Bene, eccoci qua
Riprendiamo da dove avevamo lasciato...
Capitolo 10- Il Vesuvio
“Il...
Vesuvio?” Balbettò Alicia “Ma... non possiamo aver fatto tanta strada! E poi il Vesuvio è quiescente... no?”
Lara avanzò sulla piattaforma, che era coperta di sabbia, studiando l'ambiente.
“Non è detto che sia quello reale” rispose “Magari è una proiezione del Vesuvio fatta dal Labirinto...”
“Va bene, ma perché proprio quello e non un altro vulcano a caso?”
Lara si voltò a guardarla seria.
“Pensaci bene” rispose “Sono certa che sai già la risposta”.
Alicia si concentrò e pochi istanti dopo il volto le si illuminò.
“L'iscrizione!” gridò “l'aveva scritta Plinio il Vecchio! E quindi il Vesuvio... il... oh, cacchio... se è così, questo vuol dire che... che...”
“...Che forse questa è l'ultima prova prima del gran finale” terminò l'archeologa, non senza una nota d'amarezza nella voce “dobbiamo darci da fare, se non vogliamo fare la sua fine”.
Mentre camminava, la donna si guardò intorno: sulle pareti rocciose della camera magmatica erano state scavate migliaia di sculture incredibilmente ancestrali, appena visibili nel baluginio rossastro della lava, che raffiguravano esseri per metà uomini e per l'altra animali. C'era qualcosa di minaccioso nei loro sguardi che sembravano scrutare l'ambiente dall'ombra che li velava: era come un millenario tribunale di pietra che tappezzava interamente le pareti.
La piattaforma era coperta di sabbia, dalla quale affioravano quelli che erano inequivocabilmente...
“... Resti umani” commentò la ragazza alle sue spalle; Lara si voltò e la vide chinarsi per raccogliere un femore spezzato. La osservò con notevole interesse: quella tipa, che poco prima le aveva mostrato un lato umano e a tratti piagnucoloso, aveva assunto un atteggiamento freddo e determinato di fronte all'azione. La cosa le piaceva molto.
“Cosa ne pensi?” chiese in tono fintamente casuale. L'altra studiò per qualche istante l'ambiente.
“Un'arena” rispose poi, senza la minima esitazione “E ci devono essere state moltissime battaglie... non troppo di recente però, a giudicare dallo stato delle ossa”
“Perfetto” sorrise Lara deliziata “Non avrei saputo dirlo meglio”.
“C'è qualcosa che non mi torna, però” disse rialzandosi “Ammettiamo che Plinio sia morto qui, mentre cercava di superare il Labirinto... chi è stato, quindi, a chiuderlo e a organizzare tutto quel meccanismo per nasconderlo? Chi ha lasciato quell'iscrizione?”
Lara si soffermò a pensare.
“Un'idea ce l'avrei” rispose infine “Abbiamo dato per scontato che sia stato Plinio il
Vecchio a far tutto... ma se avesse lasciato le consegne a Plinio il
Giovane?”
“Questo spiegherebbe alcune cose” ammise Alicia “ma non mi convince molto... C'è qualcosa di molto sinistro in questa faccenda, ma non riesco a capire cosa...”
“Immagino che dobbiamo semplicemente proseguire” tagliò corto Lara, e si avviò verso l'altro fuoco dell'ellisse.
Mentre avanzavano il lato opposto della camera emerse dall'ombra; le due donne rimasero senza fiato nel trovarsi di fronte a qualcosa di davvero straordinario.
Nella parete di roccia era stato scavato l'alloggiamento per un'enorme colonna cilindrica sulla quale era inciso a bassorilievo un Minotauro, la cui figura incombeva minacciosa su di loro. La colonna era formata da tre segmenti, uno contenente la testa di toro, l'altro il possente busto umano e l'ultimo le gambe muscolose.
“Caspita...” disse a mezza voce Alicia “Non ho mai visto nulla di simile...”
“C'è scritto qualcosa, lassù” osservò Lara indicando un punto all'altezza delle spalle del mostro “Ma da qui non riesco bene a leggere. Bisognerebbe arrampicarsi, ma la roccia sembra troppo...
ehi!”
Senza alcun preavviso la ragazza aveva preso la rincorsa e si era lanciata contro la parete rocciosa, alla quale si era aggrappata mediante una piccozza da scalatore; era scivolata verso il basso per un tratto, finché la lama non aveva fatto presa.
“Sei pazza?” le gridò dalla piattaforma “Sotto c'è la lava!”
“Lo so!” le rispose di rimando lei “Ma la scritta non sarebbe certo venuta da noi, no?”
Benedetta gioventù! Esclamò tra sé e sé Lara.
“Oh, beh...” mormorò Alicia in tono vagamente sorpreso “la scritta è in greco...”
“E ti stupisci?”
“No.... cioè, sì... più che altro perché è greco bizantino...”
“Non sai leggerlo?”
“So leggerlo benissimo!” rispose indignata la ragazza “solo che mi stupisce trovarlo qua, ecco tutto. Mi ricorda... alcune cose che ho...” ma qui si interruppe, evasiva.
“Dai, dimmi cosa c'è scritto” tagliò corto Lara, evitandole una spiegazione dettagliata su come funzionasse il Labirinto.
Lei si schiarì la voce e tradusse:
Per trovare il Tesoro, apri il Centro
Per aprire il Centro, domina il Nemico
Per dominare il Nemico, svelane il Volto
Per svelare il Volto, offri il Dono.
“C'è anche una specie di pulsante...” aggiunse Alicia incerta.
“Beh, e che aspetti? Premilo!” si spazientì Lara. L'altra guardò titubante il cerchio di pietra con il disegno di una spirale al di sopra dello specchio grafico per qualche attimo, prima di fare spallucce e premerlo.
L'arena su cui si trovava Lara si scosse profondamente; poi le grate di ferro che ne circondavano il perimetro compirono un giro di centottanta gradi, rivelando un centinaio di leve di pietra.
“Guarda guarda...” disse tetra l'archeologa.
“A cosa servono?” chiese Alicia, tornata con un balzo sulla piattaforma. La donna si voltò a guardarla.
“Non sei molto pratica di leve e pulsanti, eh? Si tratta di un enigma... stando all'iscrizione, siamo a un passo dal centro del Labirinto, che si trova...”
“Sì, ho capito benissimo dove si trova” incalzò Alicia “dev'essere dietro quella colonna con dietro il Minotauro, no? È uno dei 'nemici' per eccellenza, nella mitologia greca...”
“Proprio così” convenne Lara “e a quanto pare anche a noi toccherà 'dominarlo', cioè batterlo e sconfiggerlo... del resto, non c'era da aspettarsi altro, da un'arena...”
“Sì, d'accordo, ma quindi queste... questi cosi meccanici... cosa c'entrano?”
“Ecco, questo... non lo so” ammise l'archeologa “l'iscrizione che hai letto parlava di 'svelare il suo volto' con l'offerta di un dono... è chiaramente un indizio, ma non riesco a capire cosa significhi... insomma, il volto del Minotauro è già lì, no?”
Alicia guardò in alto, pensosa.
“E se c'entrassero quelle strane statue lì?” domandò “forse dobbiamo distruggerne una... o spostarla, magari”
“Temo che non sarà così facile” sentenziò sibillina la donna “e comunque dobbiamo capire quale o quali leve vanno tirate, secondo quale principio e cosa ne viene. Esaminiamole”
Le donne si aggirarono furtive per il perimetro dell'arena, osservando attentamente tutte le leve. Dopo diversi minuti Lara si fermò: aveva compreso che le leve erano tutte uguali, eccetto un unico particolare...
“... Il pomello!” gridò Alicia nello stesso istante “il pomello in cima al manico è diverso per tutte le leve”
“Già” mormorò Lara: anche lei aveva constatato che ciascuno dei manici di bronzo terminava in una decorazione diversa impressa a sbalzo; alcuni recavano un volto umano, altri la testa di un animale, altri ancora un oggetto stilizzato o un simbolo. “Questo però non risolve il nostro problema” proseguì la donna.
Alicia ci pensò un attimo.
“L'iscrizione parlava di un dono” disse “ho visto una leva che recava l'immagine di un calice con sopra una striscia d'arcobaleno. Si tratta di...”
“... Ambrosia, il dono degli déi” terminò Lara “ne ho vista una anche io e ci avevo pensato. Non sono molto convinta, però”
“Nemmeno io” ammise l'altra, tristemente.
“... In ogni caso, al momento è l'unica idea che abbiamo. Almeno capiremo che succede. Proviamo?”
“Proviamo...” sospirò Alicia, e si portò a una leva sul lato destro della sala. Lara andò verso il lato sinistro, dove individuò la leva col minuscolo calice inciso in cima. Si voltò a guardare la sua compagna, e con un impeto di esultanza si rese conto che le due leve erano direttamente opposte l'una all'altra.
Lara contò fino a tre, ed entrambe tirarono le leve che si abbassarono con un sonoro clangore.
Immediatamente la colonna in fondo alla camera vibrò forte, e dopo pochi istanti i tre cilindri che la componevano presero a ruotare, ciascuno in una direzione diversa. Le due donne ebbero una fugace visione di numerose teste, busti e gambe di uomini e animali che si avvicendarono rapidamente gli uni agli altri; dopo qualche istante la rotazione rallentò e i tre cilindri si fermarono.
Apparve loro il bassorilievo di un'improbabile creatura con la testa di coccodrillo, il busto di leone e le zampe posteriori di ippopotamo.
“Ma che diavolo...?” biascicò Alicia, incredula.
Lara stava per replicare, quando un ruggito le fece sobbalzare; si girarono a guardare la volta della camera e videro una delle mostruose statue che la costellavano tremare violentemente. Pochi istanti dopo la pietra si infranse con un botto assordante, e una massa informe di colore nerastro piombò a peso morto sull'arena, rimase immobile per qualche secondo e poi, con uno scatto felino, prese vita.
“Oh, merda!” urlarono le due all'unisono nel veder alzarsi un animale del tutto simile a quello che avevano visto disegnarsi poco prima sulla colonna, ma in carne e ossa. La creatura le guardò con i suoi occhi da rettile, come di fronte a succosissime prede; improvvisamente emise un urlo belluino e caricò contro Alicia.
Questa ebbe appena il tempo di reagire portando istintivamente le mani al suo arco, quando il mostro spiccò un balzo e aprì la bocca, mettendo in mostra file di denti aguzzi come rasoi; ma prima che potesse avvicinarsi troppo, Lara saltò a pie' pari contro il suo fianco, centrandolo in pieno.
L'animale volò oltre la fila di leve e precipitò nel vuoto con uno spaventoso grido; un tonfo liquido seguito da un lamento strozzato le informò della sua fine.
L'azione era stata così veloce che Alicia era rimasta con il braccio levato e la bocca aperta a guardare il punto dove un attimo prima il mostro le stava saltando addosso, e dove ora Lara si stava rialzando massaggiandosi il braccio su cui era caduta.
“Cos'era quel coso?” domandò la ragazza balbettando.
“Roba coriacea, te lo dico per esperienza diretta” rispose Lara “meglio evitare scontri lunghi e inutili”
“Io... beh, grazie, tu...
esperienza diretta?”
“Beh, più o meno” disse evasiva l'archeologa “il punto è che abbiamo fatto un bel fiasco. Non era quella la combinazione di leve”
“No? Ma... ma un nemico lo abbiamo sconfitto, e...”
“Noi non dobbiamo combattere
un nemico, ma
il nemico” specificò Lara “il vero guardiano del centro del Labirinto. Non sarebbe certo stato così facile batterlo se fosse stato quel... quell'affare, no?”
“Hai ragione...” mormorò sconfortata Alicia “Peraltro l'iscrizione diceva che bisogna 'svelare il volto' del nemico... ma non possiamo mica provarle tutte! Potrebbero essere migliaia, e io ne ho abbastanza di non-umani ostili!”
“Dobbiamo ragionare” incalzò la donna “cosa significa 'offri il Dono'? Ci sarà un significato nascosto, una sfumatura...”
“Oh, per la miseria, ma certo!” esclamò la ragazza battendosi la mano sulla fronte “Sono una cretina...”
“Cosa intendi?”
“Intendo che mi sono lasciata ingannare” spiegò “la parola che è scritta sull'iscrizione è
prosphorà, che in greco antico indica un dono, un'offerta... ma in greco bizantino ha un significato diverso, di stampo molto più religioso...”
“...
Sacrificio! Ma certo!” esultò Lara.
“Dunque non dobbiamo fare nessun dono al nemico, ma un sacrificio... e di cosa? Dobbiamo rompere una leva e bruciarla?”
L'archeologa si mise a pensare.
“Il mito” ragionò “dice che per ordine di Minosse Atene doveva fornire ogni anno sette fanciulle e sette fanciulli che poi venivano dati in pasto al Minotauro... forse ci sono! Torna alle leve e conta quelle che hanno come pomello il viso di una
koura... io conteggerò i
kouroi!”
Lara si aspettava che la sua compagna d'avventura comprendesse al volo quei termini che indicavano un particolare genere di statuaria greca che raffigurava l'idealizzazione della bellezza adolescenziale, e non fu delusa: Alicia annuì pronta e si mise a contare, mentre Lara faceva lo stesso.
“Sette!” gridarono dopo pochi minuti le donne.
Da un lato all'altro della sala, Lara fece un cenno ad Alicia e tutte e due iniziarono ad abbassare le leve, con timore sempre più crescente. Arrivata alla settima, l'archeologa sentì il cuore che le batteva fortissimo.
I cilindri della colonna ripresero a girare, stavolta più veloce di prima; le due donne, tornate al centro dell'arena e pronte ad armarsi osservarono per la seconda volta il turbinio di volti e membra umani e animali, finché i rulli non rallentarono e si fermarono.
Il nuovo disegno aveva le zampe muscolose e artigliate di un grifone, il torso di un gorilla e la testa di un'aquila.
“Caspita, questo è grosso!” gridò Alicia mentre un secondo corpo si schiantava al suolo, facendo tremare l'intera piattaforma.
“Già, ed è di nuovo quello sbagliato” aggiunse Lara tetra.
“Cosa?” chiese nervosa la ragazza “Come fai a essere sicura che... AH!”
Un'enorme manona nera aveva sciabolato nell'aria colpendola in pieno e schiaffeggiandola via. Lara vide la ragazza piombare a terra pesantemente prima di trovarsi di fronte un grosso becco nero e aguzzo. Aveva di fronte un massiccio essere alto tre metri, con muscoli poderosi coperti da una peluria nera e il volto bianco di un'aquila.
“Oh, di nuovo tu” disse l'archeologa seccata “dev'essere la giornata delle reunion...”
Il mostro lanciò uno stridio acuto e disarmonico e mulinò le possenti braccia, ma lei non si fece cogliere di sorpresa e scattò di lato, estrasse le pistole e iniziò a sparare.
I proiettili rimbalzavano sulla pelle dell'animale, dura come cuoio; lui continuava ad avanzare noncurante in sua direzione, e quando le fu vicino alzò in aria i grossi pugni.
Ma prima che potesse schiacciare la donna tempestandola di colpi, il suo stridio si strozzò inaspettatamente, e la creatura rimase per diversi istanti bloccata con le braccia in alto e gli occhi sbarrati, un rivolo di sangue che gli colava dalla carotide.
Lara dovette balzare all'indietro per non essere travolta dal corpo del mostro quando infine si schiantò a terra. Dietro di esso l'attonita archeologa scorse Alicia, con le labbra ancora contratte in un ringhio e la piccozza in mano sporca di sangue. Il gigantesco essere riassunse per un istante la consistenza della pietra, poi si sgretolò e non ne rimase più nulla.
“Misericordia!” esclamò sfinita Lara “devo ricordarmi di comprarne una, di quelle cose...”
“Non sai quanto tornano utili” convenne seria l'altra mettendo via l'arnese “Come mai sei così sicura che abbiamo sbagliato?”
“Perché... ecco... diciamo che avevo esperienza diretta anche con tipi del genere. Non è lui il nemico”
Alicia la guardò perplessa.
“... Va bene” disse allora “fingerò di aver capito... anche perché in ogni caso hai ragione, siamo ancora bloccate qua”
“Già” convenne Lara “e la novità è che non ho più idee... diamine, sembra non esserci soluzione!”
Il volto di Alicia si illuminò improvvisamente.
“Cosa hai detto?” chiese.
“Io?” rispose Lara “ho detto che sembra non esserci soluzione...”
“Ma certo!” urlò la ragazza “è talmente ovvio! La soluzione
non c'è!”
Lara la osservò sbigottita.
“Ehm... temo che il mostro ti abbia colpito più forte di quanto...”
“Ma no, ma no” la ragazza scosse energicamente la testa “pensaci un po': chi fu a sconfiggere il Minotauro?”
“Teseo, lo sanno tutti”
“Esatto... ma Teseo non fu dato in sacrificio al Minotauro... gli si consegnò di sua volontà, proprio per ucciderlo!”
“Uhm, ho capito cosa intendi...” convenne Lara “ma ammesso che sia così, che cosa dovremmo fare? Offrire noi stesse in sacrificio, come lui?”
“Ma no! Mentre osservavo le leve, prima, mi sono accorta che tutte hanno un simbolo disegnato sul pomello... tranne...”
“... Tranne una” disse Lara, indicando quella alla punta estrema dell'ellisse, proprio di fronte alla colonna; Alicia, invece, puntò il dito contro la leva che si trovava nel punto diametralmente opposto, di fronte all'ingresso. “Accidentaccio, hai ragione!” esultò Lara “sono due leve 'libere', perché simboleggiano un auto-sacrificio, un sacrificio senza una vittima reale... come quello di Teseo! I miei complimenti, Alicia!”
La ragazza sembrò sul punto di dire qualcosa, ma subito abbassò lo sguardo.
“Non ci resta che tentare...” disse piano poi.
“Sono certa che sarà come hai detto” sorrise Lara, ma subito si accorse che la ragazza aveva cambiato atteggiamento, ed era diventata inspiegabilmente triste. “Che ti capita?” le chiese.
Alicia si riscosse improvvisamente.
“Ecco... nulla, nulla” balbettò “andiamo a tirare quelle maledette leve”.
Lara decise di soprassedere e si portò alla leva di fronte alla colonna.
“Al mio tre” disse quando anche la sua compagna ebbe raggiunto la propria leva “uno... due... tre!”
Seppe che aveva funzionato nel momento stesso in cui l'eco del clangore della leva si propagò nella camera: non solo la colonna, ma l'intero ambiente prese a scuotersi violentemente, tanto che Lara dovette allargare gambe e braccia per non perdere l'equilibrio.
I tre cilindri di cui si componeva la colonna ruotarono a una velocità folle; ci volle molto più tempo, stavolta, perché rallentassero gradualmente. Sbuffi di polvere vennero dallo spazio retrostante ai cilindri, probabile segno che i millenari meccanismi atti alla risoluzione dell'enigma fossero stati finalmente rimessi in moto, e investirono l'archeologa, che dovette ripararsi il volto col braccio.
Il rumore cessò pian piano.
Lara si arrischiò a guardare il disegno che si era formato, il quale stava emergendo pian piano dalla nuvola di sabbia che si era levata.
Per prima cosa vide le gambe, gambe umane, muscolose ma non troppo, con degli strani calzari.
Poi vide il busto: esile e stretto, con in cima quello che era inequivocabilmente un seno.
E infine un volto di profilo: lineamenti delicati, appena sbozzati nella pietra, un naso esile, delle labbra pronunciate, lunghi capelli raccolti con un nodo all'altezza della nuca.
“Oh, no... no...” mormorò Lara, sentendo scendere nello stomaco una spiacevolissima sensazione di gelo.
Il Nemico era Alicia.
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