Sal, ho letto molto attentamente quello che hai scritto e ho riconosciuto in te parecchio di com'ero io tre o quattro anni fa. Purtroppo non so darti la "ricetta" di come ne sono uscito, di sicuro ho fatto un gran lavoro su me stesso, ma penso anche che molte consapevolezze siano arrivate da sole al momento in cui dovevano arrivare, che esso fosse giusto o sbagliato. Ognuno di noi deve trovare la sua strada e il più delle volte bisogna farsi male, cadere e rialzarsi prima di trovare quella giusta... e anche quella, non è detto che sia esente da rischi e ombre.
Tuttavia, ti posso dire alcune cose che, penso, valgano comunque anche per te.
Per quanto riguarda la questione università-lavoro, ti posso dire che purtroppo è una piaga della nostra generazione che si trova a far da cuscinetto tra chi è venuto prima e chi verrà dopo. Tutti i sistemi politici ed economici dal secondo dopoguerra in poi hanno fallito, la società è sopravvissuta anziché vivere come avrebbe dovuto, e oggi, di fronte al triplicarsi demografico è sempre più difficile per noi emergere.
Personalmente, ad esempio, mi sono laureato con due anni di ritardo dovuti a un'infelice scelta iniziale, ho preso infinite specializzazioni e ho lavorato sempre in maniera saltuaria, sottopagato e con gente del cacchio; le esperienze più terribili, paradossalmente, sono state quelle nel mio campo, i beni culturali, mentre ho trovato infinitamente più dignitose e strutturate quelle che mai avrei creduto di fare, come il call center. Tra un'oretta andrò a fare l'esame per l'ennesima specializzazione (guida turistica) e so già che difficilmente la userò mai per lavorare. Va così, purtroppo: l'importante è non rassegnarsi.
Parlando giorni fa con mio zio, economista, gli ho confessato un po' la mia paura nel futuro, ma lui mi ha detto che l'età media per trovare un posto fisso si è alzata vertiginosamente: se prima a 30 anni avevi già un cospicuo fondo pensione, oggi è praticamente impossibile avere un contratto dignitoso prima dei 45-50. Anche in questo caso bisogna tenere duro, perseguire i propri obiettivi e lottare per raggiungerli, cercando di cogliere tutte le occasioni (ovviamente solo quelle meritevoli) per formarsi e crescere, sia professionalmente che, soprattutto, a livello personale. Ringrazio mille volte tutti gli str... che ho trovato sul mio cammino, perché mi hanno insegnato molte cose e reso ben più forte di quanto non fossi prima di conoscerli.
Comunque, Sal, a fronte di tutto questo discorso, quello che mi preme dirti è che se ne senti il bisogno è bene che tu chieda aiuto. Non sul forum di Asp o di Lady Gaga o di chicchessia: intendo proprio aiuto professionale, da uno psicologo che ti aiuti in un percorso serio e strutturato.
Alcune delle frasi che hai scritto sono molto forti, anche a volerle prendere come uno sfogo estemporaneo: sono le classiche frasi che potrebbero essere prodromi di una crisi personale, se non di uno stato depressivo. Se le senti davvero, se non le hai scritte solo per attirare la nostra attenzione (cosa che di per sé non è negativa, finché qualcuno dà loro il giusto peso
), ti consiglio vivamente di riferirle a qualcuno. Se non hai soldi, se vuoi mantenere l'anonimato e non coinvolgere amici e familiari, rivolgiti alla ASL del tuo paese... ma fallo. Anche perché eseguire un percorso con un professionista non significa essere pazzi o malati di mente: significa volersi bene e prendere atto della propria necessità di conoscersi a fondo. E' un percorso duro, ma alla fine ti assicuro che ne vale la pena: io ho fatto sei mesi d'analisi cinque anni fa e mi sento totalmente cambiato... o perlomeno mi voglio molto più bene.
Perché alla fine sta tutto lì... non nel trovare lavoro, obiettivi, risorse e così via... anche perché, senza l'amor proprio, non si raggiunge nessuno di essi.
Spero di non essere stato troppo duro: ti assicuro che ti ho scritto come avrei parlato a un amico o a un fratello.
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