Ora non cominciate a strillare, perché i demoni che abitano Sottomondo non hanno nulla a che vedere con quanto descritto da religioni od opere a carattere fantasy (non tutti almeno): la maggior parte di loro non vuole impossessarsi dell'anima o del corpo di nessuno, non vuole conquistare il nostro mondo per portarlo nell'oscurità, non vuole indurre nessuno a cadere nella perdizione e non tormenta neppure le anime dannate, ma vive pacificamente la sua esistenza nelle città e nei paesi di Sottomondo, più o meno come capita a noi, anche se le loro usanze, le loro abitudini e i loro costumi possono apparire alquanto insoliti, incomprensibili o surreali.
Forse è per questo che gli abbiamo affibbiato il ruolo di incarnazioni del Male, perché ciò che ci appare strano, diverso o incomprensibile diventa automaticamente molto brutto e cattivo.
In realtà Demon Smalls ha anche un notevole gusto estetico (anche se debbo dire che il senso del bello per i demoni differisce un po' dal nostro, ma, come dicevano gli antichi, "De gustibus..."), infatti la sua immensa magione è stata trasformata per buona parte in un museo d'arte, nel quale esistono anche numerose macchine ispirate a quelle disegnate circa un secolo fa da William Heath Robinson.
Il mio vecchio amico aveva intrapreso dei lavori di restauro del museo, ma ormai dovevano esere al termine e le gallerie d'arte erano state riaperte al pubblico, così andai a trovarlo e ne approfittai per poter fare una bella visita alla sua fornitissima collezione di dipinti e di altre opere di pregio.
Però al mio arrivo lo trovai estremamente avvilito: stava controllando che alcuni operai completassero gli ultimi lavori, ma, nello stesso tempo, era terribilimente angustiato perché la più complicata macchina da lui creata in omaggio a W. Heath Robinoson era ancora tutta imballata e nè gli operai, nè i suoi collaboratori e neppure lui stesso riuscivano a capirci qualcosa per farla funzionare.
Mi confidò di aver bisogno di un grande aiuto, forse addirittura del "Thinking Cap", il "Cappello Pensatore", per uscire da quella situazione e trovare le giuste idee per avviare la macchina.
Ricordavo di aver visto il Cappello Pensatore da qualche parte nell'edificio, mi pare fosse esposto nell'ala dedicata ai cappelli della modisteria (il palazzo era davvero molto vasto e, oltre alla parte più ampia dedicata alla galleria d'arte, c'erano anche altre aree in cui erano esposte varie curiosità, in fondo Demon Smalls era stato un gran viaggiatore e aveva vissuto un sacco di avventure con o senza di me). Il problema era che, a causa dei restauri in corso, l'accesso alla modisteria era chiuso. Dovevo trovare le quattro "Forme di Underworld" che erano le chiavi per aprirlo e andare a recuperare il cappello, se era davvero lì.
Per fortuna sapevo che le quattro Forme dovevano essere nel museo e, conoscendo Demon Smalls, dovevano essere state nascoste in qualche nicchia dietro ai quadri (ve l'ho detto: i demoni hanno abitudini insolite o surreali. Ma anche per loro in nostri usi e costumi sono incomprensibili). Così mi avviai per la galleria d'arte dove già si aggiravano i primi sparuti visitatori.
Ora devo sottolineare che io non riesco ancora a distinguere questi demoni l'uno dall'altro: passi per gli operai che hanno tute arancioni e casco antinfortunistico, ma se non fosse per il cappello a cilindro che Demon Smalls indossa abitualmente non lo riconoscerei dai visitatori del museo o dai vari collaboratori e dipendenti che si occupano delle macchine. D'altro canto la cosa è reciproca e anche a lui gli esseri umani paiono tutti uguali fra loro; addirittura, nei primi tempi in cui ci siamo conosciuti, mi apostrofava chiamandomi "ragazzo" e solo dopo lunghe e ripetute spiegazioni si è deciso ad accettare il fatto che in realtà io appartenga al sesso femminile. Ma nonostante questo ha ancora notevoli difficoltà a comprendere le differenze tra i sessi nel genere umano.
Ben presto mi resi conto, però, che raggiungere le quattro Forme di Sottomondo non sarebbe stata una passeggiata: le nicchie erano chiuse perché le macchine esposte nel museo erano ferme e tutti gli addetti e gli operatori se ne stavano quieti, pacifici e immobili, talvolta a fissare le macchine senza sapere come avviarle, talvolta rimasti "vittima" delle macchine stesse, come uno che fissava il proiettore di raggi demoniaca-divinorum e ne era rimasto ipnotizzato (sebbene un cartello avvisasse che poteva indurre in ipnosi le menti semplici), talvolta restavano seduti a poltrire beatamente oppure a leggere "Demon Today" (curioso, i giornali e le riviste dei demoni sono tutti stampati su carta nera, ma non c'è da sorprendersi che a loro piaccia il colore nero: anche le pareti del museo sono principalmente nere. Ciò non significa che vogliano conquistare il nostro mondo per portare l'oscurità, ma solo che hanno una diversa percezione delle frequenze luminose rispetto a noi).
In ogni caso dovevo dare una bella svegliata a quei pigroni e far ripartire tutte le macchine, se non altro per quei visitatori che erano venuti ad ammirarle.
Così, per prima cosa, feci arrivare una bella scossa elettrica ad uno che se ne stava seduto a poltrire: il piccoletto scattò in piedi e iniziò a pedalare di gran lena sul tapis-roulant su cui, fino ad allora, se ne stava beatamente accomodato, e così la sedia su cui stava un suo collega prese a girare vorticosamente lungo il bordo di una specie di ruota sospesa.
Il piccoletto che vorticava reggeva un asta terminante con un cristallo azzurro.
Quel complesso macchinario non era altro che una sorta di dinamo che produceva energia per un proiettore che sparò un fascio di luce azzurrina verso l'occhio di un demone in un ritratto rinascimentale (o almeno credo. Anche l'arte demoniaca ha avuto il suo periodo rinascimentale così come ha avuto il periodo impressionista o quello cubista. Solo che il loro stile rinascimentale ricorda vagamente il nostro espressionista).
La luce rimbalzò da lì su una serie di specchi fino alla sala adiacente dove aprì la nicchia che conteneva la prima delle Forme di Sottomondo: la Stella Gialla.
Poi mi occupai di un altro demone che se ne stava immobile pure lui su un tapis-roulant (ed era l'unico demone diverso di tutta la compagnia, dato che era rosso e aveva in testa un paio di graziosi cornetti): mi procurai un bel trancio di carne rancida, di cui so che il piccoletto andava pazzo, e gliela misi davanti grazie a un bastoncino fissato alla sua testa.
Non appena la vide il demonietto iniziò a correre come un disperato per riuscire ad addentarla e fece partire il tapis-roulant che attivò altri meccanismi del museo, tra cui l'apertura di un passaggio dove era custodito il "Quadrato Rosso" (un'altra delle Forme di Sottomondo).
Quindi liberai un altro piccolo demone da un peso da 16 tonnellate che teneva appoggiato sul capo mentre se ne stava diritto su un piedistallo, reggendo a braccia aperte contemporaneamente due bastoni con cristallo azzurro come se fossero l'asta di un equilibrista. In questo modo il piccoletto potè utilizzare uno dei due cristalli per chiudere un altro contatto.
Poi dovetti procurarmi una monetina da 1 Demon-Dollaro che, in mancanza di un cacciavite, poteva essere l'unico mezzo per riavviare una macchina che se ne stava in prossimità di una vasca d'acqua: la macchina iniziò a pompare l'acqua a pressione lungo una complessa serie di condutture fino al sedile in cui si era rilassato il piccolo demone che leggeva il giornale.
Il piccoletto fu sparato veso l'alto dal getto d'acqua, dove arrivò a chiudere un altro contatto necessario per le macchine del museo.
Feci in modo che altri piccoli demoni chiudessero dei contatti con i cristalli sulle aste che tenevano in mano e quindi recuperai le altre due Forme di Sottomondo: il "Triangolo Verde" e il "Diamante Blu".
Ora potevo accedere alla Modisteria.
Il posto era davvero di gran classe, con addetti alle pulizie che lucidavano a specchio i pavimenti sui quali passeggiavano i clienti che provavano i vari cappelli esposti e si rimiravano negli appositi specchi. Specchi che non mostravano solo il loro aspetto con quel cappello, ma anche le loro potenzialità inespresse fino al momento in cui lo indossavano: c'era chi si vedeva leader di successo (specie con una sorta di mitra che riportava le Forme di Sottomondo), c'era chi si vedeva rapper e ballerino e c'era chi, provando un cappello da cow-boy, si vedeva semplicemente John Wayne.
Insomma, molto meglio di una seduta dal terapeuta!
Era tutto molto divertente, ma non potevo tergiversare, quindi puntai verso il fondo della sala, dove, in una stanzetta dedicata, era esposto un cilindro sormontato da una lampadina: il Cappello Pensatore!
Corsi di sopra e arrivai alle spalle di Demon Smalls. Con la rapidità del vento gli sfilai il suo cilindro e gli calai in capo il Cappello Pensatore. La lampadina si illuminò e lui esclamò: "A-ah! Ci sono!"
Qualche ora dopo la nuova macchina era stata montata ed era pronta per il collaudo: "Ovaton" ovvero come bollire un uovo.
Un piccolo demone se ne stava disteso a pancia all'aria su un tapis roulant ed altri erano pronti tutti intorno, ciascuno nella propria postazione.
Demon Smalls diede il via e il tapis roulant si avviò trascinando il piccolo demone verso un contenitore che gli riversò in bocca una corposa dose di curry industriale extra-strong, poi il piccoletto fu trascinato con la bocca in fiamme verso un pentolino d'acqua che lui provvide a far giungere a ebollizione grazie al fuoco che sputava fuori.
In quel preciso istante fu sollevato il telo che copriva un quadro posto di fronte a una gallina: il quadro mostrava una volpe a grandezza naturale e la gallina, per lo spavento, sparò fuori un uovo.
L'uovo fu recuperato al volo da un secondo piccolo demone seduto proprio dietro al deretano del pollo, e che poi, dato che era agganciato a una piccola mongolfiera, si sollevò verso il pentolino d'acqua bollente. A dire il vero dovette armeggiare un po' per reaggiungere la quota corretta, ma, dopo qualche secondo, lasciò cadere l'uovo dentro al pentolino.
Trascorsero quattro minuti esatti e il piccoletto sotto al pentolino smise di sputare fuoco e questo si rovesciò di scatto sparando l'uovo su una serpentina che lo raccolse e lo fece rotolare dolcemente fino a una serie di tapis roulant che lo deposero delicatamente su un
tee da golf. Questo, grazie a un'antenna telescopica fu spinto in alto fino ad entrare in un apposito foro al centro di un tavolo (naturalmente di colore verde, perché anche i particolari sono molto importanti!) sul quale aspettava un altro piccolo demone munito di mazze da golf.
Questi si guardò intorno, valutò la distanza, prese la mira... e colpì l'uovo sparandolo in aria a compiere un'altissima parabola.
Poi l'uovo atterrò con precisione millimetrica al centro di un portauovo accanto a Demon Smalls.
Gli applausi dei presenti scrosciarono copiosi.
Ma il collaudo non era ancora terminato.
Assaggiai l'uovo. Lo degustai con somma concentrazione e poi esclamai: "Ottimo!".
La macchina funzionava alla perfezione e sarebbe stata il pezzo forte di quella sala del museo.