[WIP] Il Condominio

[overhill]

Urka, ottime idee!

La telecamera è già presente nella copertina di "Dove la notte inizia", ma nessuno vieta di usarla in altro modo che non sia frontale...
L'idea della scheda di memoria invece mi piace un sacco!

Adesso vado a cercarmene una e ci gioco un po'

[Walrus]

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Guest Reviewer (6)

[overhill]

Una cosa curiosa

Come penso saprete, non ho un metodo di lavoro che preveda la pianificazione fin nei minimi particolari delle mie storie. A parte l'ambientazione, il dettaglio dei personaggi, quello che avviene è di solito frutto dell'improvvisazione, nel senso che racconto quello che i miei personaggi decidono di fare.
Ho cominciato a scrivere la storia e ho pensato che sarebbe stato interessante farla iniziare, per adesso, dall'assegnazione del famoso compito a casa che porterà i nostri cinque eroi nel Condominio.

Be', la cosa strana, curiosa, forse inquietante, è che il racconto ha preso subito una piega da commedia, molto leggero... giudicate voi.

L'istituto Tecnico Filippo Abbiati non era certo famoso per le sue strutture avveniristiche. La stanza che conteneva la IV F aveva i muri di un colore verde stanco che più che indurre alla tranquillità spingevano all'apatia, la lavagna aveva diverse scheggiature che rischiavano spesso di confondere quello che ci si scriveva sopra, i banchi avevano visto passare generazioni di studenti e, a giudicare dal loro stato, la maggior parte di questi era armato di un coltellino con il quale diffondere il proprio pensiero, in un accavallarsi di mode, a partire dai cuoricini con le iniziali fino ad arrivare ai più recenti “TV1KDB”.
La giornata era andata benissimo fino a quel momento, almeno secondo l'opinione della maggior parte dei presenti, e proprio mentre le ultime ore stavano lentamente traghettando tutti verso il suono della campanella, la professoressa Folliero decise di rompere la monotonia, oltre a diverse altre cose.
«Bene, parliamo del progetto per le vacanze» aveva esordito appena entrata nell'aula.
Gli sbadigli che l'avevano salutata all'ingresso si erano tramutati in sguardi preoccupati.
Il primo a riprendersi dalla sorpresa fu il solito Parenti, che dalla sua posizione al centro della stanza espresse il pensiero di tutti: «Quale progetto, prof?»
Continuando a preparare il materiale per la lezione, l'insegnante scoccò un'occhiata circolare e in tono innocente rispose: «Non ve ne avevo parlato? Mi sembrava di sì. Comunque non importa: visto che non vi avevo ancora dato i compiti per queste vacanze di Pasqua, ho pensato che vi avrebbe fatto bene elaborare un progetto a gruppi».
Si fermò un istante, per valutare la reazione. Che non ci fu.
«Vorrei che vi organizzaste in gruppi di cinque persone, e che preparaste un progetto che parli della vostra città. Va bene qualsiasi cosa: un manuale di sopravvivenza urbano, un progetto di edificio pubblico, una relazione su un parco, un documentario, un libro fotografico...»
Forse sarebbe andata avanti per parecchio tempo a elencare progetti impossibili per la maggior parte dei ragazzi, ma venne interrotta dal loro vociare, dal tono inequivocabilmente contrario.
«Ma prof, accidenti, mancano due ore alla fine delle lezioni, prima delle vacanze! Ormai non facciamo più in tempo!» dissero quasi all'unisono tre voci diverse provenienti da posizioni piuttosto lontane tra di loro. Tra queste si inserirono altri commenti, come «Ma io vado in campagna», «Devo andare a trovare i parenti», «Abbiamo già organizzato per pasquetta», e molte altre dal tono e dal contenuto simile.
La prof alzò le mani invitando i ragazzi a calmarsi, e attese che le voci si abbassassero a un volume sufficiente a lasciarla parlare: «Buoni, buoni, state buoni un attimo».
Quando finalmente scese un silenzio offeso, continuò: «Due ore sono più che sufficienti per formare i gruppi. Voi siete 25 per cui anche i meno bravi in matematica dovrebbero sapere quanti gruppi di cinque persone si possono fare».
Per confermare quest'ultima affermazione, la voce di Pantileo dall'ultima fila chiese: «Perché proprio gruppi di cinque?»
La prof alzò gli occhi al cielo comicamente: «Perché il numero venticinque è divisibile solo per cinque, per cui, a meno che qualcuno non voglia fare a meno di una percentuale del proprio corpo per dividersi tra gruppi diversi, cinque elementi è il numero ideale».
«Posso scegliere quale parte del mio corpo voglio condividere, prof?»
Tutti risero a questa battuta, e anche la professoressa non riuscì a trattenere un ghigno: «No, Amati, ma potremmo fare un referendum e mettere questa scelta ai voti».
Per alcuni minuti seguì un rimpallo di battute sulle possibili parti anatomiche del collega si potevano eventualmente dividere, e chi ne avrebbe potuto beneficiare.

Mi piace, certo, ma mi chiedo se un inizio così leggero e allegro si sposa bene con quello che ho in mente per il seguito (e che non posso anticiparvi, ma penso proprio possiate immaginarlo!).

Che ne dite?

[Walrus]

A me un inizio leggero non dispiace, così come non mi dispiace un inizio cupo che va man mano ad allegerirsi (in altri frangenti... non posso dire di più ). Metti il lettore in una posizione di "tranquillità", salvo poi, magari, prenderlo a calci nello stomaco quando progressivamente la cosa si fa sempre più spaventosa o drammatica...

Nell'ultima frase cmq c'é qualcosa di strano nella costruzione...

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Guest Reviewer (6)

[overhill]

Ah, probabile che ci sia qualcosa di strano!

Questa è la primissima stesura, non ho ancora fatto nessuna correzione, è proprio il materiale "grezzo"

[overhill]

Opporca miseria, Walrus: mi hai dato un'idea geniale!

[Walrus]

lol Ossia?

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Guest Reviewer (6)

[overhill]

Inizio allegro, pugno nello stomaco, spiegazione e rilassamento, nuovo inizio allegro...
E il "pugno nello stomaco" è il preludio di alcune cose che capiterannno a uno dei cinque...

[Walrus]

Non ci crederai, ma mentre scrivevo quel messaggio, avevo intenzione di suggerire qualcosa di tremendo nei confronti di uno dei personaggi (magari proprio uno dei più simpatici)

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Guest Reviewer (6)

[overhill]

Eh eh, guarda cosa è saltato fuori

«Posso scegliere quale parte del mio corpo voglio condividere, prof?»
Tutti risero a questa battuta, e anche la professoressa non riuscì a trattenere un ghigno: «No, Amati, ma potremmo fare un referendum e mettere questa scelta ai voti».
Per alcuni minuti seguì un rimpallo di battute su quali parti anatomiche del collega si potevano eventualmente dividere, e chi ne avrebbe potuto beneficiare.
La Folliero osservò i ragazzi per qualche istante, continuando a sorridere leggermente. In fondo anche loro, dopo cinque ore di lezione, potevano avere bisogno di sfogarsi un po'.
Quando decise che poteva bastare, batté le mani per richiamare l'attenzione: «Dai, ragazzi, adesso basta. Vediamo di risolvere la questione gruppi». Si chinò a recuperare la sua fidata borsa, una specie di sporta enorme che sembrava poter contenere un numero imprecisato di oggetti di qualsivoglia dimensione.
Con un movimento fluido estrasse una pistola e la puntò verso Amati: «Ma perché fare un referendum? Ci posso pensare io».
Contemporaneamente si udì un rumore sordo, una fiammata uscì dalla canna della pistola e la testa di Vittorio Amati, dall'altra parte dell'aula, esplose.
La porta si spalancò di colpo e Gina, la bidella, osservò con la bocca spalancata la parete ricoperta di sangue e brandelli di cervello; quindi piantò gli occhi in quelli della professoressa e minacciandola con l'indice gridò: «Accidenti, professoressa! Adesso devo pulire io il casino che ha fatto lei!»

[overhill]

E, in spoiler, il prosieguo

► Mostra testo

«AH!»
Alessia si alzò di scatto dal letto.
Un altro maledetto incubo. Stavano peggiorando, decisamente peggiorando. Ma non poteva certo parlarne con chiunque. Cosa avrebbero pensato di una che sogna la morte dei suoi compagni? E di Amati poi, dopo che l'aveva presa in giro davanti a tutti e lei era scoppiata a piangere.
Cosa avrebbero mai pensato?
Si girò verso la parete. Sopra il letto campeggiava un crocifisso di dimensioni generose. Lei lo guardò per qualche secondo.
Poi chiuse gli occhi e unì le mani: «Signore, ti prego: aiutami. Ti prego, mio Signore: aiutami».
Ripeté questa litania per qualche secondo, fino a quando non si sentì più calma.
Si rimise sotto le coperte e, con un po' di fatica, si riaddormentò.

[Lory78]

Un incubo che potrebbe diventare realtà? Interessante

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Platinum Reviewer (434 ) :: Best Reviewer Jan - Nov 2021 :: | Silver Award 17 - 20 || Bronze Award 15 - 16 - 18|

[Walrus]

Graaaande

Se per di più riesci a far capitare 'sta cosa a fine pagina (quindi il tuo spoiler lo metti alla pagina successiva) è assolutamente fantastico

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Guest Reviewer (6)

[overhill]

Eh eh, nella seconda pagina deve capitare, subito dopo, anche questo

► Mostra testo

«Porca puttana!»
Gianni si ritrovò seduto sul letto.
Come se non bastasse l'incubo, adesso aveva anche male alla schiena, causato probabilmente da qualche stiramento. Il colpo di reni era stato repentino, e causato dalla reazione involontaria alla scena della testa di Amati che si spargeva sulla parete.
Si alzò dal letto. Andò fino alla sua scrivania e aprì un cassetto: dentro navigavano diversi e disparati oggetti. Tra questi riuscì a trovare un tubetto di Voltaren tutto schiacciato. Lo aprì e si mise un po' di gel sulla mano, lo distribuì sfregandosi i due palmi tra di loro, e, con qualche fatica, si massaggiò la schiena, facendo assorbire il medicinale.
Mentre aspettava che il prodotto facesse effetto, aprì un piccolo quaderno. Cercò la prima pagina libera, e ci scrisse un numero cerchiato nella parte superiore.
Prese una biro e cominciò a scrivere: «Un altro incubo del cazzo...»

[overhill]

E, quasi quasi, ne aggiungo anche altri tre che devo ancora scrivere, su quello che fanno i nostri cinque eroi alla stessa ora della notte...