A-ah! Vedo che siete tutti qui intorno al falò per ascoltare un'altra storia piena di avventura, misteri irrisolti ed enigmi intriganti!... No in realtà non vedo nessuno, ma pazienza, io inizio a raccontare lo stesso, magari forse qualcuno arriva (anche solo per cuocere due salsicce).
Dunque. Ero dal prof Eddington per cercare di trovare informazioni su Excalibur e i blocchi di pietra sparsi in tutto il mondo, dopo che avevo scoperto quanto gli antichi artefatti fossero stati prodotti da un'antichissima versione dell'Ikea a partire dallo Scion di Atlantide ("Scion" non sarebbe un brutto nome per un comodino o un letto dell'Ikea), con qualche problema nell'imballaggio, dato che erano sparsi per tutto l'orbe terracqueo.
(continua in spoiler)
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Così iniziai a consultare un testo sull'America Latina e lì trovai delle notizie riguardo un antico tempio con immagini molto simili a quelle del Tempio di Mabudu Gorge. Che interessante coincidenza! Soprattutto se, oltre a queste notizie e immagini, c'era un riferimento a una misteriosa pietra dagli straordinari poteri, forse un orb, forse un altro frammento del meteorite, chiamata Gemma di Smaith.
E se, oltretutto, questa gemma avesse potuto rivelarmi qualcosa in più sui blocchi di pietra?
La mia ricerca mi portò dal Sud America al Pacifico meridionale.
Il classico posto ricoperto di palme e di una giungla impenetrabile con in mezzo un vulcano attivo. Se non altro poteva andare benissimo per una vacanza.
Sorvolai con attenzione tutti gli anfratti con l'elicottero finché non notai una parete di pietra con le famose maschere: il tempio era lì. Lasciai l'elicottero nelle mani del pilota e balzai giù.
Non fu difficile entrare nel tempio: il problema fu uscirne vivi. Ovunque trappole micidiali e belve in agguato. E quando parlo di belve mi riferisco a bestie come tigri, cobra e qualche macaco furioso. Che ci faceva lì quella fauna? Senza dubbio erano fuori posto, ma ormai ci sono abituata. Dopo la sorpresa di vedere i leoni scorrazzare in un'antica chiesa nel cuore dell'Anatolia insieme a coccodrilli e gorilla (va be' che era dedicata a San Francesco e che il santo era particolarmente affezionato agli animali, ma mi pareva che questa volta avesse esagerato!) ormai non mi sorprendo più di nulla. Infatti lì avevo scoperto che, sotto la chiesa, sorgeva sopra un anfiteatro romano e le bestie probabilmente erano quelle usate tanto tempo prima per gli spettacoli e che poi erano riuscite a fuggire e a colonizzare la zona. Forse anche qui era naufragata una nave di contrabbandieri di animali o un circo... oppure che c'erano dei contatti tra la civiltà che aveva abitato l'isoletta e l'Asia meridionale e che questa civiltà avesse portato con sè delle bestiole come souvenir, ma queste poi erano tornate libere (e si erano mangiate gli abitanti dell'isola, dato che non c'era più anima viva tranne me!).
Il tempio si sviluppava all'interno della montagna e, agli ambienti sotterranei si alternavano vasti spazi aperti, con boschi e cascate vertiginose. Finché, ai piedi di una di queste, non trovai qualcosa: una leva che prometteva di sbloccare qualche meccanismo, ma la cosa non era affatto semplice, perché la leva era circondata dalle fiamme. Mi procurai ustioni di vario grado, ma alla fine ce l'ho fatta: ho aperto una nicchia nella parete del tempio e questa conteneva una pietra. Avevo trovato ciò che cercavo! Quasi, per la verità, dato che anche questa era circondata dalle fiamme. Mi procurai altre ustioni, ma alla fine la recuperai.
Però non era quella l'orb che cercavo.
Era una pietra semipreziosa, forse un silicato come il corindone, ma non aveva poteri soprannaturali (e le mie ustioni, ancora doloranti, me lo ricordavano ogni istante) e serviva solo come chiave per sbloccare un altro passaggio che conduceva ancora all'interno del tempio, questa volta molto più in profondità, rasentando i fiumi di lava che percorrevano la montagna e incontrando altre trappole e meccanismi pronti a schiacciarti, infilzarti, affettarti e, in sintesi, ucciderti in maniera orribile. Nonché le tigri o i cobra non appena ti avvicinavi a qualche area in superficie.
Se non altro in una di queste zone aperte e ricoperte da una fitta giungla ho trovato parcheggiato un quadbike, abbandonato chissà da chi, ma con le chiavi lì vicino, che mi ha aiutato a superare un profondissimo baratro e quindi a raggiungere (dopo una serie di altri pericolosissimi passaggi tra le trappole o al di sopra della lava bollente) il sancta santorum del tempio, dove, su un piedistallo era esposta la Gemma di Smaith.
Era quasi fatta, ma non potevo distrarmi: mettere un piede sulla pietra sbagliata avrebbe significato essere infilzati, affettati o schiacciati in maniera orribile.
Ma la scoperta più terribile fu rendersi conto che la gemma era illuminata dalla luce naturale che scendeva da una grata sul soffitto del tempio e, dopo averla raccolta, che bastava arrampicarsi dietro a uno dei pilastri di sostegno per trovare l'uscita!
Se fossi passata di là mi sarei evitata un sacco di fatica e di rogne!
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