[Romanzo] Dove la notte (a capo) inizia

Voi vivreste nel buio?

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overhill
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Messaggio da overhill »

5. Il pranzo

Emilio Cabral aveva il vizio dei nomignoli. E la cosa strana era che la maggior parte di quelli ai quali il giovane affibbiava un soprannome ne erano compiaciuti, segno di una evidente sensibilità.
Beatrice era diventata quasi subito “mamma”, e lei ne era evidentemente contenta, continuando a sfornellare e a muoversi tra pentole e padelle come una farfalla, paragone quasi comico, vista la corporatura decisamente “tonda” della donna. Eppure traspariva una certa leggiadria dai suoi movimenti, totalmente trasformati rispetto a quando si muoveva goffamente con la pesante valigia nel bosco.
Giorgio era affascinato dalla donna.
Si era aggregato nella realizzazione di un pranzo veloce, ma non era riuscito a fare quasi nulla. Si era limitato a tagliare un po' di verdura per una insalata improvvisata, che era riuscito comunque a personalizzare, aggiungendo una manciata di noci e un paio di scatole di mais.
La dispensa era decisamente ben fornita, dotata di un paio di grossi frigoriferi professionali che permettevano di mantenere fresca una quantità notevole di cibi. Un terzo frigorifero era dedicato alle verdure, con una temperatura e una umidità diversa e controllata in modo particolare, per evitare che questo tipo di cibo, piuttosto delicato, potesse rovinarsi. Indubbiamente la verdura non sarebbe durata in eterno, ma si poteva sperare in un mesetto di insalatine di ottima qualità. E magari in un altro mese di verdura di qualità meno eccelsa, prima di arrivare al terzo mese di sole scatolette.
Ma d'altro canto l'obiettivo era decisamente allettante: tre milioni di euro.
Che, tradotto in lire, erano quasi sei miliardi. Quanto bastava per mettersi a pancia all'aria per tutto il resto della vita, senza preoccupazioni.
Forse.
Al momento il pensiero del denaro era esiliato in un angolo piuttosto remoto dei cervelli delle otto persone che stavano a tavola, godendosi il piacevole retrogusto che gli spaghetti al pomodoro fresco e menta di Beatrice aveva lasciato in tutti loro.
«Dio mio, che goduria!» disse Mauro, versandosi un altro dito di vino.
Qualcuno mugolò in segno di assenso. Emilio brandì il bicchiere e si alzò in piedi: «Signore e signori, è doveroso fare un brindisi alla salute della persona che ha realizzato questo piccolo pezzo di paradiso in terra – anzi sotto terra – la nostra inimitabile “Mamma Beatrice”!» Alzò il calice accompagnato da tutti i presenti, qualcuno aggiunse «A Mamma!», qualcun altro «La mamma è sempre la mamma» e altre facezie del genere.
Beatrice apparve sulla porta della cucina, pulendosi le mani: «Sono contenta che vi sia piaciuta. E' una cosina che ho improvvisato sul momento...»
Francesca abbassò il bicchiere, e prese un pezzo di pane con cui fare scarpetta, dicendo: «Mamma, se hai bisogno di cavie per altri esperimenti, sono certa che qui ne trovi quanti ne vuoi.»
Beatrice sorrise: «Bene, me lo segno...»
Francesca sorrise a sua volta, ficcandosi contemporaneamente in bocca il pezzo di pane “sporco” di sugo.
Gianluca si alzò, barcollò leggermente, si risedette: «Accidenti, ma che vino è? É fortino...»
Luca si allungò e prese la bottiglia, la girò e lesse: «Barbera» la girò «13 gradi. Mi sa che è meglio evitare di guidare.»
Giorgio appoggiò le mani sul tavolo e si diede la spinta per alzarsi: «Ah, io non ho problemi con l'alcool: sotto i due bicchieri neanche li sento. Oltre invece mi viene la ciucca allegra.»
Emilio si alzò a sua volta: «E quanti bicchieri hai bevuto?»
«Quattro.»
«Ecco, allora direi che tocca a me dare una bella ripulita, visto che gli altri due cucinieri, il Boss e la Matricola, sono momentaneamente assenti.»
Gianluca alzò un sopracciglio: «Io sarei la Matricola?»
«Esatto» rispose Emilio, che non sembrava avere risentito dell'alcool, «perché hai la faccia da ragazzino, mentre lui» indicò Giorgio «è il Boss, e direi che tutti potete vedere il perché.»
Giorgio sorrise ebete: «Emilio, ritengo di essere troppo sbronzo per darti una rispostaccia, ma posso assicurarti che ho tutta una serie di insulti pronti per te non appena mi passa.»
Emilio fece un inchino e sparì in cucina. Tornò dopo un minuto indossando un piccolo grembiulino bianco che lo faceva sembrare decisamente equivoco. Si piazzo in mezzo alla porta e disse: «Il primo che fa commenti lo uso come spugna per lavare i piatti.»
Tutti lo guardarono.
Giorgio fu il primo a scoppiare a ridere. Francesca la seconda e tutti gli altri terzi a pari merito. Ridevano tutti come matti: Gianluca si dava delle pacche sulla gamba, perfino Luca, che fino ad allora era rimasto quasi impassibile, rideva di gusto. Mauro si teneva la pancia, lamentandosi: «Mamma mia, la pancia, che male!»
Emilio sorrideva: «Bene, vedo che non avete fatto commenti. Bravi. Adesso toglietevi dalle scatole che devo mettere a posto.»
Continuando a sghignazzare si alzarono tutti dal tavolo.
Nessuno si era accorto che Beatrice non si vedeva da nessuna parte.
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overhill
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Messaggio da overhill »

Mariano, non potendo allontanarsi dal resto dell'universo, stava applicando la sua strategia quotidiana per allontanare l'universo da sé stesso, in un curioso stravolgimento del motto che vedeva protagonisti Maometto e la Montagna.
Occhi serrati, le cuffie del lettore MP3 saldamente infilate nelle orecchie, Black Sabbath in stato di grazia e volume a palla: poteva arrivare l'Arcangelo Gabriele sul carro infuocato a reclamare le anime dell'intero pianeta, e lui non se ne sarebbe neanche accorto.

«...Got no religion, don't need no friends
Got all I want and I don't need to pretend...»

(Supernaut, Black Sabbath (1972)
«...non ho religione, non ho bisogno di amici / Ho tutto quello che voglio, non ho bisogno di fingere...»)

Ozzy era particolarmente incavolato in questo brano, sembrava avercela con il mondo intero.
Come lui.
Non aveva bisogno di quegli idioti là fuori. Se solo avesse saputo che c'era anche il vecchio rompiballe, ma col cavolo che avrebbe accettato la partecipazione al concorso. Certo, che, però... tre milioni di euro...
Se li avesse vinti lui? Cosa poteva farne?
Sicuramente poteva mandare a cagare il vecchio e andarsene in giro per il mondo. Avrebbe fondato anche lui una band. Un po' di chitarra la sapeva suonare, sarebbe bastato prendere qualche altro componente bravo e lui poteva limitarsi a strimpellare e a cantare.
Ce n'erano un sacco di gruppi così. Bastava avere un po' di presenza scenica e qualcuno dietro che ti pompasse un po' di sano rock, il più metallico possibile, e il gioco era fatto. E con tre milioni di euro ne potevi fare di cose: una sala prove che non fosse una cantina, strumentazione di prima qualità, un po' di effetti per nascondere le cose che non si sanno fare. Se ne potevano fare di cose con tre milioni di euro... Poteva comprarsi tutto quello che voleva, case, macchine, moto, strumenti, amici... Sì, anche gli amici. E le donne, ovviamente, tante donne. Quante ne voleva.
Ma... ne voleva davvero del genere che si comprano?
Voleva davvero qualunque cosa il denaro potesse comprare?
«Got all I want and I don't need to pretend... Ho tutto quello che voglio e non ho bisogno di fingere...»
Fingere...
Come in questo dannato reality, che di reale aveva solo il nome, come tutti gli altri spettacoli di questo genere. Certo che il titolo era proprio azzeccato, doveva riconoscerlo a quelli della Produzione.
E tutti quelli di sotto, a fingere di essere quello che non sono per poter arrivare ai soldi. Perché alla fine quello era lo scopo, l'obiettivo, il “target” come avrebbe detto il vecchio.
Però... tre milioni di euro...
La mente di Mariano aveva chiuso il cerchio per l'ennesima volta: soldi, finzione, recita, obiettivo, soldi, amici, donne, musica, soldi, finzione, recita... e via così continuamente da... Già, da quanto era lì? Era salito quando gli altri stavano discutendo su cosa fare, su chi doveva farlo e anche come doveva farlo. E adesso... Forse da un paio di ore.
Mentre rifletteva non ci aveva badato più di tanto, ma da un po' di tempo c'era un odore strano che aleggiava nella stanza. Aprì gli occhi e buttò uno sguardo sul suo lettore di canzoni, osservando in alto il timer che scandiva il tempo di carica che restava... improvvisamente mise a fuoco quello che c'era sul tavolo.
Un piatto di pasta fumante.
Non doveva essere lì da molto tempo, se era ancora caldo.
Di fianco al piatto una forchetta sembrava invitarlo a prenderla e a usarla per mangiare. E in effetti lo stomaco, stimolato dal profumo intenso, emise un brontolio che non sentì con le orecchie, ancora occupate da Ozbourne, ma decisamente con tutta la parte compresa tra il petto e l'intestino.
Si alzò e si avvicinò al piatto. Lo annusò, inebriandosi dell'intenso profumo, con una punta particolare che sembrava... prese la forchetta e arrotolò uno degli spaghetti. Lo mise in bocca e lo masticò con gusto.
Menta, ecco cos'era.
Buona. Proprio buona.
Si fermò. Il vecchio era piuttosto bravo in cucina, ma non aveva mai fatto quel piatto. E poi probabilmente non avrebbe mai abbassato le braghe abbastanza per salire a portarglielo. E se proprio lo avesse fatto, si sarebbe premurato di chiamarlo, di farsi vedere, per poter affermare quanto era bravo, lui, e che non meritava un figlio così.
Dannato rompicoglioni...
Però la fame c'era, ed era evidente.
Fermò il lettore, riservandosi in un secondo momento di controllare sul manuale di istruzioni quello che aveva notato di sfuggita. Si tolse le cuffie. Era ancora un po' rimbambito dal volume della musica e cominciò a mangiare piuttosto avidamente. Anche se avesse avuto un udito pressoché perfetto, molto difficilmente avrebbe sentito il sottile ronzio dei meccanismi della telecamera posizionata nella plafoniera al centro del soffitto, che lentamente zoomava su di lui.
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Blu
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Messaggio da Blu »

overhill ha scritto:Allora, gente: l'avventura è ormai ben cominciata, i protagonisti li conoscete e il gioco è in pieno svolgimento :)
Sto andando troppo veloce mettendo un capitolo al giorno? Perché di solito vedo qualche commento (anche negativo) ma per ora, a parte Blu che però l'ha già finito, quini penso stia "ripassando", non ho sentito nessuno... sapete, la mia vanità va accarezzata ogni tanto :asd:
Credo dipenda dal fatto che i capitoli sono corposissimi :) , riuscire a tenere il ritmo di uno al giorno per chi legge direttamente sul forum forse può essere impegnativo [:^] , nel senso che secondo me sono contenti di ritrovarsi ogni giorno un capitolo nuovo :D , ma aspettano di avere il tempo necessario per finire quelli mancanti e poi rimettersi in pari (da qui l'assenza di commenti "alla puntata del giorno" :) ) .. forse "diradare" i capitoli facendo passare più giornate potrebbe essere una soluzione per non lasciarli troppo indietro :) , vediamo che rispondono i diretti interessati :D




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overhill
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Messaggio da overhill »

Va be', allora, visto che il prossimo capitolo inizia ad essere "delicato" e tu ne sai qualcosa, magari posso cominciare a mettere i capitoli ogni due giorni, così c'è qualche oretta in più :)

Però sono curiosissimo di conoscere opinioni, idee, ipotesi ("Ma sto Sid..." :asd:)
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bashira
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Va be', allora, visto che il prossimo capitolo inizia ad essere "delicato" e tu ne sai qualcosa, magari posso cominciare a mettere i capitoli ogni due giorni, così c'è qualche oretta in più :)

Però sono curiosissimo di conoscere opinioni, idee, ipotesi ("Ma sto Sid..." :asd:)
Io sto leggendo su carta ( ho cominciato " seriamente " ieri :oops: A tal punto seriamente che i fogli mi seguono anche in bagno ( insomma devo sfruttare ogni minuto di quelli in cui sono sola e concentrata.. e non ce ne sono molti in giornata :asd: )




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doppiaelle
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Messaggio da doppiaelle »

Io pensavo di doverlo leggere alla fine della pubblicazione per poterne, al limite, parlarne senza svelare niente a nessuno. Sto finendo un libro (in questi giorni approfitto anche della fisioterapia per leggere un po' di più) e subito dopo inizierò il tuo....ma sono molto veloce....penso che lo finirò molto presto..... cercherò di non parlare troppo :D




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overhill
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Messaggio da overhill »

@Bash: ma i fogli che ti seguono in bagno, poi, escono anche? :asd:

@Doppiaelle: nessun problema: man mano che leggi e ti vengono idee, esponile, se vuoi :)
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overhill
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Messaggio da overhill »

6. Il gioco prosegue

Dopo il pasto il gruppo si divise.
Emilio si occupò di rassettare la sala da pranzo e la cucina, aiutato da un Gianluca non particolarmente brillante, ma che era riuscito con sorprendente rapidità a recuperare l'inizio di sbronza.
Paola disse qualcosa circa un “inventario” e andò in Infermeria, oltre il soggiorno. Per un motivo simile Luca andò in Officina. Beatrice disse con voce tranquilla che era stanca e che sarebbe andata volentieri a schiacciare un pisolino. Francesca era scomparsa qualche minuto dopo avere preso il caffè, ma tutti sapevano che era andata nel suo “fumatoio” privato, per potersi fare una sigaretta in pace.
Mauro era andato in Salone, e stava controllando i titoli dei libri presenti nella corposa biblioteca, borbottando sulla mancanza di ordine. Sbuffando si mise a spostare i volumi come un forsennato.
Giorgio scese nell'area comune maschile e andò in bagno. Mentre passava davanti alla camera del figlio si fermò per un istante. Provò una forte spinta a entrare, ma si guardò bene dal farlo: sarebbe stata una sconfitta e questo non glielo avrebbe mai concesso a quel... piccolo delinquente.
Dopo essersi liberato ed essersi lavato le mani scrupolosamente, tornò di sopra e andò in Salone. Mauro stava ammirando l'esito del suo lavoro. Giorgio gli si mise accanto e guardò a sua volta: tre file di volumi tutti uguali indicavano la presenza di tre diverse enciclopedie.
Giorgio lesse: «“Enciclopedia Universale”, ”Medicina” e “Tecnologia”. Una curiosa scelta di titoli, non trovi?»
Mauro rispose dubbioso: «Uhm, non saprei. Probabilmente è quello che ci serve qui sotto, se ci facciamo male o se abbiamo bisogno di riparare qualcosa...»
«Già. Però, scusa Mauro, ma non capisco una cosa: li hai messi tu in questo ordine?»
«Certo, perché?»
«Perché sono al contrario.»
«In che senso?»
Giorgio si avvicinò all'Enciclopedia Universale, 24 volumi, indicando quello con la lettera I: «Ecco, vedi? Il primo volume è a destra, poi c'è il secondo, eccetera, fino al ventiquattresimo che è a sinistra.»
«Eh, e allora?»
Giorgio lo guardò stupito: «E allora sono al contrario.»
«Sono al contrario secondo quale regola?»
«Secondo la regola che vuole che si legga da sinistra verso destra, dalle nostre parti. Non la conosci?» Il tono era leggermente sarcastico.
«Tu dici?»
«Dico.»
Mauro fece un sorrisetto. Si avvicinò al volume con la lettera I e lo estrasse. Aprì l'ultima pagina e disse ad alta voce: «Trecentoventi.»
Lo rimise a posto. Prese il secondo e lo aprì alla prima pagina: «Trecentoventuno.»
Giorgio lo guardava come se fosse ammattito.
Mauro rimise a posto il secondo volume, e si allontanò dalla parete.
«Per favore, Giorgio, vai a mettere il dito nella posizione in cui si trova la pagina 1 del primo volume?»
«Ma...»
Una voce femminile alle loro spalle li sorprese: «E dai, Boss, lascialo divertire.»
I due uomini si girarono e videro Francesca che, avendo terminato la sigaretta, aveva deciso di fare un giro.
«Vabbe', se insistete...» Giorgio si avvicinò al volume e mise il dito nella parte destra della costa.
«Bene» disse Mauro, «ora mettilo in corrispondenza della pagina 320.»
Il dito di Giorgio si spostò verso sinistra fino ad arrivare all'estremità sinistra del dorso.
«Perfetto. Ora metti il dito dove si trova, sempre all'incirca, la pagina trecentoventuno del secondo volume.»
Il dito di Giorgio si spostò di pochi millimetri, passando dal dorso del primo volume a quello del secondo. Spalancò gli occhi, rendendosi conto di quello che il giovane voleva fargli capire: «O porca miseria, non ci avevo mai fatto caso!»
Mauro sorrise: «Lo so, ci badano in pochi, eppure quando si tratta di una serie di volumi che compongono un unico libro, come nel caso di una enciclopedia, questa è la disposizione più logica.»
«Ma pensa un po'» Giorgio era decisamente stupito, ma non sapeva se più dalla rivelazione che gli aveva fatto Mauro, oppure dall'essersi reso conto che non aveva mai notato quel particolare. Non era persona da piangere sui propri errori, ma non gli piaceva essere preso in fallo. D'altro canto Mauro aveva ragione e glielo aveva dimostrato. Era in dubbio su come comportarsi: prendersela oppure sorridere? Per una frazione di secondo comparve una cifra composta da un 3 seguito da sei zeri, e questo diede la risposta alla sua domanda: «Be', devo farti i complimenti, Mauro, un ragionamento logico e perfetto, complimenti!» terminò sorridente.
Il giovane rispose al sorriso con modestia, cosa che irritò ancora di più Giorgio, che non lo diede a vedere.
Francesca stava osservando la biblioteca con la testa piegata.
Mauro se ne accorse e le chiese: «Qualcosa non va?»
La ragazza inclinò la testa dall'altro lato. Poi la rimise in posizione centrale: «Hai spostato parecchia altra roba, direi...»
Mauro rispose titubante: «Be', sì, c'erano altre cose che non erano disposte logicamente...»
«Aspetta» disse la ragazza, indicando alternativamente diversi punti dello scaffale, come se stesse contando. Alla fine disse: «Settantatré.»
Giorgio lasciò da parte l'irritazione e cominciò a seguire il discorso tra i due.
«In che senso settantatré
Francesca continuò: «Nel senso che hai spostato settantatré libri. Quello prima era lì, quell'altro là e quello ancora laggiù...» disse indicando tre volumi consecutivi, indicando con il dito come prima.
Proseguì: «Prima erano in ordine alfabetico, e tu li hai spostati in ordine di argomento e poi per autore. Un bel lavoro.»
Giorgio e Mauro erano sbalorditi: «Ma, fammi capire, tu ti sei accorta non solo che ho spostato i libri ma anche quanti, quali e dove si trovavano prima?»
Francesca si schermì: «Be' ho una buona memoria, ricordo quasi tutto quello che vedo o sento...»
Mauro era elettrizzato: «Ma è incredibile! Memoria fotografica! Ma sai che ci saranno lo zero virgola cinque percento della popolazione mondiale che ha una memoria simile alla tua e di questo zero virgola cinque, il due percento ci si avvicina un po' di più?! Porca vacca, non avevo mai conosciuto nessuno con la memoria fotografica! Ma questo è fantastico...»
Giorgio non capiva bene la portata della scoperta, ma, per qualche motivo il suo istinto da imprenditore stava formicolando a tutto spiano; mise questa informazione in un cassetto mentale con sopra scritto “cose che possono tornare utili”.
Mormorò un «brava, brava...» e scese in camera sua, lasciando i due a parlottare fittamente di logica e memoria.
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Messaggio da overhill »

Luca era nel mezzo della stanza che il solito cartello indicava come Officina: era piacevolmente stupito dalla quantità di attrezzature che facevano bella mostra di sé in ogni angolo del locale. Un'intera parete era coperta da una serie completa di ogni tipo di utensile manuale si potesse desiderare: chiavi inglesi di tutte le misure da una minuscola “2” a una mastodontica “80”; cacciaviti di tutte le dimensioni e di ogni tipo, a taglio, a stella; due cacciaviti a batteria con punte intercambiabili; due trapani a mano più uno montato su una struttura che gli permetteva di abbassarsi sull'oggetto da trapanare, comandata da una leva; pinze di diverse dimensioni, alcune con blocco della presa; un paio di morse allineate per poter essere utilizzate insieme per pezzi particolarmente grossi.
Il grande tavolo da lavoro sembrava nuovo di zecca. Nei cassetti sottostanti erano presenti viti, chiodi e bulloni di ogni tipo, flange e rosette, guarnizioni e fascette di ogni dimensione, e mille altre cose utili.
Luca era veramente soddisfatto. Con gli attrezzi presenti in quella stanza avrebbe potuto affrontare praticamente qualsiasi emergenza non troppo complessa.
Oltre alla porta che portava al Salone, erano presenti altre due porte: su una il cartello indicava la presenza di un «Magazzino Attrezzeria», mentre l'altra portava alle scale. Luca andò nel Magazzino e vide con piacere che erano presenti molti macchinari particolari: rilevatori metallici, generatori elettrici, tester. In un angolo erano accatastate le parti necessarie per costruire un'impalcatura di dimensioni notevoli. In un altro angolo alcune bombole. Su alcuni scaffali erano presenti barattoli di vernice, per lo più bianca, e numerosi pennelli, rulli e contenitori vari per l'imbiancatura.
«Non manca proprio nulla» si disse l'uomo, soddisfatto.
Mentre era intento a fare l'inventario visivo del contenuto del suo regno, si rese conto che da qualche secondo si sentiva un rumore regolare, metallico. Provò a girare la testa, per capire da dove arrivasse, ma non riusciva a capirne la provenienza. Uscì dal Magazzino e continuò a sentire il lieve rumore, ma questa volta capì: le scale metalliche. Erano le stesse che avevano percorso quando erano arrivati... non riusciva a capire da quanto erano lì, non era facile senza riferimenti temporali, ma sicuramente diverse ore.
Comunque qualcuno stava usando le scale, non sapeva se per salire o per scendere.
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Messaggio da overhill »

Uhm, ho notato adesso che nella prima parte di questo capitolo ho scritto che "Giorgo andò nella zona comune maschile"... questo perché nella zona notte, le due aree comuni le avevo inizialmente divise come "maschile" e "femminile"... poi ho riflettuto che in una miniera che ci fossero donne era quanto meno improbabile, per cui ho cambiato i nomi, ma evidentemente qualcosa è rimasto... :D
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:@Bash: ma i fogli che ti seguono in bagno, poi, escono anche? :asd:
Ah.. non dovevo ricliclarli? :mumble: :asd: :asd: :huahua: :huahua:

A parte gli scherzi.. una nota tecnica. Sin dall'inizio mi definisci Corelli con il grado di commissario e ovviamente così è visto che siamo nell'ambito della Polizia di Stato.

Perchè poi durante la " cazziata " a Stefania il suo grado diventa "capitano" ? MI è sfuggito qualcosa del suo passato ( tipo che magari prima apparteneva all'esercito e si era consevato il nomignolo ) oppure è solo una svista?.
Il capitano in polizia non esiste più ( tranne tra i vecchi che magari si ostinato a parlare con il linguaggio di prima che il corpo fosse smilitarizzato), come sai esistono commissari, dirigenti, vice questori, questori.. insomma i gradi oggi giorno sono questi.
Poi ho chiesto al mio consulente ( :asd: ) :" ammmmmmmmore.. ma quando vi rivolgete al commissario nel discorso diretto, ossequiosamente o per mandarlo a quel paese, come lo chiamate? " , lui mi ha risposto che si usa il termine più generico di dottore e questo vale anche per i dirigenti di grado superiore al commissario fino al questore, a cui però ci si rivolge con la formula "signor questore" anche nel linguaggio confidenziale. :D




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Messaggio da overhill »

Eh eh, "capitano" dev'essere la solita svista, grazie per la segnalazione... uso molto poco il termine "dottore" perché non mi piace, ma se il consulente (:asd:) dice che si usa, mi toccherà adeguarmi... salutalo e ringrazialo da parte mia ;)
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Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Eh eh, "capitano" dev'essere la solita svista, grazie per la segnalazione... uso molto poco il termine "dottore" perché non mi piace, ma se il consulente (:asd:) dice che si usa, mi toccherà adeguarmi... salutalo e ringrazialo da parte mia ;)
Sarà fatto :)




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Messaggio da doppiaelle »

overhill ha scritto:@Bash: ma i fogli che ti seguono in bagno, poi, escono anche? :asd:

@Doppiaelle: nessun problema: man mano che leggi e ti vengono idee, esponile, se vuoi :)
Certo che la lettura del tuo libro sta diventando un'odissea :roll:

Domenica ho aperto il tuo file con Open Office e l'ho spedito al mio indirizzo al lavoro per stamparlo...... lunedì ho cercato di aprirlo ma al lavoro non ho openoffice e non ci sono riuscita :mad:

Ieri l'ho riaperto con openoffice ma l'ho salvato in un formato .doc.... e l'ho rispedito al lavoro....
oggi ho cercato di aprirlo per stamparlo ma.... la mia versione di word al lavoro è più vecchia e quindi.... era illeggibile :mad:

Riusciranno i nostri eroi? :asd: :asd:




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Messaggio da overhill »

Se hai OO a casa, ti conviene convertirlo in PDF, così in ufficio lo apri come vuoi :)
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