[Romanzo] Dove la notte (a capo) inizia

Voi vivreste nel buio?

Condividete le vostre creazioni: disegni, fumetti, racconti, 3D, foto, musica o altro ispirati a TR e non / Show here your creations: art, paintings, comics, literature, 3D, photo, music or other inspired or not to TR
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doppiaelle
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Messaggio da doppiaelle »

Lo sai che non l'ho mai fatto? :D .... adesso ci provo :wink:

fatto... speriamo bene e incrociamo le dita :asd: :asd:




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overhill
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Messaggio da overhill »

:approved:
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Messaggio da overhill »

7. Esplorazioni

Barbara si stava proprio annoiando.
Dopo avere mangiato quegli odiosi spaghetti era andata in camera sua per controllare il trucco e, soprattutto, per togliersi da quel mucchio di sfigati.
Be', in verità un paio di elementi interessanti c'erano.
Per esempio quello che il negro chiamava «il Boss.» Bell'uomo, magari un po' in là, ma secondo la sua esperienza i vecchietti erano spesso fonte di sorprese, specialmente a letto. E poi quelli con il potere l'avevano sempre attirata.
Anche quell'altro, il soldatino. Niente male: un bel fisico, e poi sembrava non essere un chiacchierone, e questo, in certi casi, poteva tornare utile.
Già, utile.
In fondo tutta la sua vita era stata impostata su quella parola: utile. Le amiche, si fa per dire, delle quali si era circondata da ragazza, a scuola: utili. I tanti che si era portata a letto (sì, perché lei li aveva scelti e non il contrario): utili. Perfino i suoi genitori, che avevano avuto il buon gusto di andarsi ad incastrare con la macchina sotto quel camion lasciandole un po' di soldi: utili.
Si alzò dalla poltroncina sulla quale si era buttata un po' di sghimbescio.
Si diede la millesima occhiata nello specchio, senza riuscire a decidere cosa fare. Stanca non era, quindi niente letto, almeno per dormire. Forse poteva andare a fare un giro per vedere se c'era qualche preda tra quelli sui quali aveva già messo gli occhi addosso.
Fece una smorfia appena accennata, per evitare le rughe: no, troppo presto. Doveva lasciarli bollire un po' nei loro ormoni, si era accorta di come la guardavano a tavola, se ne accorgeva sempre. Magari più tardi.
E adesso?
Uscì dalla stanza, indecisa sulla direzione da prendere.
Fece un giro nei bagni, entrò in un piccolo gabinetto pulitissimo con un'aria di disgusto, orinò, si pulì e uscì.
L' Area Comune Sud, come era indicato nel cartello, era di dimensioni piuttosto grandi, disseminata da tavolini e sedie, qualche divano, molti quadri e un televisore piatto di grandi dimensioni sulla parete. Andò nell'Area Comune Nord, ma non trovò nessuno, se non un arredamento uguale a quello visto prima.
Tornò nell'altra Area Sud.
C'erano moltissime riviste, ma non aveva proprio voglia di mettersi a leggere: di solito le veniva mal di testa quando ci provava.
Nell'angolo una porta con a fianco uno degli onnipresenti cartelli: “Scale”.
“Uhm, chissà dove vanno?” si chiese.
Abbassò la maniglia. La porta si aprì senza nessun cigolio sinistro. Un piccolo brivido le percorse la schiena: l'aria nel vano scale era più fredda.
Una delle rampe saliva per tornare, probabilmente, nella zona dei Saloni, se aveva capito la topologia dei locali. L'altra invece scendeva.
Barbara era indecisa. Certamente non amava cantine, topi e altre cose schifosissime come quelle. Però era curiosa.
Mise una mano sul mancorrente metallico e poggiò il piedino delicato, fasciato da una scarpa con tacco decisamente alto, sul primo gradino. L'urto produsse una leggera vibrazione non particolarmente spiacevole.
Iniziò a scendere i gradini lentamente, con una leggera sensazione di eccitante paura.
Dopo quattro rampe di scale, si trovò davanti a un'altra porta con il solito cartello: “-2”. Le scale finivano lì.
Spinse la porta.
Era completamente buio. In altri momenti sarebbe tornata indietro, ma qualcosa la spinse a proseguire. Alla luce del pianerottolo, che la porta aperta lasciava filtrare, vide un interruttore. Lo premette. Si illuminò un lungo corridoio che terminava con una porta sulla quale si intravedeva uno dei cartelli. Lungo il lato sinistro del corridoio si aprivano tre porte, anche queste contrassegnate da indicazioni.
Entrò nel corridoio. Fatti pochi passi la porta si chiuse dietro di lei con un leggero sbuffo, facendola sobbalzare. Le tre porte indicavano le diciture «Magazzino 1», «Magazzino 2» e «Magazzino 3.» Vicino a ogni porta un interruttore permetteva, presumibilmente, di accendere la luce dentro il locale.
Aprì la prima porta e accese la luce. Era una stanza grande, all'incirca cinque metri di larghezza per sei o sette di lunghezza. Era ingombra di tavole di legno, attrezzi da carpentiere e altri oggetti. Uscì e chiuse la luce.
Il Magazzino 2 conteneva alcuni divani rotti e alcuni mobili dall'aria vecchia.
Il Magazzino 3 era praticamente vuoto.
“Interessante questo posto, non è male per nascondersi” si disse la ragazza con un brivido di eccitazione.
Il cartello sulla porta al fondo del corridoio la incuriosì.
“Celle Frigorifere”.
Spinse la porta.
La stanza successiva era più larga del corridoio che aveva percorso di circa un metro, abbastanza comunque per essere notata da Barbara che non era normalmente molto interessata all'architettura.
Sulla parete di sinistra c'erano due porte, che portavano alla “Cella 1” e alla “Cella 2”.
Le porte erano fatte in modo diverso da tutte quelle che aveva visto fino a quel momento. Avevano una maniglia che si doveva tirare per poter aprire, come nei vecchi frigoriferi degli anni settanta.
Barbara ebbe una piccola fitta al cuore ripensando al grosso frigo bianco avorio che troneggiava nella cucina della casa dove abitava con i suoi. Lei piccolissima, arrivava a malapena alla maniglia e comunque sapeva che le era proibito aprire il grosso elettrodomestico. La mamma l'aveva terrorizzata dicendo che dentro c'era “il babau del ghiaccio”, che aspettava solo che le bambine cattive aprissero il frigo per poterle rapire e portare nel Paese dell'Inverno, dove lui era il re, e dove ogni sera si mangiava una bambina cattiva.
Dio, quanto si era spaventata! Se l'era portata dietro per anni quella cosa, anche da ragazza, mangiare un gelato le dava sempre un brivido.
Anche piacevole, in fondo, essendo comunque una cosa proibita.
Barbara fece un sorrisetto ironico, appena accennato, giusto per evitare le rughe, poi aprì con decisione la porta della “Cella 2”.
Mise la testa dentro.
A occhio la cella era lunga come i Magazzini, ma forse erano leggermente più strette. Poteva anche essere un'illusione ottica, causata dal biancore della sottile patina di ghiaccio che ricopriva ogni cosa.
Faceva freddo lì dentro. Alla sua sinistra c'era un interruttore con una targhetta grigia, e a fianco un grosso termostato che indicava i -4°. Ogni parete era coperta da scaffali sui quali c'era praticamente ogni tipo di cibo. Non se ne intendeva, ma la scorta poteva durare per parecchio tempo, forse anni. Ovviamente dipendeva da quante persone doveva servire.
Entrò.
Fece due passi, poi si rese conto della stupidata che stava facendo.
Si girò di scatto pronta a tornare indietro di corsa.
Fortunatamente la porta era rimasta aperta e non sembrava avere nessuna intenzione di chiudersi.
Emise un sospiro di sollievo e si girò nuovamente per addentrarsi tremando leggermente nella stanza, senza accorgersi che la porta aveva iniziato lentamente a chiudersi.
Fece qualche passo, osservando le decine di confezioni di cibo surgelato, di sacchetti di carne, di verdure secche, di gelati, di...
STUMP!
La porta si era chiusa.
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overhill
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Messaggio da overhill »

Gianluca stava terminando di estrarre dalla grossa lavatrice i piatti che erano appena stati lavati e sterilizzati, quando una piccola luce rossa e lampeggiante aveva attratto la sua attenzione.
La cucina nella quale si trovava era un locale enorme, per essere adibita a sala di preparazione cibi, anche se probabilmente questo dipendeva dal fatto che lui non aveva mai visto una cucina industriale. La parte centrale era costituita da diverse aree di lavoro in acciaio inossidabile che luccicavano come nuove; anzi, erano nuove. Su una parete erano presenti alcuni lavelli e altri piani di lavoro con numerosi attrezzi da cucina, alcuni forni a microonde e diversi altri utensili elettrici.
Oltre alla grande porta che metteva in comunicazione con la stanza da pranzo, era presente un'altra porta che conduceva, a quanto diceva l'onnipresente cartello, alla Dispensa, un locale di dimensioni generose, nel quale erano accatastate diverse derrate alimentari, per lo più in scatola. Un'altra porta invece portava al piccolo corridoio che conduceva alle scale.
Vicino a questa seconda porta erano presenti alcuni indicatori che Gianluca non aveva ancora avuto modo di osservare attentamente. Uno di questi, un cartello con la dicitura «Cella 2», aveva una luce rossa che lentamente stava lampeggiando, emettendo contemporaneamente un ronzio basso ma decisamente percettibile.
Il giovane si avvicinò alla luce lampeggiante.
«Cella 2?» si disse a bassa voce, «e cosa cavolo sarebbe?»
Si guardò intorno, preoccupato che qualcuno potesse udirlo parlare da solo, ma in quel momento non c'era nessuno. Osservò meglio il cartello. Oltre alla dicitura” Cella 2” a caratteri piuttosto grandi, era presente una seconda riga con diciture scritte in piccolo. Gianluca si avvicinò e lesse: «Piano -2, Area Celle frigorifere»
“Accidenti, meno due vuole dire che c'è un altro piano sotto la zona delle stanze da letto” rimuginò tra sé.
C'era un altro cartello con la scritta “Cella 1, Piano -2, Area Celle Frigorifere”, la cui spia emanava una tranquilla luce verde fissa.
Sulla destra di ogni luce c'era anche un indicatore con la temperatura. Quello della cella 1 indicava i -4°, mentre l'altro era sopra lo zero di un paio di gradi.
«O porca vacca» si disse a mezza voce «spero non si sia rotto, altrimenti dovremo spostare tutto da una cella all'altra e non ho proprio idea se sarà possibile farlo. Forse è meglio sentire Luca.»
Sperando di risolvere facilmente quello che sarebbe potuto diventare un problema, usci dalla cucina asciugandosi le mani, diretto verso l'officina, dove sperava di incrociare John, come l'aveva ribattezzato Emilio.
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overhill
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Messaggio da overhill »

Luca non sentiva più i passi sulle scale da qualche minuto.
Curioso. La sensazione che aveva avuto era di allontanamento, ma lui si trovava al piano superiore rispetto al piano delle camere, e non gli sembrava che ci fosse un piano di sotto. A meno che la persona non stesse salendo. Da dove si trovava lui non poteva vedere chi passava nel corridoio, ma era quasi convinto che avrebbe sentito i passi, fosse passato da lì.
Molto curioso.
Decise che era meglio fare un controllo, giusto per sicurezza. In fondo nessuno aveva parlato di un ruolo da «ufficiale addetto alla sicurezza» e lui non ne aveva accennato per non creare una situazione di tensione, ma qualcuno doveva pur prendersi il mal di pancia di controllare che nessuno si facesse male. A sé o agli altri.
Entrò nel vano delle scale e percorse le due rampe che lo condussero al pianerottolo dove si trovava la porta che indicava il “Piano -1, Zona Notte”.
Le scale continuavano a scendere. Probabilmente la persona che aveva deciso di usare le scale era scesa da lì.
Altre due rampe e si trovò direttamente davanti a una porta simile alla precedente, il cui cartello indicava come si trovasse all'entrata del “Piano -2, Zona Magazzini”.
Aprì la porta e vide il lungo corridoio illuminato dalla luce dei neon.
Lo percorse lentamente, fermandosi ad aprire ognuna delle tre porte che conducevano ai magazzini, per controllare che non ci fosse nessuno.
Arrivato al fondo aprì l'ultima porta che conduceva alla “Zona Frigoriferi”.
Nell'area si aprivano solo due porte, la “Cella 1” e la “Cella 2”. Osservò le due finestre minuscole che permettevano di osservare le celle all'interno, ma non notò niente di particolare, se non che quella della Cella 2 sembrava essere stata come passata con uno straccio, a giudicare dai segni che riportava.
Lo inquietava un poco quel posto. Reprimendo un brivido oltrepassò la zona delle celle aprendo la porta successiva, dove trovò altri tre magazzini sulla sinistra, contrassegnati dai numeri 1, 2 e 3. Ognuno di essi conteneva diverso materiale di scarto, a giudicare dallo stato in cui si trovavano i vari oggetti. Osservò gli oggetti con occhio tecnico, facendosi un appunto mentale sull'eventuale possibilità di utilizzare le varie parti come pezzi di ricambio di emergenza.
Al fondo del corridoio, specularmente al primo che aveva percorso, un'altra porta conduceva alle scale. Salì due rampe fino a trovarsi al “Piano -1, Zona Notte”. Altre due rampe e risalì al piano della Zona Giorno.
Aprì la porta e si ritrovò nella Cucina, che lui non aveva ancora visto. Non c'era nessuno in quel momento, per cui decise di tornare nell'Officina.
Passando per il soggiorno vide Francesca e Mauro intenti a confabulare tra loro, seduti sullo stesso divano.
Sorrise tra sé immaginando il dialogo tra i due ragazzi.
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overhill
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Messaggio da overhill »

Questa pubblicazione mi sta permettendo di ricontrollare per la millesima volta il racconto, e trovare dei piccoli errori di logica oppure dei rimasugli di precedenti "versioni".
Uno di questi è legato a un intervento che ho fatto sulla disposizione dei locali: se guardate il disegno della pianta della zona giorno, noterete che l'Officina e la Cucina sono esattamente due zone speculari. Nella prima versione questi due locali avevano un accesso diretto ai due vani delle scale. Dopo avere scritto parecchia roba, ho pensato che la cosa aveva poco senso, perché i vani scala sono generici, mentre le due aree sono "specializzate".
Così ho accorciato di un metro circa i due locali, creando due corridoi di alcuni metri che portano dal Soggiorno e dalla Sala da Pranzo alle due porte delle scale.
In questi tre "capitoli" c'è una descrizione dettagliata dei movimenti di Barbara, Gianluca e Luca, e nelle puntate dei prossimi giorni il "giro turistico" continua, per cui potreste trovare dei riferimenti a passaggi che non ci sono, anche se mi sembra di averli "allineati" tutti :)
Allegati
Ecco la prima versione della Zona Giorno
Ecco la prima versione della Zona Giorno
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doppiaelle
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Messaggio da doppiaelle »

Ho stampato la copia e l'ho anche fascicolata ..... stasera posto una foto :D




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bashira
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Messaggio da bashira »

Il collegamento tra il sistema a casa del dottor Fantini e il piccolo e vetusto PC a casa di Stefania richiese solo un paio di ore, compreso il trasferimento dei tre ragazzi tra le due case.
cosa mi sono persa? e la signora? qui c'è qualcosa che mi lascia perplessa.

La risoluzione del passaggio mi sembra troppo veloce e fa quasi dimenticare che i ragazzi non sono in casa propria . Mi spiego meglio: Stefania e Gianni sono a casa della signora Fantini ( splendida nella sua stralunata persona, mi sembra di vederla leggendo, :D ), fanno tutto con estrema comodità , in fondo la signora è un po' sciroccata, e non fa proprio caso a loro.. però poi arriva pure l'amico tecnico ( chi lo ha fatto entrare? la signora, loro stessi? ) che li aiuta a risolvere il rebus dei pc e poi dopo due ore sono a casa di Stefania con un collegamento bell'e pronto.. NOn mi sembra molto realistico: la povera signora Fantini è scomparsa così, tra i suoi gerani annegati e non compare più nemmneo per accomiatare i giovani investigatori? :D Forse la conclusione di questa prima parte la elaborerei in maniera diversa, per non dare la sensazione di " pezzi persi strada" dal lettore ( almeno per quanto riguarda me, sono tornata indietro a rileggere perchè non capivo più dove'rano e cosa facevano .. Ovviamente è un parere del tutto personale :approved: Magari ad altri lettori questa sensazione non è venuta [:^] )

Iniziata la lettura della seconda parte :) ( a Over, lo so che so' lenta.. ma che ci vuoi fare
:asd: è l'età..)




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overhill
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Messaggio da overhill »

Uhm, mi sembra una considerazione corretta, invece :)

Il "rebus" del piccolo computer, e della password per entrare, lo risolvono Stefania e Gianni.
L'intervento dell'amico tecnico è solo di tipo logistico, visto che il problema iniziale è quello di spostare il contenuto del grosso computer su un altro per dare la possibilità a Stefania di controllare il contenuto. E' lo stesso tecnico a far notare che ci si può collegare dalla casa della ragazza, evitando di spostare "tonnellate" di dati .
L'arrivo dell'amico senza passare dalla vedova Fantini direi che ci può stare, visto come la donna vive la sua esistenza; però un accenno al fatto che non si accorge di nulla si può aggiungere, giusto per tacitare i "criticoni" come te :asd:

E poi non è detto che la sparizione della signora Fantini non sia voluto... leggi, leggi... ;)
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Uhm, mi sembra una considerazione corretta, invece :)

Il "rebus" del piccolo computer, e della password per entrare, lo risolvono Stefania e Gianni.
L'intervento dell'amico tecnico è solo di tipo logistico, visto che il problema iniziale è quello di spostare il contenuto del grosso computer su un altro per dare la possibilità a Stefania di controllare il contenuto. E' lo stesso tecnico a far notare che ci si può collegare dalla casa della ragazza, evitando di spostare "tonnellate" di dati .
L'arrivo dell'amico senza passare dalla vedova Fantini direi che ci può stare, visto come la donna vive la sua esistenza; però un accenno al fatto che non si accorge di nulla si può aggiungere, giusto per tacitare i "criticoni" come te :asd:
si tutto l'ambaradan della password ecc lo avevo capito.. Solo mi pareva strano far sembrare he questi adesso stiano facendo talmente i loro comodi a casa della povera stralunata.. che ci manca poco che organizzano pure un pigiama party :asd:




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Messaggio da doppiaelle »

Ieri ho finito i primi capitoli e sono arrivata a casa del morto, con la vedova che mi svolazza attorno :D

Spero oggi di rimettermi in pari :approved:




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Messaggio da doppiaelle »

Mi sono rimessa talmente in pari che.... sono arrivata al primo decesso :shock: :shock:




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Messaggio da overhill »

Ah be', ma anche noi qui ci siamo quasi... :)
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Ah be', ma anche noi qui ci siamo quasi... :)
detta così è un po' macabra, over :asd:




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Messaggio da doppiaelle »

già... vi aspetto così facciamo un funerale unico :asd: :asd:




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