[Romanzo] Dove la notte (a capo) inizia

Voi vivreste nel buio?

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overhill
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Messaggio da overhill »

Sul fatto che nessuno si chieda nulla, c'è una parte in cui spiego che i protagonisti erano stati scelti dalla Produzione tra persone che avessero pochi legami familiari.

E il finale è aperto, potrebbe benissimo continuare ;)

I pilastri della terra, che è il "prequel" di "Mondo senza fine", non l'ho letto, anche se ... l'ho comprato! :D
L'ho preso prima di andare in Sardegna da mia mamma, e visto che lei è una lettrice appassionata, gliel'ho lasciato... :)
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overhill
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Messaggio da overhill »

Mo ve faccio ride' :D

Ho appena finito di parlare con un collega, appassionato di scrittura creativa e di lettura, che ha finito di leggere questo lavoro. Mi ha detto che gli è piaciuto moltissimo, e detto da lui è un gran complimento, visto che di solito non li regala, ma che vuole assolutamente il lieto fine!! :)
Mi ha detto che quando l'ha finito voleva chiamarmi... ma erno le tre di notte! :D

Quindi mi sa che mi tocca... :asd:
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Blu
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Messaggio da Blu »

[:^] :asd: .. che poi volendo il lieto fine c'è già, anche se "non scritto" :P , perché avendo iniziato a conoscere i personaggi..
► Mostra testo
.. poi naturalmente se vogliamo il lieto fine scritto va benone :D




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overhill
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Messaggio da overhill »

In questi giorni ho riflettuto (mi viene sempre da dire "riflesso" :asd: ) su possibili modifiche, anche sostanziali, alla parte finale del romanzo.

Be' mi sono venute in mente diverse cosette, e una mi sembra molto ma molto interessante, per cui mi sta venendo un'idea un po' folle: provo a dirvela e vediamo se "ci state".

Come sapete io qui sto pubblicando il racconto così come l'ho (più o meno) terminato.
Be', se siete d'accordo, nelle prossime settimane comincerò a inserire delle modifiche rispetto alla versione originale, quella che hanno Blu e Bashira, tanto per capirci, per inserire una cosa di cui mi sono reso conto giusto un paio di giorni fa, e che è talmente ovvia che sfugge :shock:
Quindi, a partire da un certo punto, ci saranno delle modifiche, qualcuna anche piuttosto decisiva, che porteranno a un possibile finale alternativo.

Per fare questo ovviamente ho bisogno del vostro prezioso aiuto, per farmi notare eventuali assurdità (non mi pare che ce ne siano, ma non si sa mai...).

Allora, che ne pensate: ci proviamo? :D
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Blu
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Messaggio da Blu »

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Messaggio da Blu »

Domanda: ma ripartirai daccapo, o le modifiche verranno inserite nei capitoli da ora in poi :) ?




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Messaggio da overhill »

Quello che ho pubblicato fino a oggi rimane così com'è.
L'inizio delle modifiche lo noterai più avanti, per la precisione quando si scoprirà l'identità dell'assassino ;)
Ho già cominciato a scriverle e mi sembra che la cosa funzioni; per ora ho solo modificato la parte già presente, e spero domani o sabato di mettermi a scrivere alcuni nuovi capitoli che daranno un sapore diverso al finale ;)
Infatti ho messo un paio di "segnaposti" nell'indice: non so ancora quanti capitoli scriverò, in pratica il "WIP" si è trasferito qui :D

Intanto oggi vado avanti :)
Ultima modifica di overhill il 19 marzo 2009, 10:12, modificato 1 volta in totale.
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overhill
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Messaggio da overhill »

15. Votazione

«Io ho paura!»
Emilio ultimamente aveva parlato molto poco, soprattutto considerando la sua verve comica che sembrava inesauribile. Ma adesso era chiaramente molto lontano dalla sua normale attività di “buffone di corte”.
Stava in piedi davanti alla sedia sulla quale si era mordicchiato le unghie fino a quel momento, tremava visibilmente, dando all'insieme l'aspetto di un gatto terrorizzato che vuole sembrare pronto a vendere cara la pelle.
«Tutti abbiamo paura» rispose Paola con un tono che non voleva essere accondiscendente, ma in effetti lo sembrava parecchio.
Emilio tornò per pochi secondi a fare il comico, trasformando il suo volto in un ghigno che assomigliava vagamente a un sorriso: «Ah, ma allora sono a posto! Tutti abbiamo paura, quindi è inutile avere paura, vero?!»
«Emilio, calmati» disse ancora Paola e proseguì, «abbiamo tutti paura. E' evidente che non abbiamo più il controllo della situazione...»
«Sempre ammesso che lo abbiamo mai avuto...» si intromise Mauro.
«Esatto!» scoppiò Luca, «Mi sembra che qui stia andando tutto a puttane e che non possiamo farci proprio niente! Prima Barbara, adesso Mariano. Tanto per usare un eufemismo quelli della Produzione non sono stati molto attenti alla voce antinfortunistica
Gianluca allargò le braccia: «Mi sembra di avere già sentito questa domanda in situazioni simili, ma la faccio lo stesso: cosa facciamo adesso?»
Luca incrociò le braccia: «Secondo me dobbiamo andarcene.»
«Sì, bravo, e come?» chiese sarcastico Mauro.
«Esattamente come siamo arrivati: torniamo indietro, pigliamo l'ascensore, usciamo di qui e ce ne torniamo a casa.»
Paola cercò di calmare gli animi: «Non è un'idea malvagia, ma non puoi decidere per tutti. Vediamo quanti vogliono andarsene e poi si decide.»
Luca guardò intensamente Paola: «In che senso si decide?»
«Nel senso che poi ognuno può fare ciò che crede. Chi decide di rimanere per continuare questa specie di gioco, non verrà danneggiato da chi se ne va, quindi nessuno vuole convincere nessuno a rimanere o ad andarsene. Chiaro?»
Luca impiegò qualche secondo a rispondere, segno che stava cercando di elaborare esattamente le implicazioni possibili. Non ne trovò e rispose un semplice: «Chiaro.»
«Allora comincio io» disse Paola, « e decido di restare.»
Emilio alzò la mano come uno scolaretto: «Io me ne voglio andare. Subito.»
«Chi altro se ne vuole andare?» chiese Paola
Anche Luca alzò la mano.
Mauro disse semplicemente: «Io resto.» Giorgio si schiarì la voce e disse con un filo di voce: «Anche io.»
Paola si girò verso Gianluca: «E tu?»
«Io... non so... sono indeciso, ma penso sia più giusto restare.»
Emilio sbottò: «Giusto? Ma che cazzo vuol dire giusto?»
Paola lo interruppe con fermezza: «Emilio, nessuno ti ha chiesto le ragioni della tua decisione, quindi non rompere i coglioni agli altri, ok?»
Il mulatto divenne porpora per la rabbia. Poi incontrò lo sguardo di Gianluca che lo stava osservando attentamente e, per qualche motivo che non avrebbe mai potuto spiegare, si calmò. Si limitò a dire a mezza voce: «Sì, mi sembra giusto» ripetendo involontariamente lo stesso concetto che aveva appena contestato.
Paola incrociò le braccia: «Bene, per ora siamo a due che vogliono andare e quattro che preferiscono restare. Mancano Francesca e Beatrice. Quando si riprenderanno vedremo cosa hanno deciso.»
«C'è ancora un punto di cui parlare» disse Giorgio, «a Sid lo diciamo?»
«Be'» rispose Mauro, «immagino che lo sappia già, no? E' sempre lì che guarda le telecamere...»
«Sì, sì, guarda ma non vede niente» sogghignò Luca, «non aveva visto il casino successo a Barbara e mi sa che non ha visto nemmeno il pasticcio di Mariano.»
«Vediamo subito» disse Paola, e ad alta voce chiamò: «SID!»
Dopo pochi secondi la voce metallica risuonò nella grande stanza: «Eccomi. Cosa c'è?»
I presenti si guardarono straniti. Luca fu il primo a reagire: «Cosa c'è? Ma che razza di domanda è, brutto stronzo! C'è che ne è schiattato un altro, pezzo di merda, e tu dove cazzo eri? A fare il montaggio, dei filmini che non ti sei accorto di niente?»
La voce di Sid era decisamente tranquilla: «Calma, calma. Vi ho già spiegato che non posso vedere tutto quello che succede. Ho visto che uno di voi ha avuto dei problemi, ma non avevo capito che era ... morto. Ne sono dispiaciuto.»
Luca concluse la frase di Sid mormorando un: «Mi dispiace un cazzo, figlio di puttana...»
Paola prese la parola: «Sid, alcuni di noi vorrebbero andarsene.»
Sid tacque per alcuni secondi: «Non credo che la cosa sia possibile, la Produzione...»
Emilio aveva raggiunto la temperatura di fusione, e in quel momento esplose: «NON ME NE FREGA UN CAZZO DELLA PRODUZIONE! PORCA PUTTANA! IO ME NE VOGLIO ANDARE!» disse scattando in piedi, tendendo le gambe e le braccia, in un atteggiamento tipicamente femminile e infantile.
«Lo capisco» continuò Sid con la sua solita voce tranquilla, «ma quello che intendo dire, è che la Produzione ha organizzato la cosa in modo che non sia possibile andarsene, ma solo venire recuperati.»
Il concetto impiegò alcuni secondi per farsi strada nelle menti dei sei presenti. Fu ancora Paola a interpretare il pensiero di tutti: «Recuperati? Quindi non possiamo andarcene?»
Sid sembrava contento, come se Paola avesse appena eseguito un esercizio molto difficile: «Esatto. Quando siete scesi l'ascensore è tornato su, quindi per ora non avete nessun sistema per tornare fuori. Possiamo solo chiamare la Produzione e chiedere che...»
«E ALLORA CHIAMALA 'STA CAZZO DI PRODUZIONE!» urlò ancora Emilio.
Sid abbandonò il tono allegro: «Purtroppo non mi rispondono. E' da un po' che cerco di contattarli, ma sembra che ci siano ancora problemi con le linee.»
A Giorgio venne in mente quello che Mariano aveva capito circa la posizione di Sid. Ebbe un attimo di commozione pensando al figlio appena morto, ma recuperò subito: «Sid, scusa, permettimi una domanda. Ma tu dove ti trovi?»
Per alcuni interminabili secondi ci fu un silenzio assoluto.
«Per quale motivo mi chiedi questo?»
«Perché parli di linee, come se tu non ti trovassi effettivamente dove c'è la produzione. E visto che qualcuno si era accorto già una volta di questa cosa delle linee interrotte, abbiamo dedotto che se tu non sei dov'è la Produzione, probabilmente sei qui con noi. Giusto?»
Ancora alcuni secondi di silenzio: «Interessante» disse laconicamente Sid.
«Allora?» insisté Giorgio.
«Scusate, ma devo verificare il funzionamento delle linee. Se avete bisogno di me sapete dove trovarmi.»
Giorgio guardò stupito Paola: «Oh porca miseria. Ma... se n'è andato?»
Luca urlò «SID, BRUTTO PEZZO DI MERDA, DOVE CAZZO SEI?!»
Silenzio assoluto. Luca lanciò un urlo di rabbia.
In quel momento Beatrice entrò nella stanza, barcollando appena: «Cosa succede?» chiese senza rivolgersi a nessuno in particolare, sedendosi sulla prima poltrona disponibile. Paola appena la vide scattò verso di lei, borbottando qualcosa circa la necessità di riposare.
«No, no, che riposare. Qui siamo tutti in pericolo, dobbiamo fare qualcosa.»
Tutti sentirono l'urgenza nella voce della donna. Giorgio spiegò quello che era successo: «A quanto pare Sid non ci aiuterà. Qualcuno dei presenti vorrebbe andarsene ma quel... cretino ha detto che la cosa non è possibile. Solo la Produzione può venirci a prendere. Anzi, a recuperare, come ha detto lui.»
«Tu che ne pensi?» chiese Luca
Beatrice diede uno sguardo circolare su tutti i presenti: «Preferirei restare. Temo che se la Produzione ha deciso di non rendere semplice la vita a chi non vuole restare, potrebbe essere un'impresa andare via. E io sarei solo d'impaccio.»
Paola la guardò teneramente, ma non disse nulla. Aveva capito da tempo che la donna aveva una forma di empatia molto forte con chiunque avesse davanti. Era in grado quasi magicamente di capire i sentimenti profondi delle persone, i loro bisogni. Non sapeva molto della sua vita, ma pensò che sarebbe stata una suora meravigliosa; oppure una missionaria. Sempre ammesso che non lo fosse davvero.
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overhill
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Messaggio da overhill »

16. Separazione

«Siete sicuri di volervene andare?» chiese in tono preoccupato Beatrice.
Luca ed Emilio erano in piedi in mezzo al Soggiorno, circondati dagli altri sei. Francesca si era risvegliata, ma sembrava ancora sotto choc. Non parlava più, adesso, si limitava a dondolare avanti e indietro, seduta su una poltrona. Non era molto presente e non sembrava avere capito che i due uomini in piedi volevano andare via. Quindi nessuno sapeva qual era la sua opinione.
Beatrice era molto preoccupata, e non faceva nulla per nasconderlo: «Davvero siete sicuri?» chiese per la millesima volta.
Emilio rispose, sardonico: «Non vedo l'ora di andarmene da questa follia, Mamma Bea» Il tono si addolcì quando pronunciò il nome della donna, che riuscì a trovare un piccolo sorriso.
Luca disse, in tono pratico: «I bagagli li lasciamo qui, ci sarebbero solo d'impaccio. Quando saremo usciti chiameremo aiuto e vi verremo a prendere, ok?»
Giorgio intervenne: «Luca, sinceramente non penso che...»
Emilio sbraitò: «Io qui non ci resto! Neanche per tre milioni di euro!»
Paola alzò le mani, per calmare il mulatto: «Va bene, va bene, nessuno vuole trattenervi, ma considerate che quando siamo arrivati la Produzione ha fatto spegnere le luci dei corridoi di accesso, per cui è molto buio.»
Luca alzò una torcia: «Siamo organizzati per quello» poi continuò, in tono preoccupato «quello che mi dà da pensare è quello che ha detto Sid circa l'ascensore. Se è vero che è stato portato in alto, e che non si può richiamare, avremo un problema...»
«Lo affronteremo quando saremo lì, Luca, adesso, per favore, andiamo via da questo posto. Per favore!» Emilio era di nuovo sull'orlo di una crisi isterica. Appariva in tutta la sua evidenza come la spavalderia che il giovane aveva ostentato per i primi giorni, era un modo per nascondere una grande insicurezza. Un modo di attaccare prima di essere attaccati, una forma di difesa attiva.
Luca lo guardò. Non aveva simpatia per il ragazzo, troppo diverso dalla tipologia standard delle sue pochissime amicizie. Ma in quel momento ebbe la veloce visione di un ragazzino di circa otto anni, circondato da un gruppo di bulletti di poco più grandi; lo vide implorarli di lasciarlo andare, che non aveva soldi, non aveva orologio e il suo giubbotto non poteva essere di loro interesse; lo vide pisciarsi addosso quando uno dei tre estrasse un coltellino dalla tasca; lo vide diventare paonazzo quando i tre scoppiarono a ridere, vedendo quello che era successo. Lo rivide mentre il coltello, sicuramente senza nessuna volontà da parte del bullo, gli incideva le carni della mano sinistra, profondamente, lasciandogli un segno che lo avrebbe seguito per tutta la vita.
Luca mise il pollice destro nell'incavo della mano sinistra e toccò leggermente la cicatrice, una delle tante che coprivano il suo corpo. Poi rispose a Emilio: «Sì, hai ragione. Andiamocene.»
Il mulatto si incammino deciso verso le scale, seguito da Luca, che camminava girato per salutare i suoi compagni: «Bene, ci vediamo più avanti. Tenete duro.»
Beatrice non seppe trattenere una lacrima, Paola alzò la mano in segno di saluto; Gianluca e Mauro stavano seduti a osservare la scena, mentre Giorgio continuava a scuotere leggermente la testa. Si fermò nel momento esatto in cui si rese conto che stava andando in sincrono con l'avanti e indietro del corpo di Francesca, che durante tutto quel tempo non aveva smesso un attimo di dondolarsi. Si ricompose e rimase ad osservare i due che si infilavano nel corridoio che portava alle scale.
Quando furono spariti, si girò e disse: «Bene, e adesso?»
Paola allargò le braccia: «Be', adesso aspettiamo.»
Mauro borbottò: «A posto stiamo...!»
Giorgio lo guardò male: «Hai delle alternative?»
«Bah, non sono sicuro che Luca ed Emilio abbiano fatto male ad andarsene.»
«Potevi farlo anche tu...»
«Secondo me questo posto rimane il più sicuro in assoluto. Loro forse non si rendono conto che andare fino all'ascensore al buio è già di per se pericoloso, ma che la cosa sarà peggiore quando saranno arrivati là.»
Paola intervenne: «Per quale motivo, scusa?»
«Perché l'unico sistema per uscire sarà quello di arrampicarsi sulle pareti, e quello, ti posso garantire, è difficile per un esperto, figurati per loro due! Almeno, per Emilio sarà sicuramente un problema; per Luca non saprei...»
«Non credo ci siano attrezzi da scalata da quelle parti» disse Giorgio.
Mauro parlò come riflettendo: «Non credo servano attrezzi particolari: mentre scendevamo ho notato che tutta la galleria verticale è coperta da una rete piuttosto robusta, per cui ci si può arrampicare sopra. Ma è indispensabile una corda di tenuta, perché se per caso quando ci si trova a una ventina di metri si scivola, cosa tutt'altro che impossibile, il volo avrebbe una sola conseguenza. E non voglio dirla, perché qui di incidenti ce ne sono stati anche troppi.»
Nessuno rispose a questa ultima affermazione.
Ma dalla poltrona dove Francesca continuava a dondolarsi, arrivò una nuova litania: «...trecentosette sono troppi, trecentosette sono troppi, trecentosette sono...»
Giorgio si girò verso la ragazza: «Cos'è questa novità? Abbiamo cambiato disco?»
Paola lo guardò severamente, poi andò verso Francesca, per parlarle. La ragazza non diede segno di averla notata e continuò a mormorare quel numero. «...trecentosette sono troppi, trecentosette sono troppi...»
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Messaggio da Blu »

Mi ha sempre incuriosito Francesca ed il suo esser (apparentemente) improvvisamente "uscita di senno".. poi ovviamente entro la fine si capiranno anche le sue litanie/paranoie :) , ma lì per lì durante il racconto hanno sempre sconcertato non poco [:^]




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Messaggio da bashira »

Quoto: la Francesca fuori di senno è un indizio che ci porta a collegare i tasselli mancanti di questo strano puzzle sotterraneo. [:^]




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Messaggio da overhill »

:)

Scusate se ho lasciato la pubblicazione in sospeso per qualche giorno, ma tra concerto, nuovo gruppo, lavoro che mi fa dannare ho avuto qualche "ritardo" :)
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Messaggio da overhill »

Bene, volevo tenervi al corrente sulla riscrittura della parte finale :)

Innanzi tutto avevo cominciato a modificare alcune cose che ho già pubblicato qui, ma mi sono detto che non era corretto, per cui ho trovato una soluzione alternativa che mi intriga moltissimo, e che ritengo addirittura migliore della prima che avevo trovato, e che si basava su uno scambio di biglietti da visita tra Mario, il tecnico, e Stefania :)
Ho già scritto quello che dovrebbe essere il terzultimo capitolo, quindi mi manca il penultimo, che sarà in realtà l'ultimo, e l'epilogo per il quale ho in mente un piccolo colpo di scena che dovrebbe soddisfare tutti quelli che mi hanno "sgridato" per la fine troppo frettolosa del romanzo :)

Tenete duro :D
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Messaggio da bashira »

Tenete duro
faremo del nostro meglio :approved:




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Messaggio da doppiaelle »

overhill ha scritto:Bene, volevo tenervi al corrente sulla riscrittura della parte finale :)

Innanzi tutto avevo cominciato a modificare alcune cose che ho già pubblicato qui, ma mi sono detto che non era corretto, per cui ho trovato una soluzione alternativa che mi intriga moltissimo, e che ritengo addirittura migliore della prima che avevo trovato, e che si basava su uno scambio di biglietti da visita tra Mario, il tecnico, e Stefania :)
Ho già scritto quello che dovrebbe essere il terzultimo capitolo, quindi mi manca il penultimo, che sarà in realtà l'ultimo, e l'epilogo per il quale ho in mente un piccolo colpo di scena che dovrebbe soddisfare tutti quelli che mi hanno "sgridato" per la fine troppo frettolosa del romanzo :)

Tenete duro :D
Potrò godere di una versione stampabile? :oops:




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