci sono problemi!! :angry:
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Messaggio da overhill »

La versione alternativa devo dire che mi ha dato grandi soddisfazioni: devo riconoscere al mio nutrito FanClab che aveva proprio ragione sulla necessità di terminare il racconto con qualche dato in più :)
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Messaggio da overhill »

Vedi di ritemprarti in Sardegna, che siamo stracuriosi di vedere come hai risolto la versione "alternativa" :)
Uh, ero convinto che l'avessi già letta, Blu... :)
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Messaggio da overhill »

13. Salvate le nostre anime!

...ti in una miniera nella zona di Castelnuovo Nigra...» Stefania si girò a guardare in direzione di Gianni che le stava tenendo una mano sul braccio, tentando di richiamarla: «Ma cosa c'è?» chiese un po' stizzita.
Gianni indicò in piccolo terminale in un angolo, il cui video quasi completamente nero, era popolato da una sola riga di caratteri verdi, nella parte inferiore: «C'è che abbiamo un problema. Lo stesso che hanno avuto quattro anni fa, direi...»
Stefania si avvicinò al piccolo schermo ed ebbe la conferma che il ragazzo aveva visto correttamente: il cursore lampeggiante sulla destra della dicitura “si desidera eseguire un wrap” sembrava schernirla con il suo lento pulsare.
«Vuoi dire che...?»
«...che i dischi si sono di nuovo riempiti. L'aveva detto il tuo amico Mario che non erano come nuovi e non sarebbero durati» concluse Gianni rispondendo alla domanda di Stefania.
La ragazza guardò negli occhi il giovane per alcuni secondi, quasi sperando che smentisse con un sorriso le sue stesse parole, che le dicesse che stava scherzando, che i soccorsi stavano arrivando.
Ma sapeva benissimo che non era così.
Lo sconforto delle ultime ore la travolse come un'ondata di piena. Appoggiò la fronte alla spalla di Gianni, che alzò le braccia per circondarla e darle il senso di un minimo di protezione, e iniziò a piangere. Pianse forte, con singhiozzi che la scuotevano. Gianni la lasciò sfogare: era decisamente troppo, dopo tutto quello che la ragazza aveva passato negli ultimi mesi.
Anche Paola si era avvicinata e le aveva messo una mano sulla spalla, cercando parole per consolarla: «Dai, Stefania, non fare così...», ma Gianni le aveva fatto un gesto con una mano, per dirle di lasciarla sfogare, come stava facendo lui.
Stefania pianse per pochi minuti. Poi i singhiozzi divennero più radi, più distanziati, e infine smise di piangere. Alzò la testa e guardò Gianni, che le sorrise.
«Scusate... » disse, tirando su col naso.
Per tutta risposta, Gianni la strinse di nuovo tra le braccia. La donna ricambiò, poi si divincolò dolcemente e sorridendo disse: «Mi cola il naso...» Gianni frugò nello zainetto e le porse un pacchetto di fazzoletti di carta: «Ecco, asciugati naso e occhi e vediamo cosa possiamo combinare...»
«Io un'idea ce l'avrei...»
Si erano quasi dimenticati di Mauro. L'uomo era ancora appoggiato alla parete contro la quale era quasi caduto quando erano entrati nella “stanza di Sid”, e non aveva più parlato. Ora stava cercando di alzarsi, e Paola si era precipitata per aiutarlo, borbottando circa la necessità di riposarsi.
«Ascolta Stefania, chi sarebbe questo Mario?»
«Il tecnico che ci ha aiutato a copiare tutto quello che è stato registrato su questo computer, e che ci ha spiegato come sbloccarlo quando si era fermato la prima volta.»
Mauro rifletté per alcuni secondi. Poi parlò di nuovo: «Bene. Che tu sappia è ancora collegato?»
«Be', questo non lo so. Ma anche se fosse...?»
«Uhm, non credo sia ancora collegato in effetti, sarebbe piuttosto inutile. E comunque è meglio ipotizzare che non lo sia. Sai mica se questo tizio ha un sito internet?»
«Veramente non... aspetta, certo che ce l'ha! Me l'ha detto qualche giorno fa, quando abbiamo finito di visionare i filmati. Dovrebbe essere questo...» lo scrisse su un foglietto.
Porse il foglietto a Mauro che lo esaminò rapidamente: «Eccolo. www.ilmario.it, sembra un sito interessante.»
«Scusa, ma cosa ti serve il nome del sito?»
«Vedi, se il tuo amico Mario è così sveglio come mi dici, sicuramente ha messo sul suo sito qualche programma di controllo contro le intrusioni. E io voglio semplicemente far scattare questo agent per avvertirlo.»
«Agent?» chiese Gianni.
«Sì, agent: sono programmi che controllano determinati aspetti di un computer e che quando si avverano certe condizioni fanno cose, come mandare una mail, far suonare un allarme o cose del genere.»
«Come dei cani da guardia, o dei controllori.»
«Esatto, e adesso vediamo se riesco a stimolarlo.»
Stefania si intromise: «Ma come fai a sapere come farlo?»
Mauro scoprì i denti in un sorriso amaro: «Nella mia vita fuori di qui ero un matematico, e sui computer ci devo... ci dovevo lavorare ogni giorno.»
A Paola non era sfuggita la correzione. Abbracciò Mauro e lo aiutò ad andare zoppicando verso il piccolo terminale. Una tastiera davanti allo schermo sembrava non aspettare altro che di essere usata.
«Innanzi tutto sblocchiamo il computer, tanto temo che nessuno stia a guardare cosa combiniamo qui.» Rispose premendo la lettera “S” e il tasto invio.
Quindi iniziò a lavorare velocemente, continuando a parlare per spiegare cosa stava facendo: «Ecco, adesso blocco tutte le registrazioni video, così evitiamo di crearne di nuove e di coprire quelle che ci sono state fino a ora. Non credo che si veda la zona dove è stato ucciso Gianluca, ma meglio avere prove a favore che non averne, no?» Si girò a mezzo verso Paola e le disse: «Tesoro, riesci a procurarmi una sedia?» I tre adulti cercarono per la stanza e trovarono un piccolo sgabello, non troppo alto per la verità, ma Mauro sembrò gradire parecchio anche se gli toccava lavorare con le mani quasi all'altezza del viso.
«Grazie. Stefania, dammi il nome di qualcuno che possa venire in nostro aiuto e di cui ti fidi.»
La poliziotta non ci pensò neanche un attimo e fornì il nome a Mauro, che tornò a trafficare: «Allora, vediamo se ricordo bene la tabella dei codici...» Continuò per diversi minuti a trafficare con il terminale. Saltuariamente dal grosso computer sembravano arrivare rumori sinistri, ma alla domanda di Stefania, Mauro rispose che era tutto abbastanza normale, considerando la scarsa manutenzione della macchina.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, Mauro premette il tasto invio, rimase a guardare il video e infine si girò verso i suoi compagni: «Bene, il programma è pronto, testato e avviato. Adesso non possiamo fare altro che sperare che il tuo amico sia davvero sveglio come mi hai detto... Purtroppo non ricordavo una cosa e ho dovuto improvvisare.»
Stefania era titubante: «Uhm, sveglio è sveglio... ho solo paura che sia un po' distratto...»
Intanto nel piccolo schermo scorrevano strane informazioni:

Codice: Seleziona tutto

PING 74.125.83.82 83(60) bytes of data. PING 74.125.83.82 79(60) bytes of data. PING 74.125.83.82 78(60) bytes of data. PING 74.125.83.82 79(60) bytes of data. PING 74.125.83.82 32(60) bytes of data. PING 74.125.83.82 83(60) bytes of data. ...
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Messaggio da overhill »

Solo per amore di precisione, "salvate le nostre anime" è una delle possibili interpretazioni della sigla S.O.S. (Save Our Soul) :)
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Messaggio da Blu »

overhill ha scritto:Uh, ero convinto che l'avessi già letta, Blu... :)
Possibile che non me ne ricordi :O_o: ?


Edit:
► Mostra testo
Letta questa online, intanto :) .. ero certa che in un modo o nell'altro Mario c'entrasse nella possibile via di salvezza :D , sia che fosse per il tentativo di contattare Stefania che per altro :) .. non vedo l'ora di leggere cosa accadrà :D
overhill ha scritto:Solo per amore di precisione, "salvate le nostre anime" è una delle possibili interpretazioni della sigla S.O.S. (Save Our Soul) :)
Non lo sapevo, mi piace come "scelta" per il titolo del capitolo :D ; ho intravisto nella prima pagina i titoli dei nuovi capitoli (non so se sono lì da molto [:^] , ci ho fatto caso solo ora leggendo "Un gentile omaggio" come titolo dell'ex epilogo :) ) .. la storia si fa nuovamente intrigante :D , Ansia dice che non vede l'ora [:^] (non so se di leggerli qui o di correre a casa a controllare la posta di ASP :asd: )




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