Inviato: 24 luglio 2007, 18:15
Lisbona
(prima parte)
I quattro giovani erano stanchi ma determinati.
Dopo la fuga dall’Escorial, si erano recati rapidamente ad un piccolo aeroporto dove Lara aveva fatto arrivare il suo aereo personale, buttando giù dal letto un assonnatissimo Hillary.
Jamie ed Elaine erano seduti su comode poltrone e cercavano di riposarsi un poco.
Felipe stava guardando fuori dal finestrino. Poi rivolse la sua attenzione alla donna che pareva ancora sconvolta.
“Elaine, come stai?” chiese. L’americana, che si stava tenendo la fronte con la mano destra, alzò lo sguardo sullo spagnolo, mostrando due occhi rossi di pianto “Meglio, Felipe, grazie. Non devo solo pensare al professore…” alla parola ‘professore’ il mento della donna iniziò a tremare.
Felipe fu lesto a recuperare la forza che se ne stava andando “Su, su, non pensarci. Ha vissuto molti anni e ha fatto molte cose meravigliose, faceva un lavoro che adorava…insomma ha avuto una bella vita. Cerca di pensare positivo adesso, va bene?”
Elaine tirò su col naso e il gentiluomo che si nascondeva in Felipe tornò fuori come faceva ogni tanto. Estrasse un candido fazzoletto e lo porse alla donna, che lo prese con un debole sorriso e lo usò per asciugarsi gli occhi.
Intanto Jamie stava borbottando “Già, il professore. Accidenti! Ma dove ci starà mandando con i suoi indizi e la sua poesiola? Sicuramente da nessuna parte!”
Felipe si rivolse all’uomo “Calmati Jamie adesso. Lara sa quello che fa”
“Ah, Lady Croft! La famosa Tomb Raider!” sbottò l’inglese “Ma ancora ci credi? Ma non ti rendi conto che non ha idea di cosa fare?”
“Non ti permetto di insultare Lara, brutto…” l’insulto, come il pugno che Felipe aveva alzato, rimasero senza seguito, perché Lara in quel momento uscì da una toilette, con gli abiti da lavoro: maglietta aderente, pantaloncini corti addobbati da due fondine occupate da due pistole, alcuni oggetti alla cintura, e calzini che facevano occhiolino del bordo degli alti anfibi, all’apparenza piuttosto comodi. Alla cintura aveva alcuni oggetti, e sulle spalle un piccolo ma capiente zainetto.
“Signori” stava dicendo “per cortesia. Non sul mio aereo.”
Jamie stava recuperando l’aplomb “Scusami Lara, ma sono piuttosto nervoso. Ammetterai che non sappiamo dove stiamo andando ne’ cosa stiamo cercando.”
Lara appoggiò le mani su un tavolino posto al centro della carlinga e disse “Non posso certo nascondere che non ho idea, per ora, di cosa stiamo cercando, nel senso che dovremo probabilmente trovare un altro indizio. Ma quello che mi sfugge è cosa sia il nostro obiettivo finale, l’’eredità dorata’…Felipe, tu hai un’idea di cosa possa essere?”
Lo spagnolo ci pensò un istante poi disse “No, mi spiace, ma il professore non ne parlava mai. E quando si nominava accennava al Codice e a quello che c’è scritto. Non possiamo darci uno sguardo?” disse speranzoso.
Lara si rifiutò “No. E’ un oggetto pericoloso, malefico. Dobbiamo fare molta attenzione.”
“Ma cosa andiamo a fare a Lisbona, allora?” chiese un esasperato Jamie.
“Perché quello che abbiamo trovato scritto nel Codice è relativamente chiaro. Felipe, hai la traduzione?”
L’uomo si frugò rapidamente nelle tasche ed estrasse un foglietto spiegazzato. Lo consultò poi recitò con voce ferma:
“Dal primo, ove la luce della sapienza illumina menti e vie,
Il tuo viaggio ti porti ai due rami che non diedero frutto;
Uniscili per trovare il quarto e il suo Quarto nascosto
E prima che la luce ti riempia di tenebra
L'Eredità Dorata sarà tua!”
“Vedi Jamie?” disse Lara “dice di unirli. Di cosa si tratti non ne ho idea, ma sono certa che si tratti di due oggetti che vanno collegati, incastrati, combinati in qualche modo, per ottenere…beh, non ho idea di cosa!”
Jamie spalancò le braccia e le lasciò ricadere, in un gesto disperato “Ah! Andiamo bene! Ma scusa, e tutto il resto? Cos’è il quarto? e il quarto nascosto? E la luce che riempie di tenebra?”
Lara lo squadrò, poi gli disse, in tono vagamente canzonatorio “Non ti preoccupare. Io sono brava ad improvvisare”
Poi si voltò verso Elaine “Tu conosci bene il Belèm?”
“Scherzi?” si inorgoglì la donna “Il professore mi ci portava spesso. Lo conosco benissimo, stanza per stanza” nella foga del discorso, Elaine non si era accorta di avere nominato il professore, segno che la guarigione stava arrivando, lentamente ma stava arrivando.
“Anzi” continuò “credo anche di sapere dove dobbiamo andare. Il professore” e due “mi portava spesso in una stanza che si chiama ‘el Salon de l’Espejo’ che ovviamente vuole dire ‘salone dello specchio’, dicendomi che quell’oggetto aveva un significato molto particolare. Non mi ha mai detto perché e quale fosse il suo scopo, però ora credo proprio sia il nostro obiettivo.”
Lara guardò con una vaga tenerezza l’amica “Bene, Elaine. Sapevo che saresti stata preziosa.”
Elaine abbassò lo sguardo e sorrise arrossendo.
(prima parte)
I quattro giovani erano stanchi ma determinati.
Dopo la fuga dall’Escorial, si erano recati rapidamente ad un piccolo aeroporto dove Lara aveva fatto arrivare il suo aereo personale, buttando giù dal letto un assonnatissimo Hillary.
Jamie ed Elaine erano seduti su comode poltrone e cercavano di riposarsi un poco.
Felipe stava guardando fuori dal finestrino. Poi rivolse la sua attenzione alla donna che pareva ancora sconvolta.
“Elaine, come stai?” chiese. L’americana, che si stava tenendo la fronte con la mano destra, alzò lo sguardo sullo spagnolo, mostrando due occhi rossi di pianto “Meglio, Felipe, grazie. Non devo solo pensare al professore…” alla parola ‘professore’ il mento della donna iniziò a tremare.
Felipe fu lesto a recuperare la forza che se ne stava andando “Su, su, non pensarci. Ha vissuto molti anni e ha fatto molte cose meravigliose, faceva un lavoro che adorava…insomma ha avuto una bella vita. Cerca di pensare positivo adesso, va bene?”
Elaine tirò su col naso e il gentiluomo che si nascondeva in Felipe tornò fuori come faceva ogni tanto. Estrasse un candido fazzoletto e lo porse alla donna, che lo prese con un debole sorriso e lo usò per asciugarsi gli occhi.
Intanto Jamie stava borbottando “Già, il professore. Accidenti! Ma dove ci starà mandando con i suoi indizi e la sua poesiola? Sicuramente da nessuna parte!”
Felipe si rivolse all’uomo “Calmati Jamie adesso. Lara sa quello che fa”
“Ah, Lady Croft! La famosa Tomb Raider!” sbottò l’inglese “Ma ancora ci credi? Ma non ti rendi conto che non ha idea di cosa fare?”
“Non ti permetto di insultare Lara, brutto…” l’insulto, come il pugno che Felipe aveva alzato, rimasero senza seguito, perché Lara in quel momento uscì da una toilette, con gli abiti da lavoro: maglietta aderente, pantaloncini corti addobbati da due fondine occupate da due pistole, alcuni oggetti alla cintura, e calzini che facevano occhiolino del bordo degli alti anfibi, all’apparenza piuttosto comodi. Alla cintura aveva alcuni oggetti, e sulle spalle un piccolo ma capiente zainetto.
“Signori” stava dicendo “per cortesia. Non sul mio aereo.”
Jamie stava recuperando l’aplomb “Scusami Lara, ma sono piuttosto nervoso. Ammetterai che non sappiamo dove stiamo andando ne’ cosa stiamo cercando.”
Lara appoggiò le mani su un tavolino posto al centro della carlinga e disse “Non posso certo nascondere che non ho idea, per ora, di cosa stiamo cercando, nel senso che dovremo probabilmente trovare un altro indizio. Ma quello che mi sfugge è cosa sia il nostro obiettivo finale, l’’eredità dorata’…Felipe, tu hai un’idea di cosa possa essere?”
Lo spagnolo ci pensò un istante poi disse “No, mi spiace, ma il professore non ne parlava mai. E quando si nominava accennava al Codice e a quello che c’è scritto. Non possiamo darci uno sguardo?” disse speranzoso.
Lara si rifiutò “No. E’ un oggetto pericoloso, malefico. Dobbiamo fare molta attenzione.”
“Ma cosa andiamo a fare a Lisbona, allora?” chiese un esasperato Jamie.
“Perché quello che abbiamo trovato scritto nel Codice è relativamente chiaro. Felipe, hai la traduzione?”
L’uomo si frugò rapidamente nelle tasche ed estrasse un foglietto spiegazzato. Lo consultò poi recitò con voce ferma:
“Dal primo, ove la luce della sapienza illumina menti e vie,
Il tuo viaggio ti porti ai due rami che non diedero frutto;
Uniscili per trovare il quarto e il suo Quarto nascosto
E prima che la luce ti riempia di tenebra
L'Eredità Dorata sarà tua!”
“Vedi Jamie?” disse Lara “dice di unirli. Di cosa si tratti non ne ho idea, ma sono certa che si tratti di due oggetti che vanno collegati, incastrati, combinati in qualche modo, per ottenere…beh, non ho idea di cosa!”
Jamie spalancò le braccia e le lasciò ricadere, in un gesto disperato “Ah! Andiamo bene! Ma scusa, e tutto il resto? Cos’è il quarto? e il quarto nascosto? E la luce che riempie di tenebra?”
Lara lo squadrò, poi gli disse, in tono vagamente canzonatorio “Non ti preoccupare. Io sono brava ad improvvisare”
Poi si voltò verso Elaine “Tu conosci bene il Belèm?”
“Scherzi?” si inorgoglì la donna “Il professore mi ci portava spesso. Lo conosco benissimo, stanza per stanza” nella foga del discorso, Elaine non si era accorta di avere nominato il professore, segno che la guarigione stava arrivando, lentamente ma stava arrivando.
“Anzi” continuò “credo anche di sapere dove dobbiamo andare. Il professore” e due “mi portava spesso in una stanza che si chiama ‘el Salon de l’Espejo’ che ovviamente vuole dire ‘salone dello specchio’, dicendomi che quell’oggetto aveva un significato molto particolare. Non mi ha mai detto perché e quale fosse il suo scopo, però ora credo proprio sia il nostro obiettivo.”
Lara guardò con una vaga tenerezza l’amica “Bene, Elaine. Sapevo che saresti stata preziosa.”
Elaine abbassò lo sguardo e sorrise arrossendo.