Naturalmente non fu facile raggiungere la pagoda: era situata tra le montagne, raggiungibile attraverso giorni di cammino in una zona impervia dove scorrazzavano le tigri, e vi si poteva accedere percorrendo una serie di cunicoli e gallerie (alcuni dei quali interamente allagati) alternati ad ampie sale tramutate in un vero e proprio tempio ipogeo, ma bisognava trovare l'ingresso di questo labirinto, aprirne i cancelli ed essere pronti ad affrontare le numerose trappole di cui era disseminato, nonché alcuni tombaroli dal volto coperto come banditi e armati di kalashnikov.
Però alla fine arrivai in una immensa caverna il cui soffitto si spalancava all'esterno e in cui due vertiginose cascate riversavano acqua purissima in un lago che occupava quasi tutto il fondo della grotta, al centro del quale sorgeva la pagoda, formata da sette piani sovrapposti, come sette diversi livelli di conoscenza, nell'ultimo dei quali era conservato il prezioso Cimelio, sempre che "l'anonima tombaroli" non ci avesse già messo le mani sopra.
Iniziai a cercare le sette chiavi della pagoda, una per ciascun piano, che erano disseminate nella grande caverna, in alcune sale del tempio ipogeo, in labirinti subacquei oppure in piccole pagode situate in cavità esterne. Finché la mia ricerca non mi condusse a una piccola valle verdeggiante attraversata da un placido fiume e in cui sorgeva un grandioso tempio. Ma l'aspetto idilliaco dell'esterno celava trappole micidiali all'interno con pozzi di fuoco e precipizi che avrebbero fatto impallidire Reinhold Messner e per superare i quali era necessario compiere balzi nel vuoto sperando di atterrare su qualcosa di solido che non fosse troppi metri più in basso.
Durante la mia esplorazione mi imbattei ripetutamente nelle tigri e nei predatori di tombe e feci una terribile scoperta: il motivo per cui in quella zona c'erano così tante tigri era dovuto al fatto che queste venivano allevate dai tombaroli per diventare animali da guardia o da difesa (almeno finché non si mangiavano qualcuno dei padroni, dopo di che diventavano materiale per la farmacopea tradizionale cinese; la tigre è come il suino: non si butta via nulla! Ma è molto meno saporita!).
Però alla fine avevo recuperato tutte e sette le chiavi della pagoda e vari altri oggetti (alcuni dei quali mi erano serviti per aprire le porte che custodivano le chiavi): una robusta spada cinese (utile come piede di porco), alcune Ruote Della Fortuna, un Occhio Di Giada, uno Specchio Rivela Mostri, due Stelle Del Drago e i simboli delle 4 stagioni, cioè una piccola canna (di bambù! Non pensate male!), o meglio un germoglio di bambù che simboleggiava la primavera (e la rinascita), un bella ciotola piena di riso condito e speziato a dovere (immangiabile! Se non altro perché era lì da secoli) che rappresentava l'estate (e l'abbondanza), una ciotola vuota che rappresentava l'autunno (ovvero "ce semo magnati tutta l'abbondanza e mo' è questo che ce resta!") e infine della frutta secca tipo noci che rappresentava l'inverno (ovvero "ora che la ciotola è vuota tiriamo avanti con queste". E poi, se le piantiamo, a primavera germoglieranno riavviando il ciclo). Curiosamente tra questi oggetti ce n'erano parecchi relativi ai draghi (o ai mostri; in più anche l'Occhio Di Giada era una gemma così grossa che avrebbe potuto essere benissimo un Occhio Di Drago). Ma si sa che per gli orientali il drago è un simbolo molto importante, potente e positivo. Piuttosto dovevo preoccuparmi di altri predatori di tombe che si erano radunati (con tanto di tigre al seguito) proprio davanti alla pagoda.
Dovevo giocare sulla sorpresa e utilizzare la tattica di colpirli dall'alto, dove non mi vedevaono ed ero un bersaglio meno facile; ma alla fine ne ebbi ragione ed entrai nella pagoda, risalendo pian piano tutti i vari piani finché non raggiunsi il Cimelio del Bodhisattva (che per fortuna non era stato rubato) e lo recuperai.
A questo punto dovevo uscire dal tempio, ma anche le vie d'uscita erano presidiate da vari esponenti dell'anonima tombaroli con relative tigri da guardia. Si preparava una grandinata di proiettili a cui difficilmente sarei potuta scampare, perché sarei stata completamente allo scoperto. E il Cimelio del Bodhisattva sarebbe stato nelle loro mani.
Poi mi accorsi di qualcosa nascosto in alto, proprio sopra le teste del gruppo di predatori di tombe: erano alcuni draghi di pesante metallo, modellati in modo da ripiegarsi su se stessi a formare una gigantesca sfera. Se solo fossi riuscita a farli partire avrebbero fatto loro il lavoro sporco al mio posto. Di solito per quel tipo di trappole c'era sempre un qualche meccanismo che le attivava, bastava solo trovarlo. Esplorai attentamente la zona finché non lo scovai: era una specie di pulsante su cui era raffigurato un drago; più chiaro di così!
Dei tombaroli rimase ben poco e così mi avviai verso i cancelli esterni quando, con immenso fragore, qualcosa emerse dal sottosuolo: era un drago! E questa volta non era solo un simbolo, ma era proprio vero! Ed era pure fornito di tutti gli optional: zanne, squame, denti, artigli e fiamme! Avrei dovuto intuire che tutti quegli oggetti relativi ai draghi (o ai mostri) mi stavano dicendo qualcosa e ora avevo capito anche cosa!
Per aprire il massiccio portone che conduceva all'esterno bisognava piazzare i simboli delle quattro stagioni in apposite nicchie ai lati dei battenti, per cui mi lanciai di corsa verso quelle, schivando come potevo i proiettili fiammeggianti che sputava il drago, il quale per fortuna non era dotato di una mira molto precisa, ma, ad ogni pezzo che sistemavo al suo posto, rischiavo di finire flambé.
Primavera. Estate. Autunno. E Inverno. Tutti al loro posto. E le porte, con uno schianto e un cupo rombo si aprirono, permettendomi una poco onorevole, ma salvifica fuga di gran carriera lontano da quel mostro.