Visto che ci sono, approfondisco anche la figura di Re Artù, sempre di Legend

Talos ha efficacemente illustrato la sua tomba, ma vediamo un po' cosa c'è di vero a proposito della figura leggendaria e storica del celebre Re dei Britanni.
RE ARTU' ED EXCALIBUR
(Tomb Raider Legend)
Re Artù è il leggendario sovrano dei Britanni, le cui gesta sono state tramandate in una serie di opere denominate "Ciclo Bretone" o "Arturiano", sviluppatosi nel corso del Medioevo. Sulla sua biografia le fonti sono spesso molto discordanti, ma si possono individuare alcuni stilemi comuni: Artù (Arthur) è il figlio segreto del re Uther Pendragon, nato dalla relazione clandestina di quest'ultimo con dama Igraine; il bambino viene affidato a un mago di nome Merlino, che lo cresce come suo figlio e gli dà un'istruzione adatta a un sovrano, tenendolo tuttavia all'oscuro delle sue origini. Pendragon nel frattempo muore apparentemente senza eredi, cosa che crea dei dissidi tra i pretendenti al trono: fortunatamente nella città di Londinium (l'attuale Londra) compare una spada conficcata in una roccia (o incudine), sulla cui elsa è scritto che "chiunque la estrarrà sarà Re dei Britanni per diritto divino". Una volta cresciuto, Artù estrae la Spada dalla Roccia e viene riconosciuto come il legittimo sovrano dei Britanni; egli si stabilirà nella leggendaria Camelto e fonderà un ordine di cavalieri a lui fedeli, i celebri "Cavalieri della Tavola Rotonda"; si sposerà poi con la regina Ginevra, la quale tuttavia lo tradirà col suo miglior accolito, Lancillotto. Dopo una serie di imprese a metà tra il fantastico e il guerresco, Artù perisce in un duello col suo acerrimo nemico Mordred; il suo corpo viene condotto ad Avalon, dal quale tornerà per salvare nuovamente la Bretagna alla fine dei tempi.
Sulla storicità di Re Artù si dibatte da tempo: la maggior parte degli studiosi ritiene che Artù sia una figura esclusivamente leggendaria, nella quale sono confluite le tradizioni di molte culture tra cui quella latina, quella celtica e quella norrena; alcune imprese di Artù sembrano infatti ricalcare quelle di eroi mitologici di tali civiltà, o pertenere a testi letterari di cui rimane oggi solo una debole traccia. In ogni caso, nessuna fonte autorevole riporta il nome di un "Arthur" re dei Britanni.
Al contrario, però, esisterebbero anche prove della sua reale esistenza: secondo la tesi più accreditata egli sarebbe in realtà da riconnettere ad Emrys Wledig, che nelle fonti latine viene chiamato Ambrosio Aureliano. Questi era un condottiero di stirpe romana, vissuto tra V e VI secolo, che governò i Romano-britanni contro le ripetute invasioni sassoni. Il nome "Arthur" potrebbe essere una corruzione del praenomen romano Artorius, proprio della cosiddetta Gens Artoria, una stirpe appartenente all'ordine equestre: sulle origini di questo termine tuttavia non c'è concordanza tra chi lo vuole provenire dal messapico, dall'etrusco o addirittura dal gallico. In realtà è più probabile che si tratti non di un nome proprio, ma di un appellativo britannico che deriverebbe dal celtico "figlio di un orso" e che veniva dato come soprannome a condottieri particolarmente forti.
Questa alternanza tra fonti latine e britanniche si ravvisa anche nella figura di Merlino, nel quale si sarebbero fuse ben tre tradizioni: quella dello stesso Ambrosio Aureliano e quella di due druidi celti, entrambi denominati Myrddin (latinizzato poi in Merlin[us]); non ci sono invece riscontri per quello che concerne gli altri personaggi del Ciclo, che potrebbero essere stati mutuati da leggende galliche e celtiche.
Anche sulle sue imprese si dibatte molto: nessuna delle guerre comprese nel Ciclo Bretone è storicamente accertata, anche se si potrebbe trattare della mitizzazione dello scontro di civiltà, realmente avvenuto, tra Britanni, Celti, Sassoni e Scoti. Questa alternanza tra fonti latine e britanniche si ravvisa anche nella figura di Merlino, nel quale si sarebbero fuse ben tre tradizioni: quella dello stesso Ambrosio Aureliano e quella di due druidi celti, entrambi denominati Myrddin (latinizzato poi in Merlin[us]).
Quanto a Excalibur, per prima cosa è bene specificare che non tutte le tradizioni la identificano come la stessa spada che Artù estrae dalla roccia: in molte versioni della storia, Artù spezza quest'ultima durante un duello, per poi ricevere Excalibur dalla Dama del Lago (un misterioso spirito benevolo che protegge Artù e, alla sua morte, lo conduce ad Avalon). Excalibur ha dei poteri magici tali da amplificare la forza di chi la brandisce, mentre il suo fodero ha la capacità di guarire le ferite.
L'etimologia del suo nome è incerta. Se si prende per buona la teoria della tradizione latina, esso potrebbe derivare dal suffisso latino "Ex" ("da") a cui potrebbe seguire la parola "Calibii", che starebbe a indicare l'antica civiltà dei Calibi (o Caliburni) inventori della metallurgia. In alternativa, la seconda parola potrebbe derivare dal celtico "Calfdwic", "acciaio".
Il thopos della "spada magica" è comune a molte tradizioni, basti pensare a Durlindana (spada di Rolando, paladino di Francia), a Cortaine e a Joyeuse, rispettivamente appartenute a Edoardo il Confessore e Carlo Magno; il mito della Spada nella Roccia è invece più antico e affonda le radici nel mito di Eracle, che per dimostrare la sua forza conficca una clava nel terreno e poi sfida i suoi nemici a estrarla (cosa che potrà fare lui solo). In epoca più recente, molti cavalieri conficcavano la propria spada in una roccia per abbandonare la vita bellicosa e abbracciare la religione: l'elsa della spada diventava una croce, simbolo del cristianesimo. A tal proposito, indicativa è la storia di san Galgano e la sua spada, ancora oggi visibile nei pressi di Siena (e protagonista di un bellissimo livello di Greywolf

)
... E visto che siamo in tema, ecco un piccolo bonus
IL MOSTRO DEL LAGO
(Tomb Raider Legend)
Mi sono sempre chiesto se il mostro, anzi i mostri affrontati da Lara nel livello inglese di Legend abbiano un corrispettivo nelle leggende arturiane; di esse fanno parte molti mostri, ma nessun serpente marino o drago. L'unico corrispettivo può essere la celebre Bestia Glatisant, che oltre ad avere fattezze simili a quelle che si vedono nel gioco, è anche associato all'elemento acquatico.
La Bestia Glatisant, detta anche "Glatissante" o "Belva Latrante", ha un aspetto mostruoso: ha la testa e il collo di un serpente con la criniera di un cavallo, il corpo di un leopardo, le zampe posteriori di un leone e quelle anteriori di un cervo. A seconda delle tradizioni, essa ha connotazioni positive o negative; nella maggior parte dei testi, Artù la incontra per la prima volta sulle sponde di un lago, dopo aver avuto un incubo premonitore sulla fine del suo regno. La Bestia è riconoscibile, oltre che dal suo aspetto, dal verso che essa emette, simile a una torma di cani da guardia che latrano dentro al suo stomaco; Artù decide di non combatterla e la osserva abbeverarsi, per poi vederla immergersi di nuovo nelle acque del lago. Successivamente darà ordine ad alcuni dei suoi cavalieri (Pelinor, Palamedes e Percival, di trovarla e ucciderla. In alcune versioni Artù decide di risparmiarla, ammirato dal suo aspetto e intristito dal suo verso, che sembra quasi dilaniarla dall'interno; in altre è lui stesso a combatterla e a sconfiggerla dopo una cruenta battaglia.
La Bestia Glatisant è uno dei grandi misteri del Ciclo Arturiano: molti l'hanno interpretato come una prefigurazione della fine del mondo, contro la quale Artù deve battersi; altri la vedono come un'allegoria della responsabilità di un sovrano nei confronti del suo popolo, che da egli trae nutrimento; oppure può avere connotazioni cristologiche e rappresentare la rinuncia fatta da Artù verso il mondo celtico-pagano in favore del cristianesimo. Versioni più tardi la vogliono come una creatura al servizio della Dama del Lago, della Fata Morgana o addirittura una trasformazione di una di esse.
L'aspetto della Bestia Glatisant, comunque, avrebbe un corrispettivo reale: nei Bestiari medievali veniva descritta in questo modo... la giraffa! L'aspetto bizzarro di questo animale, all'epoca visibile solo in Africa, aveva spinto gli antichi a pensare che essa fosse un essere mitologico come una chimera.
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