Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

La conclusione della saga Untold!

Condividete le vostre creazioni: disegni, fumetti, racconti, 3D, foto, musica o altro ispirati a TR e non / Show here your creations: art, paintings, comics, literature, 3D, photo, music or other inspired or not to TR
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Nillc
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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Nillc »

Bene ragazzi, ci siamo: oggi è l'OLUS day!
In questo giorno speciale il regalo mio e di Over al forum intero è ONE LAST UNTOLD STORY, l'ultimo romanzo della serie Untold, che celebra il suo decennale (ormai quasi undecennale :D) e concluderà l'intera saga. E' stata per me una grande emozione anche solo scrivere il titolo di questo topic, con la dicitura "Lara Croft Tomb Raider" prima del titolo, retaggio di un tempo in cui ciò avveniva anche nei prodotti "ufficiali" della serie... medesimo periodo in cui io e il mio insostituibile amico abbiamo mosso i primi passi nello splendido universo da noi creato a partire da quello di Lara, ma che poi ha trovato una sua caratterizzazione e un posto di rilievo nelle nostre memorie.
Avremo ampiamente modo di discutere sui nostri ricordi, lasciarci andare alla nostalgia e condividere i segreti della lavorazione di questo e degli altri racconti della serie... ma ora è arrivato il momento di leggere!

Prima di addentrarci nella nuova avventura, vi informo che rilascerò un capitolo ogni LUNEDI' e MERCOLEDI'; il VENERDI' invece, se mi sarà possibile, posterò un commento/making of in cui vi spiego i segreti dei capitoli letti durante la settimana. Saranno ben accette le critiche (purché costruttive) e i commenti di qualsiasi tipo. Rimane inoltre online il topic del WIP, con la sinossi ufficiale, le FAQ e altri commenti di questa luuuunga lavorazione. I ringraziamenti saranno pubblicati, come di consueto, alla fine del romanzo.
Nel corso della pubblicazione Blu mi ha promesso che vedrà la luce anche una grafica abbinata :)

E adesso... siete pronti? SI COMINCIA!!!


LARA CROFT
TOMB RAIDER:

One Last UNTOLD Story


INDICE
Prologo - La Pista
Capitolo 1 - La Chiave
Capitolo 2 - I Musei
Capitolo 3 - L'Ingresso
Capitolo 4 - Il Tabularium
Capitolo 5 - Il Labirinto
Capitolo 6 - La Ragnatela
Capitolo 7 - La Foresta
Capitolo 8 - La Battaglia
Capitolo 9 - L'Altra
Capitolo 10 - Il Vesuvio
Capitolo 11 - La Gabbia
Capitolo 12 - Il Fondo
Capitolo 13 - L'Ascesa
Capitolo 14 - Il Centro
Capitolo 15 - Il Ritorno
Capitolo 16 - La Verità
Capitolo 17 - La Fine




MAKING OF
Making of 1 - Prologo e Capitolo 1
Making of 2 - Capitoli 2 e 3
Making of 3 - Capitoli 4 e 5
Making of 4 - Capitoli 6 e 7
Making of 5 - Capitoli 8 e 9
Making of 6 - Capitoli 10 e 11
Making of 7 - Capitoli 12 e 13
Making of 8 - Capitoli 14 e 15




Prologo- La Pista

La ragazza si svegliò di colpo e completamente, come se qualcuno le avesse buttato addosso una secchiata d'acqua gelida.
L'immediato passaggio dal sonno alla veglia le comportò un breve istante di agitazione e spaesamento: ci vollero numerosi profondi respiri perché riprendesse cognizione di sé e della situazione.
Essersi trovata per tanto tempo in viaggio e in circostanze decisamente poco tranquille le rendeva aliena la sua camera da letto: il silenzio e l'immobilità dell'aria le risultavano indisponenti, quasi oppressivi.
Guardò l'ora: mancavano sette minuti alle 4 del mattino, e ciò significava che doveva essere crollata a dormire sulla scrivania poco dopo esservisi seduta circa otto ore prima.
“Merda!” imprecò a mezza voce nell'accorgersi di aver sporcato i suoi appunti con una densa striscia di bava da sonno: corse a prendere il rotolo di carta assorbente e, sbuffando, cercò di pulire alla meglio i fogli. Si irritò moltissimo nel vedere l'inchiostro spandersi in gore violacee che rendevano illeggibili le parole.
La testa le ronzava fastidiosamente: decise di andare in cucina a prepararsi un caffè.
Mise la polvere nera nel bollitore elettrico, collocò il tazzone da pinta sotto il beccuccio e in pochi istanti lo vide riempirsi della profumata bevanda. Si sedette al tavolinetto e sorseggiò così rapidamente da ustionarsi la lingua.
Con un altro sbuffo allontanò da sé la tazza, puntò i gomiti sul piano e prese a massaggiarsi la testa, cercando di tenere a bada la rabbia che l'intera situazione le caricava addosso.
Non poteva biasimarsi, del resto: era tornata quella stessa sera dopo un lungo tour che l'aveva portata dapprima a Praga, poi presso la biblioteca dell'Escoriàl a Madrid e infine a Gerusalemme; era arrivata in quei luoghi seguendo le tracce di qualcuno che tuttavia sembrava esser rimasto lì fino a un attimo prima che lei arrivasse, per poi ripartire verso la tappa successiva.
Alla fine il suo bersaglio sembrava essere sparito nel nulla, e a lei non era rimasto che tornare a casa con una valanga di appunti e scartoffie da rimettere in ordine. Era riuscita appena a impostare il lavoro, prima di cedere allo sfinimento e crollare a peso morto sugli appunti.
Si voltò a guardarli attraverso la porta della cucina e sospirò: non si era mai sentita tanto lontana dalle risposte che cercava, e ciò la rendeva a un tempo triste e inquieta.
Rimase per diversi minuti immobile e rassegnata; poi decise di reagire e di distrarsi sbrigando la corrispondenza che si era accumulata all'ingresso di casa durante le settimane della sua assenza, e che ore prima lei aveva deliberatamente deciso di ignorare.
Si recò nel corridoio d'ingresso dove aveva lasciato la massa eterogenea di buste, volantini e cartoline; quando vi fu davanti inarcò le sopracciglia, stupita.
In cima alla montagnola c'era un pacco che lei non ricordava di aver visto al suo arrivo.

Era una scatola di modeste proporzioni, avvolta in carta da pacchi e spago, senza francobolli né dati di affrancatura; lei lo prese e si rese conto che pesava molto più di quanto le dimensioni avrebbero suggerito. Lo rivoltò sull'altro lato e vide due parole scritte in inchiostro azzurro con una calligrafia che non conosceva.

Thread 1.

“Una pista?” disse lei fra sé e sé “sarebbe proprio quello che mi ci vuole, ora...”
Si recò nello studiolo con il pacco tra le mani; durante il tragitto lo scosse per accertarsi che non vi fosse all'interno nulla di pericoloso, ma sentì solo lo sbatacchiare, piuttosto rassicurante, di un pesante oggetto all'interno della scatola.
Posò il pacco sulla scrivania, prese un taglierino dal portapenne e recise lo spago, poi incise la carta che lo avvolgeva avendo cura di preservare la scritta.
Si trovò tra le mani un'anonima scatola di cartone priva di altri imballaggi: la osservò per un attimo e poi la aprì.
Inizialmente, quando vide ciò che la scatola conteneva, rimase interdetta e sorpresa; un attimo dopo, tuttavia, la memoria le donò un flash talmente sorprendente da scuoterla in maniera fisica, quasi violenta.
Corse a prendere un pesante tomo che teneva nella sua libreria e ne scorse le pagine fino ad arrivare a quella che si era ricordata; la lesse avidamente, e quando trovò conferma circa quello che aveva pensato si lasciò cadere sulla sedia, travolta da mille emozioni contrastanti.

Perché quell'oggetto era lì?
Chi glielo aveva inviato?
Poteva essere davvero la pista che cercava?


Quali che fossero le risposte a quelle domande, doveva agire, e subito. Si alzò dalla sedia e iniziò a preparare la valigia: sarebbe partita non appena possibile.

Presa dall'eccitazione la ragazza non si accorse minimamente dell'ombra che la osservava sin dal momento in cui si era svegliata.
Nascosto nel buio del viale alberato adiacente alla casa della ragazza, un uomo (nonostante i suoi lineamenti fossero pressoché indiscernibili era chiaro che si trattasse di un uomo) aveva sovrinteso a tutto ciò che era accaduto, sul volto un sorriso malvagio appena visibile alla luce della luna e una gioia selvaggia che gli cresceva dentro.
Qualche tempo dopo le luci alla finestra si spensero: la ragazza aveva terminato di prepararsi e si sarebbe riposata qualche ora prima di partire.
L'uomo irruppe in una risata bassa, rauca, gelida come la notte che stava volgendo al termine.
C'erano voluti tutto l'impegno e il potere di cui disponesse perché tutto quadrasse nella sua interezza, ma finalmente il meccanismo che aveva progettato con febbrile cura si era messo in moto, e tutto stava filando per il verso giusto.
Il suo sguardo si volse verso un luogo indefinito, al di là del fondo del viale immerso nell'oscurità e ancora oltre, a una distanza imprecisabile che solo lui stesso sembrava essere in grado di apprezzare.

In quello stesso momento si mise in moto l'altra metà del piano malefico dell'uomo.
Lara Croft si svegliò.

___________________________________________
Chi sono la ragazza misteriosa e l'uomo in nero? Qual è il suo terribile piano? Cosa c'entra in tutto questo Lara Croft?
Lo scopriremo insieme MERCOLEDI', solo su ASP.com!





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Lara Croft Tomb Raider: One Last UNTOLD Story

Messaggio da Blu »

Rientrata solo ora a casa... che regalone questo Natale :) , e che inizio ricco di mistero :D : all'inizio pensavo che la ragazza fosse Lara, ma era troppo semplice :P , ora non vedo l'ora di saperne di più, su chi siano lei e il losco figuro e soprattutto in che modo sono relazionati con Lara :D ... ma anche su quale sia l'oggetto della ricerca della ragazza, non vedo l'ora sia mercoledì :D :approved:




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Messaggio da Nillc »

Abbiamo teorie in proposito? Uno dei correttori in sede di revisione ha detto che si capiva subito chi fossero i personaggi :D




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Messaggio da Blu »

Ah beh, ipotesi quante ne vuoi :asd: , proseguo in spoiler:
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Messaggio da Nillc »

Chissà Blu :D lo scoprirete solo... leggendo :D

E a proposito, oggi è un mercoledì OLUS :) Ecco a voi il primo capitolo "ufficiale", bello lunghetto ma vi deve bastare fino a lunedì ;)


Capitolo 1- La Chiave

“Ma che diavolo...?”
Il Vivace della Danza Ungherese N° 6 di Brahms era esploso nella stanza a un volume abbastanza basso da svegliare Hillary senza diffondersi dalla sua stanza nel resto di Croft Manor.
L'uomo ci mise un po' a capire perché anche dopo aver aperto gli occhi continuava a non vedere nulla. Con molta difficoltà cercò di ricomporre mentalmente i pezzi del puzzle: era buio perché, contrariamente agli altri giorni, il sole non era ancora sorto. Il suo orologio biologico era tarato per sentire l'allegro brano di musica classica circa due ore dopo.
Perché sono sveglio?
Un fulmine gli attraversò la mente e d'improvviso ricordò il motivo per il quale aveva anticipato il già mattiniero orario di risveglio.
Con un gemito d'impellenza balzò dal letto.

Da bravo maggiordomo inglese qual era, in capo a undici minuti uscì dalla stanza perfettamente pulito, pettinato e abbigliato. Croft Manor era ancora immersa in una penombra grigiastra che rendeva discernibili solo i profili degli antichi mobili, delle vetuste armature e delle altre preziose suppellettili disposte nei corridoi; qualcun altro avrebbe potuto inciamparvici, ma lui vi si muoveva con la grazia e la sicurezza di chi aveva lavorato in quell'antica dimora per decenni e la conosceva a menadito.
In genere, appena sveglio Hillary si dirigeva con calma nella cucina al pianterreno, dove mentre consumava una rapida colazione dava una scorsa alla lista delle cose da fare che aveva approntato il giorno prima, per poi iniziare i suoi lavori, che svolgeva con la consueta sistematicità in attesa che, l'una diverse ore prima dell'altro, gli altri due occupanti del Maniero lo raggiungessero.
Quel giorno, invece, una fretta che non gli era abituale gli metteva le ali ai piedi e lo dirigeva da tutt'altra parte, nell'ala ovest del primo piano. A ogni passo il buon uomo era più inquieto: deglutiva, sussultava al minimo rumore, tuttavia non rallentava e marciava tanto spedito quanto la sua livrea d'alta sartoria gli consentiva. Un velo di sudore gli imperlava la fronte: sapeva di avere un compito ben più importante di quelli cui era abituato, e stava facendo di tutto per portarlo a termine con successo.
Dal pianterreno, dove si trovava la sua dependance, salì lo scalone monumentale, in cima a esso svoltò a sinistra e aprì la porta a due battenti di legno; oltrepassò quella che un tempo era una sala d'armi, al cui centro campeggiava oggi un immenso telescopio, e imboccò il corridoio a destra e lo percorse fino ad arrivare a una porta che recava una targa dorata con su scritto Trophy Room.
Posò la mano sulla maniglia e ristette per un attimo in ascolto: quando si fu accertato del perfetto silenzio che aleggiava sulla dimora tirò un sospiro di sollievo e le sue labbra si arricciarono in un sorriso soddisfatto.
Ce l'aveva fatta, era arrivato per primo.
Aprì la porta e si introdusse in un'immensa stanza ampia e lunga, munita di ben due soppalchi, nella quale erano allineate file e file di teche ricolme di artefatti preziosi di ogni sorta, che tappezzavano anche le pareti. L'uomo la conosceva benissimo: da decenni ogni lunedì e mercoledì ne spolverava e lavava tutti gli anfratti. L'unica nota stonata era un bel divano chaise-longue foderato di chintz rosso che da qualche tempo vi era stato spostato dal salotto, posizionato in modo da dare le spalle all'ingresso.
Hillary ebbe appena il tempo di muovere un singolo passetto trionfale all'interno della Stanza dei Trofei, che da qualche parte al suo interno provenne una voce che lo fece sobbalzare.
“Ci siamo svegliati presto, eh, Hilly?” udì l'uomo, prima di accorgersi di una slanciata gamba femminile nuda che sporgeva dalla spalliera del divano.
“Buongiorno, Lara” rispose poi in un gemito sofferente: la presenza di Lara Croft in quella stanza significava il fallimento della sua missione, senza possibilità d'appello.

Lara si alzò lentamente dalla chaise-longue e venne incontro al suo maggiordomo. L'amicizia pluridecennale che lo legava alla sua datrice di lavoro (nonché una segreta preferenza per gli esponenti del proprio sesso) impedivano a Hillary di provare per lei qualcosa di diverso da un sincero affetto, ma non poté impedirsi di pensare che fosse una visione davvero meravigliosa, alta com'era, le forme flessuose fasciate da una preziosa vestaglia di seta rosa.
“Allora” esclamò Lara Croft in tono pratico “a meno che tu non voglia servire la spremuta d'arancia nel Sacro Graal, direi che la tua presenza da queste parti a inizio giornata è un po' strana, no?”
“Ehm... io, veramente... perché, abbiamo anche il Sacro Graal, qui?”
La donna inarcò un sopracciglio.
“Hillary...” sussurrò minacciosa “non cambiare discorso...”
“Ecco... vedi, Lara, stamattina mi sono svegliato con una gran voglia di spolverare... sì, la teca quindici...”
“Quella con l'elmo di Beowulf?”
“Sì, proprio quella: giovedì scorso devo averla pulita male, sai...”
Lara storse la bocca in un espressione incredula; poi si portò una mano al mento e apparve pensierosa.
“Sì, penso che sia come dici tu...” convenne annuendo.
“Davvero?” si lasciò sfuggire Hilary; poi si morse la lingua e ripeté la stessa parola tentando di darle un tono esclamativo.
“Beh, è lodevole da parte tua, Hilly...” proseguì Lara, mentre l'amico si ringalluzziva per essere riuscito a celarle in maniera del tutto casuale il vero motivo della sua visita mattutina alla Sala dei Trofei “Però... penso che ci sia anche un'altra ragione che ti porta qui prima dell'alba”.
Il maggiordomo si sentì raggelare.
“E... sarebbe?” balbettò cercando di apparire casuale. Lara gli sorrise maligna.
“Penso che, una volta spolverata la teca quindici, tu volessi involontariamente chiudere la porta della Sala dei Trofei a chiave... chiave che poi tu avresti perso, sempre involontariamente, s'intende... il tutto allo scopo di tenermene lontana”.
“Io? Ma che cosa dici, Lara? Ti sembra che...”
Lara gli si avvicinò, le mani sui fianchi e la testa piegata di lato, sul volto un'espressione talmente risoluta che l'uomo dovette capitolare: interruppe la sua arringa e annuì a testa bassa.
Lara emise un sospiro esasperato.
“Credevo che ne avessimo già parlato” lo rimbrottò, voltandogli le spalle.
“Oh, andiamo, Lara!” ribatté Hillary “lo faccio... lo facciamo per il tuo bene!”
“Per il mio bene? Ma cosa credete, tu e Bryce? Che io sia una malata terminale?”
“Ma no, certo che no... siamo solo preoccupati...”
Lara sedette sul divano, gambe e braccia serrate, e si fece scura in volto.
“Cosa credevate?” disse poi, evitando di guardarlo “Che sarebbe continuata in eterno, questa storia della 'Predatrice di Tombe'? Non sono più una ragazzina, Hillary”.
L'uomo si limitò a guardarla costernato, incapace di rispondere.
Fosse stata solo una questione d'età, probabilmente lui e Bryce avrebbero compreso; la realtà era però ben più grave di quanto la sua amica non volesse ammettere.

Erano passati diversi anni dall'ultima volta che Lara era tornata a casa pesta e malconcia ma soddisfatta e con un preziosissimo manufatto nello zaino.
In genere, non appena tornata a casa, l'archeologa correva dritta filata nel suo ufficio, dove la attendevano i fascicoli che lei avrebbe passato in rassegna per scegliere tra tutti la sua prossima impresa; non passavano mai troppi giorni, al massimo una manciata di settimane, e ripartiva per una nuova avventura.
Stavolta, però, qualcosa era cambiato.
Le settimane erano diventate mesi e i mesi anni, e Lara non aveva più lasciato Croft Manor per mettersi alla ricerca di una tomba inesplorata, di un artefatto magico o chissà cos'altro.
Riordinando il suo ufficio, il buon maggiordomo aveva trovato alcuni appunti da lei presi per qualche incarico, i quali non erano mai andati oltre le fasi basilari della pianificazione.
Ai timidi tentativi di Hillary e Bryce di capire cosa fosse successo, la donna aveva inizialmente risposto che si sentiva stanca e di aver bisogno di riposo; in seguito aveva cominciato ad affermare con decisione di non avere più l'età e il fisico per “certe cose”.
Né il maggiordomo né il tecnico le credevano: Lara non aveva mai cessato di sottoporsi a durissimi allenamenti nella palestra di casa, ed era ancora perfettamente in forma come anni prima; quattro volte a settimana, poi, si recava al poligono di tiro, e a giudicare dalle sforacchiature dei bersagli disponeva ancora di un'ottima mira.
Eppure i due amici avevano dovuto assistere increduli a questa trasformazione senza riuscire a spiegarsela, finché non avevano scoperto che Lara aveva preso a frequentare fin troppo assiduamente la Sala Trofei; le sue giornate passavano per gran parte in quella stanza, dove la donna restava perfettamente immobile a rimirare tutti i frutti delle sue imprese. Questo era ciò che li aveva preoccupati di più, soprattutto quando Hillary aveva iniziato a sospettare che lei vi trascorresse anche la notte.
La risposta che gli aveva appena dato lasciava intendere che avesse indovinato, e indirettamente spalancava la triste ipotesi che Lara stesse attraversando una grave crisi personale.

“La realtà” disse l'uomo “è che hai perso un po' d'entusiasmo... se solo provassi a leggere i tuoi fascicoli, forse troveresti...”
“Ah! Questa è bella” lo interruppe lei “Cosa pensi che ci troverei? Tombe e trappole, trappole e tombe, qualche magnifico reperto da recuperare e alla fine si torna a casa. E poi di nuovo, e di nuovo ancora all'infinito. Credimi, Hilly: là fuori non c'è davvero più niente per cui valga la pena lottar... lavorare”.
Hillary fece finta di non aver recepito il lapsus.
“Ma pensaci, Lara!” incalzò “ti stai facendo rubare la scena da giovinetti che valgono un milionesimo di te! Per esempio, quella faccia da schiaffi di... di... come si chiama? Nathan Brake, se non erro.. lo si sente sempre nominare, ma non vale nemmeno un decimo di...”
“E chi l'ha mai voluta, la scena? Io ho sempre fatto quello che mi divertiva. Sono stata dappertutto, ho visto tutto e vorrei non aver fatto molto di quello che ho fatto”.
“E questo ti porta a non divertirti più?”
“Il punto è che non ho più l'età per...”
“Non tirare fuori ancora questa storia, non ci credo!”
“Padronissimo, Hilly, ma è comunque come dico io!”
“Eppure, se solo provassi a...”
“Oh, ma insomma! Si può sapere perché ti sta tanto a cuore, 'sta faccenda?”
Hillary fece il giro del divano e le si parò davanti.
“Perché non voglio che tu ti dimentichi chi sei, va bene?”
Lara fissò per un po' il volto del suo amico; poi, incapace di sostenere lo sguardo lucido dei suoi occhi, si alzò e camminò verso il fondo della stanza.
“Io lo so benissimo chi sono” rispose rauca fermandosi di fronte a una scaffalatura “Io sono Lara Croft. Ecco, te l'ho detto. Contento, adesso?”
Hillary sospirò. Era la risposta giusta, ma col tono sbagliato; nondimeno ritenne saggio non proseguire oltre quella conversazione.
“Va bene, Lara, come vuoi tu” mormorò “Si è fatto tardi, scendo a preparare la colazione prima che arrivi Bryce. Sono le 7 meno un quarto, quindi avrò circa sei ore di tempo... meglio che mi sbrighi, vero? Lara... ehi, mi senti?”
Si girò preoccupato verso la sua amica e la vide immobile con un'espressione vacua di fronte alla scaffalatura dove poco prima si era fermata.
“Tutto bene?” chiese, raggiungendola a grandi falcate.
Con uno scatto repentino, la donna si girò verso di lui e gli sbatté un grosso oggetto sotto al naso.
“E questa che diavolo è?” gli chiese furiosa.
Il maggiordomo arretrò un po' e incrociò gli occhi per mettere a fuoco l'oggetto.
“Sembra... dovrebbe essere una... una chiave?” biascicò.
Si trattava in effetti di una chiave di bronzo dall'aria antica, estremamente grossa, tanto che, mentre Lara la impugnava tenendola per l'asta, essa sporgeva ancora per diversi centimetri dalla sua mano; in basso se ne vedeva la parte fresata e in alto l'impugnatura, che era enorme e finemente cesellata a formare una fittissima spirale. Al centro era incastonata una piccola acquamarina perfettamente rotonda; vi era inoltre legato, con uno spago sottilissimo, un piccolo talloncino di carta simile a quelli utilizzati dagli archeologi per catalogare i reperti, il quale conteneva una semplice scritta in inchiostro azzurro.

Thread 2.

“Che è una chiave lo vedo anche da me!” gridò Lara “Voglio sapere che ci fa qui! Chi è che ce l'ha messa? Ne sai qualcosa?”
Hillary deglutì.
“No, Lara, ti giuro, io non... non l'ho mai vista prima...”
“Nemmeno io, quindi qualcuno deve averla portata qui mentre non c'ero! Cos'è, un tentativo di blandirmi?”
“Ma cosa dici? Non potrebbe essere... che so... un oggetto di tuo padre? Oppure qualcosa che hai recuperato in una delle tue...”
Lara lo afferrò per il colletto e lo avvicinò a sé, i nasi che si sfioravano.
“Hillary, io conosco a memoria ogni singolo oggetto che si trovi o si sia mai trovato a Croft Manor, d'accordo? E questo non c'è mai stato!”
“Va bene, ma perché ti scaldi tanto? È solo una chiave...”
Lara lo fissò ancora per un attimo, poi sentì la rabbia scemare. Conosceva troppo bene il suo maggiordomo per non capire dal suo tono che fosse sinceramente spaesato. Inoltre, se davvero non conosceva il valore di quell'oggetto (e anche questo era chiaro dal suo sbigottimento), era improbabile che lo avesse messo lì per tentare di svegliare il suo entusiasmo.
“Non è solo una chiave...” bisbigliò lasciandolo andare. Continuò a osservare il grosso oggetto nella sua mano, cercando di ricordare tutte le informazioni che poteva in merito a esso.
“Hillary!” gridò poi improvvisamente, così forte che il suo amico, ancora scosso dalla reazione di poco prima, caracollò all'indietro spaventato “butta giù dal letto Bryce, tra dieci minuti lo voglio nella tecnosala insieme alla colazione”
“S... sì, Lara...”
Lara lo superò andando verso la porta d'ingresso, visibilmente immersa nei suoi pensieri; quando fu sull'uscio, si voltò di nuovo verso l'uomo.
“Ah, e prima di qualsiasi cosa...” disse “vai a prendere il De' Antiqui Secreti”.

Dieci minuti dopo Lara scendeva nel salone fresca di doccia e con indosso una comoda tuta; si diresse alla tecnosala, una cittadella di monitor, cavi e transistor separata dal resto del soggiorno per mezzo di una balaustra in plexiglass.
Se Hillary era rimasto scioccato dalla sua veemenza di poco prima, ciò non lo aveva fatto venir meno ai suoi doveri: giunta nella tecnosala l'archeologa trovò un vassoio di prelibatezze, un bauletto blindato di modeste dimensioni e Bryce che russava rumorosamente curvo su una tastiera, gli occhiali da sole inforcati.
“Tutto fatto, Lara” disse il maggiordomo con la voce appena più acuta del solito. Lara si sentì molto grata e al tempo stesso in colpa nei suoi confronti.
“Sei grande, Hilly. Ora siedi e facciamo colazione insieme” disse, e gli schioccò un bacio sulla guancia, consapevole che sarebbe valso più di mille scuse. L'uomo arrossì.
Prima di sedersi, Lara diede uno sguardo all'altro suo amico; sospirò, sollevò una sedia di ferro e subito la fece cadere di proposito.
“Oh, povera me, che mani di ricotta!” ridacchiò, mentre Bryce si svegliava di colpo e quasi cadeva dalla sua.
“Che... succede?” urlò il ragazzo con voce ancora impastata dal sonno.
“Succede che abbiamo del lavoro da fare” gli disse pratica Lara.
Bryce la fissò stupidamente per diversi istanti.
“Nah, è solo un sogno” disse poi, e si chinò nuovamente a russare sulla tastiera.

Svegliato definitivamente il tecnico, i tre amici fecero colazione in silenzio; i due uomini, incapaci di capire cosa stesse tramando la loro amica, evitarono per precauzione qualsiasi domanda.
“Bene” esclamò Lara quando Hillary ebbe portato via i vassoi “Adesso dobbiamo capire cosa ci faccia questa a Croft Manor” e da una tasca estrasse la grossa chiave che aveva trovato nella Sala dei Trofei.
“Forte!” disse Bryce osservandola “scommetto che apre la sauna segreta del tuo quadrisnonno!”
Lara lo ignorò e prese il bauletto, dal quale estrasse un enorme e antichissimo codice manoscritto rilegato in pelle borchiato, sul quale campeggiava la scritta a lettere dorate De' Antiqui Secreti.
“Questa non è una semplice chiave” spiegò mentre lo scorreva velocemente “Tempo fa avevo letto proprio su questo libro la sua storia, ma... non credevo nemmeno che esistesse ancora... figurarsi trovarla per caso in casa mia...”
L'archeologa continuò a sfogliare il tomo fino a raggiungere una pagina sulla quale campeggiava il disegno in inchiostro bruno della chiave posata lì accanto.
“A-ha!” esultò “è proprio lei! State un po' a sentire” e si mise a leggere, traducendo all'impronta dal latino.

LADDOVE SI PARLA DEL MOLTO MISTERIOSO ARTEFATTO
UN TEMPO DENOMINATO “CHIAVE DELLE VIE INCROCIATE”
CHE A MOLTI LABIRINTI DAVA ACCESSO
CHE ASSAI GRANDI TESORI PROTEGGEVA
E CHE PERSO SI È NELLO SCORRERE DELLA STORIA

La Chiave delle Vie incrociate era un prezioso manufatto d'origine sconosciuta ben rinomato nel mondo classico, oggi disperso, altresì noto come 'Chiave dei Tesori Ignoti' o 'Filo d'Arianna'.

“Filo d'Arianna!” esclamò Hillary “Ecco spiegata la scritta sul talloncino, Lara! 'Thread' come 'Ariadne's Thread', il Filo d'Arianna... non pensi?”
“Uhm... probabile” rispose Lara, ma il tono vago tradiva il fatto che non ne fosse assolutamente convinta. Riprese a leggere.

Rarissime e molto vaghe sono le fonti che ne parlano; tutte però concordano che si trattasse di un artefatto dalla forma di una chiave, realizzato da Dedalo nell'VIII secolo a.C. con materiali sconosciuti donatigli direttamente dagli dei.
Pare che l'artefatto fungesse da chiave e mappa all'interno del celebre Labirinto di Cnosso: esso era al tempo stesso temuto e desiderato, poiché era dotato di oscuri poteri strettamente interconnessi con la struttura del Labirinto, difficilmente controllabili, ma era al tempo stesso l'unico modo per raggiungere il tesoro che si trovava al centro di esso.


“Tesoro?” disse Bryce sgranando gli occhi “Pensavo che nel labirinto ci fosse il Minotauro!”
“Una cosa non esclude l'altra” spiegò solenne Hillary.
“Esatto” convenne Lara “e ci sarà un motivo, se un altro nome della Chiave era 'dei Tesori Ignoti', no? Ecco, qui dice qualcos'altro” e riprese a leggere.

Non si conosce l'entità del Tesoro di Cnosso e nemmeno si sa quali fossero gli effettivi poteri della Chiave, ma si narra che una sola persona sia riuscita a utilizzarli correttamente per espugnare il Labirinto: Teseo. Con la dispersione del suo tesoro, esso fu distrutto e il manufatto passò dapprima a Lemno e successivamente a Meride.
Anche in queste località esistevano dei Labirinti e probabilmente i poteri della Chiave furono utilizzati con le stesse modalità di Cnosso per costruirli e proteggerne i segreti; tuttavia le notizie in merito sono molto vaghe e imprecise. La prima notizia certa si ha nel I secolo a.C., quando il lucumone etrusco Porsenna dichiarò di aver utilizzato uno “scettro divino” per allestire il suo mausoleo a Clevsi, universalmente noto come 'Labirinto di Porsenna'. Le poche raffigurazioni superstiti lo ritraggono con in mano un artefatto con le fattezze della Chiave. Restano oscure le modalità con cui egli ne sarebbe venuto in possesso.
Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio visitò le rovine del Labirinto di Porsenna e raccontò nei suoi diari di avervi recuperato una “clava innocua alla vista, ma terribile nell'essenza”, identificabile con la Chiave. Il naturalista la portò a Roma per studiarla, ma dopo la sua morte improvvisa durante un'eruzione del Vesuvio le tracce della Chiave si persero definitivamente.
Attualmente, la Chiave delle Vie incrociate risulta dispersa, così come l'ultimo tesoro sconosciuto che essa doveva proteggere.


“...Fino a oggi”concluse Lara, indicando l'oggetto posato sul tavolo accanto a lei.
“Sei sicura che non sia una riproduzione?” azzardò timidamente Hillary.
“No, è autentica” gli rispose l'archeologa scuotendo vigorosamente la testa.
“E come fai a...”
“L'ho esaminata io, va bene?” abbaiò Lara “E adesso dobbiamo capire come abbia fatto ad arrivare qui”.
“Ma Lara” sbadigliò Bryce “Ci sono circa venti secoli di storia da ricostruire, e non abbiamo la minima traccia, nemmeno un indizio da cui partire!”
“Uhm... sì e no” rispose meditabonda la donna “fammi un favore: connettiti dove sai e avvia una ricerca che abbia come chiavi 'Plinio il Vecchio' e 'Tabularium'”.
Bryce arricciò le labbra, e pur visibilmente controvoglia eseguì. Si diresse al computer più vicino e vi smanettò: in capo a qualche istante, era connesso con tutti i database di antichi manoscritti del mondo, comprensivo anche di centinaia di OPAC criptati, dei quali lui, naturalmente, era riuscito a crackare l'accesso. Non solo: il suo programma era in grado di incrociare fonti, svolgere ricerche autonome e mettere in collegamento date, nomi e luoghi, svolgendo in pochi attimi ricerche per le quali un pool di archeologi avrebbe impiegato diversi giorni.
Inserì le chiavi di ricerca dettategli da Lara, e pochi secondi dopo gli fu restituito un singolo risultato.
“Un minimo storico” commentò risentito il giovane.
“Ma essenziale” ribatté Lara; afferrò il mouse e vi cliccò sopra.
Apparve la riproduzione di un frammento pergamenaceo d'età tardoantica, ov'era riportata una singola frase in latino:

Tabularium regnum, arcanum et labyrinthum est mihi.

“Questa è una frase di Plinio il Vecchio” spiegò “è tratta da un codice dell'XI secolo che contiene spezzoni dell'unica sua biografia a noi pervenuta, redatta dal nipote Plinio il Giovane. Quando lessi per la prima volta della Chiave mi venne in mente di averla scorta da qualche parte quando ero giov... beh, diversi anni fa”
“... Da 'qualche parte'?” chiese Hillary sgomento.
“Ecco... diciamo che non ero autorizzata a compiere ricerche nel luogo dove...” Lara tossì pudicamente e cambiò discorso “Sapete, le notizie su Plinio tramandateci dal suo successore omonimo sono molto frammentarie e tutt'altro che certe; ma questa frase dimostrerebbe la teoria che lo vorrebbe, tra le altre mansioni, praefectus al Tabularium”
“Va bene” convenne Bryce “Ma che caspita era, 'sto Tabularium?”
“L'Archivio di Stato romano in Età Imperiale” disse Lara “anche se la sua reale funzione è tuttora molto dibattuta. Perfino la sua collocazione, sul fianco del Campidoglio, e l'edificio con cui viene identificato non sono del tutto certi”.
“Dunque questa frase significherebbe... 'il Tabularium è per me regno, segreto e labirinto'...?” tradusse Hillary con incertezza.
“Ci hai preso quasi su tutto” annuì Lara “però il termine arcanum può significare, oltre che 'segreto', anche diverse altre cose. Ad esempio, poteva indicare un luogo nascosto, occultato alla vista, dove in genere venivano conservati...”
“... Dei tesori!” esclamò Bryce.
“Ma allora... tutto torna! La Chiave, il labirinto, il tesoro...” esultò Hillary “Lara, è meraviglioso! Abbiamo una traccia!”
Per un attimo il volto di Lara si illuminò di un sorriso che i suoi amici conoscevano bene, dovuto all'emozione di trovarsi agli esordi di una nuova missione; i due uomini la guardarono raggianti. Ma tanto veloce quanto era arrivato, il sorriso si spense e Lara tornò a rabbuiarsi.
“So cosa state pensando, e non mi piace” disse tetra, mentre anche le loro espressioni giulive si deformavano in preda allo smarrimento “se credete che mi metterò a zompettare di qua e di là alla ricerca di questo fantomatico tesoro, vi state davvero sbagliando!”
“Ma Lara...” mormorò Bryce “è praticamente fatta! Questo è il primo collegamento dopo due millenni, e te lo vuoi lasciare scappare?”
“Inoltre” intervenne Hillary “hai per le mani la Chiave...”
Lara guardò l'oggetto posato sul tavolo: i suoi occhi indugiarono sul disegno a spirale dell'impugnatura, che sembrava in qualche modo attrarla, ipnotizzarla...
“D'accordo” disse poi “andrò a Roma e farò un giro sul Campidoglio... ma solo per cercare di capire che diavolo ci faccia 'sto coso in casa mia, ok? Vado e torno. Hilly, preparami lo zaino, l'attrezzatura e... e...”
“... Le pistole?” suggerì il maggiordomo.
“... Le pistole” sibilò Lara, rassegnata “Bryce, tu invece prenotami un volo per Roma e... ehi, che sono quei sorrisetti malefici?”
“Niente, niente” risposero i due uomini all'unisono, ma continuarono a sorridere.

________________________________
Quali segreti nasconde la Chiave delle Vie Incrociate? Cosa accadrà a Lara nel corso della sua nuova missione? Lo scopriremo insieme LUNEDI' col nuovo capitolo di OLUS.... solo su ASP.com!





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Messaggio da Blu »

"Tanta roba" :D , ce n'è da rielaborare fino a lunedì XD , le domande aumentano e la curiosità sale :D

Certo che fa strano vedere Lara "così", speriamo che il viaggio a Roma le ridoni entusiasmo :)




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Messaggio da Nillc »

Making of 1_ Prologo e Capitolo 1

A livello di trama non posso dirvi molto su queste prime due puntate di OLUS: esse servono più che altro per gettare le basi dell'intera macrostoria del romanzo e di molte delle sue sottotrame. Se a questo punto della storia le vostre domande superano di gran lunga in numero le certezze, non preoccupatevi: presto saranno ancora di più :D ma vi assicuro che a fine lettura avrete una risposta a tutto... tranne, ovviamente, a quelle questioni che devono restare aperte per il gusto del lettore.

Partiamo dal prologo. Innanzitutto, se vi state domandando chi siano i misteriosi personaggi che vi si incontrano, sappiate che dovrete aspettare un bel po' per comprendere di chi si tratti... anche se, da buon enigmista, in realtà ho nascosto un enorme indizio sull'identità di uno dei due giocando un po' con le parole :D Vi posso inoltre dire che si tratta in entrambi i casi di persone che in qualche modo conosciamo già... anche se probabilmente rimarrete molto sorpresi di capire che si tratta proprio di loro! E adesso basta, perché rischio di dire troppo :P

Il prologo inizialmente non doveva esserci... o meglio, al principio del lavoro il romanzo si apriva direttamente con quello che poi è diventato il primo capitolo, il quale per un brevissimo periodo è stato anche chiamato "prologo". Mi sono però subito reso conto di una cosa: innanzitutto, con la quantità di informazioni che era necessario dare, la lunghezza era troppa per un semplice prologo; ritengo infatti che la funzione di tale espediente sia prettamente introduttiva, e che quindi esso debba essere veloce e sintetico. Così ho spezzato la scena in due: originariamente dunque il prologo terminava con Lara che chiede a Hillary di andare a prendere il De'Antiqui Secreti, e il capitolo 1 (intitolato provvisoriamente "La Chiave delle Vie Incrociate") proseguiva col resto del capitolo che avete letto. D'altro canto, però, ho storto il naso nel comprendere che avere un prologo e un capitolo 1 entrambi ambientati a Croft Manor e che avessero come oggetto la Chiave delle Vie Incrociate non mi soddisfaceva a livello artistico: come vedrete ogni capitolo di OLUS rappresenta un blocco narrativo a sé, con dei connotati propri e una sua unità scenica; così ho riunificato il capitolo abbandonando provvisoriamente l'idea del prologo.

Il prologo vero e proprio è invece venuto da sé improvvisamente quando i lavori erano già in fase abbastanza avanzata... precisamente quando è stato chiaro che l'idea originaria che avevamo avuto io e Over (della quale ci sarà modo di parlare in futuro) aveva preso una direzione diversa rispetto ai piani iniziali e la storia aveva assunto la connotazione che, con le opportune limature e modifiche, è risultata quella definitiva. A un certo punto sono stato anche tentato di toglierlo e/o sostituirlo con un'altra scena che vi rivelerò a fine pubblicazione, ma tutto sommato mi è sempre sembrato funzionare bene e alla fine l'ho lasciato, assumendomene tutti i rischi. Mi direte voi se ho fatto bene o meno.

Nel Capitolo 1 viene introdotto uno degli elementi caratterizzanti dell'intero romanzo: il Labirinto. Anche in questo caso avremo modo di parlarne e riparlarne in seguito, però in questo momento mi piace rivelarvi che la tematica del Labirinto è stata dal principio quella su cui si è fondata la trama, sin dalle sue primissime bozze. E' stato molto interessante, in fase di preparazione, fare ricerche sulla simbologia e sui significati di cui il Labirinto è caricato nelle diverse culture; in più di un'occasione mi hanno talmente affascinato che avevo deciso, in prima istanza, di basare alcuni capitoli (se non l'intero romanzo) sui temi "labirintici" di questa o di quell'altra mitologia... alla fine, però, ho deciso di andare in una direzione più "mia", e di dare al Labirinto una connotazione che rimanda comunque a quelle antiche, ma che in parte le rilegge e reinventa adattandole alla storia che volevo raccontare... anzi, alle storie.

A tal proposito, quasi subliminalmente nel Capitolo 1 avete mosso i primi passi in una delle sottotrame che vanno a comporre il mosaico di OLUS: quella di Plinio il Vecchio. Tra le varie storie, questa è forse quella che si mantiene più di tutte sul vago, ai margini di ciò che viene narrato... ma che avrà un'importanza decisiva, e lo vedrete prestissimo. Nel frattempo vi consiglio di andarvi a leggere una sua biografia, che male non fa :P
Quello che di sicuro ho inventato è il suo ruolo di praefectus al Tabularium, posizione che però trovo molto credibile vista la levatura del personaggio.

E infine, qualche riga sulla Chiave delle Vie Incrociate. Questa è una mia invenzione, e ne sono particolarmente fiero: quando ho scritto il primo capitolo non ero ancora consapevole di tutto ciò che l'introduzione di questo artefatto avrebbe comportato... posso dirvi che è stato un vero divertimento scatenare i suoi poteri nel corso del romanzo! Non vedo l'ora che leggiate, ma vi voglio dare una raccomandazione: non date per scontato che quello che si vede a colpo d'occhio sia davvero tutto... sotto la punta dell'iceberg può esserci davvero molto altro...
Una prova? Rileggete con attenzione il prologo e il primo capitolo, raffrontateli e probabilmente vi porrete una domanda assurda a primo impatto, ma in realtà decisiva... domanda che troverà risposta solo leggendo OLUS!




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Messaggio da Blu »

Intrigante e "bastardissimo" questo primo making of :D , ho letteralmente "fatto la lastra" all'intro e al primo capitolo come suggerito e ne sono uscita con nuovi quesiti su dettagli che non avevo notato :asd: ; comunque ho dato un'occhiata su google ai riferimenti presenti in questa prima parte più qualche altra cosa priva di spoiler che mi avevi segnalato per la grafica (quasi pronta :D ) e ho scoperto un sacco di cose interessanti :) , non so quali faranno parte di Olus, ma danno spazio a tantissime possibili trame :D (e grafiche XD :asd: )




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Messaggio da Nillc »

Oggi, oltre a essere il primo dell'anno, è anche lunedì... e quale modo migliore di iniziare il 2018 e la sua prima settimana, se non seguendo Lara nella sua avventura di OLUS? :D

Capitolo 2- I Musei

Erano da poco passate le 19, 30 di un anonimo mercoledì di giugno. I Musei Capitolini avevano chiuso qualche minuto prima; gli operatori avevano accompagnato alle uscite gli ultimi visitatori rimasti, dopodiché avevano effettuato il conteggio di cassa e se n'erano tornati a casa.
Una sola persona era rimasta all'interno del complesso.
Paolo Galvan, un grassoccio omiciattolo che svolgeva le funzioni di magazziniere e vice- custode aggiunto, si stava affannando nella manovra di un carrello a forca per spostare alcune casse di reperti arrivate quel pomeriggio da un piccolo vano esterno presso l'esedra del Marforio al deposito del piano ammezzato di Palazzo Nuovo.
La cosa non gli dispiaceva, in effetti: il rubicondo Galvan amava il suo lavoro, si sentiva un privilegiato a poter lavorare in uno dei musei più prestigiosi del mondo, e spesso si attardava ben oltre la fine del suo turno con la scusa di portare a termine del lavoro arretrato. La sua mansione gli consentiva di manovrare a suo piacimento il sistema d'allarme, lasciando di volta in volta disattivati gli antifurto delle aree dove lavorava; con questa scusa riusciva a farsi delle passeggiate solitarie per i Musei, col vantaggio poter ammirare il Marco Aurelio, i resti del Tempio di Giove Capitolino, i Caravaggio e i Capodimonte senza anima viva tra i piedi.
Quella sera, sudando e sbuffando mentre scaricava una grossa cassa di legno alta e stretta, pensava che avrebbe molto gradito farsi un giro dalle parti della Venere Capitolina: per quanto fosse marmorea e ultramillenaria, restava sempre un gran bel fiore di figliola, e lui era sensibile alla bellezza femminile...
Terminate le operazioni di scarico, Galvan si fregò le mani soddisfatto e si diresse verso la porta, quando uno strano rumore lo fece trasalire.
Gli era sembrato di sentire uno starnuto.
“Chi c'è?” Mormorò col cuore in gola. Nessuno rispose.
L'ometto si guardò attorno spaesato: probabilmente se lo era immaginato, ma valeva la pena fare un minimo controllo. Del resto il deposito non era molto grande.
Frugò ogni angolo, guardò sotto la scrivania e dietro l'armadio, girò intorno all'ammasso secolare di scatole e reperti, ma non trovò nessuno.
Un po' più sereno, decise di fare un ultimo controllo alla cassa appena arrivata. Ciò comportava un problema: non essendo un archeologo, Galvan non aveva infatti il permesso di aprire le casse dei reperti, cosa che peraltro gli sarebbe costata tempo e fatica.
Il magazziniere stette un po' a pensarci su, poi decise per un compromesso: avrebbe aperto la cassa quel tanto che gli potesse permettere di darci un'occhiatina, senza svellerne tutti i chiodi.
Si munì di un piede di porco e fece leva sul lato lungo della cassa per aprirla di cinque o sei centimetri; sbirciò al suo interno e, con sua somma sorpresa, nella penombra riuscì a distinguere appena l'inequivocabile forma di un seno.
“Sorbole!” esclamò con un'espressione entusiasta, e introdusse una manina curiosa per apprezzare meglio la nuova arrivata tra le principesse statuarie del Campidoglio.
Tutto accadde in pochissimi secondi.
La mano di Galvan, che si aspettava di tastare una fredda superficie bronzea, sfiorò invece tessuto e carne; prima di poter anche solo rendersi conto di questo, sentì una voce di donna:
“Ehi, tu, porco! Levami le mani di dosso!”
Poi il coperchio della cassa si spalancò così violentemente da travolgere il povero Paolo Galvan, il quale fu scaraventato all'indietro e dopo un breve volo crollò a peso morto sul pavimento, svenuto e con un grosso bernoccolo che gli si gonfiava sulla fronte.
Dalla cassa, sputacchiando materiale d'imballaggio, uscì Lara Croft.

L'archeologa corse a rendersi conto delle condizioni del povero operatore che aveva tramortito; quando si fu sincerata che fosse ancora vivo, per buona misura gli premette sul volto un panno imbevuto di cloroformio e lo chiuse dentro la cassa. Avrebbe dormito almeno fino all'indomani mattina, ma con un po' di fortuna lei a quel punto sarebbe già stata in volo verso casa.
Dallo zainetto che portava in spalla, Lara recuperò un auricolare, se lo mise e lo accese.
“Bryce, sono qui, tutto a... ehi!”
Bryce stava ridendo così forte da non riuscire a parlare.
“... Hai visto tutto, eh, zoticone?” borbottò Lara.
“Dalle telecamere di sorveglianza” confermò il suo amico tossendo per il gran ridere “E sono contento di aver salvato tutto sull'hard disk!”.
Lara decise di ignorarlo: era già agitata di suo, e la cosa la metteva doppiamente a disagio. Provò a concentrarsi sulla missione.
“Quindi sei riuscito a crackare i sistemi di sicurezza?” chiese.
“S... sì” rispose il tecnico, cercando invano di tornare serio “Penso che tu abbia ancora una quarantina di minuti prima che se ne accorgano”
“Un sacco di tempo” commentò l'archeologa.
“Ah, non so” chiosò Bryce “da quello che ho visto, hai perso un po' del tuo tocco magico... anni fa non ti saresti fatta scopri... ahia! Ma sei impazzito?”
Lara ipotizzò che, laggiù a Croft Manor, Hillary avesse colpito in testa Bryce con qualcosa di molto pesante; ciò non le impedì di sentirsi offesa.
“Hillary aveva esagerato col materiale da imballaggio, c'era troppa polvere e quello non smammava!” tentò di giustificarsi la donna.
“Va bene, va bene... conosci la strada?”
“Come le mie tasche” sorrise Lara, e si diresse di corsa verso le scale che portavano al pianterreno.

Lara superò il Marforio e la collezione egizia di Palazzo Nuovo, poi svoltò a destra e scese una scala buia che sembrava insinuarsi direttamente nelle viscere del Campidoglio.
Mentre scendeva nei sotterranei gli stilemi settecenteschi dell'edificio cedettero ben presto il posto a un'atmosfera più ancestrale: agli stucchi e all'intonaco si sostituirono marmi e pietra la cui solennità era sopravvissuta a secoli e secoli di spoliazione e obsolescenza.
Quando intravide, al termine di un lungo corridoio, un arco di pietra alto e stretto, i cui decori erano ormai decrepiti, Lara attivò la minuscola webcam issata su una cinghia del suo zainetto, tramite la quale a Croft Manor potevano vedere quello che vedeva lei.
“Eccoci nel Tabularium!” annunciò entusiasta mentre oltrepassava l'arco e si introduceva in un sistema di corridoi incrociati tra loro, nei quali erano esposti file e file di antichissime lapidi, epigrafi ed ex-voto delle varie epoche romane. Da pochi decenni, l'archeologa lo sapeva bene, le zone identificate come pertinenti al Tabularium erano utilizzate per la Galleria Lapidaria Capitolina, un luogo in cui il tempo sembrava essersi fermato, così differente dalle modernissime aree museali soprastanti.
“Tutto qua?” commentò Bryce deluso “mi aspettavo che l'Archivio di Stato romano fosse un po' più sontuoso!”
“Beh, non credere che la situazione degli attuali Archivi di Stato italiani sia molto migliore” lo rimbeccò la donna “Devi considerare che questi ambienti sono vecchi di tre millenni, e solo di recente sono stati riadattati. Inoltre, penso che queste fossero semplicemente le aree di passaggio del pubblico, che oggi definiremmo di front-office, mentre l'archivio vero e proprio non è mai stato identificato con certezza e... e... oh, porca miseria!”
Camminando, Lara si era trovata sulla grande balconata ad archi che dava proprio sui Fori Imperiali.
Le ultime luci del tramonto illuminavano le colonne dei Templi, gli Archi di Trionfo, la Curia, la Basilica di Massenzio e, quasi sulla linea dell'orizzonte, le arcate del Colosseo; il quarzo dei marmi di cui essi erano costituiti brillava di un rosa intenso, conferendo al paesaggio un'atmosfera onirica, sospesa nel tempo.
“Tutto a posto?” chiese il tecnico.
“Sì... è che non ricordavo che fosse... così bello” rispose Lara sognante “... questo panorama” si affrettò ad aggiungere, mentre si riscuoteva da quel torpore. Dall'altro capo dell'auricolare, i suoi amici ritennero saggio non aggiungere nulla.

“Bene” esclamò Lara dopo qualche istante “Ora che siamo qui, dobbiamo scoprire qualcosa su questa dannata Chiave. Il punto è che non so proprio da dove partire... ho pochi indizi e troppo vaghi...”
La donna prese a camminare a caso nei corridoi della Galleria Lapidaria, riflettendo ad alta voce
“Ragioniamo: la Chiave dovrebbe proteggere l'ingresso a un labirinto, ma a Roma storicamente non c'è mai stata traccia di un labirinto... allora perché Plinio definiva tale il Tabularium?”
“Forse perché un archivio è equiparabile a un labirinto?” azzardò Hillary nell'auricolare “immagina gli scaffali pieni di documenti, i corridoi...”
“Plausibile” acconsentì Lara “ma anche se così fosse partiamo da zero: come vi dicevo, la zona di conservazione del Tabularium non è mai stata trovata. Vediamo un po'... Tabularium regnum, arcanum... labyrinthum... no, non sono nemmeno anagrammi...”
“A me questo nome, più che a un archivio, fa pensare a un ristorante” irruppe Bryce “vedo già gli slogan: 'solo dal Tabularium, tavoli imbanditi a tutte le ore, all you can eat!”
“Sei il solito idiota, Bryce” commentò Lara stizzita “si chiama così perché nel mondo romano i documenti non erano scritti su carta, ma su tabulae, tavolette cerate o di bronzo. Per questo, gli archivi che li conservavano venivano definiti archivii tabularii”.
“Ah, fantastico!” disse annoiato Bryce “Quindi quello cui si riferisce Plinio potrebbe essere un qualsiasi archivio d'epoca romana, in qualunque zona dell'Impero, no?”
“No” rispose subito l'archeologa “perché quello di Roma veniva considerato il padre di tutti gli archivi, data l'importanza dei documenti che conservava. Gli altri erano archivii tabularii, questo era il Tabularium con la T maiuscola, con l'aggettivo divenuto nome proprio. Lo attestano tante fonti antichissime e... e... cacchio, ci sono!”
La donna aveva gridato così forte che a Croft Manor Hillary e Bryce dovettero togliersi l'auricolare per evitare la sordità. Lara era stata attraversata da un flash mentale quasi violento: aveva ricordato un singolo particolare, qualcosa che aveva visto pochissime volte anni e anni prima, ma che poteva essere davvero il punto di svolta dell'indagine.
E si trovava a pochissimi metri da lei.

L'archeologa si mise a correre come una furia, compiendo a ritroso il percorso di poco prima.
“Lara, vuoi spiegarci...?” chiese Bryce, stordito.
“Sono una sciocca!” disse lei “La fonte più antica che indica 'Tabularium' come nome proprio dell'Archivio di Roma è un'iscrizione del I secolo d.C.”
“L'epoca di Plinio!” aggiunse Hillary.
“Esatto, e avrei dovuto ricordarmene subito! È proprio vero che sto perdendo colpi, dannazione!”
“Dai, non essere così severa con te stessa” chiocciò il maggiordomo “Ce ne saranno mille, di iscrizioni, laggiù!”
“Millequattrocento per l'esattezza” confermò Lara “ma quella che dico io non si trova tra di loro”
E tornò ad affacciarsi alla balaustra, dalla quale si sporse verso l'alto. Nel frattempo era calata la sera, quindi dovette sforzare un po' la vista per cercare il punto in cui i resti del Tabularium si congiungevano con le fondamenta di Palazzo Nuovo, costruito direttamente sopra di esse... poi un sorriso amaro le illuminò il volto.
“Eccola là” sospirò.
A una ventina di metri sopra di lei, sopra l'arcata centrale della balaustra, c'era un'antichissima iscrizione in un'elegante capitale; molte lettere erano cadute e la lontananza e il buio rendevano difficilmente leggibili anche quelle rimaste, ma si potevano scorgere chiaramente le parole TABULARIUM EST; sopra di esse, al centro perfetto dell'archivolto, si vedeva un disegno a spirale, perfetto calco in negativo dell'impugnatura della Chiave in suo possesso.
“Accidenti!” commentò Hillary “Accessibile, eh?”
“Magari adesso” concesse Lara “Ma nel I secolo là doveva esserci un altro ordine di arcate... poi nel '500 hanno pensato bene di abbatterlo e costruirci sopra Palazzo Nuovo. All'epoca di Plinio l'iscrizione doveva essere un po' più raggiungibile... o, almeno, non era necessario rischiare l'osso del collo. Il fatto che l'abbiano lasciata lì dov'era due millenni fa potrebbe non essere casuale...”
“Uhm, secondo la scansione 3D che rilevo dal tuo sensore, quella è una gigantesca trave portante” affermò Bryce “Probabilmente, se l'avessero abbattuta sarebbe crollata metà del Campidoglio. Scommettiamo che la tua Chiave va inserita là?”
“Scommettiamo” concesse Lara: si issò sul balconcino in ferro e si lanciò con un salto di lato, per aggrapparsi a una delle lesene che scandivano l'arcata.
“Ehm... Lara?” la chiamò timidamente Hillary “sei... sei proprio sicura di volerlo fare?”
“Tu che dici?” rispose acida la donna, issandosi alla cornice di volta.
“Beh, è tanto tempo che non lo fai...” le suggerì il maggiordomo “Perlomeno fuori dalla palestra...”
“Storie, è esattamente lo stesso” ribatté lei stizzita “e ora, per cortesia, lasciatemi fare!”
Bryce e Hillary tacquero, ma mentre si arrampicava usando i conci plurisecolari come appigli, Lara dovette ammettere a se stessa che i suoi amici avevano ragione. Nella palestra di Croft Manor, per quanto ci si potesse ingegnare a modificarne il tracciato, gli appigli erano sempre saldi e non si correva mai il reale pericolo di farsi un volo di cinquanta metri; l'archeologa si era dimenticata della facilità con cui la pietra le si potesse sgretolare sotto i piedi e di come la polvere rendesse incerta la presa delle dita. Anni prima, una scalata del genere le avrebbe richiesto meno tempo, rispetto a ora che doveva perderne a calcolare le distanze e i rischi che prima riusciva a valutare quasi istintivamente.
Eppure, man mano che saliva, la soddisfazione aumentava risvegliando nel suo intimo una sensazione di benessere e serenità che da tempo aveva smesso di provare.
Si issò alla chiave di volta e fece leva su di essa con le gambe per saltare in alto: aveva individuato, circa un metro sopra di sé, la prima di sette piccole feritoie. Vi si aggrappò e, con agilità, le percorse a mo' di scala, per giungere proprio di fronte al marmo bianco che recava l'iscrizione.
“Ed eccoci qui!” commentò appagata mentre srotolava il rampino dalla su cintura e ne fissava il gancio a un chiodo sporgente nella roccia, in modo che la sostenesse “e non mi sono nemmeno dovuta sforzare più di tanto!”
Osservò la spirale di pietra che aveva visto dal basso: a questa distanza si poteva distinguere chiaramente un piccolo cuneo verticale in cima a essa, che corrispondeva perfettamente all'asta della Chiave.
“Beh” disse Hillary “Penso che ormai non ci siano più dubbi...”
“Direi proprio di no” assentì la donna “Fuoco alle polveri, dunque” e, tiratala fuori dallo zaino, la spinse con decisione nell'alloggiamento.
Per un solo istante sembrò non accadere nulla; poi, di colpo, la Chiave cominciò a tremare e compì un giro su se stessa; poi dall'acquamarina al centro della spirale partì improvviso un raggio di luce azzurra sottile e rapido, simile a un laser. D'istinto, Lara si spostò di lato per evitarlo, e si girò a guardare cosa stesse accadendo.
Il fascio di luce fu proiettato verso il basso, in direzione dei Fori Imperiali, e si insinuò, decine di metri più giù, in un minuscolo forellino al centro del basamento di un tempio che secoli prima doveva trovarsi immediatamente di fronte al Tabularium, e del quale non rimaneva che un lato del colonnato; la luce fu amplificata da un complesso sistema di specchi e, con sommo stupore di Lara, disegnò nell'aria una sagoma che un tempo avrebbe dovuto illuminare il tempio intero, e che ora appariva come una sua magnifica ricostruzione olografica.
Un istante dopo la terra tremò, e al centro dell'ologramma i resti marmorei della cella del tempio si divisero a metà e si trascinarono di lato, rivelando l'ingresso a un ambiente sotterraneo segreto.
“... WOW!” esclamò estasiato Bryce.
“Superlativo!” aggiunse Hillary.
“Già... e avrei dovuto immaginarlo...” disse Lara, ammirata e in parte risentita “il Tempio di Saturno, dio dello scorrere del tempo... era ovvio che un archivio si trovasse sotto di esso!”
“L'importante è averlo aperto” la rimbeccò il maggiordomo.
“Sì, ma non lo resterà per molto” disse Lara “scommetto che non appena toglierò la Chiave, il fascio di luce sarà interrotto e il portale si chiuderà poco dopo”
“Come fai a esserne così sicura?”
“Ho visto tante di quelle porte a tempo, che ne so riconoscere una anche solo vedendola” rispose Lara “d'altro canto, non posso certo lasciare qui la Chiave... il testo parlava di usarla come 'mappa' del labirinto...”
“Beh, se si richiude, ora che sai dov'è ubicata, puoi sempre farla saltare in aria. Ti ho messo dell'esplosivo al plastico in zaino, e...”
“Ehm, scusate se vi interrompo” intervenne Bryce “ma i sistemi di controllo dei nostri amici sono praticamente andati in tilt. Si sono accorti della nostra presenza, e temo abbiano inviato dei controlli...”
“Beh, diciamo che non siamo stati estremamente delicati...” mormorò Hillary tetro.
“E che sarà mai” scrollò le spalle Lara “pensate che non sappia tenere a bada la gendarmeria?”
“In realtà temo che sia un po' più complicato...” disse Bryce, e nello stesso momento Lara udì un sinistro ronzio diffondersi nell'aria; in lontananza, a metà strada tra lei e il Colosseo, vide tre strane sagome profilarsi nell'aria: sarebbero sembrate uccelli, ma erano più grosse, più che volare galleggiavano in aria e avevano dei led rossi che si accendevano e spegnevano a intermittenza.
“... Fammi indovinare: droni?” mormorò Lara.
“Sì, ma... santa paletta!” imprecò Bryce “non droni qualunque! Sono DarkWings, cacchio! Non credevo che ne avrei mai visto uno in azione...”
“Già, siamo tutti qui che esultiamo” disse sarcastica Lara “che cos'hanno di tanto particolare, 'sti cosi?”
“Beh” rispose il tecnico “in genere vengono mandati in avanscoperta in luoghi ampi e bui, come foreste, tunnel o... beh, a quanto pare anche in zone archeologiche. Sono dotati di termocamere in grado di rilevare gli spettri di calore a una distanza di circa venti metri. Se riconoscono qualcosa che si muove secondo dei pattern predefiniti, gli lanciano contro un dardo narcotico”
“E a che pro?” chiese Hillary.
“Sai, vengono usati per contrastare eventuali intrusioni” spiegò Bryce “ovvio che debbano solo fermare l'estraneo finché non interviene la polizia...”
“C'è altro?” mormorò Lara impaziente.
“Fammi pensare... ah, sì! Hanno un particolare sensore in grado di rilevare forti rumori, poiché vengono usati per indagare quando gli intrusi usano esplosivi per...”
“In pratica” chiese Lara “se sentono un forte rumore, invertono la rotta e corrono in quella direzione?”
“Proprio così” confermò l'amico.
“Beh, fantastico” esclamò tetra Lara “quindi, finché rimango ferma, zitta e lontana da loro non ho nulla da temere, eh?”
“Eh... beh, più o meno è come dici tu...” biascicò Bryce “però io posso rilevare la loro posizione esatta per mezzo del GPS...”
“Ottimo, è già qualcosa” disse la donna “ora fatemi pensare a come portare le chiappe in salvo”.

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Riuscirà Lara a trarsi d'impaccio e a entrare nel Tabularium per scoprirne i segreti? Scopriamolo insieme MERCOLEDI' in esclusiva su ASP. com!




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Messaggio da Blu »

Argh... si è interrotto sul più bello XD

Che strano vedere Lara così controllata, la pausa di riflessione assomiglia sempre più ad un pre-pensionamento :P , speriamo che ritrovi presto il suo smalto :)

PS: bellissima la citazione da Ritorno al Futuro :D




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Messaggio da Nillc »

Hai fatto bene a citare la citazione, Blu: ce ne saranno tante nel corso del romanzo... si potrebbe fare un gioco a chi ne trova di più :D E a proposito... è mercoledì da 17 minuti, quindi è il momento della NUOVA PUNTATA :D

Capitolo 3- L'Ingresso

Lara si concentrò e si prese alcuni istanti per riflettere.
Il ronzio dei droni si faceva sempre più vicino; con la coda dell'occhio, Lara vide che non procedevano più in formazione compatta, ma si erano dispersi nell'area circostante. La visione termica delle telecamere di cui erano dotati non avrebbe permesso il rilevamento dell'ologramma, quindi perlomeno non doveva pensare a quel particolare problema; ciononostante nel giro di pochi minuti, secondi forse, almeno uno dei DarkWings sarebbe stato abbastanza vicino da rilevare la sua presenza.
Doveva trovare il modo di sbarazzarsene, o quantomeno non farsi individuare, e al tempo stesso scendere il più velocemente possibile a livello del suolo e correre nel portale del Tabularium prima che si richiudesse.
“Bene, dovrò improvvisare” disse infine, risoluta “siete con me, ragazzi?”
“Sempre, Lara!” esclamarono i due amici soddisfatti.
“Fantastico. Allora chiudete gli occhi”
E, in un gesto fulmineo, divelse la Chiave dal suo alloggiamento e si lasciò cadere nel vuoto.

“LARA!” Gridarono Hillary e Bryce mentre l'archeologa precipitava a folle velocità verso la sottile striscia di marciapiede che divideva il fianco del Campidoglio dall'argine dei Fori.
La donna teneva gambe e braccia serrate per meglio fendere l'aria e cadere il più velocemente possibile. Vide l'iscrizione allontanarsi repentinamente da lei, le feritoie e l'arcata da cui era partita le sfrecciarono davanti agli occhi per pochi istanti, poi non vide altro che metri e metri di muro mattonato.
A pochi metri dal suolo, sentì uno strattone all'altezza della vita: con un “floing” il cavo del rampino raggiunse la sua massima estensione e le impedì di finire spiaccicata sul selciato, ma non di sbattere violentemente contro il bastione su cui poggiava il palazzo.
“Ahia, porca miseria!” imprecò massaggiandosi il braccio col quale aveva urtato “questo non lo avevo previsto!”
“... E di farci perdere dieci anni di vita, lo avevi previsto, invece? Non ci siamo più abituati, a queste cose!” ansimò Bryce.
“Quante storie” rispose Lara infastidita prima di tornare a studiare la situazione.
Era ancora un po' in alto, ma non abbastanza da non poter controllare la caduta: sganciò il rampino, scivolò lungo il muro e atterrò con una capriola che attutì la violenza dell'impatto.
Lesta, si affacciò all'inferriata che la separava dai Fori e guardò in direzione del Tempio di Saturno, qualche decina di metri a destra da lei: l'ologramma, come aveva previsto, si era spento, ma la voragine era ancora aperta.
Non c'era tempo da perdere: balzò al di là della balaustra e corse a nascondersi nel fornice destro dell'Arco di Settimio Severo, che le era vicinissimo.
“Qui non dovrebbero vedermi, vero?” sussurrò.
“No” confermò Bryce “Il marmo è molto spesso, ti scherma dalla termovisione”
“Bene... Bryce, devi essere i miei occhi, ok?” disse risoluta la donna “non so quanto tempo abbiamo, ma dobbiamo comunque fare in fretta”
“Certo, certo... allora, i nostri amichetti elicati stanno triangolando la zona, con una frequenza geodetica di circa ottanta gradi, altitudine quattro virgola sei e...”
“Bryce, sii sintetico!”
“Uffa! Mettiamola così: i droni stanno formando un triangolo isoscele. Tu sei praticamente al centro della base formata da due di essi; l'altro, quello del vertice, è lontano da te, in direzione dell'estremità opposta dei Fori. Chiaro?”
“Alla grande” rispose Lara, mentre la sua mente iniziava a macchinare uno stratagemma. Sapeva che la formazione dei droni sarebbe cambiata prestissimo, quindi doveva agire subito.
Tese il braccio e dallo zainetto estrasse un bengala; lo piegò ed esso si illuminò. Fece capolino dall'Arco e tenne le orecchie drizzate per sentire il ronzio dei DarkWings, che effettivamente sembrava molto vicino.
Inspirò profondamente, quindi lanciò il bengala in aria il più lontano e in alto possibile; quasi immediatamente dopo, estrasse una delle pistole che portava ai fianchi, gli sparò e... lo mancò.
“Cacchio, no!” imprecò ritirandosi nel suo nascondiglio, mentre due sinistri bip provenienti da direzioni diverse la informavano che entrambi i droni avevano recepito la detonazione della pistola e si stavano dirigendo verso di lei.
Si affacciò nuovamente dal fornice e vide, nel buio, il led rosso di uno dei due droni avvicinarlesi. Si voltò a guardare la direzione opposta e riuscì a vedere la sagoma dell'altro dispositivo.
“No, no, no!” disse tra i denti, ma proprio allora scorse, seminascosto da un cespuglio a qualche metro da lei, la luminescenza fioca del bengala che aveva lanciato.
Fece appello a tutto il suo sangue freddo, e in una frazione di secondo prese nuovamente la mira e sparò, per poi serrare gli occhi.

Uno scoppio ben più violento dei due spari di poco prima la informò che stavolta aveva fatto centro: il materiale luminescente del bengala era esploso, com'era nelle sue intenzioni iniziali.
Attratti dal rumore, i due droni cambiarono improvvisamente la direzione, si allontanarono da lei e volarono in picchiata verso il piccolo incendio che si era prodotto; Lara si godette lo spettacolo dei due dispositivi che, volando stavolta nella stessa direzione a gran velocità, entrarono in collisione e con un forte clangore si misero fuori gioco a vicenda.
“Sì!” esultò l'archeologa “Non era proprio quello che avevo in mente, ma niente male... ”
“Aspetta a gongolare” la ammonì Bryce “ricordati che ti rimane un terzo drone, il quale, per inciso, non ricevendo più segnale dai suoi due compari sta venendo a controllare cosa sia successo”
“E questo invece è esattamente quello che avevo in mente” rise malignamente Lara, ed estraendo anche l'altra pistola si affacciò dall'angolo del fornice.
Dopo pochi istanti vide il led del terzo DarkWing volare a tutta velocità verso il punto in cui gli altri due avevano impattato. Lara lo puntò con entrambe le pistole, attendendo il momento giusto per crivellarlo di colpi: stavolta non avrebbe sbagliato per nessuna ragione al mondo.
Poi, senza alcun preavviso, la terra iniziò a tremare.
L'archeologa imprecò mentre cercava di mantenere l'equilibrio: che diamine stava succedendo? Il drone, intanto, restò per un attimo fermo a mezz'aria, quasi fosse istupidito anche lui dall'improvviso terremoto; poi obbedì al suo cervello di microchip e transistor e si diresse verso il punto da cui proveniva il rumore.
A una ventina di metri dall'Arco di Settimio Severo.
E fu allora che Lara realizzò di aver dimenticato, nella foga di bloccare i tre droni, che l'apertura del Tabularium avrebbe potuto chiudersi da un momento all'altro.
“NO!” urlò, e reagì d'istinto: lasciò il suo rifugio e si lanciò in una folle corsa verso il portale.

Lara corse più veloce che poteva: saltò in corsa dal piccolo terrapieno dove sorgeva l'Arco, percorse a rotta di collo i venti metri che la separavano dal Tempio, e non appena vide l'alto blocco roccioso che un tempo era stato il suo stereobate saltò in avanti a braccia tese; le sue dita graffiarono la pietra bruna, ma fallirono la presa e lei cadde pesantemente sulla ghiaia.
“No, no, no!” gridò rialzandosi; col cuore in gola spiccò nuovamente un balzo da ferma, riuscendo finalmente ad aggrapparsi.
Mentre si issava sul basamento, notò con sollievo che il portale era ancora aperto, ma aveva i secondi contati: piegò le gambe, tirò indietro le braccia e fece per spiccare un balzo.

Fu un attimo.
Nel preciso momento in cui si staccava da terra, sentì una puntura all'altezza della coscia; l'improvviso dolore e la sorpresa la fecero sbilanciare, e invece di saltare con grazia nell'apertura compì un balzo sghembo, finendo proiettata in avanti a braccia tese.
La sua testa e il petto cozzarono contro la pietra di una delle due anse del portale, mentre la parte inferiore del corpo veniva inghiottita dalla voragine, dove precipitò mollemente come una bambola rotta.
Mentre la vista le si offuscava, ebbe appena il tempo di vedere le due metà del portale chiudersi, nascondendole la vista del cielo stellato e scaraventandola nell'oscurità.

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Cosa accadrà a Lara ora che è riuscita a entrare nel Tabularium? Scopriamolo insieme LUNEDI' con la nuova puntata... e appuntamento VENERDI' per il secondo making of! Dove? Ma naturalmente su ASP.com!





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Messaggio da Blu »

41_1 .. è proprio fuori forma XD , ma lo sono pure gli altri del team a casa :asd: ... speriamo che il narcotico non sia troppo potente [:^]

Al "precipitò mollemente come una bambola rotta" il pensiero è andato subito ad AoD XD , ma anche a quel gioco in flash in cui il corpo cadendo si scomponeva in mille movimenti e posizioni innaturali :asd:




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Messaggio da bashira »

Blu ha scritto:
03 gennaio 2018, 03:03
41_1 .. è proprio fuori forma XD , ma lo sono pure gli altri del team a casa :asd: ... speriamo che il narcotico non sia troppo potente [:^]

Al "precipitò mollemente come una bambola rotta" il pensiero è andato subito ad AoD XD , ma anche a quel gioco in flash in cui il corpo cadendo si scomponeva in mille movimenti e posizioni innaturali :asd:
Vero? Sembra proprio di essere in gioco :D




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Messaggio da Nillc »

Making of 2_ Capitoli 2 e 3

I capitoli 2 e 3 sono stati molto divertenti e facili da scrivere, principalmente perché sono molto classici e soprattutto sono ambientati in uno dei luoghi che più amo al mondo: la sensazione che prova Lara affacciandosi dalla Lapidaria sui Fori Imperiali l'ho provata io tantissime volte (e, come qualcuno mi ha fatto notare, ricorda un po' il film "La Grande Bellezza"). Si tratta forse degli unici due capitoli che non costituiscono sequenze a sé, ma sviluppano un'unica azione senza soluzione di continuità... non a caso inizialmente erano un unico lunghissimo capitolo, che ho deciso di dividere a metà solo in un secondo momento. Possiamo dire, in un certo senso, che si tratti di due capitoli complementari: ciascuno contiene azione e studio, bilanciati in modo speculare.

Forse a questo punto avrete notato che i capitoli di OLUS hanno tutti un'intitolazione composta da un solo termine e il relativo articolo determinativo ("La Chiave", "I Musei", "L'Ingresso"); il capitolo originario, formato dai due che avete appena letto, aveva come titolo "I Musei Capitolini", quindi più di due parole... del resto ciò accadeva anche con il primo capitolo (vedi il making of di settimana scorsa). La scelta di usare una sola parola è venuta intorno al capitolo 4 o 5, e mi sembra rifletta in pieno lo stile che ho adoperato per il romanzo in generale... così, al momento di tagliare in due il capitolo, ho anche creato due nuovi titoli che rispondo a questa scelta.

La ricostruzione letteraria del Campidoglio, con i Musei e i Fori Imperiali, è abbastanza accurata e l'ho basata sui miei ricordi (è uno dei posti che ho visitato più volte in tutta la mia vita), sulla documentazione online e su alcune guide in mio passesso... con un piccolo aiutino di Google Maps! Mi sono preso solo una licenza artistica, piuttosto vistosa in realtà... vediamo se la riconoscete: vi dico soltanto che la posizione di un luogo non è propriamente esatta! La scansione degli ambienti dei Musei è esatta, a parte forse l'ubicazione dei magazzini... ho inviato una mail all'ente gestore dei Musei chiedendo se effettivamente un luogo del genere sia dove l'ho immaginato io o altrove, spiegando che mi serviva per un romanzo... non ho mai ricevuto risposta, e forse è meglio così.

Il nome del povero Paolo Galvan potrebbe non suonarvi nuovo... ebbene, in realtà si tratta di un auto-omaggio a un racconto che io e Over avevamo iniziato anni fa, dal titolo Venetian Dream. In esso Paolo Galvan era il partner-antagonista di Lara, ed era un archeologo italiano un po' sbruffone e dai modi ben più rudi di quelli di Lara. Il nome mi piaceva e quindi l'ho dato al nuovo personaggio, il quale tuttavia non eredita il fisico e l'acume dal suo eponimo. Potete leggere qualcosa su Galvan e su Venetian Dream sul mio speciale "The untold Untold".

I DarkWings sono un'idea che ho un po' riciclato, anche se in realtà non l'avevo mai realmente messa in pratica: volevo inserire una sequenza in cui Lara viene inseguita da droni poco amichevoli in "Il Prodotto dell'Odio", un racconto che avevo ideato anni fa con protagonista la "nuova" Lara del reboot. Anche di questo progetto potete leggere su "Untold Untold", anche se devo specificare che in quel caso la scena che avevo in mente era molto diversa e ben più drammatica. Il loro nome è un omaggio che molti di voi, specialmente quelli nati prima del 2000, potranno cogliere.

La storia del Tabularium narrata da Lara corrisponde in massima parte a quella reale, o meglio alla teoria che maggiormente è accettata circa nome e funzione dell'ambiente capitolino a ridosso dei Fori Imperiali. In verità entrambi questi elementi sono tuttora molto dibattuti, poiché non c'è alcuna prova concreta che il Tabularium fosse proprio quell'edificio e che vi si conservasse l'Archivio di Stato Romano: ci si basa esclusivamente su tre iscrizioni tuttora presenti che riportano il nome "Tabularium", tutte però molto lontane dal Campidoglio. Una sola iscrizione si trovava in loco, ma risulta perduta da circa cinque secoli; ci è pervenuta solo attraverso copie rinascimentali. Ho rielaborato questi elementi mischiando e aggiungendo un po' di fantasia per creare la storia che avete letto.




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Messaggio da Nillc »

Un piccolissimo supplemento al making of di qualche giorno fa (in realtà volevo già aggiungerlo poco prima di pubblicarlo, ma poi me ne sono dimenticato :D)

Il capitolo 2 ha avuto una piccolissima aggiunta... direttamente in sede di post su Asp, tanto che nel manoscritto originale non c'è :D è precisamente questa frase:
“Hillary aveva esagerato col materiale da imballaggio"
Originariamente la risposta di Lara partiva da "c'è troppa polvere"... Ho avuto questa folgorazione mentre pubblicavo: l'apparente semplicità della nuova frase rivela un retroscena divertentissimo, con Lara che si è ficcata nella cassa e Hillary che riempie quest'ultima di quei cosetti soffici di polistirolo... non so a voi, ma a pensarci mi vien da ridere :D

Appuntamento a domani col nuovo capitolo :)

PS: il capitolo di Lunedì è stato il mio post numero 8000 :D




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