Max Fleischer- L' "altro" Disney

Storia di un grande animatore e... dell'animazione!

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Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Giorni fa stavo raccogliendo del materiale per una nuova puntata del Disney Trivia :) era mia intenzione parlare dei "concorrenti" di Walt Disney nell'età d'oro del fumetto... nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto in Max Fleischer, e mi sono reso conto che non solo questo animatore, ingiustamente dimenticato, poteva definirsi l'UNICO vero concorrente di Walt (e in alcuni casi addirittura un precursore), ma che meritava un approfondimento a sé stante :) Nasce così questo topic, nel quale, in un sistema a puntate simile a Disney Story e Disney Italian Story, ripercorreremo la grandiosa storia di Max Fleischer :)

Ho scelto un titolo particolare, "L'altro Disney", ma premetto subito che ciò non vuol dire dare a Fleischer una posizione subordinata rispetto a Walt: i punti di contatto tra i due sono veramente tantissimi, e cercheremo anche di fare luce su alcuni "lati oscuri" e diatribe che sussistono tra le due figure. Ne parleremo a tempo debito :)
Inoltre, vedremo come la storia di Fleischer sia in realtà quella dell'animazione stessa, dai suoi stessi albori :) mi piacerebbe farvi scoprire l'evoluzione di questa magnifica arte, e chiacchierarne con voi.
Infine, in coda alle puntate, non mancheranno degli approfondimenti sui personaggi di Fleischer... personaggi che almeno una volta avrete visto o nominato, ma che non sapevate appartenessero a lui e dei quali non conoscevate la storia completa :D
L'appuntamento quindi sarà ogni LUNEDI' per una nuova puntata:) Partiamo con la prima!

MAX FLEISCHER
L' "altro" Disney


Immagine

PUNTATA 1
Le origini di Max Fleischer e... dell'animazione!


Max Fleischer nacque a Cracovia nel 1884 (quasi vent'anni prima di Walt Disney); si sa davvero poco della sua infanzia e dell'adolescenza, se non che fu il secondo di sei figli e che quando lui aveva solo quattro anni la sua intera famiglia, originaria della Germania, emigrò in America e si stabilì a New York.
Max frequentò le scuole pubbliche newyorkesi e in pochi anni divenne un perfetto cittadino americano, ma, a differenza di Walt Disney, la cui passione per il disegno si manifestò sin dalla giovane età, non curò particolarmente il suo estro.
Nel 1905 Fleischer sposò Ethel "Essie" Gold, una ragazza che era stata sua amica sin dall'infanzia: sarà un amore lungo una vita, poiché lei gli rimarrà accanto per sempre.
Da giovane adulto, Max lavora come fattorino e strillone di giornali; è probabilmente grazie a questo lavoro che, nello stesso anno del suo matrimonio, firma un contratto con la Boston PBS, una casa editrice specializzata in cataloghi di vestiti, e diventa disegnatore, realizzando riproduzioni di abiti e modelle.
Fleischer è ambizioso e lavora sodo, e in pochi anni riesce a fare carriera e a diventare direttore artistico di Popular Science, una rivista newyorchese di divulgazione scientifica. Max ne cura l'impaginazione, le illustrazioni, i loghi e i colori, realizzando anche alcuni personaggi caricaturali che servivano a introdurre agilmente il lettore ad argomenti di particolare difficoltà.

Immagine
Un'illustrazione di Fleischer per Popular Science.


Nel 1912, pochi mesi dopo aver intrapreso questa nuova avventura, avviene l'incontro che cambierà la vita di Max Fleischer: quello con John Randolph Bray.
Oggi questo nome dice davvero poco, surclassato da quelli di altri grandi animatori tra cui lo stesso Fleischer; per comprendere la grandezza di questo personaggio, però, dobbiamo fare il punto sulla storia dell'animazione.
Nel 1912, epoca dell'incontro tra Bray e Fleischer, i cartoni animati sono relativamente giovani. Nel 1908 era stato realizzato "Fantasmagorie", da molti ritenuto il primissimo cartone animato moderno della storia: questo evento aveva prodotto un certo interesse da parte dei cineasti per l'animazione, timidissimo all'inizio ma sempre maggiore col passare del tempo.

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"Fantasmagorie", il primissimo cartone animato moderno.

Con l'animazione, infatti, era possibile creare effetti speciali impossibili da realizzare in live action: basti pensare che, nel 1911, l'inglese Winsor McCray disse di aver riportato in vita un dinosauro... animandone i disegni!
Tuttavia, comprensibilmente, all'epoca i disegni animati non sono che brevissime sequenze inserite all'interno di film e cortometraggi; tuttavia, man mano che vengono sperimentate nuove tecniche, i cartoon si emancipano gradualmente dalla cinematografia live action per diventare un'arte a sé stante.
In tal senso il lavoro di John Randolph Bray fu pionieristico.

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John Randolph Bray

Bray era nato nel 1879 e aveva esordito poco più che ventenne come disegnatore per giornali; tuttavia già nel 1910, affascinato dalle prime animazioni, aveva cominciato a studiarle e a produrne di proprie. Nel 1913, dopo aver rilasciato alcuni cortometraggi che contenevano sequenze animate, fondò i Bray Studios: gli storici ritengono che si possa trattare del primissimo esempio di studio cinematografico interamente dedicato alla produzione di cartoni animati.
Non è un caso che questi studios, chiusi negli anni '60 e oggi dimenticato, abbiano visto tra le fila dei loro artisti nomi che in seguito sarebbero diventati leggendari: vedremo Fleischer (e i suoi fratelli), ma anche Walt Lantz (ideatore di Picchiarello) e Pat Sullivan (padre di Felix The Cat, primo personaggio “seriale” dei cartoni animati).
Bray era interessato soprattutto al processo creativo alla base dei cartoni animati: nei suoi cortometraggi, in effetti, si nota una particolare attenzione alla tecnica, alla sperimentazione, all'uso di nuovi metodi. Ebbe modo di dire che i suoi erano “cartoni che parlano di cartoni”, cioè che si spiegano da soli; in tempi recenti Bray è stato paragonato a un “prestigiatore, che incantato dalle sue stesse magie le 'smonta' per capire come funzionano e inventarne di più elaborate”.

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"The Artist's Dream", primo approccio di Bray al mondo dei cartoni animati

Nel 1912, dunque, alla vigilia della grande avventura dei suoi studios, Bray incontra Max Fleischer e nota in lui un grande talento e una particolare inclinazione per l'animazione, e gli propone di collaborare con lui. Nei Bray Studios Fleischer imparerà dunque tutti i segreti dell'animazione a una velocità impressionante, tanto che in pochi anni arriverà a superare il maestro e a creare qualcosa che cambierà per sempre la storia del cinema.

FINE PRIMA PUNTATA

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Quale fu il grande contributo di Max Fleischer alla storia dell'animazione? Scopriamolo insieme tra una settimana!





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Blu »

Moooooolto interessante :D .. non conoscevo Max Fleischer e nemmeno il lavoro di Bray :) , è un "filone d'oro" dell'animazione che non vedo l'ora di scoprire :D , ancora grazie Max per questi speciali 3_324




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

In realtà, Blu, sono certissimo che tu conosca almeno tre personaggi di Max Fleischer... di questi solo uno è di sua creazione, ma di sicuro lui ha contribuito al successo planetario degli altri due. Non faccio nomi per ora :D




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Max Fleischer... questo nome non mi è nuovo... :mumble: Ma non mi ricordo perché!
Lo so, potrei andare a guardarmelo su Wikipedia, ma preferisco che sia tu, Nillc, a ricordarmi che cosa ha fatto questo signore! :D




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Blu »

greywolf ha scritto:Lo so, potrei andare a guardarmelo su Wikipedia, ma preferisco che sia tu, Nillc, a ricordarmi che cosa ha fatto questo signore! :D
ahahah :asd: .. è la stessa cosa che ho pensato io XD :D




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

:D Siete fantastiche... e io vi premio con la seconda puntata :)

PUNTATA 2
Il Rotoscopio


I primi lavori di Max nei Bray Studios sono piuttosto marginali: il suo nome compare nei credits di alcuni cortometraggi prodotti tra 1912 e 1914.
Proprio il 1914 è però l'anno della svolta, durante il quale Fleischer ha una meravigliosa intuizione che lo porterà a inventare un dispositivo rivoluzionario. Anche in questo caso è opportuno prendere in analisi l'animazione di quel periodo.
Negli anni '10 del 1900 i cartoni animati viaggiano su due estremi totalmente opposti: o si tratta di cortometraggi di una manciata di minuti, realizzati con disegni caricaturali e incredibilmente semplici e stilizzati, oppure sono sequenze brevissime, di pochi secondi, ma di un livello artistico preciso e realistico.
Questa dicotomia era dovuta in realtà a un grande problema: animare dei personaggi in modo che i loro movimenti risultassero realistici era molto difficile e richiedeva numerosi esperimenti e uno sforzo immane da parte dei disegnatori, che dovevano realizzare una quantità enorme di disegni stando attenti a modificarne solo un minimo dettaglio per creare l'illusione dei movimenti. Con i personaggi stilizzati questo problema non sussisteva, anzi gli “scatti” e l'imprecisione nei movimenti poteva addirittura favorire l'effetto comico; si trattava dunque di trovare un giusto mezzo, che consentisse di animare in modo realistico i movimenti senza eccessivo sforzo e dispendio di risorse.
Max Fleischer ebbe quindi la sua grande intuizione: pensò che, se nelle pellicole cinematografiche in live action, il movimento sembra fluido e realistico, forse abbinandone i principi all'animazione avrebbe potuto perfezionare anche quest'ultima.
Studiò quindi un particolare procedimento e un'attrezzatura che servissero allo scopo: il risultato prese il nome di “Rotoscopio”.

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Il rotoscopio era costituito da un piano di lavoro la cui parte centrale era costituita da un pannello di vetro traslucido, dietro il quale si trovava un supporto per un proiettore cinematografico.
Il procedimento era il seguente: per prima cosa si girava la sequenza che si intendeva animare... dal vivo, ossia con un attore o un attrice che interpretavano il personaggio e compivano tutte le azioni che questi avrebbe dovuto fare in un teatro di posa, generalmente a sfondo bianco in modo da farne risaltare la sagoma. Dopodiché il filmato veniva trasferito nel proiettore dietro il rotoscopio e proiettato sul pannello di vetro, andando avanti fotogramma per fotogramma. Al disegnatore non rimaneva che ricalcare la sagoma dell'attore e dare a essa i connotati del personaggio che intendeva animare prima di passare al fotogramma successivo.
Il risultato finale era una sequenza animata i cui movimenti risultavano perfetti, fluidi e realistici, sia che si trattasse di un personaggio “concreto” che di una caricatura.

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Un video in cui è stata rotoscopiata la sequenza di un ragazzo su skateboard.

Il rotoscopio fu di sicuro l'invenzione più strabiliante di Max Fleischer, specie se consideriamo che esso è stato utilizzato in praticamente tutte le produzioni a cartoni animati del XX secolo; tuttavia, nonostante la sua utilità indubbia, gli animatori ebbero sempre un rapporto ambiguo con tale strumento.
Il rotoscopio aveva effettivamente un bel po' di lati negativi: in primis, non si trattava di un procedimento economico in termini di denaro, poiché al lavoro d'animazione andava necessariamente abbinata una pre-produzione filmata che non tutte le case d'animazione potevano sostenere (in alcuni momenti, nemmeno la Bray).
Inoltre i cartoni animati in rotoscopia potevano avere esclusivamente protagonisti umani e che compivano azioni umanamente possibili: qualsiasi altra azione irrazionale o di fantasia non poteva essere realizzata con tale tecnica (e infatti il rotoscopio non fu mai utilizzato per i cartoni di Felix, di Topolino e simili, che si basavano essenzialmente sul surreale).
Infine, il rotoscopio aveva un difetto tecnico: il disegno animato con questa tecnica, infatti, tendeva a “tremolare” e a rendere particolarmente evidenti eventuali imperfezioni dovute al disegnatore: fu proprio per questo motivo che, qualche decennio dopo, Walt Disney fece un utilizzo molto ragionato del rotoscopio, preferendo molto spesso l'abilità dei suoi disegnatori.

Fleischer brevettò il rotoscopio nel 1915, ma in realtà già dal 1914 lo aveva adoperato per dar vita a Koko il Clown, protagonista del suo primo grande successo, la serie di cortometraggi “Out of the Inkwell”. Le sequenze filmate in precedenza vedevano il fratello di Max, Dave (che in seguito sarebbe divenuto a sua volta un grande animatore) nei panni del pagliaccio.

[youtube][/youtube]
Uno dei primi episodi di Out of the Inkwell

__________________________
Come progredì la carriera di Fleischer in seguito all'invenzione del Rotoscopio? Scopriamolo insieme LUNEDI prossimo :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Anche oggi ci si rifà a movimenti di attori reali per ralizzare personaggi di film mediante la grafica computerizzata, solo che, a differenza della semplice pellicola, ci si serve di strumenti tecnologici come appositi sensori collegati a computers e software. Però la tecnologia che ci ha permesso di realizzare cose come il "King Kong" di Peter Jackson, Gollum oppure i Na'Vi di "Avatar" è in un certo modo "figlia" del rotoscopio. :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Esatto Grey :) Ma il rotoscopio è solo UNA delle invenzioni di questo genio ;)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Ragazzi, un rapido sondaggio :)
Mi manca da scrivere solo la terza e ultima delle puntate speciali che ho previsto per questa rubrica. In tutto, salvo ripensamenti o riscritture, dovrebbero essere 14 puntate... il che vuol dire che rimanendo a questo ritmo di pubblicazione ne avremmo per circa tre mesi e mezzo :shock:

Adesso io quindi vi chiedo: il progetto vi sembra interessante? Volete che io aumenti le puntate settimanali? Fatemi sapere ;)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

Il progetto non mi pare interessante, bensì INTERESSANTISSIMISSIMO!
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Blu »

Quest'uomo era un genio :o :D : l'invenzione del rotoscopio è pazzesca, specie se si pensa a tutti gli impieghi e a tutto quel che ha permesso di realizzare dopo; certo che per quei tempi doveva essere però molto dispendiosa, proprio per le spese "doppie" fra riprese reali e ridisegno, infatti mentre per cortometraggi "misti" (come il secondo) riesco a immaginare un giusto bilanciamento fra spesa, fatica e risultato (sono molto originali e "nuovi" da vedere), per i corti solo a disegno animato, per quanto fluidi e bellissimi anche solo al tratto :) , possono far sorgere la domanda del perché non proporre le sole scene filmate senza animazione per far sorridere il pubblico di quei tempi :roll: .. già se si immagina di "arricchirle" inserendo azioni irrazionali o di fantasia il tutto (fatica/spesa) verrebbe giustificato, ma da quel che ho capito all'inizio non vennero integrate perché complesse.. anyway chapeau a Max Fleischer 39_55 , sono curiosissima di scoprire quali sono le sue altre invenzioni :D
greywolf ha scritto:Il progetto non mi pare interessante, bensì INTERESSANTISSIMISSIMO!
Per quello che riguarda la frequenza di pubblicazione dipende tutto da te e dai tuoi impegni.
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Quoto in tutto grey :)




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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

La tua domanda è interessante Blu :) penso che la risposta stia essenzialmente in due motivi, uno di carattere artistico e l'altro invece un po' più prettamente "imprenditoriale" :D
A livello artistico bisogna immaginare che solo con i cartoni animati, a quell'epoca, era possibile creare determinati effetti speciali e scenette buffe e surreali; il rotoscopio donava un senso di realtà anche a quello che era irreale, compiendo un vero e proprio miracolo.
A livello imprenditoriale, invece, penso che in quel momento fosse importante creare qualcosa di realmente innovativo, che realmente distinguesse i cartoni prodotti da Fleischer da quelli della concorrenza, sempre maggiore :)
Questi due elementi si incontrano nel fatto che il rotoscopio permetteva dunque di creare davvero qualcosa di sorpredente e nuovo ;)

E andiamo con la terza puntata!

PUNTATA 3
Out of the inkwell e i film sonori


“Out of the inkwell”, come abbiamo detto, fu il primo grande successo di Max Fleischer. Si trattava di cortometraggi di breve durata, tra i 4 e i 6 minuti, in cui si alternavano scene “dal vivo” degli artisti dei Bray Studios e scene animate coi personaggi che prendevano vita dopo essere stati disegnati (da qui il titolo della serie, che letteralmente vuol dire “fuori dal calamaio”), tra i quali ovviamente spiccava Koko il Clown.
Tra 1914 e 1918 furono realizzati quattro “esperimenti”, dopodiché si iniziò a produrre in serie le avventure di Koko. La serie andò avanti per ben undici anni durante i quali furono rilasciati oltre centotrenta cortometraggi, al ritmo di uno al mese.
Nel 1926 si verifica però un primo importante cambiamento nella storia di Max Fleischer: l'animatore decise di abbandonare i Bray Studios e fondò una società tutta sua assieme ai suoi fratelli Dave e Louis, che appuntò venne denominata “Fleischer Bros Productions” o “Fleischer Studios”.
Qui viene spontaneo fare un parallelismo con Walt Disney, che più o meno negli stessi anni aveva creato con suo fratello Roy e Ub Iwerks i Laugh-o-Grams Studios (che poi divennero i Disney Studios), nei quali venivano prodotti i cortometraggi di Alice's comedies, che avevano moltissimi punti in contatto con Out of the Inkwell; in realtà c'è una grandissima differenza tra gli studios delle due famiglie.
Walt Disney partiva da zero, e aveva imparato da autodidatta tutte le tecniche dei precedenti vent'anni; nel creare i suoi studios, non potendo contare su brevetti o raccomandazioni, dovette necessariamente rimanere indipendente e affidarsi a Margaret Winkler, che si occupava di trovare acquirenti o committenti per i suoi lavori.
Fleischer invece era già un animatore avviato, e nel creare i suoi studios scelse di appoggiarsi alla casa di produzione Paramount, diventandone la costola preposta all'animazione.
In sostanza, Walt aveva meno soldi e meno risorse, ma rimaneva fondamentalmente indipendente; Max invece aveva risorse praticamente illimitate per le sue produzioni, ma esse dovevano essere completamente assoggettate alle decisioni della Paramount, a cui peraltro aveva ceduto anche il brevetto del rotoscopio.
Entrambe queste situazioni presentavano lati positivi e lati negativi, ma più avanti vedremo come le differenze saranno determinanti per il successo di Walt e il declino di Max.

Sotto l'egida della Paramount, Out of the Inkwell cambiò nome in Inkwell imps; in questi anni le tecniche di realizzazione progredirono sensibilmente, consentendo ai creatori di produrre avventure via via più complesse e divertenti; a Koko fu affiancato presto un cagnolino di nome Fitz, che lo accompagnava nelle sue avventure e, più avanti, ne visse anche da solo.

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Intanto la cinematografia si apriva al sonoro con le prime, rudimentali tecniche di sincronizzazione; Fleischer si dimostrò da subito interessato a questa innovazione, e a partire dal 1924 iniziò a produrre una serie parallela a Inkwell a cui diede il nome di “Song Car-tunes”; per la prima volta un cartone animato aveva una sua propria colonna sonora, con le immagini sincronizzate al movimento dei personaggi.

Molti critici dell'animazione hanno lanciato una diatriba sul fatto che questi siano stati i primi cartoni sonori della storia, togliendo il primato a Steamboat Willie di Walt Disney; in realtà la questione non sussiste, in quanto tra la produzione di Fleischer e quella di Disney sussiste una profonda differenza.
I Sound Car-tunes di Fleischer erano infatti realizzati partendo da una base musicale preesistente, sulla quale veniva poi realizzata l'animazione; inoltre, il suono era riprodotto in sala con la tecnologia “Phonofilm”, della quale Fleischer aveva ottenuto i diritti: si trattava, in sostanza, di un semplice riproduttore di suoni completamente separato dal proiettore.
Walt Disney invece aveva acquisito la tecnologia Cinephone, che era stata utilizzata a partire dal 1926 per i primi film sonori (a partire da “Il Cantante di Jazz”); era una macchina capace di proiettare il film e riprodurre contemporaneamente il suono registrato. Grazie a questa tecnologia, la colonna sonora poteva essere prodotta dopo la realizzazione del cartoon, ottenendo una sincronia perfetta che, effettivamente, i Sound Car-tunes non avevano.

A Fleischer, in ogni caso, va il merito di aver abbinato per la prima volta i cartoon al sonoro, e soprattutto di aver carpito l'importanza di un buon impatto del sonoro sugli spettatori. A questo scopo è opportuno citare la tecnica dei cartoon a “palla rimbalzante”: si trattava di antesignani del moderno karaoke, nei quali il testo scorreva sullo schermo in sincronia con la musica e una pallina rimbalzava sulle sillabe dei vari versi perché il pubblico cantasse al ritmo corretto.
È una tecnica in uso ancora oggi!

[youtube][/youtube]
Uno dei Song Car-tunes (ovviamente muto!) in cui è evidente il procedimento della "palla rimbalzante".

________________________
Con l'avvento del sonoro i cartoni animati sono pronti per passare a nuovi livelli artistici... cosa successe a Fleischer? Scopriamolo insieme LUNEDI'!





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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Nillc »

Ragazzi, poiché temo di non riuscire a pubblicare la prossima puntata lunedì e nemmeno domani, lo faccio oggi ;)

PUNTATA 4
Gli anni '30


La fine degli anni '20 diede inizio a quella che i critici chiamano “epoca d'oro dei cartoni animati”: l'introduzione del sonoro aveva portato quest'arte a un nuovo livello, e, partendo dall'America, ben presto avrebbero conquistato il pubblico di tutto il mondo.
In questo panorama, la “massima autorità” era costituita ovviamente da Walt Disney che, grazie a Topolino, aveva raggiunto in pochissimo tempo una grande fama .
Gli altri animatori dovettero adattarsi e cavalcarne l'onda, cercando di creare serie animate che tenessero il passo con le due principali di Disney, quella di Topolino e le Silly Symphonies.
In tal senso Max Fleischer fu praticamente l'unico che riuscì a tenere testa a Walt, grazie a una serie di scelte gestionali che modificarono profondamente la sua produzione.
Per prima cosa, a partire dal 1929 chiuse le due serie Inkwell Imps e Sound Car-tunes per farne confluire le caratteristiche in una nuova serie denominata Talkartoons. Si trattava di una serie “ibrida”, che ereditava le atmosfere di una e il massiccio uso di musica e dialoghi dalla seconda; Koko il Clown e Fitz il cane continuarono a essere usati, ma meno di prima, in favore di nuovi personaggi one-shot.

[youtube][/youtube]
Noah's Lark fu il primo Talkartoon.

I Talkartoons ebbero un discreto successo e riuscirono a competere con le Silly Symphonies, poiché, pur essendo come queste ultime dei cartoni animati basati su musica e canzoni, presentavano non fiabe e personaggi di fantasia, ma atmosfere decisamente surreali e adulte, caricaturali e a volte satiriche, più adatte a un pubblico di “grandi”; tuttavia ben presto Max Fleischer si rese conto che alle sue produzioni mancava un personaggio che il pubblico potesse amare e riconoscere all'istante associandolo ai suoi studios, come accadeva per Topolino.
Incredibilmente, questo personaggio arrivò quasi per caso: si trattava di Betty Boop.

Immagine

Avremo modo di parlare di Betty in una puntata speciale a lei dedicata; per ora ci limitiamo a dire che questo personaggio, nato nel 1932 come comparsa per uno dei Talkartoons, ottenne un successo senza precedenti e inaspettato, e a modo suo, al pari di Mickey Mouse, cambiò per sempre il modo di intendere i cartoni animati.
Il suo successo fu tale che la serie Talkartoons cambiò nome in Betty Boop, e Koko e Fitz (ribattezzato per l'occasione Bimbo) divennero i comprimari della bella pin-up.
Grazie al successo di Betty Boop, Max riuscì anche a risolvere un altro problema di concorrenza con Walt: l'utilizzo del colore.
Disney, infatti, nel 1929 aveva acquisito i diritti per il nascente Technicolor, e ne aveva ottenuto l'utilizzo esclusivo per i successivi dieci anni. Già dall'anno successivo aveva cominciato a produrre Silly Symphonies a colori, ponendo un grosso e problematico gap tra lui e gli altri animatori costretti a rimanere al bianco e nero.
Con i proventi di Betty, Max Fleischer riuscì ad acquistare i diritti del Cinecolor, una tecnica simile che raggiungeva gli stessi risultati del Technicolor.
Nel 1934 uscì “Poor Cinderella”, il primo cartone animato a colori di Max Fleischer. Non fu un caso se la protagonista fu proprio la sua Betty Boop!

[youtube][/youtube]

_________________________
Max Fleischer sta per raggiungere il suo momento d'oro... arriviamoci insieme nella PROSSIMA PUNTATA :)





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bashira
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da bashira »

Eheheh.. stavo aspettando che ci arrivassi alla mitica Betty..., ma soprattutto alla collaborazione con .. :X




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Greywolf
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Re: Max Fleischer- L' "altro" Disney

Messaggio da Greywolf »

39_50 Ecco dove avevo già sentito il nome di Max Fleischer!!!

E ci hai fatto scoprire anche una cosa in più: Betty Boop appare anche in "Chi ha incastrato Roger Rabbit", ma fa la cameriera ai tavoli del night club dove si esibisce Jessica Rabbit, perché è solo un vecchio cartoon in bianco e nero, ormai declinato rispetto a quelli a colori. Ma anche Betty Boop è stata a colori! Quindi quella è una colossale inesattezza del film. :D




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