[Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

racconto by Nillc

Condividete le vostre creazioni: disegni, fumetti, racconti, 3D, foto, musica o altro ispirati a TR e non / Show here your creations: art, paintings, comics, literature, 3D, photo, music or other inspired or not to TR
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Blu
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[Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

E in questa settimana dell'orrore un appuntamento a sorpresa :) , un racconto dell'orrore scritto da Nillc :D !


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Verrà pubblicato in due parti, questa mattina la prima; la seconda invece col favore delle tenebre nella notte di Halloween, quando le anime dei morti vengono a trovarci nelle nostre stanzette XD


Eccovi intanto l'inizio..

  • Mi troveranno.
    Ne sono sicura.
    Ok, quando ho riaperto gli occhi ho provato un attimo di terrore.... poi però ho ricordato tutto. Sia quello che ho vissuto che quello che ho solo creduto di vivere.
    Poi li ho sentiti e mi sono tranquillizzata.
    Ho guardato verso il buco in alto (è stato molto difficile: mi devo essere rotta qualcosa e faccio fatica a muovermi) e ho gridato con tutte le mie forze. Per un attimo le loro voci si sono spente, poi si sono riaccese, anche se non riuscivo a capire cosa stessero dicendo; dopo un po' si sono fatte distanti, sempre più distanti, finché non le ho più udite.
    Sono sicura che erano venuti a cercarmi... mi hanno sentita e sono andati a chiamare qualcuno, mi troveranno e uscirò da qui. E quando uscirò rideremo insieme di quello che è successo, anche se io avrò voglia di piangere e di prendere a pugni Giuseppe che è la causa di tutto questo guaio.
    Sì, perché tutto è iniziato con quella stupida bottiglia...

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(da domani il racconto sarà scaricabile per intero dal minisito dell'HorrorWeek ;) ; thanks Marcos per il link all'audio di sottofondo del topic :D )




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Blu
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

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… La bottiglia ruotava sul suo baricentro, velocissima; a un certo punto cominciò a rallentare sempre di più finché non si fermò.
Il suo collo indicava Giuseppe, il quale strabuzzò gli occhi per poi rilassarli in una smorfia infastidita.
“Beh, che devo fare?” chiese a Lalla, la bambina che aveva fatto girare la bottiglia. Questa si era guadagnata il diritto di farlo dopo aver accettato il suo pegno: un bacio di Graziano, che non era certo il più attraente dei suoi amici.
“Mmmmh” mugolò lei in risposta, l'indice sulla guancia, gli occhi al cielo e un sorriso beato “Ecco, ho un'idea!”. Frugò nel vestitino bianco col pizzo rosso ai bordi e prese una mela renetta “Mangiala” ordinò mentre la porgeva a Giuseppe.
“Tutto qua?” chiese il ragazzino, stranito.
“Tutto qua” ripeté Lalla in risposta. Il suo amico fece spallucce, afferrò la mela e la addentò; in pochi morsi l'aveva finita. Fu in quella che Lalla scoppiò in una risata grassa e crudele.
“Cosa c'è di tanto divertente?” chiese allora Filippo, talmente magro che i vestiti gli cadevano di dosso.
“C'era il verme” rispose Lalla “ho visto il buco e l'ho messa via... e ora lui se l'è mangiato insieme alla mela!”
Cinque paia di occhi si voltarono di scatto da Lalla a Giuseppe, che era sbiancato; poi la risata di Lalla si estese ai loro possessori, scaraventandoli a terra, ingrossando le loro pance e facendo uscire lacrime ilari dai loro occhi.
“Non c'è niente da ridere!” gridò Giuseppe, mentre i suoi occhi si inumidivano a loro volta “questo non si fa, è... è una cosa cattivissima ! Potrebbe venirmi il mal di pancia, o... o potrei morire!”
“Ma sta' zitto!” lo canzonò Serena, con gli occhi strabici “ha detto mia mamma che in Cina se li mangiano fritti, i vermi!”
E giù altre risate. Giuseppe tirò un calcio a una pietra, certo che Lalla avrebbe pagato caro un tale affronto.

L'occasione di riscuotere gli si presentò pochi attimi dopo.
Noncurante delle risate dei suoi amici, Giuseppe prese la bottiglia e la fece roteare con violenza.
“Ha preso Lalla!” esultò dopo un attimo.
L'allegria dei bambini si spense in un secondo, e tutti guardarono il collo di vetro verde che si era fermato a pochi centimetri dalle ginocchia della sua penultima manovratrice.
“Ehi, non dire cretinate” lo redarguì Marcello, con l'apparecchio ai denti “non hai avvisato che la facevi girare, non abbiamo visto niente!”
“E io invece avevo visto che indicava Graziano, non Lalla!” aggiunse Gina, con le trecce scomposte “tu l'hai spostata di nuovo verso Lalla”.
“Gne, gne, gne, ma quanto piagnucolate!” gridò Giuseppe “Toccava a me farla girare e l'ho fatto. Ha preso Lalla e ora lei deve pagare pegno. Sono le regole... e se non vi piacciono, dirò al portiere che è stato Graziano a rompere la finestra della Panetti!”
Graziano, una massa unica di ciccia, iniziò a piangere.
“Non è vero!” gemette “non l'avevo lanciata io, la palla!”
“Sta' a vedere che si era lanciata da sola” sbuffò Giuseppe, minaccioso.
“Vabbè, vabbè” intervenne allora Lalla “pago pegno, così la finisce. Che devo fare, allora?”
“Mi devi far mettere la mano sotto il tuo vestito” rispose trionfante Giuseppe.
“Ehi, questo non si fa!” urlò Filippo, che non aveva mai nascosto una certa attrazione per Lalla “cambia pegno o dirò a tua madre che l'hai fatto, e anche che l'hai baciata”.
“Uffa, che rottura. Non ci vengo più a giocare con voi, lo giuro” rispose furioso il suo amico “Comunque... va bene, cambio pegno. E so già che cosa farà”.

Era un'estate caldissima.
Mentre i sette bambini attraversavano la campagna, il sole delle dieci dorava la loro pelle e la rendeva incandescente e appiccicosa; piccoli vermetti neri vi si posavano per restare invischiati in quella trappola di sebo e sudore, fino a che una mano crudelmente pietosa non poneva fine alle loro sofferenze.
Le cicale frinivano come impazzite, e quello era l'unico suono che avvolgeva l'ambiente, puzzolente di erba bruciata.
“Dove ci stai portando?” chiese Serena a Giuseppe, asciugandosi il volto da sotto gli occhiali.
Il suo amico non le rispose: si limitò a rivolgerle uno sguardo maligno che un istante dopo si spostò su Lalla.
Man mano che si allontanavano dalla periferia, la campagna si faceva sempre più selvaggia e inquieta. Giuseppe guidava il gruppo; Filippo lo seguiva con gli occhi bassi e le mani in tasca. Le tre bambine si erano avvicinate e parlottavano con la veemenza adatta a nascondere un lieve disagio; Marcello era un passo dietro di loro, gli occhi fissi sulle forme che poteva indovinare sotto i vestitini delle sue amiche. Qualche metro più indietro, Graziano saltellava per cercare di raggiungere i suoi amici, con chiazze scure che gli si disegnavano sulla maglietta.
“Ci siamo quasi” annunciò il leader mentre il tratturo che stavano percorrendo faceva un'improvvisa virata sulla destra e svelava un immenso quadrilatero di pietra sul quale si inseriva un grosso portone di ferro battuto.
Si trattava delle mura di un'antica masseria fortificata della quale i ragazzini riuscivano a scorgere soltanto il tetto; nonostante fossero evidenti i segni dell'abbandono e dell'incuria, il suo aspetto era ancora quello di un edificio inespugnabile.
“Ma questo è il Guadagno” disse Gina, ricordando il nome con cui in paese si indicava l'edificio “perché ci hai portati qua?”
Giuseppe ridacchiò.
“Perché il pegno di Lalla sarà di entrarci ed esplorarla” rispose “da sola, ovvio”.
“Beh, che ci vuole?” asserì la bambina, sprezzante “Se credi che una vecchia casa abbandonata mi spaventi, ti sbagli di gro...”
“Questa non è solo 'una vecchia casa abbandonata'” la interruppe lui “sai perché si chiama 'il Guadagno'?”
“Lo so io” intervenne Serena “me l'ha raccontato mia nonna. Tanto, tanto tempo fa, qui dentro ci abitava un signore che era stato nominato dal re per prendere le tasse del paese; tutti quelli che ci abitavano dovevano venire qua e pagare per...”
“Non dire stupidaggini!” la interruppe Giuseppe “Si chiama così per via della Strega!”

Marcello, che stava osservando un placido ramarro sul muro, a quelle parole si voltò di scatto; Filippo sgranò gli occhi, mentre Serena, Gina e Graziano emettevano un gemito. Solo Lalla e Giuseppe rimasero più o meno fermi a fissarsi l'un l'altra, anche se lei aveva avuto un impercettibile fremito.
“Qua dentro” proseguì il bambino “nel Medioevo ci viveva una Strega. Era una donna che aveva fatto l'amore col diavolo e aveva ottenuto i suoi segreti; poteva vivere in eterno e restare sempre giovane e bella. Però poi un giorno lei decise che voleva essere pure ricca, così iniziò a vendere le sue magie”
“Che vuol dire?” chiese Lalla, d'un tratto interessata alla storia.
“Faceva i filtri. Quelli per fare innamorare le persone, per curare le malattie, per comandarle... insomma, con la sua magia poteva fare tutto. E poi li vendeva. Costavano tanto, sapete... e lei divenne ricchissima. Era potentissima, teneva a comando tutto il paese. Ecco perché questo posto si chiama 'il Guadagno'”.
“E... e poi come andò a finire?” chiese Graziano col fiato mozzo.
“Oh, ma questo è il bello” rispose Giuseppe, mostrando i denti storti in un sorriso perfido “il diavolo a un certo punto si arrabbiò, perché lei stava usando i suoi segreti per far soldi. Così le tolse tutti i poteri e pure la giovinezza. Le lasciò solo la vita eterna”.
“Beh, mica male!” ridacchiò Filippo.
“Ti credi! Quella è condannata a vivere per sempre, ma non a rimanere giovane... diventa ogni giorno più vecchia... la pelle marcisce, i denti le cadono, le gambe cedono... ma lei non può morire. Però... il diavolo le ha concesso un modo per ritornare giovane, anche se temporaneamente...”
Qui il bambino fece una pausa appositamente per creare tensione nei suoi amici.
“... Deve mangiare l'anima delle bambine che vanno a profanare la sua casa”.

Gli occhi dei bambini stavolta scattarono verso Lalla.
La ragazzina aveva un'espressione impenetrabile, quasi come se la storia non l'avesse impressionata affatto.
“Non puoi farla andare!” gridò Gina “se la trova la strega le farà...”
“Non c'è nessuna strega, scema!” la interruppe Lalla in un sibilo “è solo una stupida storia che si è inventato lui per metterci paura. E comunque non ci posso entrare, là dentro” aggiunse sottolineando la sua affermazione con tre pugni al portone di ferro.
Per tutta risposta, Giuseppe mosse qualche passo indietro lungo il perimetro delle mura, si inginocchiò e con grande sforzo divelse un grosso pietrone dalla loro base: si aprì una fessura al di là della quale si intravedeva il cortile interno. Era grande abbastanza perché Lalla ci potesse strisciare dentro.
“Me l'ha fatta vedere mio fratello” si pavoneggiò il ragazzino “Allora, ci vai?”
Lalla deglutì; il suo cuore batteva talmente forte che si sarebbe potuto vedere il petto alzarsi e abbassarsi. Trasse due lunghi respiri.
“Va bene. Vado” disse.

Lalla strisciò nella fessura. Era davvero stretta; la pietra delle mura le si sfregò contro il vestito e glielo strappò in alcuni punti, mentre il terreno le inzaccherò gomiti e ginocchia.
Si alzò in piedi, si spolverò alle meno peggio (come si sarebbe arrabbiata la mamma!) e diede uno sguardo al cortile.
Secoli di erba incolta avevano sommerso il lastricato che un tempo lo aveva rivestito, del quale si intravedevano adesso solo sporadici frantumi calcarei; di rimpetto a lei si stagliava l'imponente facciata della masseria, dalla quale erano state asportate tutte le finestre e le porte, lasciandone solo uno scheletro minaccioso. Ai lati, a ridosso delle mura, si elevavano due costruzioni più piccole e scarne. Si sentiva l'odore di muffa, sporcizia e marciume.
Il silenzio imperante riempì il petto della bambina per un attimo; poi udì un clunk alle sue spalle che la fece trasalire. Si voltò di scatto e si rese conto che la pietra era stata rimessa al suo posto.
“Ehi! Ehi!” cominciò a gridare mentre prendeva a pugni la pietra “Questo non lo avevi... non puoi... Giuseppe! Giuseppe!”
Ma le mura erano troppo alte e spesse: si udiva appena il brusio delle voci dei suoi amici, nel quale a malapena si indovinavano frasi sdegnate, piagnistei e risatine; di sicuro le sue proteste dovevano risultare allo stesso modo indiscernibili per loro.
La ragazzina attese diversi minuti che la pietra fosse nuovamente rimossa; due o tre volte la vide oscillare appena, ma alla fine capì che Giuseppe aveva fatto in modo che gli altri non la toccassero se non sotto suo ordine.
Tanto valeva, a quel punto, pagare pegno fino in fondo e iniziare a esplorare la masseria; la storia della Strega, del resto, non poteva essere vera.
… O sì?
Lalla diede un ultimo pugno al muro e, furente, si incamminò verso l'edificio.
Di una cosa era certa: quando sarebbe uscita da lì, Giuseppe le avrebbe prese di santa ragione.

Iniziò la sua esplorazione dai due piccoli vani laterali; quello di sinistra aveva le volte a botte e alcune mangiatoie scavate nelle mura tufacee; la ragazzina capì che si doveva trattare delle antiche stalle della masseria: la pluricentenaria puzza di merda confermava questo assunto.
Per qualche istante, Lalla immaginò i bellissimi e altezzosi destrieri bianchi che un tempo assai lontano dovevano aver abitato là; si chiese come sarebbe stato se uno di essi fosse stato suo... se l'intera masseria fosse stata di sua proprietà.
Altro che streghe e gabellieri: lei sarebbe stata una perfetta principessa.
Volteggiando su queste fantasie, Lalla uscì dalle stalle e si diresse nella costruzione di rimpetto. Qui però non trovò nulla di interessante: era un semplice stanzone alto e largo, squadrato, con le mura di pietra e quattro colonne di sostegno. C'era però un odore ancora più penetrante, simile a quello della feccia ristagnante nei vasi d'olio: forse quel vano era stato un granaio, o un disimpegno dove gli abitanti della masseria avevano stipato per anni e anni le loro provviste.
La visita a quell'edificio si stava rivelando sempre più avvincente: Lalla aveva sempre avuto una grande fantasia, e quel posto grondava ancora della vita di chi ci aveva abitato.
Altro che strega! Lalla rise chiedendosi se qualcuno dei suoi amici avrebbe mai accettato di farsi un giro là dentro con lei. La risposta era ovviamente no: solo lei avrebbe goduto di quelle meraviglie.
Si sentì coraggiosa, quasi privilegiata ad essere lì.
Non le restava che andare a esplorare il corpo principale della magione... chissà, con un po' di fortuna avrebbe potuto trovare qualche cimelio da sbattere trionfante sotto il naso di Giuseppe.
Uscì dal granaio e si diresse verso la grande voragine che un tempo era stata l'ingresso della masseria.

I raggi del sole si fermavano a pochi passi dall'entrata: quando Lalla fece il suo ingresso, dovette strizzare ben bene gli occhi per abituarsi alla penombra.
L'ambiente era vasto e spoglio: lo spazio era scandito da quattro grossi pilastri decorati con capitelli ormai erosi e rovinati; una grande scalinata si inerpicava di fronte a lei, e le sue polverose ringhiere di legno terminavano in braccioli a forma di testa di leone; a destra e a sinistra si riuscivano a scorgere dei corridoi, simili a grandi occhi rettangolari.
La baldanza di poco prima lasciò spazio a un senso di disagio: in quel luogo c'era un che di inquietante, qualcosa che lo allontanava dalla luminosa semplicità delle stalle e del granaio. Era come entrare in un luogo alieno, totalmente a se stante.
Lalla deglutì e rimase per diversi attimi ferma, appoggiata al battente della porta; non sapeva se proseguire o rimanere ad attendere nel cortile; non doveva mancare poi molto al momento in cui Giuseppe le avrebbe permesso di uscire...
I suoi occhi vagarono nell'androne, incerti... finché non si posarono su qualcosa che la fece trasalire.
A pochi passi da lei, a ridosso della parete della controfacciata, sul pavimento c'era l'impronta di una mano.
Era color del sangue.




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Nillc
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Nillc »

Buona lettura ragazzi, spero che il racconto vi piaccia e vi regali qualche brivido :)
Al mio ritorno vi posterò qualche curiosità sulla genesi del racconto e sulla realtà dietro la fantasia... perché qualcosa di vero c'è! !!

@ blu: bellissimo banner :love: grazie!!!




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bamba
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da bamba »

buahahaha stavo ridendo appresso alla vecchia ! :asd:




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Blu
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

Ecco la seconda e ultima parte del racconto :D :


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La mandibola di Lalla iniziò a tremare, mentre il cuore le si accese pochi centimetri più sotto.
Con circospezione vi si avvicinò per studiarla meglio: avrebbe potuto benissimo essere una semplice macchia d'umidità dalla forma strana...
Ma non lo era.
Era decisamente l'impronta di una mano, rossa e ben definita; le dita erano però di diversi centimetri più lunghe del normale, come se nell'imprimerla l'arto a cui appartenevano avesse strisciato sul suolo...
… o vi fosse stato trascinato.
La bambina deglutì di nuovo, e si rialzò in piedi, indietreggiando. In quella il suo piede colpì un piccolo oggetto che tintinnò mentre si allontanava da lei scivolando sulla polvere dell'impiantito.
Istintivamente Lalla si voltò.
A poca distanza da lei, vicinissimo al primo gradino della scalinata, vide un minuscolo braccio di porcellana che roteava ancora a causa dell'urto subito.
Lesta la bambina si inginocchiò e lo raccolse: con il cuore un po' più tranquillo, lo esaminò e pensò che potesse essere un tempo appartenuto a una di quelle bambole bellissime con i capelli setosi e le guance rosee, come quelle che sua nonna teneva esposte in una vetrina di legno.
Ebbe appena il tempo di avere una fugace idea della bambola a cui immaginava fosse stato attaccato quel braccio, quando sentì qualcosa spezzarsi sotto le sue gambe; il terreno le mancò sotto i piedi e lei d'istinto scattò in avanti, ma poi sentì un improvviso dolore al cranio e tutto attorno a lei si spense.

Quando riaprì gli occhi fu come non averlo fatto.
Era stesa per terra e non ricordava nulla... e non vedeva nulla. Gridò, e mentre l'aria tornava a invaderle i polmoni, le immagini di ciò che era successo le si formarono in testa.
Si puntellò malferma sulle braccia, e man mano che gli occhi si abituavano all'oscurità lei riconosceva sempre meglio l'ingresso della masseria del Guadagno; ma lei lo ricordava nella penombra del mattino, non nel buio della notte.
Scivolando sul pavimento, la sua gamba incontrò il vuoto: rabbrividì e la ritirò di scatto, mentre capiva cosa doveva essere successo.
Quando aveva raccolto quello stupido braccino della bambola doveva essersi fermata su una vecchia botola di legno che aveva poi ceduto sotto il suo peso; lei era balzata in avanti, aveva battuto la testa contro qualcosa, forse il gradino della scalinata, e aveva perso conoscenza.
Sì, ma per così tanto tempo?
Non era ancora mezzogiorno quando era entrata nella masseria; adesso sembrava notte fatta.
Possibile che i suoi amici, in tutto quel tempo, non fossero venuti a cercarla, non avessero chiamato aiuto?
Una tremenda angoscia le invase il petto.
Si sforzò di alzarsi sulle gambe malferme e caracollò nel cortile, verso la fessura da cui era entrata.
Il buio aveva intabarrato la masseria, rendendo tutto più inquietante; sopra di lei le stelle brillavano lontane e inutili. Le cicale avevano ceduto il posto ai grilli, il cui canto sembrava però tutt'altro che amichevole.
Lalla inciampò diverse volte lungo il tragitto; la testa le pulsava dolorosamente, il respiro le si era fatto pesante e la vista si era annebbiata.
Dopo quelli che le sembrarono mille chilometri riuscì finalmente a gettarsi contro la pietra; provò a estrarla, ma capì subito che era troppo solida e pesante per lei.
“Giuseppe! Aiuto!” iniziò allora a gridare “Sono qui, sono qui! Gina, Marcello! Vi prego... Filippo... Graziano! Sono... sono caduta... vi... vi prego, ragazzi... Serena... aiu... to... vi pre... vi prego...”
Ma nessuno le rispose.
I ragazzi dovevano essersi stancati di aspettarla e se n'erano andati.... forse avevano creduto che sarebbe riuscita a tornare a casa da sola.
Lalla si prese la testa tra le mani e si abbandonò alla disperazione.

Una tenue luce esplose improvvisamente tra le sue palpebre chiuse.
Alzò la testa verso l'alto e un attimo dopo il suo cuore mancò un battito.
La masseria non era totalmente buia: ad una finestra del piano superiore brillava un esile lumicino ambrato.
Si alzò in piedi, asciugandosi le lacrime, e scrutò la finestra illuminata. Non riusciva a distinguere altro se non quella singola candela che tremolava contro l'eterna oscurità.
Lalla iniziò ad ansimare forte: non capiva se fosse peggiore l'idea di essere sola in quell'ambiente desolato o di non esserlo e non sapere chi fosse con lei.
Senza rendersene conto iniziò a muovere passi incerti verso la masseria, gli occhi fissi su quella lieve speranza di luce: forse a muoverla era proprio la fame che ne aveva.

I suoi occhi erano ancora appannati e i contorni delle cose sembravano visti attraverso un vetro umido; tuttavia, man mano che avanzava, l'oscurità sembrava diminuire, come se ad ogni passo si accendesse una candela invisibile.
Quando arrivò nuovamente sulla soglia della dimora, l'intero ambiente era persino meno buio di quanto non le fosse apparso prima di svenire. Ora riusciva a distinguere chiaramente le fisionomie delle scarne figure attorno a lei, i confini tra i loro chiari e i loro scuri, i pochi angoli in cui il vuoto lasciava spazio al pieno.
La fonte del tremolio ambrato che rischiarava appena la notte sembrava irradiare dal piano superiore.
Lalla procedette in direzione della scala; ora che era illuminata, la botola nella quale aveva rischiato di cadere sembrava soltanto un piccolo quadrato nero a ridosso del gradino. Il braccio della bambola era ancora là vicino, ma nella caduta si era spezzato in due.
Non appena vide i due frammenti, una cieca rabbia pervase Lalla: era colpa di quell'insignificante oggetto se aveva rischiato di morire e se adesso si trovava in quella situazione assurda. Con un ringhio si precipitò su di essi, li afferrò e li scagliò uno dopo l'altro nella botola.
La porcellana si infranse contro altra porcellana.
Con uno stupore terrificato Lalla guardò nel buco per vedere cosa fosse successo, e quello che vide le fece emettere un urlo strozzato.
Gli occhi di mille minuscoli volti bianchi la scrutavano dal fondo.

Le mancarono le gambe e, mentre cadeva all'indietro, nuove lacrime le inondarono il volto.
Tuttavia stavolta l'orrore durò giusto il tempo di riconoscere che non si poteva trattare di volti umani: erano troppo piccoli e inespressivi.
Con un tremante sforzo di volontà, Lalla respirò intensamente per calmarsi, e poi, facendo appello a tutto il coraggio di cui disponeva, si affacciò nuovamente alla botola.
Per la prima volta da quando si era svegliata, sospirò di sollievo.
Appena discernibili nell'oscurità, c'era una quantità immensa di bambole antiche ammassate le une sulle altre; l'insieme era inquietante, ma perlomeno innocuo.
Per molti minuti Lalla rimase a osservarle. La botola era molto profonda, ma riusciva comunque a vederle piuttosto bene. C'erano bambole coi capelli rossi, biondi, castani e nero corvino; alcune avevano occhi verdi, altre nocciola e altre ancora celesti; quasi tutte erano vestite, ma poche portavano abiti sontuosi: erano più frequenti quelle abbigliate con semplici grembiuli, simili a quello che lei stessa indossava. Quelle nude si trovavano perlopiù sul fondo, schiacciate dalle altre, e avevano l'aria di essere molto più antiche.
Sembrava che non ce ne fossero due uguali.
Sembrava che non ce ne fosse nessuna con l'espressione allegra.
Lalla si chiese cosa ci facessero laggiù. Chi avrebbe mai potuto confinare una collezione così ampia in un'angusta botola?
I suoi pensieri furono però improvvisamente interrotti da uno strano brusio che la fece sussultare.
Proveniva dal piano di sopra, apparentemente dallo stesso luogo in cui si trovava la fonte di luce; era uno strano verso gutturale simile a una cantilena, appena udibile.
Una sensazione a metà tra la paura e la gioia si fece strada nell'animo di Lalla.
Ora ne era certa: non era da sola nella masseria.

Chi era il suo compagno d'oscurità? L'avrebbe aiutata a uscire dalla masseria?
L'unico modo per capirlo era raggiungerlo, chiunque fosse; decise però di rimanere cauta. Iniziò a salire le scale con prudenza, posando lentamente i piedi sugli scalini, attenta a non fare il minimo rumore. Man mano che saliva, riusciva a udire meglio la cantilena: sembrava una nenia, un mantra con una certa musicalità tetra e ancestrale. La voce che la emetteva era roca e bassa come se avesse aspirato intere nuvole di polvere e fumo.
Quando fu arrivata al piano superiore, Lalla si trovò di fronte un corridoio di porte murate. La sua estremità non era raggiunta dal chiarore, pertanto esso sembrava non avere termine e perdersi direttamente nel nulla.
La luce e la cantilena provenivano dalla terza porta a destra, l'unica ad essere libera dai mattoni. Lalla vi si diresse, mentre un'ansia lacrimosa cominciava a gonfiarle la gola.
Si affacciò dentro la stanza.

La stanza era così imponente che pareva dilatarsi oltre i confini della masseria. Era completamente vuota e spoglia a eccezione di una serie di arcate gotiche dalle simmetrie insondabili.
L'unica suppellettile era una gigantesca specchiera posta di fronte all'ingresso, visibilmente tarlata e cadente in vari punti; su uno sgabello di fronte a essa sedeva una donna.
Dava le spalle a Lalla, che pertanto poteva vederne solo i capelli bianchissimi lunghi fino a terra; da essi spuntava il braccio sinistro, così magro che pareva un osso ricoperto di pergamena.
In mano aveva un pettinino di ferro nero: lo portava alla scriminatura al centro del cranio e lo faceva scendere lungo le sottilissime ciocche con gesti precisi e lenti, poi ripeteva l'azione ripartendo sempre dal medesimo punto. Mentre si pettinava in quella maniera vagamente ossessiva, mugugnava tra sé l'arcana tiritera.
Lalla era rimasta impietrita sulla soglia: le sue azioni erano ipnotiche e repulsive al tempo stesso, tanto che la ragazzina non riusciva a decidere se scappare o rimanere a osservarla.
Cercò di tendere al massimo le orecchie e capire le parole della nenia, ma esse erano pronunciate in un linguaggio indecifrabile.
Mosse un passo avanti per cercare di scrutare il riflesso della donna nello specchio, ma il suo piede pestò qualcosa di duro e fragile che si infranse sotto il suo calcagno.
A quel rumore, il braccio della donna rallentò e si fermò a mezz'aria, a pochi centimetri dalla testa; atterrita, Lalla guardò per terra e vide il volto infranto di un'ennesima bambola.
“M... mi scusi, signora...” balbettò la bambina “Non... non volevo disturbarla... non sapevo lei fosse qui... mi... mi sono persa qui dentro e vorrei u...uscire. Mi può aiutare? La prego... ho tanta paura...”
La donna rimase immobile per lunghi istanti; poi, d'improvviso, prese a tremare violentemente, come se una subitanea rabbia cieca l'avesse colta alla richiesta di Lalla. Con un gesto inatteso riprese a pettinarsi, ma non con la flemma di poco prima: i suoi gesti divennero veloci e accaniti, come se stesse cardando della lana.
Non recitava più la cantilena di poco prima, ma respirava con violenza, rumorosamente.
Lalla non riusciva a far altro che stare lì a guardarla, terrorizzata.
In breve, la foga con cui la donna si pettinava divenne tale che i capelli rimanevano incastrati tra i denti del pettine e si strappavano come fili d'erba, per poi cadere a terra con un volo leggiadro.
Qualche istante dopo, i capelli bianchi iniziarono a tingersi del rosso scarlatto di una cascata di sangue che cominciò a sgorgare dalla scriminatura...
“NO!” urlò allora Lalla, e corse ad afferrare il braccio della donna per impedirle di farsi altro male col pettine; ma quando le fu vicina lanciò un altro grido di terrore: il vetro opaco dello specchio le restituiva l'immagine di un volto scheletrico, solcato da una fittissima ragnatela di rughe, furente eppure ebbro di desiderio smodato.
Lalla iniziò a indietreggiare, ma la vecchia scagliò via il pettine e si alzò in piedi, voltandosi verso di lei.
Era altissima e spettrale; indossava un lungo vestito bianco lacero e consunto, che un tempo doveva essere stato sontuoso, macchiato adesso dello stesso sangue che bagnava metà della sua chioma. Attraverso lo schermo lanuginoso della frangia sulla fronte, Lalla riusciva a intravedere due occhi gialli spinti a fondo nel buio delle orbite vacue.
La donna la scrutò a lungo, con un'espressione illeggibile: poi improvvisamente chinò la testa verso destra e aprì le labbra in un sorriso strano, verticale, simile a un ringhio; poi, prima che Lalla potesse fare qualsiasi cosa, il suo braccio ossuto scattò e afferrò quello della bambina in una morsa d'acciaio.
Lalla urlò terrorizzata e cercò di divincolarsi mentre la donna, un piacere perverso dipinto sul macabro volto, la sollevava e la tirava verso sé, con un rantolo che pareva voler risucchiare tutta l'aria della stanza...


… Poi ho riaperto gli occhi e ho rivisto il sole.
Ho capito cos'è successo: quando ho raccolto quel braccino del cavolo, nella botola ci sono caduta e ho perso i sensi. Non è vero niente: la storia di Giuseppe deve avermi suggestionata e ho sognato la strega del Guadagno mentre ero svenuta.
Adesso però va tutto bene.
Oddio, proprio tutto no. Mi sa che mi sono fatta male... molto male... non riesco a muovermi, posso solo stare supina e guardare verso l'alto. Ma non mi preoccupo. Appena mi tirano fuori mi cureranno e prima o poi starò bene.
E non manca molto... i miei amici arriveranno con i rinforzi. Devo soltanto attendere.
Intanto guardo la luce del giorno attenuarsi, spegnersi e riaccendersi... e poi di nuovo... e di nuovo... e attendo... attendo...
Mi troveranno.
Ne sono sicura.

… ma quando?





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Blu
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

Il racconto l'ho letto la sera stessa che me l'hai inviato, durante la notte ho completato l'immagine e fra storia e immagini cercate è stato difficile non farsi impressionare XD :asd:
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Nillc »

Grazie Bluuzza :) spero arrivino anche altri feedback, per me sono importantissimi ;)

Questo racconto per me è stato più che altro un divertissement, uno di quei testi che si tessono praticamente da soli :) è raro, ma a volte capita di avere gli ingredienti giusti nella testolina, ma che passi molto tempo prima di trovare quel quid che serve a mescolarli tutti quanti... è stato questo il caso :)
Erano circa due anni che volevo fare un racconto che avesse come protagonista una strega, anche se la mia intenzione originaria doveva essere qualcosa di simil-storico (tipo la Chimera di Sebastiano Vassalli, per intenderci); il quid mi è arrivato qualche sera fa durante una passeggiata in auto.
Mi sono trovato quasi per caso di fronte al Reddito, una masseria nei dintorni del mio paese... eccola qua :)

Immagine

E' un luogo davvero inquietante: si trova isolato nel bel mezzo della campagna e dà un senso di decadente e abbandonato... le leggende in merito fioccano nel mio paese, anche se effettivamente nessuna riguarda una strega (peraltro le streghe giù in Puglia non sono poi tanto diffuse).
Il Reddito deve in ogni caso il suo nome al fatto che effettivamente vi risedesse il feudatario-gabelliere incaricato di riscuotere le tasse; si narra che ci siano nei suoi sotterranei passaggi segreti, stanze delle torture e in particolare un buco nel terreno in cui venivano scaraventati i morosi :shock:
Quella sera mi sono ricordato di una storia raccontata per scherzo alla mia amica Flo dal suo ragazzo, col chiaro intento di farla spaventare: corrisponde più o meno alla scena madre dell'incontro tra Lalla e la Strega....
... E bum :) tutte le cose si sono incontrate, mescolate, modificate e in poche ore ho scritto questo raccontino :)




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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

Il luogo è praticamente come lo avevo immaginato leggendo :) , aveva solo la corte meno asimmetrica (e lo "vedevo/immaginavo" dall'altezza di un bambino :P )

PS: l'altra immagine che inquieta nel racconto è quella delle bambole nella botola [:^]




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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Nillc »

In effetti, Blu, ho deliberatamente "spostato" l'edificio un po' più al centro :D volevo dare l'idea di un edificio austero e ordinato.
Un'altra cosa che non ho detto è che effettivamente la pietra "mobile" esisteva davvero fino a qualche anno fa :shock: i ragazzini si sfidavano davvero a entrare ed esplorare la masseria.

La scena delle bambole invece si è creata praticamente da sé :) a volte capita che la fantasia vada in una direzione tutta sua e crei autonomamente delle scene efficaci :D




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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da overhill »

Porca miseria, non ho ancora avuto un attimo di tempo per leggerla... Adesso me la metto sul lettore di ebook, altrimenti non ci riuscirò mai! :D
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da bashira »

overhill ha scritto:Porca miseria, non ho ancora avuto un attimo di tempo per leggerla... Adesso me la metto sul lettore di ebook, altrimenti non ci riuscirò mai! :D
Idem, almeno riuscirò a leggerlo con calma, a letto al buio.. Qui al pc, con tutti i rumori intorno di giorno non farebbe lo stesso effetto :asd:




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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da overhill »

Letta, approfittando della domenica tranquilla (la prima da un po' di tempo).

Bello bello, si potrebbe creare un bel corto :)
Uhm, non è una brutta idea: ho preso contatto da qwualche tempo con un gruppo di "videofili" che fanno cose di questo genere...
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Blu »

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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da overhill »

Bene, sto scrivendo :)
Sono arrivato alla scoperta del braccino di bambola.

Ovviamente è solo un abbozzo, andrà poi messo bene in quadro con le inquadrature, i tipi di ripresa, eccetera :)
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Re: [Halloween On Asp 2013] Il Guadagno della Strega

Messaggio da Nillc »

Ovviamente poi pubblica Over :)




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